sidralake: (Default)
 

COW-T 14, terza settimana, M1

Prompt: Lista di istruzioni (ricetta)

Numero parole: 547

Rating: SAFE

Note: Devil Devil mi manca sempre, sob




TORTA DI MELE DI ZIA LUCILLA

(riveduta e corretta da Esme) 

questa ricetta è sacra e segreta, te la lascio solo perché sei mio fratello (purtroppo) e perché voglio vedere se sei capace di mettere insieme quattro ingredienti e seguire due indicazioni senza fare disastri. 

e se non vuoi farla a me, falla per la mamma allora 

(se la fai a Henry sappi che diventerò il tuo incubo peggiore)

non fare esplodere la cucina (o forse sì, così magari la facciamo nuova finalmente)


Ingredienti: 

  • 2 mele Golden Delicious non troppo mature (non fare la torta se non le trovi)
  • 3 uova medie a temperatura ambiente
  • 150 gr di zucchero bianco (ma io preferisco quello di canna)
  • 50 ml di latte intero
  • 60 gr di burro 
  • 300 gr di farina 00
  • 16 gr di lievito per dolci (quello di marca)

Per farla venire da leccarsi i baffi aggiungi:

  • 1 bacca di vaniglia
  • 2 cucchiai di Grand Marnier (lo trovi in salotto, nello sportello sotto la tv)
  • 2 cucchiai di gocce di cioccolato amaro
  • cannella (vai a occhio… se ne sei capace)
  • zucchero a velo
  • gelato alla crema per guarnire e panna (E PANNA, non O PANNA. La panna è fondamentale) 


Nota: usa le ciotole di ceramica della mamma, quelle sopra i fornelli. 

Nota 2: se non trovi la bilancia al solito posto sopra il frigo, guarda nella serra della mamma e non farti domande, ma puliscila prima di usarla. 

Nota 3: sai cos’è un leccapentola sì? prendilo nel cassetto sotto il fornello


Procedimento:

  • Per primissima cosa accendi il forno a 180° così tempo che finisci sarà a temperatura
  • In una delle ciotole grandi rompi le uova e mescolale usando la frusta elettrica (è vecchia, a volte fa rumori strani, ma se senti un ronzio stacca tutto e fai a mano!)
  • Continua a mescolare e aggiungi lo zucchero, il latte a filo e per finire il burro sciolto (sai usare un microonde, sì?) 
  • Per aggiungere la farina devi usare il setaccio (ultimo armadietto a destra), cerca di non imbiancare tutto. Poi versa il lievito e amalgama tutto per un impasto senza grumi. 
  • Ora sbuccia una delle mele (una, se no l’altra ti diventa nera) e tagliala a dadini. Metti tutto nell’impasto e finisci aggiungendo i semi di vaniglia (sai come si fa, sì? Cerca un tutorial su youtube), il liquore, le gocce di cioccolato e una bella spolverata di cannella! Mescola tutto.
  • Prendi la teglia tonda per dolci che sta sotto al forno, ungila col burro e la farina (se vuoi fare le cose per bene, oppure usa la carta forno, ma è da deboli) e versaci l’impasto. 
  • Sbuccia l’altra mela e poi tagliala a fettine sottili per decorare la superficie. L’effetto finale sarà tipo una rosa (ma conoscendoti sarai capace di fare storta anche questa). Concludi con un po’ di zucchero (meglio di canna) e inforna!
  • Ci metterà circa 40 o 45 minuti a cuocersi, controlla che non si brucino le mele sopra, devono dorarsi. Usa uno stuzzicadenti per capire se dentro è cotta. 
  • Per finire, indovina… lasciala raffreddare per bene prima di provare a tagliarla. Se avrai seguito tutte le mie istruzioni come una persona normale la cucina avrà un profumo fantastico alla fine. 
  • Quando me la porterai, decorami la fetta con il gelato e la panna!
sidralake: (Default)
 

COW-T 13, prima settimana, M1

Prompt: Un rifugio alla fine del mondo

Numero parole: 1120

Rating: Safe

Warning: //



Alla Socia,
perché abbiamo creato
qualcosa di bello e nostro.



C’era un’unica notte dell’anno in cui la periferia di Tara diventava così priva di vita da dare l’idea di una città abbandonata. 

Era il sette di Luglio e tutti i residenti erano confluiti verso il centro e lungo la via che portava alla costa. Era la Notte delle Stelle, la festa principale del luogo e non c’era motivo per un abitante di Tara di perdersi l’evento. 

A meno di chiamarsi Esme Farrell e festeggiare il proprio compleanno quello stesso giorno.   




«Esme.»

Nonostante il buio pesto e il silenzio che permeavano la casa sull’albero, Zach non ebbe bisogno di cercare l’ex. I suoi sensi di mannaro gli avevano detto dov’era già prima di salire la scala in legno. Fissò l’angolo più buio, quello cieco, dove neanche la luna arrivava attraverso le grandi finestre. 

Zach si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò stancamente, senza smettere di guardare l’altro ragazzo. Poteva delinearne il profilo anche senza luce - un confine a metà tra la capacità di vedere al buio e una memoria composta da anni di quelle scene - e sospirare nel comprendere cosa gli si agitasse dentro. 

«Perché il posto più sicuro che conosci è quello che ti fa pensare a tuo fratello?»

Esme trattenne il respiro. Non fu un rumore, ma Zach ascoltò il suo cuore accelerare i battiti. Avrebbe potuto decifrare i suoi pensieri solo contando i suoi tu-tum

Odio questa notte.

È passato un altro anno ed Ezra non è qui.

Non c’è nessuno per me.

«Io ci sono.»

Si staccò dall’uscio chiuso e fece qualche passo sulle assi scricchiolanti del pavimento. 

Erano solo loro due per almeno qualche chilometro. Raramente qualcuno girava in quella parte di bosco di solito, quella notte meno che mai. Quella consapevolezza gli diede la sensazione di non poterlo lasciare solo neanche se fosse stato respinto.

Erano solo loro due e una notte che aveva il sentore doloroso della nostalgia e della solitudine. 

Anche sforzandosi, Zach non avrebbe potuto trovare l’odore di Ezra in nessuno degli oggetti infantili che si era lasciato dietro prima di essere portato via dal padre. Eppure, era certo che Esme ce l’avesse fin troppo impresso nella memoria, nella pelle, per dimenticarlo. 

Non importava che lo odiasse. Che Ezra fosse l’inizio e la fine di ogni sua ferita, nell’animo e nelle cicatrici che si era inflitto sul braccio. 

Era un sentimento così ingombrante, spigoloso e soffocante che Zach aveva imparato attraverso Esme cosa significasse sentire la mancanza di qualcuno. 

«Ehi, scemo, ti ho portato una torta di compleanno. Andiamo a mangiarla.»

Il legno cigolò appena. Esme si chiuse di più nel proprio abbraccio, le braccia a circondare le gambe e la testa che si rifiutava di alzarsi e guardarlo. Zach si accovacciò davanti a lui. 

«Si vedono delle belle stelle stasera.»

Riempì il silenzio. Prima o poi avrebbe funzionato. Con Esme era come imparare a suonare un pianoforte. Tanti tentativi sbagliati all’inizio, finché non si iniziava ad azzeccare le note giuste. 

«Se vuoi dimenticarlo possiamo fare del sesso. Scegli tu come.» 

Il mannaro alzò lo sguardo, misurando la casetta in tutta la sua dimensione, sia fisica che emotiva. C’erano dei ricordi, troppi, per lui invisibili, eppure vagavano per quella grande stanza in legno come spettri, sfiorandogli la pelle. 

«È davvero un rifugio per te questo, Esme?» 

«

Tu non puoi capire

«Non mi interessa. Posso portarti via?»

Non era la prima volta. Non sarebbe stata l’ultima. Zach era salito in quella casetta così tante volte con la sensazione addosso di profanare un luogo dove non era stato mai invitato. Anche quando Esme lo aveva portato lì la prima volta, da bambini, per un pomeriggio di giochi. 

Era sempre mancato un secondo permesso che non sarebbe mai arrivato. E che lui non avrebbe mai chiesto al diretto interessato, a quel gemello che non aveva mai visto ma che conosceva attraverso gli sguardi assenti di Esme, in scene come quelle, nelle crepe del loro rapporto. 

Esme sgocciolava Ezra da ogni incrinatura dell’animo e Zach continuava a macchiarsi senza riuscire a lavarlo via. 

Lo detestava come si poteva detestare qualcuno di cui si conoscevano tutti i difetti e i peccati. 

Lo odiava come si poteva odiare qualcuno in grado di portarti via ciò a cui più tieni solo col pensiero. Solo col ricordo. 

«Esme…»

Lo temeva come si poteva temere qualcuno che un giorno sarebbe tornato. 

E i cocci rimasti di Esme si sarebbero rotti in modo definitivo senza che lui riuscisse a fare niente

«Voglio essere io il tuo rifugio. Dimmi cosa posso fare per te.» 

Suonò come una preghiera dal sapore acre di rassegnazione. Zach si era abituato a vedere Esme soffrire. Nel tempo, la pelle del suo cuore era diventata elastica, eppure il dolore non era cambiato. Lo assorbiva diversamente, ma lo assorbiva nella stessa misura, nella stessa quantità ed era come stringere acqua. Poteva solo tentare di travasarlo a piccole dosi. 

«Senti-»

«Zach…»

Il lupo mannaro trattenne il fiato. Trattenne il bisogno di allungare le mani e toccarlo. 

Ci sono Esme, ci sono. 

Io sono qui. 

Proprio davanti a te.

Non posso essere Ezra, non voglio essere lui.

Voglio essere-

«… a che gusto l’hai presa la torta?» 

«Vaniglia e limone.» 

Ciò che di più lontano c’è da quella di mele.

Ciò che di più lontano c’era dall’ombra di Ezra. 

La torta di mele di casa Farrell era preziosa quanto lo sarebbe stato un cimelio di famiglia tramandato di generazione in generazione. Non c’era una vera ricetta conservata da qualche parte ad avvalorarne l’autenticità, forse degli appunti in un libro di cucina, qualcosa di scarabocchiato che recitava tipo Ricordati doppia cannella!, nulla di più. 

Zach non aveva mai saputo la storia completa di quella torta - qualche racconto dalle sfumature leggendarie narrato dalla vocetta impettita di un Esme pre adolescente - ma ne conosceva fin troppo bene l’impronta nell’animo. E poteva solo tentare di esercitare una forza uguale e contraria a quella spirale discendente dal sapore dolce amaro. 

«Non voglio vedere le stelle.»

«Non è vero.» 

Esme alzò il viso per la prima volta. Aveva il broncio tipico delle sue lamentele. Zach rimase imperturbabile, ma il suo petto lasciò andare una parte di tensione. Quella macchia di nome Ezra, come un livido, si stava riassorbendo. 

«Vuoi prima il sesso o la torta?» 

Le zone buie sparirono anche dagli occhi, mentre Esme stirava un ghignetto. 

«Entrambi. Insieme.» Si leccò le labbra, ed era tornato a essere la spina nel fianco di cui Zach si era innamorato senza avere voce in capitolo. «Voglio leccarla dal tuo-»

Il mannaro gli piantò un palmo sulla bocca con una smorfia schifata. 

«Risparmiami i dettagli.»


sidralake: (Default)
 

COW-T 12, terza settimana, M4
Prompt: Beautiful Dreamer
Numero parole: 571
Rating: Verde
Warning: //



Zach ignorò il citofono e tirò fuori le chiavi di casa Farrell quando fu nel portico. Pigiare il campanello sarebbe stato inutile quanto un suono fastidioso da sopportare, cosa che il suo orecchio soprannaturale non gradiva mai, non quando poteva sentire ogni giorno migliaia di citofoni anche a metri e metri di distanza. Di certo alle sette e mezza del mattino era l’ultima cosa che si sarebbe inflitto volontariamente.

L’uscio della casa scivolò docile sotto le sue mani e dentro lo accolse la penombra di una casa che sembrava vuota. Corrucciò la fronte. Sapeva che Eva avrebbe dormito all’Eden per quel giorno, dopo essersi chiusa nel magazzino a fare l’inventario di tutti i tè per riordinare anche le idee in merito al ritorno di Ezra, ma Esme sarebbe dovuto essere in cucina a fare le sue pigrissime colazioni dove era capace di mangiare cereali e avanzi insieme, se gli girava male. E quella era decisamente una mattinata dove gli sarebbe girata male di certo, eppure non lo trovò al bancone.

Zach fece per dirigersi verso le scale che portavano al piano superiore quando il suo udito gli rimandò un battito dal salotto. In poche falcate, il ragazzo fu dietro lo schienale del divano e, abbassato lo sguardo, trovò il proprio ex addormentato in un nido di cuscini e coperte sistemati alla rinfusa. 

«Esme» chiamò il mannaro, ma fu quasi più simile a un’imprecazione. Seppe di non averci messo abbastanza enfasi - di non aver abbaiato, come piaceva a Esme definire i suoi richiami - quando non sortì neanche un sospiro infastidito. Fece per allungare la mano e scrollarlo, ma si fermò un istante prima di sfiorarlo. I suoi occhi lo guardarono meglio, in viso, e qualcosa gli morse in modo spiacevole la bocca dello stomaco nel ricordargli quante volte si fosse trovato faccia a faccia con quell’espressione rilassata.

La loro storia era finita da qualche mese e quello era un ricordo pericoloso da riportare a galla. Non aveva scelto lui di troncare, ma era stato d’accordo. O meglio, come ogni volta, aveva accettato una decisione di Esme. Come la richiesta di non terminare la loro amicizia di base - se si poteva chiamare amicizia l’essere l’ombra l’uno dell’altro - nonostante Zach sentisse di continuo gli odori degli amanti con cui Esme si sfogava e facesse una fatica immensa a contenere la gelosia.

Con uno sbuffo Zach masticò un’imprecazione, tornando però a fissare il volto dell’ex e, senza mentirsi, ad amarlo come continuava a fare nonostante il mondo continuasse a girare e lui dicesse a voce alta Sì, con Esme è finita a chiunque non fosse a conoscenza della situazione. Convincere gli altri, si era detto, prima o poi avrebbe convinto anche lui. Fingeva di crederci.

Tuttavia, la bugia fioriva in momenti come quelli, attimi rubati alla luce del sole, persino a Esme stesso, in cui Zach poteva scoprire la ferita e sentire la mancanza di loro due insieme.

Non lo svegliò, anche se avrebbero fatto tardi a lezione. Si sedette invece sulla spalliera del divano e restò a fissarlo, a farsi male nel ricordarsi cosa significasse averlo solo per sé, a baciare quelle labbra per zittirlo, o anche solo appoggiare la fronte contro la sua e bearsi di una mattinata tranquilla dove il mondo poteva aspettare fuori dalla porta. 

«Come si fa a odiarti?» mormorò tra sé, sentendosi uno stupido ancora irrimediabilmente innamorato. 


sidralake: (Default)
 

Cow-t, settima settimana, M2

Prompt: Twincest

Numero Parole: 575

Rating: SAFE

Warning: gemelli incestuosi




Esme riprese coscienza e si mosse, senza aprire gli occhi. Il suo corpo riconobbe il proprio letto, le lenzuola aggrovigliate, i due piumoni che lo proteggevano dal freddo pungente. Mancava però la fonte di calore principale, quella che anche il suo corpo, stanco ma ancora soddisfatto dalla notte passata, sapeva doveva trovarsi lì vicino. 

Le sue dita tastarono il materasso finché non si imbatterono in un fianco. Un fianco non caldo come ricordava. Zach tendeva ad avere la pelle bollente; che fosse estate o inverno, il mannaro era una stufa vivente, confortevole nelle notti di neve, da sbattere fuori dal letto in piena estate. 

Esme mugugnò contrariato, ma si avvicinò all'altro corpo come una calamita, andando a tentoni nel far scivolare le gambe tra quelle dell'altro, e il mento contro la spalla. 

C'era qualcosa di diverso. Molto, molto diverso. 

A cominciare dalla quantità minore di capelli. Nessuna chioma fluente, setosa e odorosa di foresta. Poi, di nuovo, la pelle era sì tiepida, ma quanto la sua, tanto che gli fece venire un brivido, invece di rilassarlo. Quando poi la persona che Esme stava abbracciando da dietro emise un flebile verso, i ricordi della sera prima tornarono come una cascata. 

La pioggia

Il litigio feroce con Ezra.

Le confessioni reciproche. 

Le dita che si sfioravano. 

Un abbraccio rimandato e rimandato che aveva aperto le porte a un'emozione incatenata nel buio della negazione per troppo tempo. 

La necessità

La necessità mentale e fisica che Esme aveva di sentire il proprio gemello il più vicino possibile. Vicino in un modo che il mondo non avrebbe potuto accettare, che avrebbe distrutto quello che avevano, a cominciare dalla loro famiglia, se li avessero scoperti. 

Era comunque successo. 

Si erano trovati, si erano avuti a vicenda, in grovigli di braccia e gambe uguali, di respiri che trovavano il passo insieme, bocche fatte per combaciare e gemiti che li avevano uniti. 

Esme non aveva mai avuto grandi pensieri sull'amore, e modi di dire come "ricongiungere due metà" lo facevano vomitare. Eppure, con Ezra era stato esattamente questo. 

Due metà uguali che erano tornate assieme dopo tanto tempo. Avevano solo il nome a distinguerli, e quel ciuffo di capelli blu che Esme si era fatto per vezzo, proprio per avere un tratto che lo rendesse subito diverso dal gemello (per quanto ci pensasse la sua personalità a mettere distanza tra i due). 

E ora erano lì, insieme nel letto, abbracciati, con solo i residui di un piacere che aveva superato qualsiasi barriera e aveva spalancato la porta a un peccato che non avrebbero potuto lavare mai né dalla pelle, né dall'anima. 

Perché Esme aveva la sensazione che si trattasse di questo. Della loro anima. 

Per la prima volta dopo molto tempo, dopo anni, dopo un'infanzia distorta, un trauma che superava a poco a poco ogni giorno, dopo l'abbandono, e anche con il ritrovarsi, per una spirale di eventi incontrollabile, Esme aveva idea che il benessere che provava era dovuto alla sua anima placata. Era come se, grazie a quella notte, una ferita aperta fosse stata finalmente rimarginata. 

La parte ironica di sé avrebbe detto che "il sesso fa miracoli". Tuttavia, Esme non riusciva a riderne. 

Strinse Ezra a sé e nascose il viso nell'incavo del suo collo. 

Ciò che avevano era fragile come un rametto. Un passo sbagliato e tutto sarebbe crollato, il mondo li avrebbe divisi di nuovo e Esme non sarebbe sopravvissuto di nuovo a un'altra separazione da Ezra.

Mai più. 


sidralake: (Default)
 

Cow-t, terza settimana, M2

Prompt: Mitologia Celtica e Irlandese

Numero Parole: 1272

Rating: SAFE



Tara era una città particolare. Anche se non tutti lo sapevano, era stata la prima nel suo genere, ossia la prima comunità mista di umani, meta umani e creature sovrannaturali a trovare un accordo di pace e condivisioni di luoghi e quotidianità reciproca. 

Le cose non erano mai state rose e fiori, nonostante le premesse e, soprattutto, le promesse. Il razzismo viaggiava sottopelle in tutte e tre le fazioni, che si erano amalgamate per forza di cose, ma bastava una scintilla per accendere la miccia. Un omicidio con fin troppe prove di natura non umana, per esempio. La Supernatural Special Squad ci lavorava notte e giorno, ma questo non impediva ai cittadini di Tara di congetturare, di seguire altre piste, o rimanere coinvolti in eventi solo all’apparenza slegati. 

Come la situazione in cui si erano trovati i gemelli Farrell la sera prima, quando avevano quasi assistito alla morte di una delle loro due madri. Madre in questione - Andrea - che ora godeva di ottima salute, come se lo scontro con una creatura non identificata e che l’aveva ridotta a brandelli sanguinolenti non le avesse fatto in realtà soltanto che solletico. 

La notte era stata lunga e i due non avevano chiuso occhi per fare ricerche su ricerche online, smessaggiato con un paio di conoscenze mantenendosi sul vago, finché alle otto del mattino la biblioteca non aveva aperto e si erano catapultati dentro alla sezione folklore per avere conferma delle poche informazioni che erano riusciti a ottenere. 

La leggenda più accreditata vede il Dullahan (“uomo oscuro”) come un folletto irlandese riconoscibile per la mancanza della testa. Solitamente cavalca un cavallo nero e porta il proprio scalpo sotto il braccio o, talvolta, in alto, per vedere a grandi distanze. In alcune leggende brandisce una spada, in altre una frusta ricavata dalla colonna vertebrale di un cadavere umano. Quando il Dullahan si ferme e scende da cavallo, è certo che qualcuno morirà. Quando il Dullahan pronuncia un nome, la persona a cui questo appartiene… muore immediatamente.” 

Ezra terminò di leggere il paragrafo con voce monocorde e l'espressione accigliata, in parte dalla lettura scabrosa, in parte dalla nottata in bianco. Dall'altro lato del tavolo della biblioteca, Esme sembrava aver appena leccato la suola di una scarpa. 

"Spero sia uno scherzo" esordì, ma la convinzione non faceva da padrone alle sue parole. Si guardò intorno per constatare che non ci fosse nessuno intorno a loro, prima di appiattirsi sul tavolo verso il gemello. "La mam- Andrea" si corresse. "Non può essere questa cosa qua." 

Ezra si tolse gli occhiali per passarsi le mani sugli occhi con stanchezza. Non dormiva dalla sera precedente per tutti i casini che c'erano stati e per cui lui e Esme avevano avuto bisogno di cercare risposte. Ma mentre il gemello sembrava aver convertito la stanchezza in ansia, e questa lo teneva sveglio come un orologio a cucù pronto a scattare, lui cominciava ad avere seriamente bisogno di dormire, o svenire. Più guardava l’immagine del Dullahan nel libro di folklore che avevano trovato, più l'oblio del sonno sembrava la risposta a tutto. 

"Credo invece che sia così" replicò Ezra, tornando a inforcare gli occhiali. "Senti qui: secondo leggende minori, il Dullahan in origine nascerebbe come essere umano o di fattezze umane, senza segni riconoscibili se non la capacità di sopravvivere a incidenti mortali o qualsiasi atto violento nei suoi confronti. Finché a un Dullahan umano non viene tagliata la testa, questo continuerà a vivere in eterno, fermo a un'età imprecisa, ma segnata da un trauma. Tuttavia, una volta separata la testa dal corpo, la reale natura del Dullahan si impossesserà del corpo ospite." Scorse con gli occhi anche le righe seguenti, ma preferì ometterle.

La replica di Esme fu di prendersi il viso tra le mani, soffocandoci un gemito, mentre Ezra chiudeva il libro e lo lasciava cadere sulla pila di fianco a sé. "Con questo possiamo concludere la ricerca. Abbiamo una risposta." 

"Dio" biascicò Esme, rimanendo confinato nella sicurezza dei propri palmi. "Non potevamo fermarci ad avere una madre vampiro? Ora ci tocca anche una madre Cavaliere Senza Testa? Uuh" con l'ultimo verso sembrò dovesse avere un conato di vomito, però per fortuna non successe. "Ma non è che siamo così anche noi? Insomma, Andrea ci ha messo al mondo." 

Ezra riaprì stancamente il libro mentre si stropicciava un occhio senza togliersi gli occhiali. Anche con questi sbilenchi, diede un'altra letta al seguito del paragrafo che aveva solo scorso. "No, qui dice che non è qualcosa di trasmissibile. Non ci tedierai con la tua presenza anche da morto fratellino, tranquillo" concluse sarcastico, buttandosi contro lo schienale della poltrona e piegando il collo all'indietro. "Io invece voglio morire, ora, di sonno."

"Come fai a pensare di dormire!?" 

"La mamma ha ancora la testa attaccata al collo e finora è sopravvissuta a tutto. Adesso sappiamo il perché. Non penso che proprio ora la gente di Tara inizierà a sospettare che sia un Cavaliere Senza Testa." 

Gli occhi di Esme sembravano dover schizzare fuori dalle sue orbite. 

"Non siamo gli unici ad averla vista quasi morire e tornare senza un graffio! Non pensi che qualcuno si farà delle domande!?" 

"Certo. Ma da qui a capire quale delle mille mila creature del mondo sia, troppo avranno da cercare. Siamo a Tara. Anche un sasso può rivelarsi avere i denti. Non penso che da domani qualcuno tenterà di tagliarle la testa, anche perché uno, Andrea non si farà ammazzare tanto facilmente, due, Eva ora non le toglierà gli occhi di dosso e presumo anche papà, e tre, chi ci prova non farebbe una bella fine. In generale, non penso che qualcuno voglia un Cavaliere della Morte a spasso. E poi noi abbiamo avuto un indizio." 

"Già, da un altro Cavaliere della Morte. Che fortuna! Bella gente che frequenti." 

"Disse quello che si fa scopare da un Lupo Mannaro, un Kitsune e un Tritone."

"Nessuno di loro ha mai tentato di uccidermi!" rincarò Esme, tirandosi indietro i capelli che avevano visto tempi migliori e ora erano tutti scompigliati e quasi del loro riccio naturale. "Qui invece la nostra madre biologica potrebbe farlo solo chiamandoci per nome!" 

"Smettila con questa paranoia, nessuno ammazzerà nessuno. Men che meno te. Chi ci ricaverebbe qualcosa dalla tua morte? A parte il silenzio. Il che-" 

"Dici così perché otto anni fa non ci sei finito tu quasi strangolato dalla tua stessa madre!" rincarò Esme, portandosi di riflesso una mano al collo, dove una sottile cicatrice ancora testimoniava quella violenza. 

Ezra fu a un passo dal bestemmiare e mandare al diavolo il suo gemello. Non poteva dargli torto, ma non intendeva neanche dargli ragione. Avevano problemi ben più grandi di cui preoccuparsi e la vera natura della loro madre biologica, per quanto fosse uno shock, non era ancora una questione per cui allarmarsi. Anzi, probabilmente non la sarebbe mai stata finché qualcuno non ne fosse venuto a conoscenza. 

Questo perché Ezra aveva omesso un piccolo particolare dalla lettura di poco prima e dubitava che Esme sarebbe andato di propria sponte a leggersela, per il momento. Tuttavia, quelle parole continuarono a rimbomargli in testa in tono infausto. 

Chiunque riesca a sottrarre la testa al Dullahan ne diventa immune e, al tempo stesso, ne rivendica l’asservimento. In questo caso il Dullahan, finché non riavrà il proprio scalpo, eseguirà ogni ordine impartitogli e ucciderà qualsiasi persona aggradi il proprio padrone.

Era un’eventualità remota, continuò a ripetersi Ezra, mentre le chiacchiere del fratello si facevano più ovattate e chiudeva gli occhi. Andrea non sarebbe diventata un Dullahan, non così facilmente. 

Allora perché Ezra aveva una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco che lo metteva in guardia?  


sidralake: (Default)
 

Cow-t 10, seconda settimana, M3 

Prompt: Elettra Lamborghini - Musica (e il resto scompare) [solo il titolo]

Numero parole: 626

Rating: SAFE


Sway together in the dark

It's supposed to be

'Cos I want to know the end

And you never ever need to fight

But you're fighting everyday

And I don't know when your light will go out

Innocent crying child

The heart of your enemy
[Tranquillity - Sawano Hiroyuki






Avere un vecchio lettore CD portatile era da sfigati. 

Non lo avevano mai detto ad alta voce a Edmund, ma era qualcosa che lui leggeva negli occhi dei suoi coetanei quando smanettava con quel vecchio apparecchio. A Edmund andava bene così. Non gli serviva un lettore mp3 (ormai erano in disuso anche quelli) o di infarcire la memoria del cellulare di miliardi di canzoni. Gli bastava il lettore portatile e qualche vecchio CD masterizzato con una playlist selezionata di non più di quindici brani. “Good music for bad days", scritto con il pennarello indelebile nero e un certo senso di soddisfazione, era il miglior CD che gli fosse riuscito. Non aveva neanche idea da quanto tempo non lo cambiasse più: era la colonna sonora al grigiume e all'ansia costante della sua vita. Ma una volta infilate le cuffiette e fatto play su quel tasto fisico che gli restituiva un click rassicurante, esisteva solo la musica, tutto il resto scompariva. 

Scomparivano le urla dei suoi genitori, che stessero litigando tra di loro o con lui. Scomparivano i pensieri relativi ai compiti da finire, all'angoscia di essere interrogato in classe ed essere messo al centro dell'attenzione di gente che a malapena si accorgeva di lui. Scompariva l'innegabile fatto di essere un adolescente insignificante e strambo che viveva nelle zone grigie di una città abitata da mostri.

Ancora meglio, per il tempo di quei quindici brani, il sentirsi "non umano" finiva tra una strofa e l'altra, si diluiva in melodie in grado di lenire i pensieri e soffocarli con voci che sapevano cosa dire per farlo approdare in una frattura della realtà dove i bisbigli di Tara non arrivavano. Ascoltare quella musica era il rimedio che aveva quando le Visioni lo coglievano impreparato, buttandogli addosso un caleidoscopio di immagini vertiginose, di suoni spezzati e insensati, che lo portavano a mordersi così forte il labbro da sputare sangue - o vomitare. Se arrivava ad avere conati di vomito stava per succedere qualcosa di brutto ed Edmund non era pronto. Non lo era mai stato in niente e mai lo sarebbe stato. 

Ma poi, tentava di dirsi tra le lacrime, chi sarebbe stato disposto a fare buon viso a cattivo gioco di fronte all'insensatezza del Destino, che sapeva solo regalare infamia e sciagure? 

Anche se a Tara esistevano altri Veggenti, Edmund non li aveva mai incontrati e non aveva mai potuto chiedere a nessuno di loro “Come fate a sopravvivere?”. Esistevano, ma non sapeva chi fossero. A Tara tutti sapevano ma nessuno parlava, perché i Veggenti erano esseri a metà, non umani ma neanche appartenenti a quella cerchia di creature sovrannaturali di cui il mondo aveva scoperto l'esistenza da meno di ottant'anni. Nel dubbio, il razzismo non guardava in faccia nessuno, come i mostri che abitavano la stessa città che si era prefissata di essere il luogo di incontro e coesione del diverso. Essere un adolescente già faceva schifo. Essere un adolescente metà umano doveva essere una punizione per un qualche peccato imperdonabile della sua vita passata.

Non c'era modo di trovare una via di uscita. 

Edmund Sheer, sedici anni scarsi e una vita intorpidita dai tiri più mancini che l'esistenza aveva da offrire, aveva già smesso di lottare. Avrebbe continuato a camminare ai margini, a respirare l'aria viziata di chi non conteneva il proprio ego, a non aspettare che ci fosse una chiamata per lui. Avrebbe voluto essere salvato, chi non lo desiderava? Avrebbe voluto svegliarsi in un mondo diverso. Avrebbe voluto togliersi dalla bocca quello scotch invisibile che gli impediva di urlare e farsi sentire, ma alla fine sapeva che non ci sarebbe stato nessuno per lui.

L'unica risposta che poteva dare a quella realtà che l'aveva dimenticato era mettersi le cuffiette e lasciare che tutto il resto sparisse.


sidralake: (Default)
 

Cow-T, settima settimana, M12

Prompt: Gemelli

Numero parole: 261

Rating: SAFE


Fandom: Originale

Personaggi/Ship: Esme, Zachary

Note: voi non avete letto niente.



"Lo odio."

Esme non smise di torturare il tovagliolo del pub, continuando a guardare con astio il piccolo palchetto come tutti i presenti. La canzone era appena iniziata...


I don't want to be a poet, cause poets drown in lakes

And I don't wanna be a sinner and watch the devil dance at my wake.

I just want to be a dreamer; a dreamer who's wide awake

And I just want to be a lover even if my heart has to break.


... ed Esme già detestava tutto e tutti.

"Sei impossibile" Zachary era sbracato al suo fianco e giocherellava con il bicchiere vuoto della birra, lanciando occhiate prima a Esme e poi al palco. Le corde della chitarra vibravano e la musica scorreva sulla pelle come una carezza.

"Cosa ci trovano tutti in lui?" sbottò il moretto, sbuffando e scivolando di più sul divanetto a braccia conserte.

"Sta solo cantando. Cosa ci trovi tu che non va?"

Esme guardò Zachary con un'espressione oltremodo tradita.

"Tutto! Arriva lui e improvvisamente sembra diventato il centro dell'attenzione solo perché è bravo a strimpellare! E sai cos'è successo oggi? Che qualcuno mi ha fermato e mi ha fatto i complimenti! Suoni davvero bene!" scimmiottò in maniera così acuta da dare fastidio all'udito di Zach. "Peccato che io non abbia mai suonato manco un flauto!"

L'ex lo guardò con un sopracciglio inarcato, ma un mezzo sorrisetto derisorio. "TI scoccia che ti scambino per lui? Siete gemel-"

"Non dire quella parola!" sbottò Esme, beccandosi un sssh dal tavolo vicino. "Io ed Ezra non abbiamo proprio nulla in comune!"

"A parte l'aspetto, i geni, i genitori, una spiccata dote nel far incazzare il prossimo..."

"Ti odio."

"Stai zitto e guarda il tuo gemello prendersi la gloria, gli applausi e oscurarti. Tutti inizieranno a chiamarti Ezra e ti riempiranno di complimenti per quello che non sei."

"Ti odio fortissimo."

"Vorrei ricambiare, davvero."


Cause we were born to be dreamers, dreamers wide awake.

We were born to be lovers even if hearts have to break
[Beautiful & Wild - Kris Allen].


April 2025

M T W T F S S
 1234 56
78910111213
14151617181920
21222324252627
282930    

Syndicate

RSS Atom

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Dec. 2nd, 2025 12:26 am
Powered by Dreamwidth Studios