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Cow-T, quarta settimana, M2

Prompt: Dimenticarsi di qualcuno/qualcosa

Numero parole: 556

Rating: SAFE


Fandom: Voltron LD

Personaggi/Ship: past Shiro/Adam, Keith/Lance, Matt/N7

Note: What If Post S8



Doveva essere un Giovedì sera normale. Un invito a cena a casa di Matt e N7, Pidge autoinvitata perché non lo sapeva, ma ehi, era casa di suo fratello, Lance e Keith per animare l'aria - ma il fatto che Keith fosse in tremendo ritardo doveva far presagire a Shiro che qualcosa non andava.

"Ma no, vedrai che la hoverbike lo avrà lasciato a piedi. La tratta con riverenza, ma quell'affare ha i suoi anni e lui è ostinato. Tra poco ci chiamerà per andare a prenderlo!" lo rassicurò Lance, nonostante fosse da un po' che continuava a smessaggiare dal cellulare e non sembrava soddisfatto.

Arrivò una chiamata dopo un po', ma non parve di nessuno in ritardo. Lance cambiò stanza, la fronte corrugata dopo aver sillabato un "Sta bene". Shiro iniziò a sentirsi nervoso dopo che anche il cellulare di Matt squillò.

"È Veronica" disse stranito. "Avrà voluto chiamare Lance e ha trovato occupato" e rispose. Come con il paladino blu, anche la sua faccia divenne dubbiosa. E poi impallidì.

"Che cosa sta succedendo?" chiese Shiro con quella brutta sensazione lungo la schiena.

Quando Matt mise giù stava fissando il cellulare come se non fosse reale. Anche Lance tornò dall'altra stanza e aveva la stessa faccia, ma guardò Shiro.

"Che diavolo avete!?" saltò su Pidge, nervosa. "Qualcuno si è fatto male!?"

"No, no..." iniziò Lance, passandosi una mano tra i capelli. Guardò Matt e sembrò dirgli di continuare lui.

Il maggiore degli Holt si alzò da tavola. "Prendete le giacche" ordinò e guardò tutti, tranne Shiro, invitandoli a uscire.

Shiro non chiese di nuovo, attese e basta.

Matt si passò una mano sulla faccia. "Non so come dirlo. Si tratta di Adam. Sembra non sia morto."



Shiro era dietro il vetro a specchio della camera ospedaliera in cui si trovava Adam. C'era un medico e un infermiere con lui, oltre a Iverson in attesa. Con il Capitano dell'Atlas invece c'erano Matt, Veronica, Keith e Lance.

"Stavano facendo un altro dei censimenti post-invasione richiesti dal governo, quando le impronte digitali di Adam sono risultate nel nostro database" stava spiegando Veronica. "Iverson ci ha spediti a controllare" e lo disse accennando a Keith, che se ne stava a braccia incrociate a fissare Shiro, come se da un momento all'altro dovesse intervenire per fare qualcosa. Al suo fianco Lance gli aveva già dato qualche gomitata, ma non era servito.

"Le sue condizioni fisiche sono più che buone" continuò Veronica. "Gli stanno ancora facendo dei test, ma sembra che chiunque l'abbia trovato e curato fosse competente. La protesi al piede sarà sostituita con una di quelle progettate da Coran entro domani."

Shiro, nonostante tutti quei ragguagli, continuava solo a fissare la figura di Adam dall'altra parte del vetro. Il suo sguardo era intenso e con un senso di colpa così profondo che Matt si sentì colpevole a sua volta, in silenzio, ripensando alla missione Kerberos, agli anni di guerra coi Galra, a tutto.

"C'è solo una cosa a cui purtroppo i medici non sanno dare notizie positive" riprese Veronica in fine, appoggiando una mano sul braccio di Shiro, che non si mosse, come se non sentisse il contatto. "Sembra che... abbia perso completamente la memoria. Ricorda solo di chiamarsi Adam e che stava aspettando qualcuno."

Shiro chiuse gli occhi e nessuno riuscì a dire niente quando iniziò a piangere.


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Cow-T, terza settimana, M2

Prompt: Per evitare di essere scoperta ho scelto la latitanza. (Jeanette Winterson, Powerbook)

Numero parole: 589

Rating: SAFE


Fandom: Voltron LD

Personaggi/Ship: Adam & Shiro

Note: Poliziesco!AU



Adam tornò a casa trovando una pessima sorpresa ad attenderlo. Quando infiò la chiave nella toppa scoprì che la porta era aperta.
Mise subito mano alla fondina ascellare, sganciando la pistola e impugnandola bassa. Dette un'occhiata a destra e a sinistra, spaziando il corridoio del palazzo da un capo all'altro per assicurarsi che non ci fosse nessuno. Aveva la batteria del cellulare scarica per chiamare la centrale e segnalare l'effrazione. Quella era davvero il finale perfetto di una pessima giornata.
Assicuratosi che non ci fosse nessuno, con una mano spinse l'uscio, aprendolo, ma restando appoggiato al muro, in attesa. Non sentì movimenti. Con un'occhiata rapida, cercò di individuare qualcosa all'interno, ma la luce era spenta nell'ingresso e nel salotto. L'unico bagliore proveniva dal corridoio che portava alla zona notte.
Si mosse senza far rumore, entrando e chiudendo la porta, la pistola pronta a scattare al minimo movimento sospetto.
Non sembravano esserci segni di ladri. Tutto era al proprio posto, anche il quadro che nascondeva la finta cassaforte. Adam iniziò a vagliare le ipotesi, confuso anche dalla leggera tachicardia e dall'adrenalina. Non aveva chissà quali oggetti di valore in casa. La cassaforte finta era un depistaggio del vecchio inquilino, mentre quella vera era in camera da letto, ma dentro c'erano giusto un paio di gioielli ricordo di sua madre e sua nonna, di un valore più sentimentale che reale, ed era il luogo dove riponeva la pistola di ordinanza quando era a casa. Ma se non erano entrati dei ladri, allora non sapeva cosa aspettarsi e questo lo fece sudare ancora più freddo quando imboccò il corridoio.
Notò che la luce veniva dal bagno, dalla porta lasciata semi aperta, e sentì per la prima volta dei rumori. Riconobbe come lo sportello dello specchio aprirsi, il rovistare all'interno dei cassetti e poi una leggera imprecazione che gli mise un brivido addosso, ma era troppo concentrato a pensare a cosa stesse succedendo.
Contò fino a tre, prima di oltrepassare la porta deciso, la pistola spianata e urlare un "Mani in alto!" così potente da rimbombargli nelle orecchie.
Quello che non si aspettò di trovare fu "chi" ci fosse nel bagno, che lo guardò stancamente, irrigidendosi e alzando le mani più per prassi che per reale timore.
"Ciao, Adam" mormorò Shiro. "Ti dispiace se finisco di medicarmi?" e gli mostrò il braccio sinistro, dove un profondo taglio da lama stava sgocciolando sul tappetino del bagno.
Adam abbassò all'istante la pistola, quasi col desiderio di buttarla il più lontano possibile come temesse un colpo accidentale. Il battito del cuore nelle orecchie non si arrestò.
"Che cazzo ci fai qui? Che cazzo è successo!?"
"Abbassa la voce e... linguaggio?" scherzò Shiro, tornando a tamponarsi la ferita. "È successo un casino..."
"Ti è saltata la copertura?" indagò subito Adam, pensando di dover raggiungere il telefono e chiamare la centrale il prima possibile.
"... non ne sono ancora sicuro, ma ho dovuto rubare una cosa per Lotor e questo ora mi ha messo alle calcagna tre scagnozzi di Sendak. Sono dovuto scappare perché potevano scoprirmi, questo però" e alzò il braccio, "è stata una svista. Non è stata una gran giornata."
"A chi lo dici" sospirò Adam, sentendo l'adrenalina scemare mentre poggiava l'arma e si rimboccava le maniche per aiutare il compagno a medicare la ferita. "Quindi... dopo che avrò chiamato Iverson per dirgli che il suo uomo migliore sotto copertura è latitante, che cosa vuoi dal cinese take away?" tentò di ironizzare, non potendo che cedere a un barlume di felicità nell'averlo lì dopo tanto tempo.
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Cow-T, prima settimana, Missione Speciale

Prompt: Dita sporche

Numero parole: 421

Rating: Safe


Fandom: Voltron LD

Ship: Shiro/Adam

Note: ai tempi della Garrison, quando era ancora tutto rosa e fiori.




Sentendo qualcuno schiarirsi la gola alle proprie spalle, Shiro si alzò di istinto e, concentrato com’era, diede una bella botta al cofano dell’hoverbike. Si tenne ben stretto tra le labbra il gemito di dolore per una questione di principio: succedeva tutte le volte e non aveva ancora imparato. Si meritava di fare la figura dell’idiota davanti a chiunque fosse venuto a cercarlo.

«Puoi anche bestemmiare, non mi scandalizzo» fu la risposta ai suoi pensieri, di una pacatezza che rasentava la rassegnazione, come se il proprietario della voce spingesse per una reazione del genere.

Shiro sorrise prima ancora di voltarsi e tirarsi su completamente - e con più cautela, riemergendo dal motore anteriore.

«Ah, giusto, il comandate Takashi Perfezione Shirogane è impeccabile nel linguaggio pure quando non è in servizio» sbottò Adam, e ancora una volta, le parole non furono venate dal tono che ci si sarebbe aspettato, ma da una non troppo sottile esasperazione.

Shiro ridacchiò.

«Lascio spazio ad altre cose quando non sono in servizio, tipo...» e gli fu sufficiente un passo per eliminare la distanza tra di loro, ma a pochi istanti dalla meta, Adam lo spinse indietro con fermezza, piantandogli una mano sul petto e sgusciando dal suo abbraccio prima che si chiudesse intorno alle sue spalle.

Shiro rimase ancora più spaesato quando gli fu buttato in faccia un asciugamano a coprirgli la visuale sull’espressione da “Non credo proprio” del compagno.

«Sei incredibile. Sei un signore quando si tratta di non imprecare, ma poi pensi di toccarmi con quelle dita sporche di grasso? Non ci provare» sottolineò, incrociando le braccia ma senza andarsene. Aspettò che Shiro finisse di pulirsi con la pasta lavamini e l’acqua del secchio che si era preparato per quando avesse concluso con la manutenzione dell’hoverbike, mentre se la rideva per conto proprio neanche Adam gli avesse raccontato una barzelletta.

«Vuole ispezionarle, signore?» lo scimmiottò Shiro rialzandosi e mostrandogli per bene le mani, con la pelle di nuovo immacolata e le maniche arrotolate fino ai gomiti a mostrare per bene anche gli avambracci. «Ho il permesso di avvicinarmi ora?»

Adam replicò inarcando prima un sopracciglio - perché doveva tenere fede alla sua fama di “persona orribile che giudica ogni tua azione”, come Matt amava dire di lui - per poi sollevare anche un angolo della bocca.

«Permesso negato.»

Di fronte al broncio dell’eroe della Garrison, fu Adam stavolta a fare un passo ed entrare nello spazio personale di Shiro, tra le sue braccia ancora alte.

«Riposo, soldato» sussurrò, prima di chiudere gli occhi e baciarlo.


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