sidralake: (Default)
sidralake ([personal profile] sidralake) wrote2022-03-26 05:56 pm

[Bungou Stray Dogs] Spezzato

 

COW-T 12, sesta settimana, M5
Prompt: Pioggia
Numero parole: 1049
Rating: Verde
Warning: //
Note: per Europa91



Nelle orecchie di Verlaine riecheggiano solo parole - suoni incomprensibili col brusio di una radio sintonizzata male, già ricordi anche se tutto è appena finito.

L’unico odore che ancora si sente addosso è quello delle esplosioni, acre e bruciante, e quello della morte, così freddo da togliere il fiato.

Vedere… vede il grigiore oltre la finestra, indistinto, piegato dal vento e dalla pioggia.

E poi un peso tra le braccia, la follia per cui ha distrutto quel poco che ha costruito, ma che vale ogni singolo battito di cuore.

In fine, una voce, ma non la sua. L’unica che sarebbe dovuta esserci.

Non è rimasto solo.

“Paul… non ci inseguono più. Puoi lasciarlo andare.”

C’è una mano sulla sua spalla, ma Verlaine la percepisce solo dopo aver ascoltato quel suono reale e presente.

Non la registrazione nella sua mente, quell’Arthur confuso e addolorato, pronto a combatterlo.

Eppure le cose non sono andate come aveva creduto, anche se il sapore in bocca è persistente nell’essere amaro.

Verlaine sposta l’attenzione dalla finestra al compagno e la realtà, pian piano, riacquista consistenza e peso, torna a essere vera.

Come se qualcuno, a un certo punto, si fosse stancato della pellicola, tagliando dove faceva male e incollando il seguito di un’altra bobina.

Paul non ha idea di cosa vedrà da quel momento in poi e se potrà crederci.

Quando stringe le dita, sente il camice fradicio del bambino che hanno rapito. Abbassando gli occhi, nota i capelli rossi sporchi di fango e polvere, eppure quella creatura ha un’espressione quasi serena.

“Dobbiamo asciugarlo” dice e fatica a riconoscere la propria voce, che gli scoppia nelle orecchie come una delle granate che hanno evitato durante la fuga, facendogli stringere di riflesso quel mucchietto fragile di ossa e carne denutrita.

“Vieni, c’è un bagno.”

Rimbaud è lì ma Verlaine ha il cuore così pesante che non riesce a metterlo a fuoco davvero.

Hanno litigato.

Si sono urlati contro, si sono minacciati.

Eppure, sono entrambi lì, e Paul non capisce com’è successo. Cerca i propri demoni, senza capire dove siano scivolati il suo risentimento, la sua solitudine, il suo odio per essere nato. Sono stati compagni di viaggio per mesi, anni, eppure lui ora si trova in una stazione che non conosce.

Con l’unica persona che però conti davvero.

E tra le mani quella speranza di sentirsi compreso almeno da un altro mostro.



“C’è una brutta tempesta fuori” dice Rimbaud, osservando dalla finestra dell’appartamento dove si sono rifugiati la pioggia che infuria. “Questo ci aiuterà a far perdere le nostre tracce.”

Verlaine è seduto sul bordo della vasca con ancora i vestiti sfatti. Lo ascolta, ma non ha spazio per pensare a qualcosa che non sia il bambino ai suoi piedi, imbacuccato in strati di asciugamani, ancora privo di sensi ma pulito della sozzura del mondo e degli esperimenti.

Paul ne osserva la pelle diafana, così poco avvezza al sole, e i capelli che hanno riacquistato la loro intensità. Non ha ancora visto gli occhi, ma non riesce a non immaginarli simili ai propri.

“Se ci troveranno li distruggerò” risponde piano, senza riflettere. 

Aveva un’idea, non un piano. Ora gli servirebbe averne uno, gli confida piano la mente, ma il cuore continua a tenere le redini della situazione. E continua a battere come un tamburo per rintronarlo con quanto ogni cosa importante che ha sia ancora lì con lui.

Verlaine alza lo sguardo su Rimbaud. Si squadrano e c’è un muro trasparente che sanno di dover abbattere, prima che si realizzi ciò che hanno appena scampato.

“Tu non eri d’accordo.”

Verlaine non ha paura. Non è scritto nel suo codice di provarla, probabilmente. Lo affronta apertamente, perché ogni cosa si giocherà lì in quel bagno sconosciuto, con testimone un cielo che piange. 

“Perché alla fine…”

Mi hai seguito. Mi hai assecondato. Mi hai capito.

Sarebbero dovute essere domande, ma ormai sono anche una realtà tangibile.

“Sei un traditore, ma puoi ancora rimediare e venderci all’Europa.”

La possibilità è lì, costituisce quel muro. Rimbaud potrebbe ancora sorprenderlo, metterlo con le spalle al muro e portare via l’esperimento A5158. Tornare sui binari e abbandonarlo lì, folle dei suoi desideri - di non essere solo, di non sentirsi diverso, di voler essere umano, almeno un po’.

Arthur resta con le mani in vista e non fa movimenti sospetti, se non voltarsi verso di lui e lui soltanto.

“Sei più importante” dice ed è il tono che conta, perché è scarno di tutto ciò che non è verità. “E io non ho capito cosa ti si agita dentro, se siamo arrivati a questo punto.”

Non abbassa lo sguardo, ma le spalle sì.

Paul vede la sua stanchezza e il suo arrendersi. Potrebbe attaccarlo in quel momento e di una delle migliori spie europee non rimarrebbe nulla.

Questo lo spinge ad alzarsi.

A5158 è importante. È ciò che non lo rende più solo al mondo.

Tuttavia, Rimbaud è la persona che gli ha dato un nome.

E ci ha provato a essere qualcosa di più simile a una famiglia.

Ora lo vede, senza più la foschia della solitudine e il cicaleccio del pensieri.

I gesti e le parole e il cappello in dono hanno cambiato luce e Paul ha una piccola epifania per ciò che potevano essere e che lui ha travisato.

Alza una mano e Arthur fa un passo indietro, contro il muro, reagendo appena - Paul deve avere un aspetto terribile per spaventarlo, coi capelli sciolti e gocciolanti, e lo sguardo spalancato affamato di quella realtà che sembra impossibile.

Non fa altro che appoggiargli le dita sulla guancia. Piano. Polpastrelli che tastano, saggiano la pelle e mandano un semplice impulso al cervello.

È reale.

È qui.

Non mi ha tradito.

Verlaine ha difficoltà con i gesti. Può spezzare un tronco con un dito, piegare un palo solo appoggiandocisi, distruggere un palazzo con un calcio.

Eppure, quando abbraccia - ed è il primo abbraccio della sua vita - ha così paura di spezzare Arthur, la realtà e i propri sentimenti, che ci si abbandona e il compagno è costretto a reggerlo, anche se entrambi finiscono con lo scivolare sul pavimento.

La pioggia ha finalmente la possibilità di riempire il silenzio assordante con la propria presenza, e Verlaine ha un sospiro rotto in gola e solo dita tremanti per affrontare quel cambio improvviso in cui non aveva osato sperare.

Non è rimasto solo. 



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