Mar. 4th, 2019

sidralake: (Default)
 

Cow-T, quarta settimana, M1

Prompt: Rivelazione

Numero parole: 2019

Rating: SAFE


Fandom: Voltron LD

Personaggi/Ship: Keith/Lance, il resto dei paladini

Note: Modern!AU, sono tutti maggiorenni.



Di lì a mezz'ora si sarebbero dovuti incontrare con gli altri per il loro venerdì sera di bagordi, ma erano già in ritardo. Keith si era offerto per passare a prendere Lance alla scuola dove faceva lezioni di nuoto. La sessione per i bambini doveva essersi conclusa già da un po', ma quando entrò trovò la segretaria della piscina a scuotere la testa e indicargli con un cenno il corridoio.
Arrivando davanti al vetro che dava sulla grande vasca, insieme agli altri genitori, Keith constatò che tutti i bambini erano ancora dentro l'acqua e non solo loro. Lance era immerso fino alla vita, vestito con i pantaloncini e la polo che usava nei giorni in cui, in teoria, non sarebbe dovuto entrare in acqua. Ma era inutile farglielo presente.
Nonostante il ritardo, la maggior parte dei parenti lì sembravano divertiti dalla scenetta. I ragazzini erano divisi in due squadre e stavano giocando a una variante di ruba bandiera, ma con stili diversi di nuoto.
"Finché non finiranno non riavremo le nostre pesti" sospirò divertita una nonna, salutando con un cenno quello che doveva essere il nipote. "Qual è il suo?" domandò verso Keith.
"Quello vestito" sospirò Keith, facendola ridacchiare nel capire che si trattasse dell'istruttore.
Venti minuti dopo, i bambini uscirono correndo dallo spogliatoio, vociando e saltellando, mentre Keith se ne teneva a distanza standosene appoggiato contro il muro, il casco saldo a un braccio.
"Prossima settimana rivincita del team papere!" promise Lance, uscendo per ultimo e ricevendo un assordante "Siiiii!" all'unisono da tutti i ragazzini.
"Hai ancora i capelli fradici" brontolò Keith, lì di fianco. Lance sussultò per non averlo notato.  
"Devo dire a Giselle che dei phon a muro ne è rimasto solo uno funzionante. Ho dovuto asciugare velocemente i capelli di tutti col mio" sospirò il ragazzo. Aveva un asciugamano arrotolato al collo e lo usò per riprendere a frizionarsi la testa mentre si incamminava verso la sala staff.

Keith gli rimase dietro e suo malgrado l’occhio gli cadde sulla sua figura, come troppo spesso ormai accadeva. Quando Lance usciva dalla piscina profumava nonostante l'odore di cloro di fondo. La pelle poi sembrava sempre perfetta e morbida. Portava i pantaloncini corti a lasciare le gambe scoperte, lunghe e lisce, un invito per lo sguardo.
"... dov'è?"
Keith tornò in sé, ma senza cogliere il soggetto. "Cosa?"
"Terra chiama Keith? Pronto? Il locale! Dove andiamo stasera? Allura non ci voleva tornare nell'ultimo dove siamo stati. I cocktail erano dosati malissimo. Dios, ancora non mi ricordo un accidenti di quella sera."
Keith la ricordava molto bene invece e forse non era il caso di ripensarci, o si sarebbe dovuto chiudere in bagno prima di poter salire sulla moto.
"Ho l'indirizzo, non mi ricordo il nome" fu la rapida risposta. "Siamo già in ritardo però. Datti una mossa."
"Yes, sir" sbuffò Lance, entrando nella zona staff. Keith in automatico lo seguì e Lance lo fissò con la coda dell'occhio, mentre andava al proprio armadietto. "Sai, non penso di aver bisogno del bodyguard per cambiarmi. O di un mullet petulante che mi rovini il buon umore dicendomi sbrigati Lance! Faremo tardi!" scimmiottò con voce volutamente stridula e una posa da donzella d’altri tempi.
Keith incrociò le braccia, la giacca di pelle che scricchiolò tendendosi sulle braccia e le spalle.
"Bene!" sbottò, annoverando l'ennesimo motivo perché sono un idiota a farmi piacere questo cretino nella sua colonna di punteggi mentali. Uscì, sbattendo anche la porta. "Se fra cinque minuti non sei fuori ti porto via di peso e in mutande!"
Da dentro la stanza, Lance non fu da meno. "Dovrà esserci un'invasione aliena prima che tu possa bearti della possibilità di portarmi in braccio da qualche parte!"
Un quarto d'ora dopo erano finalmente fuori dalla piscina, con i cellulari di entrambi che avevano iniziato a trillare di notifiche nella chat comune.
"Siamo in ritardo per colpa tua" sottolineò di nuovo Keith, passando il casco a Lance.
"Siamo in ritardo per colpa tua" gli fece il verso l'altro con una smorfia, salendo a cavalcioni sulla moto dietro di lui. "Non posso presentarmi all'aperitivo che puzzo di cloro e ho i pantaloncini, dammi tregua. Non sono come te che ti infili il primo sacco di juta ed esci."
Keith stava per accendere la moto ma si fermò, girandosi di scatto e mancando per un soffio il casco dell'altro.
"Non mi vesto male!"
"No, infatti hai un armadio dal titolo cinquanta sfumature di nero. Mai pensato di fare il becchino?"
Keith lasciò perdere, accendendo la moto e partendo. L'unica soddisfazione che ebbe da lì al locale fu ascoltare Lance urlare "Rallenta!" ogni due minuti e sentirlo stringerglisi contro quasi a togliergli il respiro.
"Tu sei pazzo!" sbottò Lance quando parcheggiarono, togliendosi il casco senza badare ai capelli sparati in ogni direzione - che di solito era la sua prima preoccupazione su tutto. "Se ti vuoi ammazzare vedi di non farlo quando ci sono anche io a bordo!"
"Rilassati Lance" ghignò Keith, ancora a cavalcioni sulla sua kitty. "La prossima volta non fare tardi, così non dovrò correre."
Entrarono al Makai con Lance che ancora stava imprecando in spagnolo e Keith che si massaggiava sovrappensiero il petto, lì dove Lance aveva affondato le dita per reggersi.
Il locale era ancora piuttosto vuoto, così individuarono subito gli altri, tutti con un sorrisone sulle guance.
"Non pensate che sia bellissimo questo posto?" esordì Allura. Aveva un finto ibiscus nei capelli, enorme e di un colore sgargiante. Oltre a quello, intorno al collo aveva anche una collana di fiori, come pure tutti gli altri. Hunk e Pidge ne misero una a Lance e Keith prima che potessero dire ma.
"È un posto in stile hawaiiano, quindi" concluse Lance, guardandosi intorno, per poi tornare su Allura e sfoderare un sorriso identico al suo. "Mi piace! Dove posso prendere anche io un fiore come il tuo?"
E i due si dileguarono verso il bancone a importunare il barista per altri accessori.
"Tutto bene?" chiese quindi Shiro, quello più tranquillo e che sembrava si stesse godendo il divanetto che avevano prenotato. Si era messo più che comodo, occupando quasi due posti, ma avevano scelto uno dei tavoli migliori per la serata proprio per rilassarsi. Aveva ancora i vestiti del lavoro, anche se erano rimasta solo la camicia e i pantaloni eleganti, mentre la cravatta e la giacca dovevano essere al guardaroba. Come gli altri, anche lui sfoggiava una collana floreale e un bicchiere di Piña Colada.
Keith alzò un sopracciglio, osservando proprio il drink, mentre gli si sedeva di fianco. "Hai già iniziato a bere?"
"Non chiederglielo" intervenne Pidge, facendo un gesto con la mano come scacciasse qualcosa di rompiscatole. "Ha avuto una pessima giornata e vuole tornare a casa senza ricordarsi come si chiama."
Keith fece tanto d'occhi. "Che è successo?" giusto perché per lui il non chiedere con Shiro non aveva valenza.
"È passato il procuratore in centrale a farmi la ramanzina sulle prove dell'ultimo caso."
"Tradotto" riprese Pidge, con un ghigno. "Da Lunedì Shiro si farà una settimana di scartoffie perché ha agito di testa sua."
"Ma hai chiuso il caso prima che finisse male!" esclamò allibito Keith.
"Ma non ha seguito la procedura" insistette la ragazza, che sembrava trovare tutto molto divertente.
Shiro scosse la testa, finendo di scolarsi in due sorsi il cocktail. "Va bene così. Ho preso lo stronzo che ha ferito Matt. Una settimana alla scrivania non sarà niente."
"Ecco, a proposito, come sta tuo fratello?" chiese Hunk, spizzicando gli antipastini.
"Si lamenta e fa il filo alle infermiere. Sta fin troppo bene. Lo spediranno a casa tra qualche giorno. Vi saluta."
Lance e Allura tornarono in quel momento, raggianti come se avessero incontrato Babbo Natale.
"Taaa-daaaan!" esordirono, allungando una scatola decorata con un buffo pattern di ananas con gli occhiali. "Guardate qui!"
L'interno traboccava di oggetti per la festa, tutti a tema Hawaii. C'erano altre collane, i più svariati fermagli, delle camicie con coloratissime fantasie assurde e anche le tipiche gonnelline da danzatrici.
"Alla fine di questa serata tirerete fuori il peggio di voi, lo sapete, sì?" e Pidge indovinò il pronostico anche quella volta.


Mentre lei e Keith erano i guidatori designati, gli altri quattro del gruppo non ci pensarono due volte a sfondarsi di alcool fino a diventare l'anima della festa. Erano quasi le due di notte e al centro della pista da ballo Shiro, Lance e Allura dominavano la scena, tutti e tre con i finti gonnellini, collane hawaiiane al collo, girate ai polsi e Shiro anche in testa, mentre Allura e Lance avevano gli ibiscus finti. Hunk invece era al bancone a chiacchierare amabilmente con una delle bariste, Shay, sulle specialità del posto.

Quando fu ora di andar via iniziò la parte comica, in cui Keith e Pidge si trovarono a sorreggere in qualche maniera Shiro e a portarlo alla macchina, riacchiappare Allura che si mise a ballare anche nel parcheggio, e staccare Hunk da Shay, lasciandole il numero al posto suo perché era troppo ubriaco per azzeccare la sequenza delle cifre.
"Ce la fai con Lance in moto?" chiese Pidge scettica, osservando Lance che ancora se la ballava da solo all'uscita del locale, senza essersi tolto né gonnellino né ibiscus, regalati dal proprietario. Keith assentì, dandole la buona notte e osservando l'auto andarsene, con Allura e Shiro che lo salutavano come due ragazzini dal parabrezza posteriore.
"Keeeeeeef" urlò Lance, buttandoglisi di peso addosso e rendendolo sordo da un orecchio. "Balliiiiiamooo."
Ma più che ballare, Keith si ritrovò a districarsi dalle braccia di Lance come fossero tentacoli.
"Cerca di calmarti, ti porto a bere qualcosa di caldo per la sbronza" sospirò il moretto, arrendendosi a farsi abbracciare e non trovando in realtà molto da dire, visto che, in fondo, Lance gli piaceva. Peccato il piccolo particolare che fosse etero.
"Ma io voglio ballare con te" ridacchiò Lance, staccandosi e ondeggiando sul posto come sentisse ancora la musica. Afferrò le mani di Keith e lo trascinò di forza, rischiando di farlo inciampare.
"Lance! Sei ubriaco, smettila! Lo sai che non ballo."
"Sono un uccello e questa sarà la mia danza per l'accoppiamento allora!" sbottò Lance, facendo una giravolta che quasi lo fece cadere, ma senza fermarlo. E Keith era troppo sbigottito da quell'ultima frase per reagire.
"Che diavolo stai dicendo?"
"Se tu non ti vuoi fare avanti, allora ti conquisterò con la mia danza, mullet selvatico!"
E fu di parola perché continuò a scatenarsi intorno a Keith, in movimenti imbarazzanti del bacino, baci lanciati tra una giravolta e l'altra e strusciamenti equivoci. L'ultima mossa fu un casquette e Keith dovette prendere al volo Lance che ancora rideva divertito.
"Ti ho conquistato, mullet?" chiese ansante, il viso accaldato e sudato.
"Mi stai prendendo in giro" replicò Keith, che davvero non sapeva più che cosa pensare o se pensare.
"Quanto fai il difficile! Allora serve un bacio!" e il cubano non perse tempo ad afferrare Keith per la testa e fare quanto detto. Le labbra di Lance erano dolciastre e alcoliche, ma quando Keith sentì la lingua insinuarsi nella sua bocca si riprese, staccandosi.
"Fermo!" strepitò, avvertendo le guance in fiamme, e doveva avere due occhi spalancati neanche avesse visto un fantasma. "Che diavolo significa!?"
Lance, incespicando sui piedi, una mano sul fianco e una a mimare una pistola, gli fece l'occhiolino. "Fai di me ciò che vuoi, baby" ridacchiò.
"Lance, a te… a te piacciono le donne" disse Keith neanche fosse una spiegazione inconfutabile, nonostante il tono smarrito. Una spiegazione che il battere rumoroso nel suo petto non pareva d’accordo a sostenere.
Lance, di nuovo, sbuffò una risata, muovendo le mani in gesti scoordinati.
"Mmpfhh... quello! Quello era prima! A Lance piacevano le donne!" affermò, ma si bloccò l’attimo dopo, pensieroso. "No, aspetta. A Lance piacciono ancora le donne. Però gli piace anche-" e gesticolò verso Keith, a indicarlo tutto. Poi spalancò gli occhi, colto da un un’altra idea. "Por Dios, credo di essere bi. Perché tu sei un mullet, ma sei anche un ragazzo!" ridacchiò ancora, le mani sul petto. "Lance e Keith, la coppia che nessuno si aspettava! Come suona?"
Suonava che Keith, quella rivelazione, la stava ancora processando.


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