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COW-T 13, prima settimana, M1

Prompt: Un rifugio alla fine del mondo

Numero parole: 1120

Rating: Safe

Warning: //



Alla Socia,
perché abbiamo creato
qualcosa di bello e nostro.



C’era un’unica notte dell’anno in cui la periferia di Tara diventava così priva di vita da dare l’idea di una città abbandonata. 

Era il sette di Luglio e tutti i residenti erano confluiti verso il centro e lungo la via che portava alla costa. Era la Notte delle Stelle, la festa principale del luogo e non c’era motivo per un abitante di Tara di perdersi l’evento. 

A meno di chiamarsi Esme Farrell e festeggiare il proprio compleanno quello stesso giorno.   




«Esme.»

Nonostante il buio pesto e il silenzio che permeavano la casa sull’albero, Zach non ebbe bisogno di cercare l’ex. I suoi sensi di mannaro gli avevano detto dov’era già prima di salire la scala in legno. Fissò l’angolo più buio, quello cieco, dove neanche la luna arrivava attraverso le grandi finestre. 

Zach si chiuse la porta alle spalle e ci si appoggiò stancamente, senza smettere di guardare l’altro ragazzo. Poteva delinearne il profilo anche senza luce - un confine a metà tra la capacità di vedere al buio e una memoria composta da anni di quelle scene - e sospirare nel comprendere cosa gli si agitasse dentro. 

«Perché il posto più sicuro che conosci è quello che ti fa pensare a tuo fratello?»

Esme trattenne il respiro. Non fu un rumore, ma Zach ascoltò il suo cuore accelerare i battiti. Avrebbe potuto decifrare i suoi pensieri solo contando i suoi tu-tum

Odio questa notte.

È passato un altro anno ed Ezra non è qui.

Non c’è nessuno per me.

«Io ci sono.»

Si staccò dall’uscio chiuso e fece qualche passo sulle assi scricchiolanti del pavimento. 

Erano solo loro due per almeno qualche chilometro. Raramente qualcuno girava in quella parte di bosco di solito, quella notte meno che mai. Quella consapevolezza gli diede la sensazione di non poterlo lasciare solo neanche se fosse stato respinto.

Erano solo loro due e una notte che aveva il sentore doloroso della nostalgia e della solitudine. 

Anche sforzandosi, Zach non avrebbe potuto trovare l’odore di Ezra in nessuno degli oggetti infantili che si era lasciato dietro prima di essere portato via dal padre. Eppure, era certo che Esme ce l’avesse fin troppo impresso nella memoria, nella pelle, per dimenticarlo. 

Non importava che lo odiasse. Che Ezra fosse l’inizio e la fine di ogni sua ferita, nell’animo e nelle cicatrici che si era inflitto sul braccio. 

Era un sentimento così ingombrante, spigoloso e soffocante che Zach aveva imparato attraverso Esme cosa significasse sentire la mancanza di qualcuno. 

«Ehi, scemo, ti ho portato una torta di compleanno. Andiamo a mangiarla.»

Il legno cigolò appena. Esme si chiuse di più nel proprio abbraccio, le braccia a circondare le gambe e la testa che si rifiutava di alzarsi e guardarlo. Zach si accovacciò davanti a lui. 

«Si vedono delle belle stelle stasera.»

Riempì il silenzio. Prima o poi avrebbe funzionato. Con Esme era come imparare a suonare un pianoforte. Tanti tentativi sbagliati all’inizio, finché non si iniziava ad azzeccare le note giuste. 

«Se vuoi dimenticarlo possiamo fare del sesso. Scegli tu come.» 

Il mannaro alzò lo sguardo, misurando la casetta in tutta la sua dimensione, sia fisica che emotiva. C’erano dei ricordi, troppi, per lui invisibili, eppure vagavano per quella grande stanza in legno come spettri, sfiorandogli la pelle. 

«È davvero un rifugio per te questo, Esme?» 

«

Tu non puoi capire

«Non mi interessa. Posso portarti via?»

Non era la prima volta. Non sarebbe stata l’ultima. Zach era salito in quella casetta così tante volte con la sensazione addosso di profanare un luogo dove non era stato mai invitato. Anche quando Esme lo aveva portato lì la prima volta, da bambini, per un pomeriggio di giochi. 

Era sempre mancato un secondo permesso che non sarebbe mai arrivato. E che lui non avrebbe mai chiesto al diretto interessato, a quel gemello che non aveva mai visto ma che conosceva attraverso gli sguardi assenti di Esme, in scene come quelle, nelle crepe del loro rapporto. 

Esme sgocciolava Ezra da ogni incrinatura dell’animo e Zach continuava a macchiarsi senza riuscire a lavarlo via. 

Lo detestava come si poteva detestare qualcuno di cui si conoscevano tutti i difetti e i peccati. 

Lo odiava come si poteva odiare qualcuno in grado di portarti via ciò a cui più tieni solo col pensiero. Solo col ricordo. 

«Esme…»

Lo temeva come si poteva temere qualcuno che un giorno sarebbe tornato. 

E i cocci rimasti di Esme si sarebbero rotti in modo definitivo senza che lui riuscisse a fare niente

«Voglio essere io il tuo rifugio. Dimmi cosa posso fare per te.» 

Suonò come una preghiera dal sapore acre di rassegnazione. Zach si era abituato a vedere Esme soffrire. Nel tempo, la pelle del suo cuore era diventata elastica, eppure il dolore non era cambiato. Lo assorbiva diversamente, ma lo assorbiva nella stessa misura, nella stessa quantità ed era come stringere acqua. Poteva solo tentare di travasarlo a piccole dosi. 

«Senti-»

«Zach…»

Il lupo mannaro trattenne il fiato. Trattenne il bisogno di allungare le mani e toccarlo. 

Ci sono Esme, ci sono. 

Io sono qui. 

Proprio davanti a te.

Non posso essere Ezra, non voglio essere lui.

Voglio essere-

«… a che gusto l’hai presa la torta?» 

«Vaniglia e limone.» 

Ciò che di più lontano c’è da quella di mele.

Ciò che di più lontano c’era dall’ombra di Ezra. 

La torta di mele di casa Farrell era preziosa quanto lo sarebbe stato un cimelio di famiglia tramandato di generazione in generazione. Non c’era una vera ricetta conservata da qualche parte ad avvalorarne l’autenticità, forse degli appunti in un libro di cucina, qualcosa di scarabocchiato che recitava tipo Ricordati doppia cannella!, nulla di più. 

Zach non aveva mai saputo la storia completa di quella torta - qualche racconto dalle sfumature leggendarie narrato dalla vocetta impettita di un Esme pre adolescente - ma ne conosceva fin troppo bene l’impronta nell’animo. E poteva solo tentare di esercitare una forza uguale e contraria a quella spirale discendente dal sapore dolce amaro. 

«Non voglio vedere le stelle.»

«Non è vero.» 

Esme alzò il viso per la prima volta. Aveva il broncio tipico delle sue lamentele. Zach rimase imperturbabile, ma il suo petto lasciò andare una parte di tensione. Quella macchia di nome Ezra, come un livido, si stava riassorbendo. 

«Vuoi prima il sesso o la torta?» 

Le zone buie sparirono anche dagli occhi, mentre Esme stirava un ghignetto. 

«Entrambi. Insieme.» Si leccò le labbra, ed era tornato a essere la spina nel fianco di cui Zach si era innamorato senza avere voce in capitolo. «Voglio leccarla dal tuo-»

Il mannaro gli piantò un palmo sulla bocca con una smorfia schifata. 

«Risparmiami i dettagli.»


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Cow-t, terza settimana, M2

Prompt: Mitologia Celtica e Irlandese

Numero Parole: 1272

Rating: SAFE



Tara era una città particolare. Anche se non tutti lo sapevano, era stata la prima nel suo genere, ossia la prima comunità mista di umani, meta umani e creature sovrannaturali a trovare un accordo di pace e condivisioni di luoghi e quotidianità reciproca. 

Le cose non erano mai state rose e fiori, nonostante le premesse e, soprattutto, le promesse. Il razzismo viaggiava sottopelle in tutte e tre le fazioni, che si erano amalgamate per forza di cose, ma bastava una scintilla per accendere la miccia. Un omicidio con fin troppe prove di natura non umana, per esempio. La Supernatural Special Squad ci lavorava notte e giorno, ma questo non impediva ai cittadini di Tara di congetturare, di seguire altre piste, o rimanere coinvolti in eventi solo all’apparenza slegati. 

Come la situazione in cui si erano trovati i gemelli Farrell la sera prima, quando avevano quasi assistito alla morte di una delle loro due madri. Madre in questione - Andrea - che ora godeva di ottima salute, come se lo scontro con una creatura non identificata e che l’aveva ridotta a brandelli sanguinolenti non le avesse fatto in realtà soltanto che solletico. 

La notte era stata lunga e i due non avevano chiuso occhi per fare ricerche su ricerche online, smessaggiato con un paio di conoscenze mantenendosi sul vago, finché alle otto del mattino la biblioteca non aveva aperto e si erano catapultati dentro alla sezione folklore per avere conferma delle poche informazioni che erano riusciti a ottenere. 

La leggenda più accreditata vede il Dullahan (“uomo oscuro”) come un folletto irlandese riconoscibile per la mancanza della testa. Solitamente cavalca un cavallo nero e porta il proprio scalpo sotto il braccio o, talvolta, in alto, per vedere a grandi distanze. In alcune leggende brandisce una spada, in altre una frusta ricavata dalla colonna vertebrale di un cadavere umano. Quando il Dullahan si ferme e scende da cavallo, è certo che qualcuno morirà. Quando il Dullahan pronuncia un nome, la persona a cui questo appartiene… muore immediatamente.” 

Ezra terminò di leggere il paragrafo con voce monocorde e l'espressione accigliata, in parte dalla lettura scabrosa, in parte dalla nottata in bianco. Dall'altro lato del tavolo della biblioteca, Esme sembrava aver appena leccato la suola di una scarpa. 

"Spero sia uno scherzo" esordì, ma la convinzione non faceva da padrone alle sue parole. Si guardò intorno per constatare che non ci fosse nessuno intorno a loro, prima di appiattirsi sul tavolo verso il gemello. "La mam- Andrea" si corresse. "Non può essere questa cosa qua." 

Ezra si tolse gli occhiali per passarsi le mani sugli occhi con stanchezza. Non dormiva dalla sera precedente per tutti i casini che c'erano stati e per cui lui e Esme avevano avuto bisogno di cercare risposte. Ma mentre il gemello sembrava aver convertito la stanchezza in ansia, e questa lo teneva sveglio come un orologio a cucù pronto a scattare, lui cominciava ad avere seriamente bisogno di dormire, o svenire. Più guardava l’immagine del Dullahan nel libro di folklore che avevano trovato, più l'oblio del sonno sembrava la risposta a tutto. 

"Credo invece che sia così" replicò Ezra, tornando a inforcare gli occhiali. "Senti qui: secondo leggende minori, il Dullahan in origine nascerebbe come essere umano o di fattezze umane, senza segni riconoscibili se non la capacità di sopravvivere a incidenti mortali o qualsiasi atto violento nei suoi confronti. Finché a un Dullahan umano non viene tagliata la testa, questo continuerà a vivere in eterno, fermo a un'età imprecisa, ma segnata da un trauma. Tuttavia, una volta separata la testa dal corpo, la reale natura del Dullahan si impossesserà del corpo ospite." Scorse con gli occhi anche le righe seguenti, ma preferì ometterle.

La replica di Esme fu di prendersi il viso tra le mani, soffocandoci un gemito, mentre Ezra chiudeva il libro e lo lasciava cadere sulla pila di fianco a sé. "Con questo possiamo concludere la ricerca. Abbiamo una risposta." 

"Dio" biascicò Esme, rimanendo confinato nella sicurezza dei propri palmi. "Non potevamo fermarci ad avere una madre vampiro? Ora ci tocca anche una madre Cavaliere Senza Testa? Uuh" con l'ultimo verso sembrò dovesse avere un conato di vomito, però per fortuna non successe. "Ma non è che siamo così anche noi? Insomma, Andrea ci ha messo al mondo." 

Ezra riaprì stancamente il libro mentre si stropicciava un occhio senza togliersi gli occhiali. Anche con questi sbilenchi, diede un'altra letta al seguito del paragrafo che aveva solo scorso. "No, qui dice che non è qualcosa di trasmissibile. Non ci tedierai con la tua presenza anche da morto fratellino, tranquillo" concluse sarcastico, buttandosi contro lo schienale della poltrona e piegando il collo all'indietro. "Io invece voglio morire, ora, di sonno."

"Come fai a pensare di dormire!?" 

"La mamma ha ancora la testa attaccata al collo e finora è sopravvissuta a tutto. Adesso sappiamo il perché. Non penso che proprio ora la gente di Tara inizierà a sospettare che sia un Cavaliere Senza Testa." 

Gli occhi di Esme sembravano dover schizzare fuori dalle sue orbite. 

"Non siamo gli unici ad averla vista quasi morire e tornare senza un graffio! Non pensi che qualcuno si farà delle domande!?" 

"Certo. Ma da qui a capire quale delle mille mila creature del mondo sia, troppo avranno da cercare. Siamo a Tara. Anche un sasso può rivelarsi avere i denti. Non penso che da domani qualcuno tenterà di tagliarle la testa, anche perché uno, Andrea non si farà ammazzare tanto facilmente, due, Eva ora non le toglierà gli occhi di dosso e presumo anche papà, e tre, chi ci prova non farebbe una bella fine. In generale, non penso che qualcuno voglia un Cavaliere della Morte a spasso. E poi noi abbiamo avuto un indizio." 

"Già, da un altro Cavaliere della Morte. Che fortuna! Bella gente che frequenti." 

"Disse quello che si fa scopare da un Lupo Mannaro, un Kitsune e un Tritone."

"Nessuno di loro ha mai tentato di uccidermi!" rincarò Esme, tirandosi indietro i capelli che avevano visto tempi migliori e ora erano tutti scompigliati e quasi del loro riccio naturale. "Qui invece la nostra madre biologica potrebbe farlo solo chiamandoci per nome!" 

"Smettila con questa paranoia, nessuno ammazzerà nessuno. Men che meno te. Chi ci ricaverebbe qualcosa dalla tua morte? A parte il silenzio. Il che-" 

"Dici così perché otto anni fa non ci sei finito tu quasi strangolato dalla tua stessa madre!" rincarò Esme, portandosi di riflesso una mano al collo, dove una sottile cicatrice ancora testimoniava quella violenza. 

Ezra fu a un passo dal bestemmiare e mandare al diavolo il suo gemello. Non poteva dargli torto, ma non intendeva neanche dargli ragione. Avevano problemi ben più grandi di cui preoccuparsi e la vera natura della loro madre biologica, per quanto fosse uno shock, non era ancora una questione per cui allarmarsi. Anzi, probabilmente non la sarebbe mai stata finché qualcuno non ne fosse venuto a conoscenza. 

Questo perché Ezra aveva omesso un piccolo particolare dalla lettura di poco prima e dubitava che Esme sarebbe andato di propria sponte a leggersela, per il momento. Tuttavia, quelle parole continuarono a rimbomargli in testa in tono infausto. 

Chiunque riesca a sottrarre la testa al Dullahan ne diventa immune e, al tempo stesso, ne rivendica l’asservimento. In questo caso il Dullahan, finché non riavrà il proprio scalpo, eseguirà ogni ordine impartitogli e ucciderà qualsiasi persona aggradi il proprio padrone.

Era un’eventualità remota, continuò a ripetersi Ezra, mentre le chiacchiere del fratello si facevano più ovattate e chiudeva gli occhi. Andrea non sarebbe diventata un Dullahan, non così facilmente. 

Allora perché Ezra aveva una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco che lo metteva in guardia?  


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Cow-T, settima settimana, M12

Prompt: Gemelli

Numero parole: 261

Rating: SAFE


Fandom: Originale

Personaggi/Ship: Esme, Zachary

Note: voi non avete letto niente.



"Lo odio."

Esme non smise di torturare il tovagliolo del pub, continuando a guardare con astio il piccolo palchetto come tutti i presenti. La canzone era appena iniziata...


I don't want to be a poet, cause poets drown in lakes

And I don't wanna be a sinner and watch the devil dance at my wake.

I just want to be a dreamer; a dreamer who's wide awake

And I just want to be a lover even if my heart has to break.


... ed Esme già detestava tutto e tutti.

"Sei impossibile" Zachary era sbracato al suo fianco e giocherellava con il bicchiere vuoto della birra, lanciando occhiate prima a Esme e poi al palco. Le corde della chitarra vibravano e la musica scorreva sulla pelle come una carezza.

"Cosa ci trovano tutti in lui?" sbottò il moretto, sbuffando e scivolando di più sul divanetto a braccia conserte.

"Sta solo cantando. Cosa ci trovi tu che non va?"

Esme guardò Zachary con un'espressione oltremodo tradita.

"Tutto! Arriva lui e improvvisamente sembra diventato il centro dell'attenzione solo perché è bravo a strimpellare! E sai cos'è successo oggi? Che qualcuno mi ha fermato e mi ha fatto i complimenti! Suoni davvero bene!" scimmiottò in maniera così acuta da dare fastidio all'udito di Zach. "Peccato che io non abbia mai suonato manco un flauto!"

L'ex lo guardò con un sopracciglio inarcato, ma un mezzo sorrisetto derisorio. "TI scoccia che ti scambino per lui? Siete gemel-"

"Non dire quella parola!" sbottò Esme, beccandosi un sssh dal tavolo vicino. "Io ed Ezra non abbiamo proprio nulla in comune!"

"A parte l'aspetto, i geni, i genitori, una spiccata dote nel far incazzare il prossimo..."

"Ti odio."

"Stai zitto e guarda il tuo gemello prendersi la gloria, gli applausi e oscurarti. Tutti inizieranno a chiamarti Ezra e ti riempiranno di complimenti per quello che non sei."

"Ti odio fortissimo."

"Vorrei ricambiare, davvero."


Cause we were born to be dreamers, dreamers wide awake.

We were born to be lovers even if hearts have to break
[Beautiful & Wild - Kris Allen].


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