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COW-T 13, sesta settimana, M6
Prompt: Tema libero
Numero parole: 200
Rating: //
Note: Soulmate (grazie Shiroi)



Iwachan grugnì nel sonno, cercando di muoversi in una posizione più confortevole, ma non riuscì a spostarsi neanche di un centimetro. Si primacciò gli occhi con una mano per rimettere a fuoco la realtà. Era tardo pomeriggio a giudicare dalla luce. Ricordò vagamente di essersi messo a studiare, ma non ricordò che ci fosse anche OiBaka. E più precisamente, non ricordò che si fossero messi a dormire l'uno sull'altro. 

Quando affondò le dita nei capelli dell'alzatore, l'intento di svegliarlo e cacciarlo si infranse miseramente. Il collo di Tooru era esposto e si scorgeva il tatuaggio sotto il colletto. 

Inizio. 

Vergato dalla mano del destino, e apparso solo di recente - molto tardi rispetto ai coetanei - era il sigillo che il tempo aveva dato loro, senza sapere che fosse inutile. 

Nello stesso punto, sulla propria nuca, Hajime aveva la parola Fine. 

Un suono nefasto, soprattutto se hai appena otto anni e ti compare prima di tutti gli altri bambini. Un modo bislacco del fato per prendersi gioco del loro legame, forse testarlo. 

Iwachan non credeva alle anime gemelle. Aveva saputo fin dal primo momento che Tooru sarebbe stato sempre la sua Fine. 

Richiuse gli occhi e si riaddormentò.


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COW-T 12, settima settimana, M6
Prompt: NSFW ad ambientazione sportiva
Numero parole: 741
Rating: Rosso
Warning:
Note



Il suono della schiacciata di Iwaizumi riecheggiò nella palestra, ma mai quanto il grido di vittoria per il punto da parte del resto dei compagni, Oikawa incluso.

Hanamichi e Matsukawa gli scompigliarono i capelli, mentre Wataru, Kunimi e Kindaichi furono più discreti, ma non meno convinti nei complimenti.

Chi si prese la libertà maggiore fu Tooru, come al solito, dandogli direttamente una pacca sul sedere.

“Finiamola con la prossima” disse, aggiungendo un occhiolino, ma ad Hajime non sfuggì come si passò la lingua sulle labbra mentre tornava a guardare gli avversari di fronte a loro.

Prese un respiro profondo e si calmò per tornare a concentrarsi. Intorno infuriava il tifo per la partita, ma ciò che sentiva Iwaizumi era una leggera tensione sotto pelle. Non passò neanche quando iniziò a muoversi, ricevette, passò, schiacciò, e ricominciarono e il punto si fece attendere, perché nessuno voleva demordere, ma lui meno che mai.

Quel comportamento di Tooru lo conosceva bene e significava solo una cosa.

Un dopo partita che Hajime non avrebbe mai ammesso di volere a voce alta, ma che inevitabilmente gli aveva appena acceso ogni fibra.

Quando segnò il match point, la gioia per la vittoria della partita si mescolò al desiderio più basso, egoistico, ma che Oikawa alimentò con un pizzicotto al fianco e stringendosi a lui con fin troppo trasporto. Avevano vinto, potevano concederselo. Nessuno dei compagni avrebbe detto che non fosse per festeggiare. 



“Noi andiamo, non fate tardi!”

Il saluto di Makki riecheggiò nello spogliatoio ormai vuoto, senza ricevere risposta. Non se la prese, scambiando uno sguardo di intesa con Mattsun prima di chiudere la porta.

L’unico rumore rimasto proveniva dalle docce, dove, in uno dei cubicoli, l’acqua era ancora accesa e riempiva lo stanzone di vapore lattiginoso.

Tooru era spalle al muro, la testa premuta sulle piastrelle e le mani affondate nei capelli di Hajime per avere un appiglio, più mentale che necessariamente fisico, mentre i suoi pensieri erano spinti sempre più di lato per fare spazio al piacere.

“Iwachan…” sospirò roco, tremando mentre l’Asso della Seijouh non gli dava pause dalle attenzioni con cui la sua lingua si stava prendendo cura della sua eccitazione. Risalì tutta la lunghezza per fermarsi in punta e succhiarlo, portandolo a rabbrividire e irrigidirsi per una scossa di piacere particolarmente intensa, che dilagò come un’onda nelle sue vene quando Hajime lo prese completamente in bocca.

Oikawa iniziò a balbettare in maniera incoerente, sillabe che messe insieme sarebbero potute essere di nuovo il nomignolo di Iwaizumi, sia il desiderio che lo stava sconquassando.

Sentì di essere prossimo all’orgasmo e iniziò a muovere il bacino in spinte vaghe, caute, chiedendo il permesso, e Hajime lo assecondò restando fermo e dandogli libero accesso al proprio palato. Tooru non ebbe più freni e spinse, spinse, spinse fino a venire.

Iwaizumi non si mosse, ingoiando ogni goccia e dandogli un’ultima leccata che fece rabbrividire l’alzatore, troppo sensibile.

Senza dargli il tempo di riprendere fiato, Hajime si alzò e gli prese le labbra in un bacio, schiacciandolo contro le piastrelle e facendogli sentire la propria erezione, ancora intoccata, contro la coscia. Tooru rabbrividì e mugugnò, ma Iwaizumi intensificò e approfondì di più il bacio, mescolando i loro sapori.

“Sei il solito rude…” biascicò l’alzatore, completamente in tilt ma con un sorrisetto soddisfatto, mentre si faceva voltare, mani alla parete, dal compagno.

Iwaizumi gli cosparse la nuca di baci e morsi, mentre faceva scivolare le dita dentro di lui. Non durò molto, perché Oikawa lo sentì al limite, però quando lo avvertì entrare, in un’unica botta, fu travolto da una sottile ondata di dolore, rimpiazzata in breve dal piacere. Sapeva come prenderlo.

“R-rude… rude…” balbettò di nuovo, gemendo e spingendosi contro di lui, nonostante l’Asso non gli stesse lasciando molto margine. Si cercarono di nuovo, con le mani, intrecciando le dita e Tooru fece di tutto per sentirlo totalmente dentro di sé, schiacciando la guancia sulle piastrelle mentre la mente piombava nella nebbia ed esistevano solo i sensi. Non trattenne la voce, ma non ricordò neanche cosa disse, registrò solo Hajime che mollava la presa sulla coscienza e lo faceva suo completamente.

Fu un’orgasmo travolgente, il degno finale di quella giornata di vittoria.

Il fatto che finirono a farlo una terza volta, facendosi chiudere dentro dal custode - evidentemente mezzo sordo ai loro gemiti incontrollati - fu una storiella che Makki e Mattsun raccontarono per molti anni a venire.


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COW-T 12, sesta settimana, M5
Prompt: Cascata
Numero parole: 1112
Rating: Verde
Warning:
Note: ispirata ad ATOCAD della socia (Ode To Joy)



Non avrebbero negato di essere di nuovo scappati.

Lo avrebbero rifatto altre dici, cento volte, se avessero potuto. Ogni volta fosse stato necessario - e la necessità era allontanarsi da quel mondo soffocante e che imponeva loro di incarnare qualcosa o qualcuno che non sempre si sentivano di interpretare.

Tooru amava essere un Re e Hajime era fiero del proprio ruolo come Primo Cavaliere.

Nessuno avrebbe potuto privarli di questo orgoglio verso ciò che, da un lato, erano stati destinati a essere, dall’altro, avevano ottenuto passo dopo passo.

Semplicemente, c’erano giornate in cui la burocrazia soffocava Tooru al punto da spingerlo ad afferrarsi la corona e gettarla in un angolo; o c’erano giorni in cui Hajime sentiva più forte i bisbigli dei nobili ricordargli quanto fosse solo un fortunato brutto anatroccolo in una corte che era stata magnanima ad accoglierlo.

In entrambi i casi, l’unico sollievo a quella stretta alla gola era trovarsi. Con la mente, con le mani.

E decidere, con una sola occhiata, di scappare.

Per poche ore, per pochi respiri da condividere lontani da tutto e tutti nel loro posto speciale.

Alla loro cascata.



“A volte penso che dovremmo costruire una piccola casa qui.”

Tooru passò le dita tra i capelli del proprio cavaliere, umidi dell’acqua della sorgente e scompigliati per il piacere appena consumato.

“Niente di complesso. Una stanza grande… anzi, due stanze. Porteremo le provviste di volta in volta, insieme alla biancheria del letto, al cambio e alla legna per il camino… ma potremmo venire qui anche quando piove e fare l’amore all’asciutto, mentre una tempesta infuria intorno a noi. Ti guarderei costruirla e sarebbe bellissimo.”

Hajime emise un sospiro che a metà si trasformò in uno sbuffo. Era esasperato, ma anche divertito.

“Era una bella idea, finché non sei arrivato alla parte in cui a faticare sono solo io.”

“Non vorrai che qualcun altro venga qui a profanare il nostro posto segreto, no? Non posso ingaggiare una squadra di falegnami e portarli qui!” lo riprese Tooru, crucciando lo sguardo mentre fissava le stelle di quella notte tersa, ascoltando il suono della cascata che li cullava.

“E poi io sono un Re. Rovinarmi le mani è fuori discussione.” 

Tooru passò le dita lungo tutta la schiena dell’amante, anche dove gli aveva lasciato qualche segno rosso, aggrappandosi alle sue spalle mentre esistevano solo loro e il bisogno del piacere. 

“Aggiungerei che guardarti faticare è uno dei miei passatemi preferiti. Mi accende così tanti pensieri lascivi che potresti chiedermi qualunque cosa…” continuò, per poi ridimensionarsi.

“Quasi qualunque cosa.”

Quasi?

Tooru si schiarì la gola, come a voler mettere subito via suddetti pensieri lascivi.

“Esiste sempre un barlume di decenza da rispettare.”

Hajime si alzò sui gomiti, fissando il suo Re con un’espressione ironica e sfacciata.

“Ma se io ti costruissi questa casetta, tu poi faresti tutto quello che ti chiederei?”

Tooru abbandonò le stelle per guardare negli occhi Iwachan - alla fine, la sensazione ultima era la stessa.

“Una casetta in legno qui alla cascata in cambio di un desiderio” soppesò. “Possiamo parlamentare."

Il cavaliere gli solleticò un fianco, lì dove sapeva che avrebbe potuto riaccendere quel lato lascivo appena nominato. Il Re Demone si morse il labbro inferiore, ma non scostò lo sguardo.

“Non mi sembra uno scambio così equo” replicò Hajime, ma senza imprimere al tono quella nota contrariata, tutt’altro. Era roco, morbido, e Tooru si impose di interpretare come una suggestione del recente amplesso il fatto che potesse far divampare di nuovo la voglia di averlo dopo appena pochi minuti.

“Un Re che si concede per realizzare un desiderio. Cosa ci può essere di più… più-!”

Tooru perse le parole perché Hajime gliele soffocò in bocca con un bacio. Non si fermò a quello, nell’invertire le posizioni e far sistemare il demone a cavalcioni sopra di sé, tenendo le loro dita intrecciate.

“Ti stai approfittando di me. Rude, Iwa-chan” lamentò Tooru ansando sulle labbra del compagno, che lo spinse gentilmente verso la propria eccitazione. Inarcando la schiena e liberando un gemito che solo il cielo e la cascata testimoniarono, il Re Demone tornò a essere una cosa sola col proprio Primo Cavaliere.

Si strinsero le mani a vicende, rinfornzando quel vincolo mentre la carne rispondeva agli impulsi e i cuori tentavano di scardinare le gabbie in cui erano confinati.

“H-Hajime…”

“Sono qui. Sarò sempre qui…”

Lo disse mentre si tirava su e stringeva tra le braccia ciò che di più prezioso la vita gli aveva dato da proteggere.

Gemettero, si chiamarono, si tolsero il fiato di baci, mentre i loro corpi generavano piacere come se avessero potuto creare un’altra stella, una loro, una che fosse la somma di tutto quell’amore che troppo spesso non riuscivano a tradurre a parole.

Tooru chiuse le mani sul viso dell’amante, senza mai fermarsi, ma guardandolo con la volontà di imprimersi ogni dettaglio, e ognuno di questi era un tassello da amare.

“Che cosa desideri, mio Cavaliere?” chiese, premendogli il viso contro la guancia, sentendo il calore montargli nel basso ventre come le onde di un maremoto. “Che cosa posso concederti che ancora non ti ho dato?”

Hajime ansimò e scelse l’attimo prima dell’orgasmo per sussurrargli all’orecchio poche sillabe. Una manciata di suoni che solo loro potevano tradurre. 

Il Re Demone non fu neanche certo che fossero più parole, ma più vicine a un desiderio, che suonò come una promessa. Qualcosa che lo commosse - diede colpa alla seconda ondata di piacere e alla stanchezza - e che lo portò a frignare abbracciando il proprio Primo Cavaliere, senza permettergli di distriscarsi e rimanendo uniti - nel tentativo di realizzare da subito quella richiesta. 

“R-Rude, I-Iwa-chan” lamentò, stringendolo tanto da poterlo strozzare.

“Sei la solita lagna, non ti sta mai bene niente” sospirò Hajime, lasciandosi scivolare di nuovo sulla veste che avevano steso in terra, troppo provato per poterli reggere entrambi. Nonostante questo, neanche lui fece niente per separarsi dal demone a cui, alla fine, aveva donato metà della propria anima, promesso la propria vita e affidato il proprio cuore.

Le regole non giocavano a loro favore. Il mondo intero non li vedeva per ciò che semplicemente erano. Eppure, questo non aveva impedito a entrambi di stringere più forte la presa e continuare a resistere e restare l’uno al fianco dell’altro, al di là delle incomprensioni, delle parole che restavano sospese, dell’orgoglio.

Una modesta casetta lì, nel loro posto speciale, sulle rive della cascata che da sempre aveva custodito i loro momenti più importanti, sarebbe stato un bel sogno. Tuttavia, la verità risiedeva in qualcosa di ancora più semplice.

In un desiderio che suonava come una promessa.

Per sempre


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COW-T 12, quarta settimana, M3
Prompt: Riunione
Numero parole: 100
Rating: Verde



Oikawa si era prospettato una riunione più romantica. 

Era estate - un po’ la loro stagione - ed era bello pensare a una passeggiata serale tra le bancarelle con il gran finale dei fuochi d'artificio sullo sfondo, magari le loro dita intrecciate e un ba-

“Oibaka” lo richiamò Iwachan, dandogli una schicchera sulla fronte. “Se ti distrai alla prossima fermata finirai per terra.”

Oikawa sporse il labbro, imbronciato, ma si riattaccò alla maniglia sospesa della metropolitana.

Quasi due anni che non si vedevano e incontrava Iwachan per caso in metropolitana.

Fece scivolare la mano nella sua.

“Mi sei mancato.”

“Anche tu.”


April 2025

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