[Originale] Still loving you
COW-T 12, terza settimana, M4
Prompt: Beautiful Dreamer
Numero parole: 571
Rating: Verde
Warning: //
Zach ignorò il citofono e tirò fuori le chiavi di casa Farrell quando fu nel portico. Pigiare il campanello sarebbe stato inutile quanto un suono fastidioso da sopportare, cosa che il suo orecchio soprannaturale non gradiva mai, non quando poteva sentire ogni giorno migliaia di citofoni anche a metri e metri di distanza. Di certo alle sette e mezza del mattino era l’ultima cosa che si sarebbe inflitto volontariamente.
L’uscio della casa scivolò docile sotto le sue mani e dentro lo accolse la penombra di una casa che sembrava vuota. Corrucciò la fronte. Sapeva che Eva avrebbe dormito all’Eden per quel giorno, dopo essersi chiusa nel magazzino a fare l’inventario di tutti i tè per riordinare anche le idee in merito al ritorno di Ezra, ma Esme sarebbe dovuto essere in cucina a fare le sue pigrissime colazioni dove era capace di mangiare cereali e avanzi insieme, se gli girava male. E quella era decisamente una mattinata dove gli sarebbe girata male di certo, eppure non lo trovò al bancone.
Zach fece per dirigersi verso le scale che portavano al piano superiore quando il suo udito gli rimandò un battito dal salotto. In poche falcate, il ragazzo fu dietro lo schienale del divano e, abbassato lo sguardo, trovò il proprio ex addormentato in un nido di cuscini e coperte sistemati alla rinfusa.
«Esme» chiamò il mannaro, ma fu quasi più simile a un’imprecazione. Seppe di non averci messo abbastanza enfasi - di non aver abbaiato, come piaceva a Esme definire i suoi richiami - quando non sortì neanche un sospiro infastidito. Fece per allungare la mano e scrollarlo, ma si fermò un istante prima di sfiorarlo. I suoi occhi lo guardarono meglio, in viso, e qualcosa gli morse in modo spiacevole la bocca dello stomaco nel ricordargli quante volte si fosse trovato faccia a faccia con quell’espressione rilassata.
La loro storia era finita da qualche mese e quello era un ricordo pericoloso da riportare a galla. Non aveva scelto lui di troncare, ma era stato d’accordo. O meglio, come ogni volta, aveva accettato una decisione di Esme. Come la richiesta di non terminare la loro amicizia di base - se si poteva chiamare amicizia l’essere l’ombra l’uno dell’altro - nonostante Zach sentisse di continuo gli odori degli amanti con cui Esme si sfogava e facesse una fatica immensa a contenere la gelosia.
Con uno sbuffo Zach masticò un’imprecazione, tornando però a fissare il volto dell’ex e, senza mentirsi, ad amarlo come continuava a fare nonostante il mondo continuasse a girare e lui dicesse a voce alta Sì, con Esme è finita a chiunque non fosse a conoscenza della situazione. Convincere gli altri, si era detto, prima o poi avrebbe convinto anche lui. Fingeva di crederci.
Tuttavia, la bugia fioriva in momenti come quelli, attimi rubati alla luce del sole, persino a Esme stesso, in cui Zach poteva scoprire la ferita e sentire la mancanza di loro due insieme.
Non lo svegliò, anche se avrebbero fatto tardi a lezione. Si sedette invece sulla spalliera del divano e restò a fissarlo, a farsi male nel ricordarsi cosa significasse averlo solo per sé, a baciare quelle labbra per zittirlo, o anche solo appoggiare la fronte contro la sua e bearsi di una mattinata tranquilla dove il mondo poteva aspettare fuori dalla porta.
«Come si fa a odiarti?» mormorò tra sé, sentendosi uno stupido ancora irrimediabilmente innamorato.