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COW-T 14, quinta settimana, M3
Prompt: tempo
Numero parole: 200



"Boss... se continui così non arriveremo all'appuntamento con io cliente..."
"E ti dispiace?"
Un click risponde prima di Xia Fei, immortalandolo per l'ennesima volta. Ha il volto corrucciato e Vein ride del suo muso lungo.
"Questo, Boss, è approfittare della propria posizione..."
"Mi stai dicendo che ti dispiace?"
Click. Click. Click.
Xia Fei è così abituato a stare davanti a un obiettivo che rallenta i movimenti e sta al gioco, regalandogli quelle espressioni che tanto piacciono al pubblico. Vein abbassa la macchina fotografica. 
"Abbiamo finito per oggi."
Xia Fei è confuso.
"Credevo avessimo appena iniziato...?"
Vein inclina la testa.
"Oh, quello sicuro... Ma dobbiamo ancora lavorarci. Mi piace avere qualche esclusiva, ogni tanto... ma ogni cosa a sua tempo." 
Xia Fei ha di nuovo il muso lungo, ma qualcosa lo tira ai lati, fino a fargli abbassare lo sguardo.
"Cos'ho sbagliato?"
Vein gli solleva il viso con una mano, stringendolo appena dal mento. 
"Nulla. Come hai detto tu, abbiamo appena iniziato. Mi piace gustarmi i momenti, dare loro il giusto spazio... Che ne pensi?"
Dalla sua espressione, Xia Fei non è convinto. Sospira.
"Sei tu il Boss."
"Risposta saggia."
Vein gli stringe il mento, ma non a fargli male.
"Non cambiare."
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 COW-T 14, quinta settimana, M3

Prompt: drabble

Numero parole: 100

Rating: SAFE

Note: //

 

 

 

"Lu Guang... sei sveglio? Non riesco a dormire."

Lu Guang si sporge dal materasso di sopra, sbadigliando. 

"Sali."

La struttura cigola e traballa. Xiaoshi resta appollaiato sull'angolo del letto come un ospite che teme di non essere gradito. Lu Guang sente il corpo troppo intorpidito anche solo per sedersi.

"Su cosa rimugini?"

"... Tutto."

Lu Guang cede e appoggia la testa sul cuscino.

"Ti ascolto."

"Sicuro...? Potrei parlare per ore."

"Allora sdraiati, non restare lì."

Il letto traballa ancora. 

"Sono già le due... Scusa Lu Guang, ti faccio perdere tempo."

Lu Guang sorride.

"Ne abbiamo ancora un po'."

Tic tac.


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COW-T 14, quinta settimana, M3

Prompt: tempo

Numero parole: 200

Rating: SAFE

Note: //

 

 

 

Tic tac. Tic tac. Tic tac.

L'udito di Lu Guang lo sta tradendo per la quarta volta quel giorno, soffermandosi ad ascoltare lo scorrere del tempo. Era mattina. Si è fatta ora di pranzo. È diventato pomeriggio. È quasi sera.

Tic tac. Tic tac. Tic tac.

Fuori fa ancora caldo, abbastanza da soffrirne. Lu Guang non detesta più l'estate, non meno delle altre stagioni. Ormai è tutta un'unica bolla di sapone destinata a esplodere - e rinascere simile ripetendo lo stesso cammino.

Tic tac. Tic tac. Tic tac. 

"Lu Guang? Cosa vuoi per cena?"

Chiude gli occhi.

"La scodella dormitorio maschile."

Xiaoshi si sporge dalla porta, guardandolo con la fronte corrugata. 

"Vuoi il brodo con questo caldo?"

Lu Guang sorride, sollevando lo sguardo dal libro.

"Che alternativa proponi?"

L'altro è preso in contropiede e torna in cucina. Si sentono oggetti spostati, lo sportello del frigo che viene aperto, poi richiuso, poi riaperto e richiuso. 

Tic tac. Tic tac. Tic tac. 

Lu Guang si alza e lo raggiunge. 

"Andiamo a mangiare fuori."

"Cosa?" Xiaoshi ha un cipollotto in una mano e una scatola di tonno nell'altra.

"Offro io. Scegli tu. Basta che usciamo."

Tic tac. Tic tac. Tic tac. 

"Grande! Italiano arriviamo!"


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COW-T 14, quinta settimana, M3

Prompt: tempo

Numero parole: 100

Rating: SAFE

Note: //

 

 

"Lu Guang! Non di nuovo!"

Xiaoshi si precipita di fianco al letto, dopo aver appoggiato di fretta il vassoio con il pranzo sulla scrivania. Le stoviglie tintinnano tra loro. Lu Guang non è saldo sulle gambe, ma Xiaoshi è lì per sorreggerlo.

"Devi darti tempo di guarire!"

"Non... Non c'è tempo..."

Xiaoshi lo ascolta a metà e lo rimette giù. 

"Ci penso io al negozio e a casa, stai tranquillo. Non è ancora finita l'estate, devi riposarti! Non si scherza con la febbre."

"Xiaoshi..."

"Sono qui."

"Non andartene... non... non lasciarmi solo."

Xiaoshi sorride. 

"Non vado da nessuna parte. Promesso."

Tic tac

 

 

 
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COW-T 14, quinta settimana, M3

Prompt: tempo

Numero parole: 100

Rating: SAFE

Note: //

 



 

Lu Guang ricorda ogni ticchettio di orologio. 

Tic tac.

Non sono suoni tutti uguali, ma annunciano tutti lo stesso messaggio: il tempo sta scorrendo. Sabbia tra le dita che scivola via. Un profumo che si affievolisce. Una vecchia foto che sbiadisce. 

Lu Guang non sa definire il tempo, non lo comprende ancora, ma conosce ogni più oscura piega dei suoi effetti. Da brezza gentile in una giornata passata in un campetto da basket, al frastuono secco di un colpo di pistola che accorcia il respiro fino a estinguerlo.

Tempo tempo tempo. 

E la vita di Xiaoshi che si spegne ancora.


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 COW-T 14, quinta settimana, M3

Prompt: tempo

Numero parole: 100

Rating: SAFE

Note: //



 

 

"... quanto tempo ci rimane?"

"Ottanta secondi."

"Speranze?"

Shinichi non risponde, non quando la reputa una domanda sciocca ed è concentrato. Per Kaitou è tutt'altro che sciocca. La sua vita è tra le mani del meitantei, il suo cuore quasi letteralmente lo stesso. 

"Mi puoi dire qualcosa di carino?" 

"Non morirai."

"Meraviglioso. Detto da te suona come una garanzia."

Tic tac. L'orologio agganciato alla bomba non perdona alcuna parola. Shinichi fissa Kaitou Kid corrugando la fronte.

"Non ti sto addolcendo la pillola."

"Lo so" ridacchia il ladro. "Ti affiderei la vita sempre. Sessanta secondi ti bastano?"

"Certo." 

"Fai la tua magia allora!"

 

 

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COW-T 14, quinta settimana, M2

Prompt: Uno card

Numero parole: 2157

Rating: SAFE

Note: Salvate Chuuya da Dazai, per favore






 

 

“... che cazzo significa.”

Dazai sospirò come si sospira di fronte a un bambino che ti chiede la stessa cosa per la quinta volta. Rimescolò il suo cocktail di farmaci per dormire e antigelo fissando il tutto in maniera curiosa e ridando un occhio alla ricetta che si era appuntato e che giaceva come segnalibro nella sua attuale lettura, rimasta aperta sulla scrivania di Mori. 

“Significa che” recitò, scandendo come una maestra d’asilo, “dobbiamo occuparcene noi. Cosa c’è di così complicato da capire?”

Chuuya restituì l’idea di considerarlo alla stregua di un insetto che gli gironzolava attorno. Troppo rapido per essere acchiappato, troppo scaltro per essere schiacciato. Il fastidio fatto persona, una palla al piede, il più stronzo degli stronzi… ma Chuuya non aveva davvero la concentrazione, in quel momento, per liberarsi di Dazai. Né, in realtà, poteva permetterselo. 

Essere l’ultimo arrivato all’interno della Port Mafia aveva degli enormi svantaggi, tipo dover considerare quella piaga umana con l’hobby del suicidio la propria guida agli usi e cotumi dell’organizzazione. Questo quando il Boss era fuori città. Questo quando la sua effettiva mentore, Kouyou, era troppo oberata per dargli retta. Questo quando persino Hirotsu si era defilato con una scusa e tanti salamelecchi per mollare la grana a loro. 

“Cos’è che ti turba tanto, Chuuya?”

L’ex Re delle Pecore alzò finalmente lo sguardo sull’altro ragazzo, seduto a gambe incrociate sulla scrivania del Boss, del tutto a proprio agio. Lui si sentiva ridicolmente piccolo su una delle due poltrone di cortesia. 

“Abbiamo quindici anni."

“Vuoi che ti faccia gli auguri di compleanno in ritardo?”

“Non sognarti mai di farlo!”

“Menomale…” sospirò Dazai, accantonando quella futura incombenza con un sorriso sollevato, tornando a far tintinnare il cucchiaio da cocktail con cui stava mescolando nel becker il suo Filtro per il perfetto suicidio indolore. “Non vorrei buttare dei soldi per comprarti del vino e vederti felice.”

“Sei una merda.”

“Allora? Cos’è quell’espressione piena d’angoscia? Vuoi fare tu il primo giro?” e gli mise sotto il naso il suo preparato.

Chuuya si ritrasse contro la spalliera della poltrona.

“Toglimi quella roba da davanti e crepa.”

“Ci sto provando, non lo vedi?” sbuffò l’altro. “Mi spieghi cosa non ti è chiaro di quello che dobbiamo fare? Non ho tutto il giorno per farti da balia.”

“Fottiti.”

“Chuuuuyaaaaa” si lamentò Dazai. “Parla e basta.”

Per tutta risposta, l’altro ragazzo riafferrò il comunicato che gli era stato consegnato a colazione e per cui era un’ora che era lì a cercare di capire in cosa si fosse cacciato. Ormai il foglio era del tutto stropicciato, ma il messaggio rimaneva più che leggibile.

“Non possiamo occuparci di questa cosa. Punto numero uno, queste cose non dovrebbero succedere senza il Boss presente! Punto due, non ci prenderebbero sul serio!”

“Oh. Il problema è questo?” 

Chuuya mise su il muso, odiando sentirsi stupido e odiando Dazai con ogni fibra del proprio essere perché ce lo faceva sentire.

“A te non te ne frega un cazzo, ma io non voglio far scoppiare un casino mentre il Boss è via!”

“Aaah, il senso di responsabilità, che carino che sei” cinguettò Dazai, portandosi una mano al petto e fissandolo con l’unico occhio non bendato e una teatralità commossa da prendere a schiaffi. “Hai paura che papà torni e ti sbatta fuori di casa perché gli hai rovinato il salotto?”

Chuuya avampò e gli si lesse in faccia l’istinto a volersi alzare e picchiarlo male, ma Dazai fu più svelto e lo colse impreparato, mollandogli in mano il becker e il cucchiaio e restandogli ad appena cinque centimetri dal naso, costringendolo di nuovo contro lo schienale della poltrona.

“Ora ti rispiego tutto! Lezione for dummies per un esecutivo quindicenne della Port Mafia!” cantilenò e sembrò mancare poco che piroettasse sul posto. Si schiarì la voce e alzò un indice. “Primo, ci vestiremo bene!”

“Ohi, pianta-”

“Punto due! E continua a mescolare!” lo redarguì l’altro, indicando l’intruglio. “Punto due, ci sarà comunque Hirotsu a fare gli onori di casa, non temere. Lui è avvezzo a queste cose e ci supervisionerà.”

Non si capì se Chuuya fu davvero contento e convinto di quella informazione. Nel mentre che fissava Dazai, la sua mano si mosse a mescolare il cocktail sovrappensiero. 

“Punto tre! Come ti ho già raccontato - se mi ascoltassi - questi incontri sono informali, più visite di cortesia per scambiare due chiacchiere e tenere i rapporti amichevoli! Nessuno pretende nulla di che! Faremo questa partitina a carte e poi tutti a casa!” 

L’espressione dell’altro ragazzo parlava di come sembrasse aver appena mandato giù un sorso di quel cocktail suicida. 

“Non sei ancora convinto?” 

“Quando ci sei di mezzo te, per niente.”

“Sei troppo prevenuto! Sono il tuo padroncino, non ti abbandonerei mai sul ciglio della strada!” 

L’indignazione di Chuuya tornò a colorargli le guance, ma di nuovo, Dazai fu più svelto e gli tolse di mano l’intruglio dall’odore pungente e dolciastro. 

“Ti prometto che ci divertiremo! Non darti pensiero per l’etichetta, i convenevoli, o simili! Tu segui soltanto quello che ti dico e andrà liscia!”

Nel dirlo, fece tintinnare contro il bordo del becker il cucchiaio, sgrullando le gocce rimaste. Chuuya osservò l’azione come se avesse dovuto suggerirgli qualcosa. 

“Quando ci sei tu di mezzo le cose finiscono sempre a scatafascio.”

“Dici? Allora alla salute!” Dazai fece un brindisi rivolto al rosso, per poi avvicinarsi il cocktail alle labbra.

Lo sguardo dell’altro registrò a rallentatore il gesto e l’implicazione. Con un secondo di ritardo, ma una prontezza che lo recuperò alla velocità della luce, il ragazzo si gettò sull’aspirante suicida, buttando a terra con una manata il becker. Questo rotolò sul tappeto, spargendo in giro il liquido e il suo odore sintetico. 

“Chuuya! Ci avevo messo un’ora per raggiungere l’equilibrio di ingredien-”

“Brutto stronzo, non ti suiciderai prima di questo compito del cazzo!”

 

 

L’aria nella stanza era irrespirabile. Chuuya fece di tutto per non darlo a vedere, ma continuò a trattenere il fiato. Si era già fatto scappare un mezzo colpo di tosse all’odore di fumo che appestava la sala, inspirando poi quello più dolce degli alcolici. L’enorme sala era costellata di decorazioni e suppellettili cinesi, piena di tavoli e sedie spaiati. L’ultimo luogo dove Chuuya pensava sarebbe potuto avvenire un incontro, per quanto informale, con il Boss di un’organizzazione alleata. Aveva perso il conto delle macchie in giro, nonostante il posto desse l’impressione di essere stato ripulito da cima a fondo. 

Oltre a loro, non c’era un’anima. Lui, Dazai, il Boss ospite. La guardia del corpo di quest’ultimo e Hirotsu erano alla zona bar a scambiare due chiacchiere davanti ad altrettanti bicchieri di whiskey. Chuuya sentì il desiderio profondo di mollare tutto, abbandonare il tavolo da gioco e raggiungerli. Ma come lo pensò, il veterano della Black Lizard gli lanciò un’occhiata come se avesse potuto sentire distintamente il suo pensiero. 

Chuuya tornò a fissare le carte che aveva in mano e a ingoiare una bestemmia. E poi una maledizione contro Dazai. Era sempre tutta colpa sua. Non era possibile che si ritrovasse in situazioni così assurde da quando lo conosceva. Il pensiero che tutta quella stronzata della partita amichevole con il Boss ospite fosse una sua trovata lo aveva sfiorato, fino a quando Mori stesso non gli aveva telefonato, chiedendogli se i preparativi stessero procedendo. Kouyou stessa gli aveva mandato un messaggio augurandogli di vincere - che detto da lei equivaleva a una risatina nascosta dalla manica e una pacca condiscendente sulla testa. 

Era fottuto. 

In balia di Dazai con la responsabilità della Port Mafia sulle spalle. 

Non ricordava neanche quanti giorni fossero passati da quando era stato tradito, ricattato e costretto a entrare nell’organizzazione. Dieci giorni? Due settimane? Un mese? 

“‘fanculo…”

“Pessima mano, giovanotto?”

Chuuya alzò lo sguardo come se avesse appena premuto sull’acceleratore pronto a schiantarsi contro un muro. Il suo cervello gli diede una schicchera e capì di aver dato fiato alla bocca invece di restarsene zitto. 

Fissò il Boss di fronte a lui per una manciata di secondi, poi abbassò gli occhi sulle carte. E che qualsiasi entità superiore gli fosse testimone, non riusciva davvero a credere a cosa stesse stringendo. 

“Se ci si concentra abbastanza si può intuire che carte abbia in mano.”

La voce melliflua di Dazai si infilò nel vuoto di parole del partner, facendo sorridere il Boss ospite. 

“Nuova assunzione?”

“Qualcosa del genere” commentò sempre l’aspirante suicida, per poi stirare un sorriso falsissimo al diretto interessato. “Tocca a te, da circa cinque minuti.”

Chuuya strinse le carte sentendo la carta spessa delle carte essere sul punto di accartocciarsi. 

“Non abbiamo fretta.” La risata grassa e bonaria del Boss riverberò nell’ambiente vuoto, facendo fremere Chuuya. “E’ pur sempre un gioco strategico, si starà facendo i suoi calcoli.”

Anche Dazai rise e il rosso fu sul punto di gettarsi sul tavolo per raggiungerlo al collo, strozzarlo e dargli finalmente la morte che cercava. 

“Io dubito che…”

Chuuya acchiappò una carta dalla propria mano e la sbatté sulla pila degli scarti. 

“Appunto” replicò altrettanto serafico Dazai, osservando la povera carta stropicciata e di traverso sulla piccola pila.

“Un sei rosso” commentò il Boss, annuendo compiaciuto. 

“... prevedibile” liquidò Dazai, ricambiando con un sei blu. 

Toccò al loro ospite e dopo Chuuya si ritrovò di nuovo da punto a capo. E iniziò a sentire un brutto brivido lungo la schiena, di quelli da risolvere prendendo a pugni tutti e poi andarsene. Ma l’unica mascella che avrebbe potuto colpire era quella di Dazai e l’occasione non si era ancora presentata. 

“Forse Uno è un gioco troppo complicato per te, eh? E dire che volevo fosse una partitina amichevole.” 

Ok, l’occasione era lì, così lì che l’occhiataccia che Chuuya rifilò al (prossimo defunto) partner fu accolta con una seconda risata divertita del Boss. 

“Mori-san ha scelto molto bene con chi accoppiarti.” 

Dazai fece la faccia schifata di qualcuno che aveva appena mandato giù una verdura amarissima. Chuuya lo ascoltò di striscio, buttando un’altra carta che calcolò di striscio solo per matcharla di colore con quell del Boss. Non riusciva proprio a credere che fosse tutto vero e reale. 

“Uhm.” Dazai inclinò la testa di lato, come a cambiare prospettiva per osservare meglio la carta lanciata da Chuuya. “Un cambio giro? Sei sicuro?” 

“Fottiti.”

“Mi piace proprio il ragazzino.” Il Boss ormai era l’unico che si stesse divertendo. Rispose con un colore semplice e poi con un gesto lasciò la metaforica palla a Dazai. “E’ uno a cui piace il rischio.”

Dazai annuì gravemente, come se il risultato dei rischi di Chuuya lo riguardasse in maniera diretta - e non fosse lui la catastrofe ambulante. 

“Uno dei tanti problemi di Chuuya è che non pensa abbastanza” sospirò e poi lo fece. 

Chuuya non ebbe il tempo di sbroccare con una risposta sonora, che vide incombere sulla pila degli scarti la carta più odiosa di tutte. 

Un più quattro troneggiò al centro del tavolo e nel silenzio che ne seguì. Questo fino a quando il Boss non ricominciò, di nuovo, a ridere e a fare battute sulla loro chimica - qualsiasi cosa fosse, Chuuya non lo registrò di striscio. 

Il tavolo tremò per una frazione di secondo. Quella in cui la gravità si riverberò dal rosso seguendo la linea della sua vena omicida, prontamente stronzata da un buffetto di Dazai al braccio. 

“Su su, sono solo quattro carte. E siamo all’inizio.”

Chuuya si incise nella mente di ammazzarlo quella notte stessa. Un cazzo Faremo questa partitina a carte e poi tutti a casa! Dazai non avrebbe visto l’alba del giorno dopo. 

“Sei uno Sgombro morto.”

“Sei proprio una Lumaca, pesca.” 

La mano di Chuuya si abbatté sul mazzo di carte e ne tirò su alcune.

“Te ne manca una, partner.”

E Dazai la pescò per lui. 

Chuuya ebbe solo la conferma di come tutto fosse una fottuta montatura del cazzo - o uno scherzo di così pessimo gusto - quando inserì la carta tra quelle in mano. E quando si accorse del messaggio che c’era scritto. 

Era un cambia colore. 

Ammetti che sono il miglior partner del mondo o pesca 25 carte.

Sotto, ancora più piccolo.

E sappi che il Boss qui è uno che ride e che scherza anche quando taglia la gola alla gente. E che Mori conta su di te per divertirlo.

“Problemi, partner? Ti devo rispiegare le regole?”

Fu una sera che Chuuya cancellò dalla memoria, ma fu anche quella in cui iniziò ad appuntarsi tutti i metodi con cui avrebbe potuto infliggere dolore e ammazzare quello stronzo di Dazai. 

Con la risata del Boss ospite a rimbombargli nelle orecchie - e con un rossore sulle gote a rendere tutto più imbarazzante, Chuuya iniziò a pescare una carta dopo l’altra, mantenendo un savoir faire per cui Dazai avrebbe riso per gli anni a venire. 

 

 

 
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COW-T 14, quarta settimana, M1

Prompt: formato copione

Numero parole: 10420

Rating: SAFE

Note: ho un gran mischione di ricordi sui capitoli vecchi di Conan. Non so di preciso che fine abbia fatto Araide, rammento tipo che lavorasse nell’infermeria della scuola di Ran… trova il tempo che trova. A me piaceva un sacco come personaggio, mi spiace che non torni mai. Per il resto… la mia self indugence dedicata di nuovo a Kaitou Kid, Ran e Conan.






INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - STANZA DI RAN - MATTINA

Kaitou Kid è da solo e osserva la rosa che ha regalato a Ran, mentre la sente trafficare fuori dalla stanza e infine chiudere la porta di casa. Il ragazzo fa sparire la rosa con un movimento della mano e recupera il cellulare dalla tasca della felpa. Osserva l’ora e la sua espressione si fa guardinga. Dopo qualche secondo, accenna un ghigno. 


KAITOU KID

È più forte di te origliare pur di sapere, eh, meitantei?


Conan spalanca la porta con un cipiglio furioso, ma controllato. Ha leggermente il fiatone.


KAITOU KID

Ti sei nascosto aspettando che Ran-hime uscisse? Sei davvero un gran attore!


CONAN

Che diavolo ti è saltato in mente di venire qui!? 


Kaitou Kid finge di mettersi più comodo. Passa una mano davanti al viso e quando la abbassa ha di nuovo il monocolo sull’occhio. Stira un mezzo sorriso irritante, anche se il resto dell’espressione ne simula una arresa. 


KAITOU KID

Non avevo molte opzioni e puoi biasimare anche te stesso se sono venuto a cercare aiuto qui. Tu e la tua ragazza vi prendeste cura della mia colomba, ora non è molto diverso.


Conan sembra sul punto di scoppiare, ma si trattiene. Gli si legge in viso il bisogno di sapere. 


CONAN 

L’altra sera ti hanno sparato.


KAITOU KID

Sì, sul tetto. Ogni tanto capita che ci sia qualche imbucato ai miei spettacoli, ma di solito riesco a occuparmene abbastanza facilmente. Stavolta li ho sottovalutati.

 

La furia sul viso di Conan sembra placarsi un poco e assomigliare di più a quella in cui il suo cervello si mette in funzione per ragionare. 


CONAN

Chi sono?

 

Si squadrano. È una domanda che implica parecchio e si guardano a vicenda perché significa mettere sul tavolo le proprie carte. 

Kaitou si rimette seduto, appoggiandosi contro la parete del letto e cercando di acquisire una posa rilassata, anche se si massaggia uno dei punti in cui si è fatto male con fare meditabondo. 


KAITOU KID

Meitantei, non pensi di avere già abbastanza problemi di tuo?


CONAN

Hai detto a Ran che avresti chiesto il mio aiuto.


KAITOU KID

Wow, dove e quando hai messo una cimice stamattina? Spii davvero la ragazza che ti coccola e ti nutre?


Conan arrossisce e fa un passo avanti minaccioso e Kaitou Kid alza le mani per scusarsi.


KAITOU KID

Ho detto a Ran-hime che avrei potuto chiedere il tuo aiuto, ma in un prossimo futuro, magari quando non avrai più questo piccolo problema


Fa un gesto che sottolinea la sua bassa statura. L’implicazione sembra cogliere Conan impreparato, ma dopo un attimo di tentennamento si riprende. Si mostra punto sul vivo e incrocia le braccia sulla difensiva. 


CONAN

Non mi serve essere grande per usare la testa e occuparmi di certe questioni.


KAITOU KID

Ah no, hai ampiamente dimostrato che sai cacciarti nei guai allo stesso modo. (ride) Anzi, forse riesci a venirne fuori anche meglio, sarà proprio perché ne sei all’altezza. Potrei provare anche io quello che hai preso tu.


CONAN

Non scherzarci!


Conan fa un ulteriore passo e ormai è arrivato al bordo del letto. È livido sul serio, tanto che Kaitou trasale e alza di nuovo le mani a difesa. 


KAITOU KID

Scusa, commento di troppo.

 

Conan cerca di calmarsi, ma la cosa gli brucia. 


CONAN

Chi ti ha ricucito? Non può essere stata Ran.


KAITOU KID

Anche lei ha i suoi complici. Alti, biondi, occhi chiari. Capisco le tue ragioni di tenerla a distanza, ma dovresti darle più credito.


CONAN

Non sono affari tuoi.


KAITOU KID

Hai ragione, ma non capisco come fai a essere indifferente alle sue lacrime.


Conan stringe i denti e i pugni. 


CONAN

Finché non sa è al sicuro.


Kaitou Kid lo squadra a lungo. 


KAITOU KID

... ne sei davvero certo? A me sembra che più affondi in questa storia, più tenerla all’oscuro finirà per farla inghiottire da quel nero a cui tanto dai la caccia.


Conan non risponde. Kaitou Kid si fa serio. 


KAITOU KID

Sai, non avevo pensato a una cosa. Se fossi io a offrirti il mio aiuto? 


CONAN

(sorpreso)

Cosa?


Kaitou Kid sorride, ma senza divertimento, più come se qualcosa nella sua mente stesse prendendo forma. 


KAITOU KID

Se fossi io a offrirti una mano per uscirne? Prima tu verrai fuori dal tuo guaio, prima potrò chiederti aiuto per il mio. Quindi sarebbe più utile, direi logico, che io aiuti te, che ne dici?


CONAN

No.


KAITOU KID

... wow, hai fatto in fretta a decidere. Almeno fingi di prendere la proposta in considerazione!


Conan distoglie lo sguardo. 


CONAN

Sei scaltro e bravo in quello che fai, ma questa gente non lascia scappare nessuno.

 

Kaitou è sorpreso.


KAITOU KID

Sei preoccupato che mi succeda qualcosa?


Conan guarda altrove. 


CONAN

Non voglio coinvolgere nessun altro.


Kaitou Kid assume un’espressione pensosa. 


KAITOU KID

Il tuo vicino di casa, quel professore, lo sa. Il Detective dell’Ovest idem. La bambina con i capelli castani ho capito che è nella tua stessa situazione… (Mentre lo dice, sta elencando sulle dita) Quel tipo che ora vive a casa tua ha un’ottima maschera addosso ed è chiaramente dalla tua parte. Se penso a chi gliel’ha applicata, questo non esclude Fujimine-san e di conseguenza tuo padre. E siamo già a sei persone a conoscenza del tuo segreto, tra cui un anziano, una bambina e i tuoi genitori. Non vorrei vantare di avere una piccola marcia in più grazie al mio hobby, ma penso che potrei esserti utile quanto loro.


Conan lo guarda scioccato e senza parole.


KAITOU KID

Non essere tanto sconvolto, anche io devo guardarmi le spalle. Sono abituato a osservare. Certo, non metto sempre insieme i pezzi in modo brillante come fai tu, quella per me è stregoneria, ma me la cavo. E lavoro di fantasia, meitantei, sennò non staremmo qui a parlare da pari (gli fa l’occhiolino). 


CONAN

(serio)

Questo non cambia niente.

 

Kaitou Kid sospira, passandosi una mano sul lato della faccia dove non ha il monocolo. 


KAITOU KID

È proprio difficile convincerti.


CONAN

Resti un criminale.


Kaitou Kid mette su un muso contrariato. 


KAITOU KID

Pensavo avessi ascoltato la conversazione che ho avuto con Ran-chan.


CONAN

Ci sono altri metodi.


KAITOU KID

Questo è il mio.

 

Si squadrano e, Kaitou Kid deve arrendersi, sono a un punto morto. Conan da a intendere che non vuole cedere sui propri principi. Kaitou Kid fa schioccare la lingua e alla fine decide di risdraiarsi a letto. 


CONAN

Ohi! Cosa credi di fare!? Devi andartene!


KAITOU KID

La prognosi dice che ho ancora qualche giorno di degenza e qui sto bene. La tua ragazza è molto premurosa.


Conan diventa rosso e si aggrappa al bordo del letto, come un cane che sta per abbaiare. 


CONAN

Non puoi restare qui!


Kaitou Kid tira più giù il bordo del cappuccio, coprendosi gli occhi, ma esibendo un sorriso scaltro.


KAITOU KID

Ammetto che il letto è stretto, ma è piacevole sentire il tepore e il buon profumo di Ran-hime circondarmi.


Conan diventa definitivamente rosso e livido al contempo, saltando sul letto e strattonandolo per una manica.


CONAN

Te ne devi andare immediatamente!


Kaitou Kid non si muove, voltando la testa verso la parete. 


KAITOU KID (modulando la voce come quella di Ran)

Conan-kun! Cosa stai facendo!?


Conan è preso alla sprovvista e trasale, voltandosi verso la porta. Quando si accorge che non c’è nessuno, si rigira verso il ladro e lo trova a sghignazzare vittorioso. Conan ha uno sguardo omicida. Kaitou Kid fischia impressionato. 


KAITOU KID

Sono fortunato che i tuoi principi ti tengano al guinzaglio.


Conan ricambia con un’espressione che non promette nulla di buono.


CONAN

Non sei l’unico che può imitare le voci. Mi basterà una telefonata a Nakamori-keibu con la voce di Kogoro-ojisan per farti arrestare! 


Kaitou Kid sbuffa e si leva il cappuccio per poi passarsi le mani nei capelli e sistemarli alla Shinichi, senza togliersi il monocolo però. 


KAITOU KID

(malizioso)

Chissà cosa dirà il tuo futuro suocero a trovarti nel letto di sua figlia?


Conan sbianca.


CONAN

Non oseresti.


KAITOU KID

Sarebbe molto divertente vedere quali ripercussioni ci sarebbero in futuro.


(fuori campo) Qualcuno si schiarisce la voce dalla porta con un colpo di tosse. Sia Conan sia Kaitou Kid saltano spaventati, per poi girarsi e trovare sull’uscio il dottor Araide. Kaitou Kid fa sparire il monocolo. 


ARAIDE

Scusate l’intrusione… 


Araide ha l’espressione di qualcuno che cerca di cogliere qualcosa oltre le apparenze, ma alla fine guarda Conan. 


ARAIDE

Me lo sentivo che non saresti rimasto all’oscuro ancora per molto.

 

Conan è preso in contropiede. 


CONAN

C-cosa fa lei qui? (dà subito l’idea di realizzare, ripensando alla battuta di Kaitou Kid (V.O.) sui complici di Ran “Alti, biondi, occhi chiari”). È stato lei ad aiutare Ka- (Kaitou Kid gli da un pizzicotto) S-Shinichi-niichan?


Araide entra e appoggia la borsa sulla scrivania di Ran. 


ARAIDE

Ran mi ha chiamato l’altra sera, era molto preoccupata e a ragione.


Araide guarda negli occhi Kaitou Kid, poi di nuovo Conan. 


ARAIDE 

Kudou-kun ha rischiato parecchio, ma Ran è stata brava a prestargli il primo soccorso. Non voleva dirti niente per non farti preoccupare.

  

Conan annuisce, anche se rigido, scambiando uno sguardo con Kaitou Kid. Poi torna a rivolgersi ad Araide.


CONAN

Come ha fatto a entrare?

 

Araide è in imbarazzo. 


ARAIDE

Ran mi ha lasciato una copia delle chiavi. Oggi intendo restituirle.


CONAN

Quindi Shinichi-niichan sta meglio? Può tornarsene a casa sua?

 

Araide accenna un sorriso divertito, mentre inizia a tirare fuori gli strumenti da medico. 


ARAIDE

Sembri quasi geloso, Conan-kun.


Conan non fa niente per nascondere la propria espressione piccata mentre Kaitou Kid sghignazza, scompigliandogli i capelli. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Lo è davvero! Si sa come sono i bambini, si prendono queste cotte per chi è premuroso nei loro confronti.


Conan sembra sul punto di morderlo. Araide si avvicina con i guanti sulle mani, aiutando Shinichi (Kaitou Kid) a togliersi la felpa. 


ARAIDE

Ran è una brava persona, Conan-kun è fortunato che sia lei a occuparsi di lui.


Kaitou Kid annuisce, risistemandosi i capelli che sembrano voler tornare al loro stato selvaggio di base. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Ha ragione, Conan è proprio fortunato.

 

Araide lo guarda senza capire. 


ARAIDE

Non per farmi gli affari vostri, ma da quello che ho sentito da Suzuki-san… tu e Ran vi state frequentando ufficialmente, o sbaglio?


Sulla fronte di Conan spunta una vena di avvertimento mentre guarda Kaitou Kid nerissimo. Il ladro nicchia un po’. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Sì… be’, al momento le cose sono un po’ complicate per via dei miei casi…


Araide si fa serio mentre toglie la medicazione del giorno prima. Conan punta l’attenzione su questa, facendosi serio a sua volta mentre constata i danni e da l’idea di farsi i suoi ragionamenti mentali sulla dinamica. 


ARAIDE

Kudou-kun, so che da un po’ di tempo sei coinvolto in qualcosa di pericoloso, tanto che preferisci passare per morto… non intendo mettere in dubbio quello che stai facendo, ma è inevitabile pensare che dovresti chiedere aiuto a qualcuno.


Il dottore incrocia lo sguardo di Shinichi (Kaitou Kid), per poi riabbassarlo. È più forte di Kaitou Kid lanciare un’occhiata a Conan, che sa che quelle parole sono rivolte a lui. 


ARAIDE

Non voglio farti il discorso da persona adulta, faccio fatica anche io a considerarmi tale a volte, ma sono preoccupato per la tua salute. Qualcuno ti ha sparato e sei stato fortunato che non sia stato più grave di così… ma qualcuno lo sa cosa hai rischiato? C’è qualcuno che ti sta aiutando? Ran era sinceramente preoccupata e… addolorata di non sapere cosa stai facendo.


Conan si morde il labbro, guardando da un’altra parte. Araide è concentrato sulla ferita per accorgersi della sua espressione. Kaitou Kid invece la osserva pienamente. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Sì, qualcuno mi sta aiutando, ma è molto complicato. Sto cercando di capire anche io quanto profonda e nera sia questa faccenda, per questo sono cauto nel chiedere aiuto. Non voglio rischiare di coinvolgere altri. Non voglio che Ran rischi, anche se…


ARAIDE

(serio)

Anche se sarebbe la tua alleata numero uno.


Kaitou Kid tace e Conan stringe i pugni, oscurando l’espressione. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

(mormora)

Ho paura di perderla.


Araide annuisce, mentre pulisce la ferita.


ARAIDE

Lo capisco e vorrei dirti che è un desiderio legittimo. Tuttavia, le cose non vanno come uno spera o si impegna a fare. Conan lo sa. Anche lui è rimasto coinvolto in un tentativo di rapimento e da parte di qualcuno che aveva preso le mie sembianze (scuote la testa). 

Mi hanno detto che anche Ran è si è trovata presa in mezzo a questa faccenda, salvando Haibara-chan. Sono state fortunate, non sapevano che pericolo stessero correndo. Non del tutto, credo.


Il dottore sospira sconsolato, guardando in viso Shinichi (Kaitou Kid).


ARAIDE 

A volte la troppa cautela rischia di fare più danni perché niente è davvero prevedibile. Non voglio spingerti a parlarle e coinvolgerla in tutto, ma se almeno sapesse che tipo di pericolo stai correndo, potrebbe, credo, sapere cosa fare nel caso si ritrovi di nuovo coinvolta in qualcosa. Saprebbe a chi chiedere aiuto o di chi fidarsi (si volta a recuperare alcune cose dalla valigetta da medico).

Io stesso sono confuso, perché a sentir parlare le persone che hanno interagito con chi si è spacciato per me non sembrava avere davvero cattive intenzioni… ma se è stato così bravo a impersonarmi, devo pensare che il pericolo non sia da sottovalutare, o anzi, che la questione sia più insidiosa di quello che uno può immaginare.


Ad Araide cade l’occhio su Conan e si accorge che il suo viso si è adombrato e si sente in colpa. 


ARAIDE

Scusami, non volevo finire col dire cose così pesanti. A volte mi dimentico che sei solo un bambino.


Conan si sforza di mettere su un’espressione più spensierata. 


CONAN

Ho avuto paura quella volta, ma per fortuna mi hanno trovato in tempo ed è finita bene.


Araide annuisce. 


ARAIDE

Già.

 

Conan poi guarda Kaitou Kid che è rimasto in silenzioso ascolto, anche se negli occhi ha la stessa proposta di aiuto di prima, ma Conan è ancora restio. 


CONAN

Sono certo che Shinichi-niichan sa quello che sta facendo, per questo… per adesso non sta dicendo niente a nessuno.


Il suo tono non è convinto, ma Kaitou Kid chiude gli occhi e torna a rivolgersi ad Araide. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Penserò alle sue parole, Araide-sensei. Grazie.


Araide annuisce.


ARAIDE

Se avessi bisogno di aiuto… non esitare a chiamarmi. E se ti servisse qualcuno di più competente, potresti provare a cercare Jodie Saitmillion. Conan l’ha conosciuta, per un po’ è stata insegnante della classe di Ran, ma è un’agente dell’FBI ed è stata lei a smascherare chi mi stava impersonando.


Kaitou Kid rimane stupito. Conan non ha fatto in tempo a fermare Araide dal parlare. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

L’FBI è coinvolta, eh? Deve essere stato un tentativo di rapimento davvero pericoloso.


Il dottore è stupito.


ARAIDE

Ran non te ne ha parlato?


SHINICHI (Kaitou Kid)

Questo dettaglio deve esserle sfuggito.


Il dottore lo riguarda di nuovo come se non fosse convinto di qualcosa. 


ARAIDE

Avete davvero bisogno di parlare.


SHINICHI (Kaitou Kid)

Già.


Il dottore finisce di medicare Kaitou. 


SHINICHI (Kaitou Kid)

Tra quanto potrò ricominciare a muovermi?


ARAIDE

Stai guarendo piuttosto in fretta, è davvero sorprendente. Penso un paio di giorni. Ma devi continuare a riposarti.


CONAN

(sbuffando)

Secondo me è già capace di camminare.


Araide ride del tono geloso. 


ARAIDE

Sì, ma avrebbe bisogno di un aiuto e non dovrebbe sforzarsi (poi si guarda intorno). Anche se capisco che questa sistemazione non sia il massimo.


Torna a guardare Kaitou negli occhi, con una sorta di riprovero.


ARAIDE

Tra medico e paziente vige il segreto professionale e anche Ran mi ha chiesto di tacere, ma nascondere la tua presenza al detective Mouri, soprattutto il fatto che stai in camera della figlia, non è… (sospira). Non voglio farti la paternale.

 

CONAN

(indefesso)

Hai sentito Araide-sensei? Devi sloggiare da qui.


ARAIDE

Conan-kun! Non intendevo questo!


SHINICHI (Kaitou Kid)

(sbuffando)

Due giorni, nanerottolo, e poi me ne vado. Puoi avere la pazienza di aspettare che guarisca?


Conan incrocia le braccia ma non aggiunge altro. Il dottore passa lo sguardo dall’uno all'altro. 


ARAIDE

Mi ero immaginato andaste più d’accordo (poi si rivolge direttamente al bambino). Conan-kun, ti dispiace andare in bagno e far scorrere un po’ l’acqua calda? Prima di andare via vorrei aiutare Kudou-kun a lavarsi.


SHINICHI (Kaitou Kid)

Grazie, ma non c’è bisogno, posso provarci da solo.


CONAN

Vedi che allora puoi andartene?


ARAIDE

(tono più incisivo)

Ora basta. Conan, per piacere.


Conan rotea gli occhi e va in bagno. Rimasti soli, il dottore si rivolge al detective (ladro).


ARAIDE

Non lo capisco. A volte sembra un bambino, a volte un adulto, a volte-


SHINICHI (Kaitou Kid)

Un adolescente problematico.


Il dottore lo guarda sorpreso e un po’ divertito. 


ARAIDE

Come te, Kudou-kun. È molto sveglio.


SHINICHI (Kaitou Kid) 

Non c’è da fidarsi dei bambini di oggi.

 

Il dottore ride sinceramente divertito. 



(STACCO)



Araide e Conan, anche se di malavoglia, aiutano Shinichi (Kaitou Kid) a lavarsi con una spugnetta e a rivestirsi. Al termine, il ragazzo sembra molto affaticato.

 

ARAIDE

Hai davvero bisogno di riposarti. Sei riuscito a dormire con gli antidolorifici?


SHINICHI (Kaitou Kid)

Abbastanza.


ARAIDE

Continuo a essere dell’opinione che dovrei portarti in clinica per degli accertamenti. Ho uno studio anche in casa, se non ti fidi a farti vedere in giro. Possiamo combinarci nel modo che preferisci, ma vorrei essere sicuro che non ci siano ricadute.

 

Il ragazzo gli sorride grato.


ARAIDE

Lei è molto gentile. Ho il suo numero, la chiamerò.


Araide annuisce e si alza per sistemare le proprie cose, mentre Kaitou Kid si ristende. 


ARAIDE

Se dovesse venirti la febbre chiamami subito. Se è soltanto alterazione va bene, prendi l’antibiotico che ti ho lasciato, ma se si alza dovete chiamarmi, ok? (guarda anche verso il bambino)


Kaitou fa un gesto di ok con la mano. Araide fa per andarsene ma si ferma sulla porta. 


ARAIDE

Immagino che la polizia non sappia niente e non saprà, vero?

 

Kaitou Kid fa segno di no con la testa.


CONAN

Penso che Shinichi-niichan non abbia abbastanza prove da portare alla polizia per aprire un’indagine che inchiodi subito chi gli ha sparato. Rischierebbe di essere solo esposto.

 

Il dottore lo guarda, anche se dubbioso.


ARAIDE

Conan-kun, da grande vuoi davvero diventare anche tu un detective, eh?


Conan imbastisce un sorriso, portandosi le mani dietro la testa. 


CONAN

(ride, tirato)

Penso di sì.


ARAIDE

Cerca di goderti un po’ l’infanzia almeno. Intanto… se resti con Kudou-kun controlla che mangi qualcosa e chiamami in caso ci sia qualcosa che non va.


CONAN

(tono di malavoglia)

Lo farò.

 

Il dottore si fruga in tasca e poi si china per riconsegnargli il doppio delle chiavi. 


ARAIDE

Visto che ora anche tu sai, se dovessi tornare mi aprirai tu.


(STACCO)


Il dottore si congeda con un ultimo cenno di saluto. Conan sbuffa dopo aver chiuso la porta dell’appartamento. È visibilmente provato dalla conversazione indiretta. 

Mentre torna verso la camera di Ran, tira fuori il cellulare. Il display mostra un sacco di messaggi da parte degli altri Detective Boys e di Haibara che vuole sapere la situazione. Ignora tutto e se lo rimette in tasca. Varca la soglia della stanza.


CONAN

Ehi-


Conan si blocca e poi sospira. Avvicinandosi al letto, constata che Kaitou Kid si è addormentato. Il bambino si scompiglia i capelli, imprecando, spegnendo la luce e chiudendo la porta. 




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - INGRESSO/SOGGIORNO - MEZZOGIORNO

La porta di casa si apre piano piano e Ran fa per entrare, cercando di fare il minimo rumore.


CONAN

(simulando un tono sorpreso)

Ran-neechan! Sei già tornata?


Ran sobbalza e quasi le cadono le chiavi di casa. 


RAN

C-Conan-kun, cosa fai qui? Non dovevi essere dal professor Agasa? 


Conan si stringe nelle spalle.


CONAN

Mi ero dimenticato una cosa a casa… (fa spallucce) Ma! Non sapevo che Shinichi-niichan fosse tornato! 


Ran lancia un’occhiata preoccupata alla porta della propria camera, mentre Conan le gira intorno.


CONAN

Perché non me l’hai detto? Eh? Neanche a Kogoro-ojisan…


Ran si accuccia e gli appoggia il palmo sulla bocca per farlo tacere. Allunga l’orecchio per ascoltare se ci sono rumori provenienti dalla propria camera. Dopo un attimo si sente una voce.


SHINICHI (Kaitou Kid)

Sono sveglio. Conan è stato davvero un angioletto. 


La ragazza corruga la fronte fissando il bambino. 


RAN

Gli hai dato fastidio?


Conan ricambia con un’espressione testarda e un po’ offesa, portandosi le mani dietro la testa. 


CONAN

… no. (non la guarda) Ho visto che non sta bene. È venuto il dottor Araide a visitarlo.


Ran si rialza e va verso la camera. Entra facendo piano. L’ambiente è in penombra e Kaitou Kid è ancora nel suo angolo di letto. Dietro di lei, Conan la segue con aria scocciata e resta a osservare la ragazza che si libera della borsa sulla scrivania per poi raggiungere il letto e constatare le condizioni del falso Shinichi. 

Kaitou Kid ha i capelli arruffati dal sonno che spuntano dal cappuccio. Apre gli occhi con un grugnito e sembra affaticato e un po’ sofferente. Ran gli appoggia una mano sulla fronte. 


RAN

Non sembra ci sia febbre.


KAITOU KID

(non imitando davvero più Shinichi)

Nah… ma l’effetto dell’antidolorifico è finito (sbuffa, agitandosi un poco, anche se questo gli provoca delle smorfie). Non è la sensazione più piacevole del mondo.

 

Ran controlla l’orologio. 


RAN

Ti preparo qualcosa da mangiare così puoi prenderne un altro.


Kaitou tenta di dire qualcosa, ma alla fine si limita ad annuire e mormora un ringraziamento. La ragazza prende Conan per la mano e lo trascina fuori dalla camera, andando verso la cucina. 




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - CUCINA - MEZZOGIORNO

Ran ha lasciato la mano di Conan per aprire il frigo e tirare fuori qualche ingrediente. 


RAN

Sei rimasto per la visita di Araide-sensei?

 

CONAN

… sì. 


Conan la aiuta con le cose, ma ha ancora una faccia restia ad accettare la situazione. La ragazza non gli presta attenzione.


RAN

Che cosa ha detto? Come sta?


CONAN

(sbuffa)

Dice che gli ci vorranno almeno altri due giorni di riposo perché stia in piedi.


RAN

Mmmh… solo due giorni?


CONAN

(lamentoso)

Già! E non dovrebbe rimanere nella tua stanza! E se Kogoro-ojisan lo scoprisse?  


Ran diventa rossa, ma continua a tagliare le verdure. 


RAN

È meglio che papà non lo sappia, ma non possiamo spostarlo da nessun’altra parte.


CONAN

Però…! 


Ran sembra in difficoltà e anche un po’ confusa lei stessa.


RAN

È una situazione strana, lo so, ma per adesso è l’unica soluzione.


CONAN

Possiamo trovarne un’altra! 


RAN

(esasperata)

Insomma, perché a volte hai questi comportamenti così infantili, Conan-kun? Hanno sparato a… (tentenna) a Shinichi. È una situazione delicata e dobbiamo mantenere il segreto. 


CONAN

(borbotta)

Ok… ma è nel tuo letto…


Ran sbuffa e sbatte il coltello sul tagliere con frustrazione e stanchezza.


RAN

Quando insisti in questo modo proprio non ti capisco, sembri così… così adulto ogni volta che si presenta un caso! Ora invece non ti rendi conto che c’è una persona che è stata ferita e ha bisogno di aiuto e riposo!


Conan abbassa lo sguardo, mortificato.


CONAN

Scusa, Ran… Ran-neechan…


Ran lo guarda e si sente in colpa, abbassandosi alla sua altezza.


RAN

Scusami, non volevo alzare la voce. Sono solo stanca e… preoccupata.


CONAN

Non devi. Araide-sensei dice che sta guarendo in fretta.


L’espressione di Ran però non abbandona però i sentimenti negativi.


RAN

È una buona notizia. Sono contenta.


Conan le poggia una mano sulla guancia. 


CONAN

Ran-neechan?


RAN

Conan-kun… secondo te… è giusto che Shinichi abbia tutti questi segreti nei miei confronti?


Conan si sente colpito in pieno peggio di uno schiaffo. Lo sa che Ran sa che nella sua camera c’è Kaitou e non Shinichi, quindi gli fa anche più male perché sa che si sta riferendo proprio a lui stesso. 


RAN

Se venisse ferito… se venisse ferito davvero gravemente, io probabilmente non lo verrei a sapere. Andrebbe da qualcun altro, qualcuno a conoscenza di quello che sta facendo, non da me, ma io… se gli succedesse qualcosa… (singhiozza) 


CONAN

Ran…


RAN

Sarebbe facile dire che vorrei solo aiutarlo… ma la verità è che non sapere sta diventando troppo pesante. Pensi che sia egoista?

 

Conan è spiazzato e non sa cosa rispondere. La sua mano si aggrappa alla manica di Ran perché pensa di non poter reggere lui stesso. Ran lo interpreta come il gesto di un bambino alla fine.

La ragazza si asciuga le lacrime per poi prendere un respiro profondo. 


RAN

Scusa lo sfogo.


CONAN

No… non devi chiedere scusa…


CONAN (V.O.)

Sono io a doverlo fare, Ran…


RAN

Ecco, vedi? (sorride tristemente) Sembri di nuovo parlare come un adulto (ride con amarezza). Se avessi dieci anni di più verrei a farmi consolare da te e manderei Shinichi a quel paese (ride).


Prende un altro respiro profondo e riprende il controllo della situazione. 


RAN

Ora Shinichi è di là e ha bisogno che qualcuno gli stia vicino e, soprattutto, deve mandare giù qualcosa per gli antidolorifici.


Guarda verso Conan e gli fa una carezza tra i capelli. 


RAN

Ho capito che questa situazione non ti piace… ma mi puoi aiutare? 


Conan annuisce più accondiscendente rispetto a prima.


RAN

Grazie. Intanto gli porteresti un bicchiere e una bottiglia d’acqua? Assicurati che beva, non penso lo stia facendo abbastanza.




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - STANZA DI RAN - MEZZOGIORNO

Conan riapre la porta della camera portandosi sottobraccio la bottiglia d’acqua e in mano un bicchiere. Sa di strascinare i passi, perché non riesce del tutto ad accettare la situazione, ma il discorso di Ran gli ha fatto male. Sospira. 

Guarda verso il letto e osserva Kaitou Kid. Nonostante la poca luce, si accorge che si è rigirato di nuovo. Anche il ragazzo lo nota.


KAITOU KID

Meitantei… non sono qui per mettere zizzania tra te e la tua bella… 


Conan lo ignora. Appoggia la bottiglia e il bicchiere sul letto, per poi arrampicarsi e farsi più vicino. Poggia la mano sulla fronte del più grande, ma conferma che non c’è febbre. Poi si sposta abbastanza per afferrare il bordo della felpa indossata dal ladro e tirarla su fino a scoprire la medicazione. Il grande cerotto è sfumato di rosso. Il ragazzo mugugna contrariato.


KAITOU KID

Mi fai il solletico. 


CONAN

Il pranzo arriverà tra poco, riesci a sederti? E dove sono gli antidolorifici?


Kaitou guarda verso la testata del letto e Conan recupera le due scatole, prendendo i foglietti illustrativi. 


CONAN

Quanto dolore senti da uno a dieci?


KAITOU KID

… venti? Ma tengo duro. 


Conan ripensa alle parole di Ran.


RAN (V.O.)

C’è una persona che è stata ferita e ha bisogno di aiuto e riposo. 


Conan si scompiglia i capelli scocciato. 


CONAN

(serio)

Dovresti davvero considerare un breve ricovero.


KAITOU KID

Tranquillo, me ne andrò quanto prima. Ho capito che mi vuoi il più lontano possibile dalla tua lei.


CONAN

(sospirando)

Stupido, non intendevo quello. Se ti venisse la febbre potresti avere un’infezione e la questione potrebbe diventare più grave.


KAITOU KID

(ridacchia)

Ora ti preoccupi?


Conan tace e raccoglie i pensieri. 


CONAN

Avere le dimensioni di un bambino di sei anni fa schifo.

 

Kaitou Kid lo guarda con tanto d’occhi senza sapere cosa dire. Conan non ricambia, ma recupera la bottiglia e il bicchiere, riempiendolo e porgendoglielo. 


CONAN

Devi idratarti.


KAITOU KID

(ridacchiando)

Un bambino direbbe Oniichan, devi bere o starai ancora più male! (lo dice imitando una vocetta infantile) 


Conan non gli risparmia un’occhiataccia, pentendosi della confessione che voleva essere un po’ una mano tesa. 


CONAN

Muori.


KAITOU KID

No, che poi ti mancherei.


Il bambino prende un lungo respiro per ricalibrarsi.


CONAN

Non è che hai recuperato il proiettile o il bossolo del colpo che ti hanno sparato?


KAITOU KID

Non è stato proprio il primo pensiero che mi ha sfiorato quando mi hanno colpito. Ero un attimo impegnato a cercare di capire se sarei morto lì o in mezzo alla strada dissanguandomi.


CONAN

Non c’è bisogno di essere tanto sarcastici.


KAITOU KID

Fammi delle domande più umane allora!


Conan gli prende il bicchiere dalle mani e glielo ri-riempie.


CONAN

Bevi. Oniichan.


Kaitou Kid rischia di strozzarsi, ridendo. 


CONAN

Ricordo che era presente anche un altro detective. Hakuba-san.


Kaitou è scosso da un brivido che maschera nel sorso d’acqua. A Conan non sfugge e lo guarda con insistenza. 


KAITOU KID

Diciamo che è un tipo fissato con… me.


CONAN

(con aria pensierosa)

Ricordo che era presente al caso della Villa del Crepuscolo. Avevano chiamato lui perché non erano riusciti a reperire me. E anche un’altra volta durante una finta sfida tra detective nel risolvere un caso di omicidio…


KAITOU KID

I vostri divertimenti sono così macabri, ci pensate mai?


CONAN

Lui potrebbe aver trovato qualche indizio utile.


KAITOU KID

(sospira)

Spero non abbia seguito le mie tracce fino a qui. Non ho alcuna voglia di discuterci.


Conan lo guarda scettico. 


CONAN

Non vuoi stanare la gente che ti ha sparato?


Kaitou fa un sorriso stanco. 


KAITOU KID

Sinceramente ora vorrei solo rimettermi in piedi e lasciarmi alle spalle quello che è successo.


Conan non capisce davvero, ma quando riapre bocca per insistere, di nuovo le parole di Ran gli risuonano nelle orecchie. 


CONAN

… hai bisogno di riposo.


KAITOU KID

Ran-hime ti ha strigliato per bene, eh?


In quel momento la porta si scosta ed entra Ran con un vassoio. Sembra un po’ più tranquilla. 


RAN

Mi avete nominata? Di che parlavate?


CONAN

Nulla, nulla…


SHINICHI (Kaitou Kid)

(ghignando)

Conan mi diceva di quanto gli piace fare il bagno con te! (gli punzecchia una guancia) Lo stavo rimproverando perché ormai è un ometto e può fare da solo.

 

Conan lo fulmina con uno sguardo mentre Ran ride, anche se un po’ rossa. 


RAN

Mi piace lavargli i capelli, mi dispiacerebbe non farlo.


Conan avampa. 


CONAN

A-Anche a me piace.


Kaitou Kid lo guarda con un risolino malizioso e saputello. Intanto Ran sistema il vassoio sul letto. Ci sono tutte e tre le porzioni per il pranzo. La ragazza si rivolge al ladro.


RAN

Riesci ad alzarti?


Kaitou Kid si mette il più comodo possibile mentre Ran e Conan gli sistemano un paio di cuscini dietro la schiena. Ha ancora il cappuccio ad adombrargli il viso, ma non si preoccupa più di simulare troppo di essere Shinichi. 


KAITOU KID

Servito e riverito. Mi piace.


Ran e Conan sbuffano. La prima ride, il secondo solleva gli occhi al soffitto. I tre iniziano a mangiare in silenzio. L’atmosfera non è tesa, ma c’è qualche occhiata lanciata qui e lì. 


RAN

(mormora)

Sembra quasi di stare in campeggio (arrossisce). Insomma, stiamo mangiando dove capita… e questa penombra è rilassante e, oh? Ha iniziato a piovere? 


KAITOU KID

(sorridendole)

Non sono mai stato in campeggio, è così di solito? 


RAN

Conan ci va spesso con i suoi amici. Anche se pure in quelle occasioni si cacciano nei guai…


Il bambino incassa la testa tra le spalle e il ladro gli lancia un’occhiata divertita. 


KAITOU KID

Conan non è proprio il ragazzino più fortunato al mondo, eh?


Conan si mostra scontento, ma ha la bocca occupata a masticare e non può rispondere. 


RAN

Quella volta che sei andato in campeggio e ti hanno sparato… è stato terribile.


KAITOU KID

Decisamente un bambino sfortunato.


CONAN

È acqua passata…



(STACCO)



Hanno finito di mangiare e Kaitou riprende gli antidolorifici con un sospiro stanco. 


KAITOU KID

(sbadiglia)

Era squisito.


Ran è contagiata a sua volta, mentre si stropiccia un occhio. 


RAN

Hai bisogno di riposarti.


KAITOU KID

(ridacchia)

Senti chi parla.


Conan grugnisce, ripalesando la propria presenza anche se è andato a portare le cose in cucina. Ran gli dà distrattamente una carezza sulla testa che lo placa subito. Poi la ragazza si alza, spingendolo fuori. Si ferma sull’uscio, rivolgendosi al ladro.


RAN

Se hai bisogno di qualcosa chiamaci


Kaitou Kid si sta sdraiando e le fa un cenno di ok con la mano. Ran chiude la porta. 

Conan è di fianco a lei e le rivolge tutta la propria attenzione, ammorbidendo l’espressione al punto da sembrare dispiaciuto. Le prende una mano con la propria


CONAN 

Sei davvero stanca, Ren-neechan.


RAN

Sono state due nottate lunghe… (sussurra) Per un attimo ho temuto che sarebbe morto mentre cercavo di aiutarlo.


Il bambino le stringe la mano. 


CONAN

Starà bene (sorride rassicurante). Ha la pelle dura! (si fa serio) Ora però devi riposare! Vieni!


Conan la guida verso la stanza di Kogoro e si premura di farla stendere a letto. La ragazza sbadiglia di nuovo e si stende, già con gli occhi chiusi. Il bambino le sistema la coperta sopra. 


CONAN

Riposati, Ran-neechan. Se c’è qualcosa da fare ci penso io… 


Ran lo afferra per il polso.


RAN

Resta. 


La ragazza ha gli occhi chiusi e non nota come le guance di Conan si siano colorate di rosa. 


RAN

(sempre a occhi chiusi)

Resta qui con me…


Il bambino si guarda alle spalle, verso la porta rimasta aperta. Dal salotto non si sente nulla. C’è il vago rumore della pioggia esterna, ma il resto della casa è silente. Torna a scrutare il viso di Ran. Lei ha ancora la mano a tenerlo, anche se la presa si sta affievolendo. La sente mormorare di nuovo “Resta”. 

Facendo piano, Conan si arrampica sul letto vicino a Ran. Lei, come un gesto automatico, lo stringe tra le braccia. Il bambino sente il suo respiro farsi man mano regolare. 

Conan si sfila gli occhiali e li appoggia di fianco a sé, per poi chiedere gli occhi e ricambiare la stretta della ragazza.


CONAN (V.O)

Tornerò Ran, te lo prometto. E resterò. 



FINE PRIMA PARTE


sidralake: (Default)
 

COW-T 14, quarta settimana, M1

Prompt: formato copione

Numero parole: 10420

Rating: SAFE

Note: ho un gran mischione di ricordi sui capitoli vecchi di Conan. Non so di preciso che fine abbia fatto Araide, rammento tipo che lavorasse nell’infermeria della scuola di Ran… trova il tempo che trova. A me piaceva un sacco come personaggio, mi spiace che non torni mai. Per il resto… la mia self indugence dedicata di nuovo a Kaitou Kid, Ran e Conan. 






INTERNO - AGENZIA INVESTIGATIVA MOURI - NOTTE

Addossato al muro, seduto sul pavimento della stanza, KAITOU KID sta sanguinando per una ferita all’addome. Prende il cellulare e fa partire una chiamata. 


RAN

Pronto?


KAITOU KID

(voce impostata a imitare KUDOU SHINICHI)

Ran… sono… sono di sotto… nell’agenzia di tuo padre.


RAN

Shinichi…? È tardi, va tutto bene?


KAITOU KID

(si lamenta e si muove involontariamente per una fitta di dolore)

Scusa per… per l’improvvisata…

Ho… ho bisogno di aiuto…


RAN

(La voce è allarmata)

Shinichi! Cos’è successo?!


KAITOU KID

(voce impostata)

Sono di sotto… 

(affanno)

Ho bisogno…


RAN

Arrivo!




INGRESSO AGENZIA INVESTIGATIVA - PENOMBRA, LUCI ESTERNE DALLA STRADA

Ran apre la porta ed entra dentro guardandosi intorno. È pallida e visibilmente preoccupata. 


KAITOU KID

Ran… sono qui…


Ran volta la testa nella direzione della voce. Si precipita verso Kaitou Kid. Ran si blocca e realizza che non è SHINICHI. Momento di stasi. Si porta una mano sulla bocca, poi si inginocchia di fianco a lui.


KAITOU KID

(sorride affaticato)

Scusa per l’inganno, principessa…


RAN

(fissa il sangue)

Oddio… sei ferito! Ti hanno sparato? Devo chiamare un’ambulanza!


Ran estrae il cellulare. Kaitou Kid le blocca la mano. 


KAITOU KID

Niente ambulanza… niente polizia… 


Sguardo teso tra i due. Kaitou Kid sorride, ma la supplica di rispettare la sua volontà. Ran è molto combattuta. 

Ran si alza, esce di scena e ritorna con in mano una cassetta di pronto soccorso e un asciugamano. Preme quest’ultimo sull’addome di Kaitou Kid e lui geme. 

Ran riprende il cellulare e digita un messaggio. Kaitou le afferra di nuovo la mano prima che lo invii. 


KAITOU KID

Se avverti qualcuno… mi metti nei guai…


RAN

(voce ferma, anche se in viso è molto tesa)

Devo sapere quanto tempo abbiamo prima che mio padre e Conan tornino a casa. 


Kaitou Kid annuisce e la lascia andare. 

Risposta sullo schermo del cellulare:


CONAN

Stiamo cercando Kid. È scappato, ma era ferito.

Non so quanto ci vorrà a trovarlo. 


Ran mostra il messaggio a Kaitou Kid. Lui annuisce di nuovo, ma le trattiene la mano.


KAITOU KID

(sorride stanco)

Se non gli rispondi… si insospettirà.


Si scambiano uno sguardo di intesa. Ran digita una risposta.


RAN

Non fate troppo tardi. Domani hai la scuola.

Avvertimi quando state per tornare.


CONAN

Va bene!


Ran mette via il cellulare e apre la cassetta del pronto soccorso. Con l’aiuto di Kaitou Kid gli apre la camicia. Ran è sgomenta alla vista del sangue e del foro di proiettile. Kaitou Kid è molto pallido.


RAN

Io… io non so cosa fare… 


KAITOU KID

(stringe i denti e cerca di tirarsi su)

Non posso… togliermi la maschera così.

(tenta di ridere, ma tossisce. Torna serio.)

Non posso andare in ospedale. Ho bisogno di più tempo…


RAN

(a tratti confusa)

Rischi di morire così! Hai bisogno di un medico!

(scuote la testa, sembra sul punto di piangere)

Shinichi saprebbe cosa fare…


KAITOU KID

Ehi… Sei piena di risorse, principessa… Sono venuto qui perché mi fido di te… e… stai tranquilla… non ho intenzione di morire qui tra le tue braccia… anche se sarebbe molto romantico…


RAN

Non scherzare! Non…


Ran si blocca. Ha l’espressione di chi ha avuto un’idea. Riprende il cellulare. 


RAN

Posso chiamare il dottor Araide… lui è… è una persona affidabile.


Ran guarda Kaitou Kid in viso cercando la sua approvazione. 


KAITOU KID

(mentre le stringe la mano)

Mi fido di te. 

Ma ho una condizione… Se accetta… prima che arrivi mi devi aiutare… a sembrare qualcun altro. 




INTERNO - AGENZIA INVESTIGATIVA - NOTTE

La stanza è illuminata da una piccola lampada puntata direttamente su Kaitou Kid.

Kaitou Kid ora è ancora sul pavimento. Ha un braccio sulla fronte e respira lento, affaticato. Non ha più la giacca bianca e la cravatta, solo la camicia scura, aperta e macchiata di sangue. La tuba bianca e il monocolo sono spariti e i suoi capelli sono pettinati come quelli di SHINICHI. 

Il dottor ARAIDE TOMOAKI è in ginocchio di fianco a Kaitou Kid e sta visionando la ferita. Ran è dall’altro lato. Osserva tutto in silenzio, anche se è visibilmente preoccupata e non a suo agio. 


ARAIDE

Il proiettile è uscito… non ha colpito organi… 

(guarda verso il viso del ragazzo) 

Sei fortunato… Kudou.


Kaitou Kid annuisce.


RAN

Può aiutarlo?


ARAIDE

(guarda i due ragazzi, prima lei, poi lui)

Ci sono molte cose che possono andare male senza la sicurezza di essere in ospedale…


SHINICHI (KAITOU KID)

L’ospedale non sarebbe un posto sicuro…


Il dottor Araide corruga la fronte. Poi guarda verso Ran. 


ARAIDE

Il detective Mouri e il piccolo Conan dove sono?


RAN

Sono… sono fuori… per un caso…

(guarda verso Kaitou Kid)

Torneranno più tardi… ma non devono sapere… 


ARAIDE

È una situazione importante.


SHINICHI (KAITOU KID)

(afferra Araide per il polso)

Dottore… faccia quello che può. Ho chiesto io a Ran di aiutarmi… ma non posso farmi vedere da nessuno… non è sicuro.


Araide scuote la testa. 


ARAIDE

Va bene, ho capito. Non posso lasciarti in queste condizioni. 


Sia Ran sia Kaitou Kid sembrano più sollevati. 


ARAIDE

Ran, avrò bisogno di assistenza. Te la senti?


L’espressione di Ran si fa determinata e assentisce. Araide apre la propria valigetta e le passa dei guanti. 


ARAIDE

(guarda verso il viso di Kaitou Kid)

Non trattenere il dolore. Se senti che c’è qualcosa di strano dimmelo, intesi? 


Kaitou Kid esibisce un sorrisetto.


SHINICHI (KAITOU KID)

Agli ordini, Doc.




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - CAMERA DI RAN - NOTTE

Shinichi (Kaitou Kid) è sul letto di Ran, dal lato verso il muro, e dorme. Non è del tutto rilassato in volto. Araide lo osserva e poi scuote la testa, portando l’attenzione su Ran. 


ARAIDE

Non sono d’accordo con questa sistemazione. Al di là del fatto che non trovo etico nasconderlo in camera tua… Sarebbe meglio tenerlo in osservazione in clinica. È privata… e parlerei io con le infermiere per avere tutta la discrezione possibile. 


RAN

(guarda verso Kaitou Kid)

Mi dispiace chiederle questo… ma lui si fida di me… 

(guarda verso Araide)

Starà bene?


ARAIDE

È fuori pericolo, ma se noti che riprende a sanguinare copiosamente dovrai chiamare subito un’ambulanza…


Ran annuisce, anche se con difficoltà. 


ARAIDE

(sospira)

Ha bisogno di molto riposo e dovrò venire a controllare l’andamento della ferita. Pensi di tenere il detective Mouri all’oscuro di tutto?


Ran è davvero stanca e provata, ma raddrizza la schiena. Esce dalla stanza, seguita dallo sguardo del dottore, e torna poco dopo. Mette in mano ad Araide un piccolo mazzo di chiavi.


RAN

(guardandolo negli occhi)

Domani io e Conan saremo a scuola, mentre mio padre alle nove sarà fuori per una visita medica. Potrebbe passare domani mattina?

(abbassa il viso)

Mi dispiace averla coinvolta, ma… (tentenna) Shinichi sta lavorando a un caso davvero importante e pericoloso… e non può dire niente… 


Araide chiude le dita intorno alle chiavi e se le mette in tasca. 


ARAIDE

(abbozza un sorriso comprensivo)

Conta su di me. 

Ma se la ferita si dovesse aggravare… dovremo trovare un altro compromesso. Ok?


Ran annuisce. 

Si sente la suoneria di un cellulare. Ran estrae il proprio dalla tasca. Sullo schermo c’è la notifica di un nuovo messaggio.


CONAN

Nessuna traccia di KID. 

Appena Kogoro-ojiisan finisce di parlare con gli ispettori torniamo a casa.


Ran si mostra allarmata, guardandosi intorno. 


RAN

Mio padre e Conan potrebbero tornare a momenti. Dottor Araide… 


ARAIDE

Prendo le mie cose e vado via. Sei sicura di cavartela? 


Ran fa cenno col capo di sì. 


ARAIDE

Domani lascerò una prescrizione e i farmaci che deve assumere. Hai il mio numero per qualsiasi dubbio… e puoi venire nel mio studio a scuola, se avessi bisogno di parlare, d’accordo? 


Araide poi guarda di nuovo verso Shinichi (Kaitou Kid). 


ARAIDE

Mandami il suo numero di telefono appena puoi, così domani mattina lo chiamo prima di arrivare. 


RAN

Lo farò. 


Il dottor Araide si congeda. 




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - INGRESSO - NOTTE

Ran apre la porta portando con sé il secchio e gli stracci con cui ha ripulito il pavimento sporco di sangue dell’agenzia investigativa. Rapidamente va in bagno, svuota il secchio e butta le pezze in un sacchetto. Controlla il cellulare. La sua espressione è tirata mentre osserva l’ultimo messaggio di Conan e l’orario. 

Ran si spoglia, mette i vestiti sporchi di sangue di Kaitou Kid nello stesso sacchetto e poi si fa una doccia veloce. 

Quando esce, sente l’arrivo di un nuovo messaggio e controlla.


CONAN

Tuo padre si è voluto fermare al konbini sotto casa… 

Vuoi qualcosa? 


Ran è presa dal panico. Si guarda intorno, poi inizia a digitare velocemente. 


RAN

Servono le uova per gli obento di domani e anche i wurstel. Prendete il riso, il latte e i succhi di frutta per la tua merenda. Anche il preparato per il miso. E papà ha finito la schiuma da barba. Ricordagli che domani ha la visita medica, non vorrà andarci trasandato. E deve prendere anche le mascherine. 


CONAN

Ma le uova le abbiamo comprate ieri 


RAN

Servono. Vuoi cucinare tu? 


CONAN

Le prendiamo!


Ran respira profondamente, poi esce dal bagno con il sacchetto dei vestiti sporchi. Va verso la propria camera e si affaccia, tenendosi l’asciugamano stretto addosso. È un po’ rossa sulle guance. Vede Kaitou Kid e constata che dorme. Quindi entra, infila il sacchetto sotto il letto e recupera il necessario per vestirsi, tornando in bagno.  




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - INGRESSO - NOTTE

Ran sente il padre e Conan per le scale. Apre la porta prima che lo facciano loro. I due sobbalzano. 


RAN

Ero preoccupata, avete fatto tardissimo! 


KOGORO

(visibilmente seccato) 

Accidenti, Ran, mi hai fatto comprare mezzo konbini! E lo sai che quando c’è di mezzo un colpo di Kaitou Kid finisce sempre per essere casino! Tieni!

(le mette le sportine in mano)

Sono stanco, vado a dormire. 


Dietro di lui, Conan si sta guardando intorno con delle occhiate incuriosite. Ran lo osserva. 


RAN

C’è qualcosa che non va?


CONAN

C’è odore di candeggina?


RAN

(abbozza un’espressione esasperata)

Per la preoccupazione mi sono messa a fare le pulizie. Non so mai cosa potrebbe succedervi… avevo bisogno di fare qualcosa di utile. 


CONAN

Ok… 


RAN

(lo spinge verso il bagno)

Avanti! Io sistemo la spesa, tu vai a lavarti i denti! È davvero tardi e domani c’è scuola! Non dovresti essere ancora sveglio!


CONAN 

Sì, sì…



INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - CAMERA DI RAN - NOTTE

Ran si chiude la porta alle spalle, girando la chiave. La stanza è al buio, c’è pochissima luce esterna che filtra dalle tende tirate. Camminando piano, Ran si avvicina al proprio letto e si siede. Rimane ferma e ascolta il silenzio. Il respiro di Kaitou Kid è profondo e regolare. 

Ran sospira profondamente. Piano, si stende sul materasso, restando su un fianco e sul bordo, evitando di toccare Kaitou Kid. Chiude gli occhi. 




GIORNO DOPO

INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - CAMERA DI RAN - MATTINA PRESTO

Penombra. Ran si sveglia, ma è ancora rintontita dal sonno. Prova a rigirarsi nel letto ma sfiora Kaitou Kid. La ragazza sobbalza appena e si blocca, fissando l’interno della stanza. Stringe il cuscino ed è rossa in viso. 

Kaitou Kid è arruffato dalla notte e non assomiglia più così tanto a Shinichi. Sfrutta la penombra per nascondere il più possibile la propria fisionomia. 


KAITOU KID

(voce ovattata)

Buongiorno, principessa…


RAN

(sussurro tentennante)

Come ti senti?


KAITOU KID

Come se qualcuno mi avesse sparato…


RAN

Non è divertente… 


KAITOU KID

Hai ragione, la mattina prima del caffè il rischio di umorismo macabro è più alto. 


Ran non risponde.


KAITOU KID

Ti ho sporcato di sangue mezza casa e non mi hai ancora chiesto come mi chiamo.


RAN

Non… non era importante. Temevo che…


Ran fissa un punto del pavimento con l’espressione segnata dai pensieri e dai ricordi. Kaitou Kid si muove, ma Ran resta in silenzio e respira profondamente, immobile. 


KAITOU KID

Scusami, ti ho spaventata. Ma sei stata eccezionale.


Ran arrossisce, senza girarsi. 


RAN

Perché sei venuto qui?


KAITOU KID

Sapevo di potermi fidare. (sospira) Tristemente, non sapevo da chi andare per farmi aiutare.


RAN

I tuoi complici…?


KAITOU KID

Fuori città per una incombenza. Non mi aspettavo che ci fosse una trappola ad aspettarmi.


RAN

Sai chi ti ha sparato?


Kaitou Kid rimane in silenzio per qualche secondo. 


KAITOU KID

A questo è meglio che non risponda.


Ran sbuffa e stringe di nuovo il cuscino. Ha la fronte corrugata, ma poi stempera un po’ l’espressione in una demoralizzata.


RAN

Perché siete tutti così?


Kaitou Kid non risponde. 


RAN

Credevo che i tuoi colpi fossero per il tuo puro divertimento. 


KAITOU KID

Mi piacerebbe dire così, ma se potessi divertirmi mi darei a degli spettacoli di magia e basta…


Ran resta in silenzio e poi fa per dargli una sbirciata, ma si blocca. 


RAN

Non è che tu… sei davvero Sanada?


Kaitou Kid rimane un attimo perplesso, per poi ridere, ma geme e si tasta la zona dove il dottor Araide lo ha medicato.


KAITOU KID

No. (ride) Sanada è bravo, ma non regge il confronto con me. Perché mi associ a lui? Non sono così vecchio! 


Ran sbuffa. 


RAN

Perché ti prendi certe confidenze come se ci conoscessimo… Continui a travestirti da Shinichi…


La ragazza si zittisce e ci riflette un attimo. 


RAN

Sei davvero uguale a lui. Avete la stessa età?


KAITOU KID 

È lui che è uguale a me, prego.


RAN 

Quando sei nato?


KAITOU KID 

Giugno.


Lei ridacchia appena. 


RAN

Shinichi è di Maggio.


Kaitou Kid fa intendere una leggera irritazione permalosa. 


KAITOU KID

Chi ti dice che io non sia nato l’anno prima?


Ran dà l’idea di rifletterci su poi fa segno di diniego con la testa. 


RAN

Penso che tu abbia la nostra età…


KAITOU KID

Un attimo fa mi hai chiesto se fossi Sanada!


Ridono entrambi, quando il cellulare di Ran inizia a vibrare e si bloccano. Ran lo recupera al volo ed è solo la prima sveglia. 


RAN

Devo alzarmi… tra poco si sveglieranno anche Conan e mio padre. Devo fare avanti e indietro dalla camera il meno possibile. Ti porterò qualcosa per la colazione mentre loro saranno occupati a prepararsi, ok?


KAITOU KID

Letto comodo, colazione a letto di nascosto e bella compagnia. Penso che meriti cinque stelle.


RAN

(ridendo)

Ma finiscila.


KAITOU KID

(con tono più serio)

Sicura che il piccoletto non sospetterà nulla?


Ran si è messa seduta e lo sbircia da sopra la spalla.


RAN

Lo distrarrò… e mi dovrai anche questa.


KAITOU KID

Yes, ma’am.



INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - MATTINA

La TV è accesa e Kogoro sta borbottando qualcosa mentre fa zapping. Ran sta sistemando le cose usate della colazione, ma continua a lanciare occhiate verso Conan che si sta guardando intorno più spesso del solito. 


RAN

Non ti è piaciuta la colazione?


Conan sobbalza e agita le mani.


CONAN

No, no, era tutto buonissimo, Ran-neechan! Come sempre!


RAN

Allora sbrigati e finisci di prepararti. Vorrei arrivare con qualche minuto d’anticipo a scuola. 

(si volta verso il padre)

Papà, smettila con la TV! Farai tardi per la visita medica!


KOGORO

(sbuffa)

Seh, seh…


Tutti si muovono. Kogoro va verso il bagno, Conan verso la camera, anche se si guarda di nuovo in giro. Incrocia lo sguardo con Ran e si infila nella stanza trafelato. 

Ran guarda le porte chiuse e poi va in cucina velocemente. 



ESTERNO - AI PIEDI DEL PALAZZO DELL’AGENZIA MOURI - MATTINA

Ran, vestita con la divisa scolastica e la cartella in mano, sente il cellulare vibrare. 

Sullo schermo c’è la notifica di un messaggio. 


Numero sconosciuto (KAITOU KID)

Colazione approvata.

Potrei abituarmi.

Passa una buona giornata, principessa. 

PS: mi hai salvato la vita.


Ran digita una risposta, sorridendo. 


RAN

Se hai bisogno di qualcosa, scrivimi. 

Cerca di riposarti. 

Ti mando il numero di Araide-sensei. 

Passerà a controllare come stai.


CONAN

(solo voce)

Chi è, Ran-neechan?


Ran è colta alla sprovvista e abbassa lo sguardo sul bambino.


RAN

È Sonoko! Mi aspetta! 


Conan non sembra convinto. Guarda su in cima alla rampa di scale che porta all’appartamento Mouri. Ran tuttavia lo spinge dalle spalle perché si incammini. 


RAN

Andiamo, andiamo! 




ESTERNO - ZONA RIPARATA NEL CORTILE DEL LICEO TEITAN - MEZZOGIORNO

Ran vede arrivare il dottor Araide. È visibile la sua stanchezza e la sua aria di disapprovazione. Quando però le arriva davanti le sorride. Alza una mano e mostra la chiave di casa Mouri e l’intenzione di restituirla. 


ARAIDE

Mi sono sentito un ladro. 


Ran alza la mano, ma non per riprendere la chiave. Gli fa cenno di tenerla.


RAN

Potrebbe ancora servirle…


ARAIDE

(sospira)

Vorrei non dover sgattaiolare di nuovo in casa tua e del detective Mouri in questa maniera… Mi sono permesso di portargli dei vestiti vecchi per stare più comodo.


Annuisce e si rimette in tasca la chiave. 


RAN

Grazie, davvero. Come sta… Shinichi?


Il dottor Araide la fissa negli occhi e si denota come fatichi a credere a quella scenata. Scuote la testa. 


ARAIDE

Sta meglio di quel che avevo previsto.  Sei stata di grande aiuto ieri. (sorride) Sei ancora intenzionata a tentare la carriera medica? 


Ran arrossisce e abbassa lo sguardo. Si nota che è ancora colpita dalla vicenda. 


RAN

Ho realizzato stamattina cos’è successo… e non pensavo ce l’avrei fatta.


ARAIDE

È comprensibile. E immagino sia inutile chiederti in cosa si è cacciato Kudou?


L’espressione di Ran è rattristata e tesa. Stringe le dita delle mani tra loro. 


RAN

Non lo so.


Il dottor Araide si mostra comprensivo. Le appoggia un palmo sulla spalla.


ARAIDE

Tornerò anche domani a vedere come sta. Per qualsiasi cosa chiamami, anche di notte. 


Ran dà l’impressione di essere sul punto di commuoversi. 


RAN

Grazie, davvero. 


ARAIDE

Dovere. Ma dimmi… Conan non lo ha scoperto? 


RAN

(sospira)

Ancora no per fortuna.


ARAIDE

Sarebbe così grave se lo sapesse? Credevo fossero parenti. 


Ran guarda altrove.


RAN

È meglio che non lo sappia. Non… non voglio farlo preoccupare.


Il dottor Araide annuisce. 

Si avvicinano alcune studentesse. 


STUDENTESSA 1

Scusate… Dottore, possiamo parlarle? La mia amica non si sente molto bene.


ARAIDE

Certamente. Andiamo in infermeria.


Il dottor Araide accenna un saluto a Ran con la testa. Lei ricambia. 


ARAIDE

(rivolto alla STUDENTESSA 2, voce che va svanendo)

Vuoi intanto dirmi come ti senti?





GIORNO DOPO

INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - STANZA DI KOGORO E CONAN - MATTINA 

Conan è sdraiato nel proprio futon, senza occhiali. Sta fissando il soffitto con la fronte contratta.


CONAN (V.O.)

L’odore della candeggina… e quella macchia di sangue sulle scale… il comportamento di Ran… Possibile che KID…


Conan scuote la testa, strizzando gli occhi. Recupera gli occhiali e si alza.


CONAN (V.O.)

Ran uscirà con Sonoko e Sera più tardi… Lo zietto ha la gita con quelli del vicinato… 


Si affaccia dalla porta della camera e osserva il resto dell’appartamento. C’è silenzio. 


CONAN (V.O.)

Ran dovrebbe già essere sveglia…


Guarda verso la porta della stanza di lei e la raggiunge. Prova ad appoggiare l’orecchio e sentire, ma non arrivano rumori. Bussa.


CONAN

Ran-neechan? Sei sveglia?


Nessuna risposta. Conan prende un respiro profondo e si attacca alla maniglia della porta, ma questa non si apre. Prova una seconda volta. 


CONAN (V.O.)

Non può essere vero…


CONAN 

(petulante)

Ran-neechan ho fame! Non fai la colazione?


Ancora silenzio dalla stanza. Conan prova a riaprire.


RAN (dalla stanza)

Conan-kun, sono sveglia! Mi devo cambiare, non tentare di entrare! Arrivo!


Conan sobbalza e lascia andare subito la maniglia. 


CONAN

O-Ok… aspetto…




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - STANZA DI RAN - MATTINA


KAITOU KID (imitando RAN)

… non tentare di entrare! Arrivo!


CONAN (da fuori)

O-Ok… aspetto…


Nel letto, Kaitou Kid è sveglio, mentre Ran ancora dorme, più rilassata della sera prima. Il ragazzo indossa una felpa scura con il cappuccio tirato su. 

Kaitou Kid impreca sottovoce, poi inizia a scuotere Ran per svegliarla. Quando lei reagisce, lui le mette il palmo sulla bocca. Sono faccia a faccia. Ran sgrana lo sguardo, ma Kaitou Kidd accenna alla porta. 


KAITOU KID

(sussurrando)

Il nanerottolo è sveglio e sta lagnando per la colazione. Ha tentato di entrare.


Ran annuisce e lui la lascia andare. Lei recupera il cellulare e vede che sono le sette. Sospira sconsolata, iniziando ad alzarsi. 


RAN

(sussurrando)

Ti porto la colazione appena possibile. 


Kaitou Kid le lancia un bacio volante che la fa arrossire. Ran scuote la testa e poi si prepara a lasciare la stanza. 




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - SOGGIORNO - MATTINA

Kogoro si sta finendo di infilare una giacca più sportiva del solito e recupera uno zainetto. 


KOGORO

Allora io vado. Torno stasera dopo cena, ok? Il cellulare forse non prenderà. 


Ran gli porge un sacchetto.


RAN

Qui c’è l’o-bento con un uovo extra. Cerca di non bere troppo come tuo solito…


Kogoro fa un gesto come a scacciare una mosca.


KOGORO

Dobbiamo parlare di questioni serie! 


Conan, mentre anche lui finisce di infilarsi la giacca, lo guarda poco convinto.


CONAN (V.O.)

Se sono le questioni serie dell’ultima volta che siamo andati a riprenderlo con l’ispettore Takagi perché era troppo ubriaco… 


Kogoro esce per primo. Ran si volta verso Conan. 


RAN

Per che ora pensi di tornare?


CONAN

(esagerando il tono allegro e allargando le braccia)

Il dottor Agasa ha detto che ha un mucchio di nuove invenzioni da mostrarci! Potrei anche cenare lì!


RAN

Se pensi di tornare per cena però avvertimi, così ti faccio trovare qualcosa.


Conan recupera il proprio skateboard.


CONAN

Va bene, Ran-neechan! A dopo! 


Ran lo saluta e rimane a fissare la porta chiusa anche dopo che Conan è andato via. Aspetta qualche secondo ancora, poi finalmente si volta e va in cucina. 




INTERNO - APPARTAMENTO MOURI - CAMERA DI RAN - MATTINA

Ran è tornata in camera propria portando un vassoio con sopra una colazione extra. Kaitou Kid si è messo seduto sul letto, la schiena contro la parete, e da l’idea di star cercando una posizione comoda, mentre con una mano si tasta l’addome all’altezza della ferita. Mantiene il cappuccio calato in testa.


KAITOU KID

Ci ha scoperti?


RAN

(sospirando)

No, aveva fame e voleva prepararsi per uscire.


KAITOU KID

(ridacchiando)

Ho imparato che non c’è mai da sottovalutarlo.


Ran rotea gli occhi. 


RAN

Mi hai costretta a diventare tua complice.


KAITOU KID

Ogni tanto qualche segreto è divertente. Puoi usarlo contro quelli del tuo ragazzo.


Ran avampa e incrocia le braccia, ma non ribatte. Cambia espressione, ammorbidendola.


RAN

Come ti senti?


KAITOU KID

Sempre come se avessi un buco nello stomaco, ma molto meglio. 


Ran annuisce, abbozzando un sorriso. 


RAN

Io esco tra poco.


Kaitou mette su il muso. 


KAITOU KID

Perché non resti a farmi compagnia?

Mi annoio.

 

RAN

Non so cosa fai di solito, o chi sei, ma… non hai nessuno che puoi contattare?


Kaitou Kid stira le labbra in un sorriso amaro, mentre continua a consumare la colazione. 


KAITOU KID

Ho dovuto dire che sono partito per Las Vegas per un’emergenza familiare. Nessuno dei miei… amici sa chi altro sono.


RAN

La tua famiglia si trova a Las Vegas?


Kaitou Kid rallenta la masticazione e lancia una lunga occhiata alla ragazza. 


KAITOU KID

Mia madre. Vive lì. Mio padre è morto anni fa. Ufficialmente è stato un incidente, ma fu assassinato.


Ran si porta una mano alla bocca.


RAN

Scusami.


Lui fa spallucce, fissando la colazione. 


KAITOU KID

È successo molto tempo fa.


RAN

(tentennante ma curiosa)

Il fatto che… ecco, sei un ladro… ha a che fare con quello che è successo?


Kaitou Kid la guarda colpito e poi sorride divertito.


KAITOU KID

Il tuo ragazzo ti sta influenzando troppo. Pensavo volessi diventare un’infermiera, non una detective.

Ran arrossisce. 


RAN

Come fai sapere che cosa voglio fare?!


Kaitou indica i libri sulla sua scrivania. 


KAITOU KID

Te l’ho detto, mi annoio. Ho sbirciato un po’ la tua scrivania. Libri di preparazione ai test d'ingresso a medicina. E la tua inclinazione a voler aiutare gli altri. Sì, è vero che anche un medico di base lo fa, ma sembri più il tipo di persona che vuole agire.


Ran si rilassa. 


RAN

Anche tu te la cavi con le deduzioni.


KAITOU KID

Sono circondato da troppi detective e cado nella trappola del loro fascino.

 

Ran ride sinceramente divertita, per poi allungarsi a togliergli un chicco di riso cadutogli sulla felpa. Il cellulare di Ran inizia a vibrare e sul display compare il nome di Sonoko.


RAN

Sonoko! Esco tra poco, ok?


Mentre parla, Kaitou Kid attira la sua attenzione con qualche trucchetto di magia che la fa ridere. 


SONOKO

Eh? Perché ridi? Cos’ho detto?


RAN

No, scusami! La TV… mio padre ha lasciato la TV accesa ed è passata una cosa buffa! Allora ci vediamo di sotto al caffè!


Kaitou Kid fa apparire una rosa mentre lei finisce la chiamata. 


RAN

(ridacchiando e accettando il fiore)

Tu vuoi che ci scoprano.


KAITOU KID

È il brivido del rischio. E poi è bello vederti ridere.


Ran sospira.


RAN

Per un po’ di tempo ho pensato che non fossi altro che un criminale approfittatore.


Kaitou Kid fa una faccia fintamente offesa.


KAITOU KID

Criminale no, approfittatore meno che mai. Sono bravo a gestire le situazioni.


RAN

Ma sei un ladro…


Kaitou per tutta risposta fa apparire la gemma dell’ultimo furto, depositandola in mano a Ran che la guarda con tanto d’occhi. 


KAITOU KID

Però restituisco sempre tutto. Anche se questa volta ci metterò un po’ più di tempo.

 

Ran gli ridà la gemma, preferendo rigirarsi tra le dita la rosa. 


RAN

Stai cercando qualcosa in particolare?

 

Kaitou Kid annuisce, facendo risparire la gemma. 


KAITOU KID

Sarebbe semplice da spiegare, ma poi saresti nel mirino come me… e il tuo ragazzo non me lo perdonerebbe.

 

Ran stringe lo stelo della rosa. 


RAN

Non dipendo da Shinichi.


Kaitou alza le mani e abbassa la testa a mo’ di scusa.


KAITOU KID

Hai ragione, era fraintendibile. Ma… vorrei evitare di inimicarmelo più del dovuto. Penso che un giorno potrei trovarmi a chiedergli aiuto per questa faccenda e già sarà difficile convincerlo, proprio perché mi vede come un criminale.


Ran prende un lungo respiro. 


RAN

Shinichi ti stima. Riesci a tenergli testa e questo stimola quel suo cervello iperattivo. E poi tu sembri abbastanza bravo con le parole da poterlo incastrare.


KAITOU KID

(ridacchiando)

Grazie del complimento.


Ran lo squadra.


RAN

Siete simili. Entrambi con questi segreti… Non lo vorresti dire a qualcuno? A qualcuno a cui tieni?


Kaitou si fa un po’ malinconico. 


KAITOU KID

Penso che potrei deluderli profondamente. Anche se prima o poi dovrò confessarlo… se questa cosa non finirà prima e bene.


Il ragazzo appoggia le bacchette sul vassoio, per poi cercare lo sguardo di lei. Gli spunta un sorriso più genuino.


KAITOU KID

Però ammetto che trovare qualcuno con cui parlarne alleggerisce la tensione. Grazie.


Ran però resta malinconica, osservando la rosa. 


RAN

Shinichi avrà qualcuno con cui parla del caso di cui si sta occupando? E che lo aiuta a… (si rabbuia) 


Ignorando il dolore, Kaitou cerca di avvicinarsi 


KAITOU KID

Ehi, non volevo metterla su questo piano. Conosci Kudou meglio di chiunque altro, avrà delle ragioni valide per tacere. Penso, ecco, che non voglia saperti in pericolo…


Ran scuote la testa, fissandosi le mani poggiate in grembo che ancora stringono la rosa. 


RAN

Probabilmente non avrei le capacità per aiutarlo, ma potrei… potrei sostenerlo. Stare dalla sua parte. Se solo me ne desse l’opportunità.


Kaitou Kid allunga la mano e le alza il mento con un paio di dita, portandola a guardarlo negli occhi. 


KAITOU KID

Ehi. Non sei da meno di nessun’altra persona là fuori che conosce i segreti di Kudou. Ho vagamente idea di cosa passi per la sua testa in questo momento e posso capirlo perché so cosa significa tacere e rischiare per il bene delle persone che amo, ma non posso ignorare neanche il tuo desiderio di essere messa al corrente di quello che gli sta succedendo… 

Non posso dire che cosa farei io perché in realtà l’ho fatto due giorni fa piombando qui, fregandoti con quella telefonata… sì, in effetti, ho approfittato di te e della tua gentilezza e non me ne pento. Ma il timore di essere stato seguito ce l’ho avuto. Di aver fatto un errore di calcolo a venire qui, rischiando di coinvolgerti… e non me lo sarei mai potuto perdonare.

Non voglio che qualcuno si faccia male per colpa mia. Non voglio che qualcuno che mi aiuta rimanga coinvolto… e credo che sia un po’ questo che Kudou pensa. 


Ran è senza parole e finisce con l’asciugarsi un paio di lacrime agli angoli degli occhi. 


RAN

Io… grazie. Anche se non sono sicura…


KAITOU KID

Non importa. Non deve esserci per forza una risposta. (muta espressione in una più allegra) Forza, Suzuki-san ti aspetta, se la fai preoccupare verrà qui e io ora non avrei la forza per resistere alle sue avance.


Ran scoppia a ridere, anche se è un mezzo singhiozzo. Si alza, ma Kaitou Kid la trattiene appena, sfilandole la rosa di mano.


KAITOU KID

A questa ci penso io, non hai bisogno di altre preoccupazioni. 


RAN

Per qualsiasi cosa chiamami, ok? Posso tornare a casa in pochi minuti. E passerà di nuovo il Dottor Araide.


Kaitou Kid si risdraia, mascherando una smorfia. 

 

KAITOU KID

Starò una pacchia. Hai un letto molto comodo e profumato.


RAN

(imbarazzata)

P-Piantala! 


KAITOU KID

(sorridendo raggiante)

Mai!


Ran sbuffa, recupera il vassoio della colazione ed esce. 




[CONTINUA NEL POST SUCCESSIVO]

sidralake: (Default)
 

COW-T 14, terza settimana, M1

Prompt: Lista di istruzioni (ricetta)

Numero parole: 458

Rating: SAFE

Note: ispirato all’episodio 2 della prima stagione di link click, forse l’unico che finisce bene e non è così tragico :°) 








Ricetta per LA SCODELLA DORMITORIO MASCHILE by Cheng Xiaoshi ❤

è così facile che puoi riuscirci anche tu Lu Guang!

ci vogliono 30 minuti, 10 a preparare e 20 a cuocere (ma se sei tu facciamo anche 40) (20 a preparare e 20 a cuocere! saresti capace di far scuocere i noodles!) 

se devi comprare gli ingredienti vai al market sulla seconda strada che ha i prezzi migliori 

ti serve la pentola quella medio-larga

tieniti le scodelle a portata di mano! 

SE TI TAGLI HO MESSO I CEROTTI NEL PRIMO CASSETTO!!


Ingredienti (per me e te):

  • noodles (150 gr, ma anche 200 se abbiamo fame) (se usi i you mian tvb) 
  • 1 mazzo di pak choi (il signore del market di dirà bok choy, ma è la stessa cosa, insomma ti serve il cavolo)
  • 2 cipollotti (NON CIPOLLE)
  • 2 uova
  • aglio (non esagerare)
  • zenzero (come sopra) 
  • 1 litro di brodo (lo trovi congelato in freezer)
  • salsa di soia
  • un cucchiaio e mezzo di vino per cucinare (se ce lo abbiamo)
  • olio di sesamo (ma poco)
  • un pizzico di zucchero (piz-zi-co!)
  • tocchettini di carne di maiale (quello che possiamo permetterci, sennò usa il pollo) 
  • tutto il tuo affetto per me ❤ 

E ora di cucinare! Per la preparazione:

  • comincia con il brodo, mettilo a scongelare o a scaldare se l’hai comprato
  • intanto lava bene il cavolo e taglialo a metà (ricordati di levare le foglie esterne rovinate!)
  • taglia i cipollotti
  • schiaccia gli spicchi d’aglio per aprirli e poi taglia lo zenzero (ripeto: non esagerare!)
  • aggiungi al brodo in ordine: l’aglio, lo zenzero, la salsa di soia, il vino, l’olio di sesamo e lo zucchero. Lascia a bollire! Ci vorranno 8-10 minuti, ma non ti distrarre
  • prepara il maiale (o il pollo) come ti ho fatto vedere l’altra volta (se non te lo ricordi, ti ho lasciato le ricette attaccate al frigo) 
  • quando il brodo bolle, metti i noodles. BASTANO 5 MINUTI DI COTTURA! 
  • appena pronti, mettili nelle scodelle con la pinza
  • aggiungi il cavolo tagliato al brodo e lascialo sbollentare per un po’ 
  • prepara le uova per il topping! (o sode o all’occhio di bue, come ti piace di più! ma se le vuoi sode falle per prime! ma non dimenticartele, devono essere cremose all’interno!) 
  • intanto aggiungi la carne ai noodles e poi pian piano con il mestolo versa il brodo nelle scodelle
  • per finire metti il cavolo (scolalo un po’), il cipollotto tagliato e vuolà! 

ps: mi sono dimenticato, se viene Qiao Ling a cena fai 250 grammi di noodles, andranno bene (tanto poi dirà che la facciamo ingrassare) e metti meno aglio che sennò poi si lamenta di tutto. E mezzo uovo! 

pps: se vengono buoni mi occupo delle prossime due lavatrici, quindi impegnati!!


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COW-T 14, terza settimana, M1

Prompt: Lista di istruzioni (ricetta)

Numero parole: 547

Rating: SAFE

Note: Devil Devil mi manca sempre, sob




TORTA DI MELE DI ZIA LUCILLA

(riveduta e corretta da Esme) 

questa ricetta è sacra e segreta, te la lascio solo perché sei mio fratello (purtroppo) e perché voglio vedere se sei capace di mettere insieme quattro ingredienti e seguire due indicazioni senza fare disastri. 

e se non vuoi farla a me, falla per la mamma allora 

(se la fai a Henry sappi che diventerò il tuo incubo peggiore)

non fare esplodere la cucina (o forse sì, così magari la facciamo nuova finalmente)


Ingredienti: 

  • 2 mele Golden Delicious non troppo mature (non fare la torta se non le trovi)
  • 3 uova medie a temperatura ambiente
  • 150 gr di zucchero bianco (ma io preferisco quello di canna)
  • 50 ml di latte intero
  • 60 gr di burro 
  • 300 gr di farina 00
  • 16 gr di lievito per dolci (quello di marca)

Per farla venire da leccarsi i baffi aggiungi:

  • 1 bacca di vaniglia
  • 2 cucchiai di Grand Marnier (lo trovi in salotto, nello sportello sotto la tv)
  • 2 cucchiai di gocce di cioccolato amaro
  • cannella (vai a occhio… se ne sei capace)
  • zucchero a velo
  • gelato alla crema per guarnire e panna (E PANNA, non O PANNA. La panna è fondamentale) 


Nota: usa le ciotole di ceramica della mamma, quelle sopra i fornelli. 

Nota 2: se non trovi la bilancia al solito posto sopra il frigo, guarda nella serra della mamma e non farti domande, ma puliscila prima di usarla. 

Nota 3: sai cos’è un leccapentola sì? prendilo nel cassetto sotto il fornello


Procedimento:

  • Per primissima cosa accendi il forno a 180° così tempo che finisci sarà a temperatura
  • In una delle ciotole grandi rompi le uova e mescolale usando la frusta elettrica (è vecchia, a volte fa rumori strani, ma se senti un ronzio stacca tutto e fai a mano!)
  • Continua a mescolare e aggiungi lo zucchero, il latte a filo e per finire il burro sciolto (sai usare un microonde, sì?) 
  • Per aggiungere la farina devi usare il setaccio (ultimo armadietto a destra), cerca di non imbiancare tutto. Poi versa il lievito e amalgama tutto per un impasto senza grumi. 
  • Ora sbuccia una delle mele (una, se no l’altra ti diventa nera) e tagliala a dadini. Metti tutto nell’impasto e finisci aggiungendo i semi di vaniglia (sai come si fa, sì? Cerca un tutorial su youtube), il liquore, le gocce di cioccolato e una bella spolverata di cannella! Mescola tutto.
  • Prendi la teglia tonda per dolci che sta sotto al forno, ungila col burro e la farina (se vuoi fare le cose per bene, oppure usa la carta forno, ma è da deboli) e versaci l’impasto. 
  • Sbuccia l’altra mela e poi tagliala a fettine sottili per decorare la superficie. L’effetto finale sarà tipo una rosa (ma conoscendoti sarai capace di fare storta anche questa). Concludi con un po’ di zucchero (meglio di canna) e inforna!
  • Ci metterà circa 40 o 45 minuti a cuocersi, controlla che non si brucino le mele sopra, devono dorarsi. Usa uno stuzzicadenti per capire se dentro è cotta. 
  • Per finire, indovina… lasciala raffreddare per bene prima di provare a tagliarla. Se avrai seguito tutte le mie istruzioni come una persona normale la cucina avrà un profumo fantastico alla fine. 
  • Quando me la porterai, decorami la fetta con il gelato e la panna!
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COW-T 14, terza settimana, M2

Prompt: Risonanza

Numero parole: 3887

Rating: SAFE

Note/Warning: Potrebbe essere una sorta di prequel a “Let me be with you”, l’altra mia fic con Omega!Bakugou e Beta!Deku. Ma si legge da sola volendo. Mpreg. 







Hero Dynamight! Non ha nessuna dichiarazione da fare riguardo la notizia che sta tenendo incollati agli schermi milioni di fan?

Ma che cavolo volete!? Andate a farvi una vita, comparse! Smettetela di ficcare il naso nella mia vita! E-



La TV venne spenta prima che il servizio finisse e un ringhio accompagnò il gesto, riempiendo l'improvviso silenzio.

"Se non avete altro da fare che guardare queste cazzate potete pure sloggiare dal mio salotto."

Kirishima incassò la testa tra le spalle, lanciando un’occhiata alle proprie spalle. Shinsou al contrario non alzò gli occhi dal cellulare né diede adito di essere sorpreso, mentre Shouto continuò a sonnecchiare contro la sua spalla.

"Bakugou... pensavo stessi riposando. Dovresti-"

"Pensavi male, Testa a punta."

Katsuki si liberò del telecomando lanciandolo sul divano libero, per poi dirigersi verso la cucina pestando i piedi e sbattendo un paio di armadietti.

"Non puoi farti il caffè."

La voce di Shinsou si levò senza un tono in particolare, quasi più simile a un motivetto ripetuto di controvoglia, divenuto ormai privo di reale impatto. Un reminder che fece imprecare il Grande Dio dell'Uccisione Esplosiva.

"Fatti i cazzi tuoi, Occhiaie. E che cavolo ci fai tu qui?"

"Visto che ormai monopolizzi la presenza del mio ragazzo mi tocca passare il tempo con lui stando qua."

Todoroki non diede segni di essere toccato dalla conversazione. Il suo respiro profondo continuò senza interruzioni.

"Nessuno ha chiesto allo Scemo a metà di svernare sul mio divano."

"Midoriya mi è sembrato piuttosto chiaro nella richiesta di aiuto."

"Be', Deku spara una marea di stronzate."

"Cerchiamo di stare calmi..." Kirishima si alzò, supplicando con un'occhiata Hitoshi di finirla, per poi dirigersi anche lui verso la cucina a vista. "Perché non ti siedi, Bakugou? Ti preparo la tisana allo zenzero!"

"Non voglio quel brodo."

All'affermazione, Kirishima abbozzò un sorriso tirato e sembrò contare mentalmente fino a dieci, mentre Katsuki era distratto dal fissare male gli sportelli della propria cucina come se gli avessero fatto un torto.

"Ho preso un sacco di succhi di frutta, che gusto ti andrebbe?"

"Voglio un caffè."

"Non puoi berlo." 

Shinsou non ci pensò due volte a ribadirlo e mettere il dito nella piaga. Il sorrisetto sulle sue labbra sembrò visibile anche attraverso le sole parole.

"Be', magari quello decaffeinato..." tentò di mediare Eijirou.

"Fa schifo."

"Fa schifo."

Seguì una lunga manciata di secondi di silenzio dopo la risposta all'unisono di Katsuki e Hitoshi. Mentre il secondo se la rise, il primo cacciò una bestemmia.

"Sloggia da casa mia, Occhiaie!"

"Tra un'ora, quando tornerà Midoriya. Se riuscirà a tornare..."

Pestando i piedi e superando Kirishima - che si ritrasse per evitare la collisione - Bakugou fu dietro la spalliera del divano per troneggiare su Shinsou e su Todoroki come una vedetta armata pronta a sparare a vista.

"Che vorresti dire?"

"Che se guardi fuori dalla finestra dell'appartamento te ne renderai conto da solo."

"Io... io non credo sia una buona idea..." Il tentativo di Kirishima neanche arrivò alle orecchie del migliore amico. 

Cinque secondi scarsi e Katsuki scostò la tenda per guardare attraverso il vetro. Se si fossero trovati al secondo o terzo piano probabilmente sarebbero stati raggiunti anche dall'intenso brusio che doveva animare la folla sottostante; per loro fortuna, l'appartamento era al decimo piano e tutte le comparse apparivano per lo più come punti colorati.

"Che cazzo..."

Kirishima lo tirò indietro per le spalle, richiudendo la tenda.

"Bakugou, amico, non ci pensare, ok?"

"Chi diavolo è tutta quella gente?!"

"Eeh..." sbadigliò Shinsou, muovendosi piano per scostare Todoroki e appoggiarlo contro i cuscini del divano e girarsi poi verso gli altri due senza perdere l'espressione sorniona. "Perché non provi a indovinare? C'entra con quel piccolo dettaglio che ti porti appresso" e nel dirlo, indico l'addome di Bakugou coperto da una felpa di una taglia più grande che non sembrava più così larga. "È diventato difficile da nascondere."

Una mano di Katsuki si mosse istintiva per posarsi lì dove Hitoshi lo aveva puntato e dove la curva dello stomaco era nel pieno del quarto mese.

"Che vorresti dire?"

"Bakugou, lascia perdere..." di nuovo, Eijirou tentò di mettersi in mezzo. "Ho comprato qualche snack, tutta roba che può rientrare nella tua dieta! Non hai fame?"

Ma Katsuki lo spostò di lato, facendosi di nuovo avanti per guardare dall'alto in basso l'ospite che gli aveva invaso uno dei divani.

"Quell'intervista di ieri" e Shinsou indicò col pollice la TV spenta alle proprie spalle, "pensi che sia finita lì?"

"Non ho detto un cazzo di nulla."

"Ma non c'era bisogno di dire niente quando è il tuo stato interessante che parla per te. Sei sparito dalle scene e ora ti vedono così. Il due più due è quasi stupido da fare."

"Shinsou, per favore..." lo pregò Kirishima, mentre continuava a lanciare occhiate all'amico come avrebbe potuto tenere d'occhio un conto alla rovescia i cui numeri scorrevano troppo rapidamente.

"Sono affari miei e di Deku, stop. Già voi che ronzate qui dentro siete di troppo. Ora vado a dirgli di andarsene" sbottò Katsuki senza pensarci due volte.

La combo per bloccarlo fu istintiva. Kirishima e Shinsou non si scambiarono neanche uno sguardo d’intesa, ma lo afferrarono da entrambe le braccia impedendogli di proseguire anche solo di un passo.

“Mollatemi!”

"Non è una buona idea" disse piano Hitoshi, senza alcun senso di colpa, ma più come un consiglio.

"È una pessima idea!" ribadì invece Eijirou, scuotendo la testa.

"Ma che diavolo-"

"La tua sola intervista di ieri ha già avuto una risonanza mediatica sufficiente a oscurare i nuovi pettegolezzi su Endeavor e Hawks. O sullo scandalo della Pro Tech. O su Shouto e tutte le persone che immaginano si porti a letto. E potrei citarti altre mille questioni che il tuo pancino è riuscito a mettere in ombra."

Bakugou si scrollò dalla sua presa ringhiando e snudando i canini. 

"Ti faccio esplodere, Occhiaie! Tieniti queste stronzate per te! E quei giornalisti devono levare le tende da sotto casa mia!"

"Bakugou calmati... il dottore ha detto niente scatti di rabbia, ok? Per favore" lo supplicò Kirishima.

"Sto solo riportando dei fatti." Shinsou levò i palmi in alto a sottolineare la propria buona fede. "E la cosa migliore, al momento, è starsene buoni e pensare a una dichiarazione ufficiale che plachi le fantasie che la gente si starà sicuramente facendo."

"Che diavolo intendi?"

Hitoshi sembrò improvvisamente stanco alla sola domanda. Lanciò un'occhiata verso Shouto che dormiva tranquillo e poi tornò a guardare negli occhi l'ex compagno di scuola biondo.

"Fatti un giro online, non si parla di altro. Credi che riguardi te e Deku? Deku non lo stanno neanche prendendo in considerazione. Pensano che il danno lo abbia fatto lui" e indicò indolente il rampollo di casa Todoroki che ronfava, "per via della vostra storiella del liceo. E perché è più sensato che un Omega in dolce attesa stia con un Alpha e non un Beta. E anche perché stiamo facendo la spola tra casa nostra e casa tua a giorni alterni, ma io sono pressoché invisibile all'opinione pubblica."

Il sorriso con cui concluse il discorso sembrò cozzare del tutto col contenuto dell'affermazione, quasi come se trovasse divertente essere scartato dall'equazione nonostante il suo ragazzo fosse etichettato come padre del bambino.

"Sono solo una marea di puttanate."

"Non sono in disaccordo, ma allo stato attuale delle cose andare giù a sbraitare ai giornalisti rischierebbe solo di fare peggio. E non hai bisogno di sbalzi di pressione e di finire al pronto soccorso. Quindi... io accetterei quegli snack, Kirishima."

"Eh?" Eijirou cadde dalle nuvole, sentendosi nominare. "Oh, sì! Ne ho presi un sacco! Bakugou vuoi qualcosa?"

"Non cambiate discorso!"

"Fai anche la tisana allo zenzero. Anzi, ti do una mano" continuò Shinsou, sordo alle proteste di Bakugou. "Se Midoriya riuscirà a superare i giornalisti, forse dovremmo fargli trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Sarà una giornata lunga e il turno di notte non deve essere stato bello con tutto il trambusto delle notizie."

"Eh, Mina mi sta tenendo aggiornato..." sospirò Kirishima, sventolando il cellulare. "Dice che una bomba così non la sentiva da parecchio e che le foto di Bakugou sono davvero ovunque..."

Katsuki li fissò senza parole. 

"Ohi! Mi state ignorando!?"

Shinsou gli passò di fianco per raggiungere la cucina. 

"Sarebbe bello riuscirci, ma persino le previsioni meteo parlano di te e prevedo lo faranno ben oltre il parto. Spero solo che nasca coi capelli verdi, così lasceranno in pace Shouto."

"Io penso che sarà biondo! O bionda!” Kirishima non perse un secondo a seguire il nuovo filo della discussione. “Forse con gli occhi verdi, che dici?"

“Basta che abbia qualche tratto distintivo di Midoriya così anche i complottisti si metteranno l’anima in pace.” 

"... io vi ammazzo sul serio. Smettetela di parlare come se non ci fossi!"




Tre ore più tardi Deku si accasciò nell'ingresso dell'appartamento di Bakugou.

"Sono... sono tornato" biascicò come un moribondo, districandosi dai manici del borsone che ormai si portava ovunque con la tuta da Hero, un cambio pulito, almeno due da lavare che puntalmente si dimenticava e il necessario per dormire fuori casa, fosse in Agenzia o lì da Katsuki.

"Non ci speravo più di vederti. I giornalisti ti hanno placcato di sotto?"

Shinsou gli si accucciò davanti, guardandolo come avrebbe guardando un cucciolo abbandonato per strada.

Izuku si stropicciò gli occhi e tentò di mettere a fuori l'amico.

"Ho fatto il giro dell'isolato... e sono passato dai tetti..."

Mind Jack sollevò le sopracciglia, commentando dapprima con un mmh pensieroso.

"E ci hai messo due ore in più?"

Deku sospirò e scosse la testa, appoggiandosi al muro del corridoio.

"Hanno rapinato una banca mentre tornavo e i rapinatori hanno provocato un incedente all'incrocio dove stanno costruendo il nuovo palazzo e per via del traffico l'ambulanza stava tardando, quindi ho portato i feriti al pronto soccorso. Ho incrociato l'agente Sansa per la deposizione e... e poi mi ha chiamato la signora Bakugou."

"Oh..." Shinsou corrugò la fronte, indeciso su come interpretare il tono sfinito dell'amico. "Problemi con la futura suocera? Immagino abbia saputo anche lei che il mondo sa..."

"Non può uscire di casa per via dei giornalisti. E Kacchan non le risponde al telefono."

"Prevedibile..." Hitoshi si tirò in piedi, allungando poi la mano all'amico. "Kirishima è di là con lui, è un momento piuttosto no. È stato irritato tutta la mattina, ha vomitato e poi ha avuto un capogiro. In realtà niente di diverso dal solito."

Sul viso di Deku si rincorsero i sensi di colpa e l'inevitabile consapevolezza che la situazione sarebbe potuta anche peggiorare.

"Forse... forse è meglio se torno a casa mia" esitò, anche se afferrò la mano di Shinsou per aiutarsi a rimettersi in piedi.

"Lo vuoi un consiglio?"

"... sì?"

"Ormai è tardi, affronta la cosa. La frittata l'avete già fatta mesi fa e ora non ha senso rimandare l'inevitabile." Hitoshi fece spallucce. "Questa storia sarebbe venuta a galla prima o poi. Finora Bakugou ha nascosto la cosa e non è ancora cosi evidenti a conti fatti, ma tra un mese o due?"

Con le mani imitò la forma piena di un pancione immaginario, facendo poi una smorfia all'idea.

"È successo. Qualcuno si è fatto due conti, i siti di gossip hanno alimentato la cosa e ora manca solo che ufficializzate la cosa. E fatelo il prima possibile. Non è più divertente leggere i post delle fan del tuo ragazzo e del mio ragazzo che fantasticano su quirk esplosivi di ghiaccio, capelli metà biondi e metà rossi e combinazioni varie..."

Izuku incassò la testa tra le spalle.

"Mi dispiace."

Shinsou gli diede un colpetto col pugno chiuso.

"Ma smettila. Un giorno ci rideremo su. Adesso pensiamo al pranzo e a capire la prossima mossa, ok?"

Midoriya prese un profondo respiro e si staccò dal muro, annuendo.

"Grazie. Davvero. Non so come sdebitarmi."

"Oh, tranquillo. Mi farò venire in mente qualcosa."



"... che cazzo ci fate tutti qui?"

"Ehi, Bakugou! Alla buon'ora!" Mina fu la prima a salutarlo, occhiali sul naso, penna di un tablet in mano sventolata come la bacchetta di un professore d'altri tempi. "Qui stiamo lavorando per te, sarebbe carino che ci degnassi della tua presenza! Come stai?"

Ma Katsuki non la stava già più calcolando perché il suo sguardo aveva individuato la presenza al suo fianco, ossia Izuku, che aveva tentato di farsi piccolo piccolo, desiderando sparire nel divano.

"Abbiamo portato dei mochi, ti vanno?" continuò Ochako, alzando la confezione già abbondantemente attaccata, ma anche lei fu ignorata.

"Quando diavolo sei tornato."

Il fatto che Bakugou non pose la frase con l'inflessione di una domanda fece chiusere ancora più a riccio Deku.

"Ecco... poco prima di pranzo."

Gli altri si zittirono, lanciando occhiate l'uno all'altro, non nuovi a quegli scambi, tanto che Ashido tornò al tablet e ai suoi appunti, Uraraka sospirò riappoggiando la scatola di Mochi e Shinsou sbadigliò, continuando ad accarezzare i capelli di Todoroki ancora addormentato, ma con la testa sulle sue gambe.

"Sono le tre" fece presente Katsuki e con un tono che avrebbe potuto mietere la vita a qualcuno.

"... stavi riposando, non volevo disturbarti" si scusò Deku, senza guardarlo negli occhi. "Come ti senti?"

"Dov'è la tua roba?"

Più di uno sguardo incuriosito fissò l'Omega.

"N-Nel borsone. L'ho lasciato in ingre- Aspetta!" Deku balzò in piedi in un lampo quando vide l'altro marciare verso la borsa, chinarsi e tirarla su. "Faccio io! Non-"

Una piccola esplosione fece sobbalzare tutti in salotto - tranne il bell'addormentato.

"Ka-Kacchan..." Deku si era scostato appena in tempo dal beccare la deflagrazione in faccia. "Non d-dovresti usare i-il quirk..."

"Non metterti in mezzo! E non dirmi cosa fare!" sbraitò l'altro, facendo dietro fronte e puntando alla zona notte. "Vado a fare la lavatrice."

Arruffato e trafelato come chi è stato buttato giù dal letto, Kirishima apparve sull'ingresso delle camere e si appiattì contro lo stipite per far passare Bakugou.

"Che... che cos'era quel botto? Va tutto bene?"

"Alla grande" ringhiò Katsuki e sparì definitivamente in corridoio.

"Ben svegliato, amore" cinguettò Mina, sporgendosi dal divano. "A casa non ci torni, ma col tuo migliore amico ci dormi, eh? Oh, ho fatto la rima!"

"Oh... come mai sei qui?" chiese Eijirou avvicinandosi, anche se incespicò nei piedi nel tentativo di sbirciare Katsuki. Ashido lo afferrò per le guance stampandogli un bacio sulle labbra.

"Sono qui a risolvere i casini della nostra coppietta gossip del momento."

"Uhm?"

"Deku e Bakugou dovrebbero rilasciare un annuncio ufficiale su... ecco, sullo stato delle cose?" tentò Ochako, mentre si spostava per fare spazio a Izuku che tornò a sedersi con loro sui divani.

"Per mandare via i giornalisti di sotto?" Anche Kirishima prese posto.

"Bastasse questo" sbadigliò Shinsou. "Tutte le volte che Shouto smentisce di avere una relazione con questo hero o con quella heroine mica se li toglie dai piedi."

"Ma perché la gente lo ha capito che Todoroki sta con qualcuno!" lo rimbeccò Mina, spingendosi gli occhiali sul naso. "Il pubblico non è scemo, soprattutto quando si tratta dei propri idoli! E da quando state insieme sorride molto di più!"

Hitoshi abbassò gli occhi sul proprio ragazzo e sul suo viso rilassato e dormiente, che andò ad accarezzare con le dita. Le palpebre di Shouto fremettero appena; Todoroki spinse la guancia contro il palmo di Shinsou, accennando proprio a uno di quei sorrisi citati da Ashido e che fecesso arrossire leggermente Mind Jack. 

"Aaawww!" e seguì l'inquivocabile click di una macchina fotografica. "Questa me la rivenderò quando finalmente vi deciderete a far sapere al resto del mondo quanto siete carini."

"Quando mi sarò abituato all'idea di avere Endeavor come suocero" bornottò Shinsou, tornando ad appoggiarsi allo schienale e massaggiandosi le guance ancora rosate. "Torniamo alla vera questione" e nel dirlo puntò lo sguardo su Midoriya.

Midoriya che si abbandonato sul divano come un martire in attesa della lapidazione. Quattro paia d'occhi lo fissarono per poi fissarsi tra loro.

"Deku... non è così tragica, ok?" tentò Ochako, dandogli una gomitata affettuosa per smuoverlo. "Tanta pazienza con Bakugou e tanti sorrisi con i giornalisti, ok? È una bella notizia in fondo!"

"Uraraka ha ragione! E non siete i primi Hero a diventare genitori!"

"E qui ti sbagli, amore" lo riprese Mina, alzando l'indice e muovendolo in aria a segnalare un chiaro no. "Midoriya e Bakugou non sono mica come gli altri! Stiamo parlando dei due pupilli di All Might! Del Simbolo della Pace e dell'Omega che sta puntando a diventare il numero uno! La loro prole sarà la più chiacchierata di sempre!"

"Oddio..." Deku si premette i palmi sul viso, inspirando forte. "Non stiamo neanche insieme..."

Gli altri quattro si scambiarono uno sguardo esasperato, roteando gli occhi al soffitto.

"Questione opinabile, ma ce ne occuperemo un'altra volta" concluse Shinsou. "L'importante ora è capire come dire al mondo che il padre del bambino sei tu, giusto?"

Mina sorrise come se le avessero chiesto di parlare della sua cosa preferita.

"A questo proposito ho buttato giù qualche piano d'azione!" Nel dirlo, recuperò dal tavolino tra di loro il proprio tablet, ruotandolo in orizzontale e mostrandolo agli altri. Ochako si premurò di togliere le mani di Izuku dalla sua stessa faccia e fare in modo che seguisse.

"Piano A!" annunciò Ashido, facendo scorrere la slide. "Detto anche il piano "è tutto nuovo per noi e vorremmo viverci serenamente l'evento. Per favore, sosteneteci"! La cosa migliore sarebbe che a parlare fosse solo Midoriya con la sua espressione più innocente ed emozionata! Poi ogni tanto postare qualche foto contentino così che il pubblico abbia qualcosa da consumare nei prossimi cinque mesi!"

"... lo trucchiamo per togliergli le occhiaie prima, sì?" si interessò Shinsou, fissando l'amico che sembrava a un passo dal prendere appuntamento col becchino.

"Piano B!" continuò Mina, passando alla slide successiva. "Ossia "è una situazione delicata, vi chiediamo di avere pazienza e fare il tifo per noi in silenzio". Personalmente non mi piace perché fa leva sul senso di colpa dei fan, ma forse per Bakugou potrebbe essere una buona alternativa. Se fosse Midoriya a spiegarlo dovrebbe far trasparire la serietà della situazione, ma girando intorno ai dettagli."

"Detto così mi da l'idea che qualcosa debba andare male..." mormorò Ochako poco convinta e Izuku, al suo fianco, contrasse l'espressione con il chiaro pensiero figurato di qualcosa che andava effettivamente male.

"... altre opzioni?" chiese e Ashido fece subito scorrere il dito sul display.

"Piano C! Una dichiarazione con entrambi! Anche tramite video o foto sui social per evitare domande, ma dove vi mostrate contenti e magari con il lettino del bimbo già montato e la cameretta pronta! Insomma, un modo per far vedere che anche se non era programmato è tutto pronto, siete pronti, state solo aspettando il lieto evento!"

Mina si era infervorata al punto da essere saltata sul divano e Kirishima si premurò di tenerla stabile.

"Il punto a sfavore è che riceverete davvero una valanga di commenti, domande, sparate gratuite e cosacce del genere" concluse, risedendosi, ma in braccio al proprio ragazzo. "È davvero una noia, ma se volete posso gestire un po' i vostri social!"

Alle sue spalle, Kirishima sudò freddo e fece cenno di no con la testa. Non che Midoriya stesse davvero prendendo in considerazione la cosa o diede segno di aver capito anche solo una sillaba del discorso. Stava fissando il vuoto e Shinsou si scambiò un'occhiata di intesa con Ochako.

"Ehm... Deku? Tutto ok? Vuoi fare una pausa?" domandò la ragazza, posandogli la mano sul ginocchio.

"Io..." Izuku deglutì. "Noi... ecco... non ho idea di cosa fare. Non so proprio come... io e Kacchan... non doveva su-"

"Midoriya, stop."

Deku alzò lo sguardo sgranato su Shinsou come tutti gli altri. Anche se non aveva realmente usato Lavaggio del cervello l'effetto sembrò lo stesso.

"Sei stanco e sono sicuro che non pensi ad altro tutto il giorno, vero?"

Izuku annuì mortificato. Ochako gli strinse con affetto la mano, sorridendogli in un modo che dicesse va tutto bene.

"Il discorso adesso sarebbe lungo e richiederebbe che tu avessi almeno sette ore piene di sonno addosso, quindi andrò con la versione abbreviata: non stai dando abbastanza fiducia a te, a Bakugou e al vostro rapporto."

A Kirishima vennero gli occhi lucidi e annuì con vigore insieme ad Ashido e Uraraka. Deku trattenne il fiato.

"Lo so che hai paura e vedremo come affrontare questa cosa, ok? Siamo tutti qui per aiutarvi."

Come a confermare il proprio sostegno, Todoroki scelse quel momento per russare più forte, cogliendo tutti di sorpresa e stemperando l'atmosfera. Midoriya aveva gli occhi lucidi e Mina passò a lui e a Kirishima un paio di fazzoletti, ridacchiando.

"Avete finito di fare i piagnucoloni e i piantagrane?"

"Kacchan!" Deku saltò a molla, voltandosi verso la porta della zona notte. Bakugou era appoggiato allo stipide, braccia incrociate e l'aria di qualcuno deciso a prendere in mano la situazione. Non aveva più la felpa della mattina, ma una maglietta molto più semplice e che delineava la curva del ventre. C'era, era innegabile, ma era ancora piccola.

"Ma tu ti svegli mai dal lato giusto del letto?" buttò lì Shinsou, ricevendo in risposta un dito medio mentre Katsuki faceva il giro del divano dalla parte di Deku.

"In piedi" ordino, ma Midoriya sembrò troppo stordito per dargli retta, così l'altro lo afferrò per il braccio e lo tirò su.

"Ba... Bakugou!?" Ochako e Kirishima si allarmatoro all'unisono quando videro il padrone di casa trascinare via l'amico. Mina e Shinsou seguirono in silenzio, finché tutti si sporsero dai divani quando Katsuki puntò al terrazzo.

"Che succede...?" Anche se Shouto si svegliò in quel momento non ci fu il tempo di dargli retta.

La porta finestra fu aperta di malagrazia, ma neanche si sentì il rumore del vetro che vibrò, non quando Bakugou diede voce ai polmoni. 

"Ohi, comparse!"

"Ka-Kacchan che vuoi fare!?"

Anche se i giornalisti accampati al piano della strada iniziarono ad agitarsi e parlare, da dove si trovavano i due Hero non si sentì quasi nulla, ma gli obiettivi di telecamere e macchine fotografiche furono tutti puntati verso l'alto.

"Flash news! Aprite le orecchie perché non mi ripeterò: volete sapere che succede, eh? Succede che questo deficiente ha fatto centro!"

"Ka... Kacchan" esalò Deku, tentando di coprirsi il viso in fiamme con le mani, ma Katsuki lo strattonò per un braccio per tenerselo al fianco.

"Sì, è un Beta ed è il padre dello sgorbietto che mi porto appresso, contenti?"

Qualcuno da sotto provò a urlare delle domande, ma non si capì nulla e Bakugou andò avanti.

"Ora che sapete come stanno le cose smammate o darò la colpa agli ormoni per-"

"Kacchan va bene così! Hanno capito!" intervenne Izuku, tirandolo indietro.

"Deku lasciami parlare! Questa gente non capisce se non la minacci!"

"Kacchan! Basta!"

Intanto, dentro il salotto, Shinsou continuò a osservare la scena come fosse stato al cinema e sembrò l'unico davvero rilassato.

"... dovremmo fermarli?" domandò Kirishima e Ochako scosse la testa, alzando le mani. 

"Perché Bakugou sta urlando?" domandò Todoroki sbadigliando.

"Te lo spiego dopo." Hitoshi stirò un sorriso divertito. "Ehi, Ashido... questo era il piano D?"

"Ah, cavoli loro ora" borbottò la ragazza, incrociando le braccia.

"I loro problemi diventano sempre i nostri, ricordate? I casini sono appena iniziati."

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COW-T 14, seconda settimana, M2
Prompt: Sacrificio
Numero parole: 514
Rating: SAFE
Note: //


 
L'ultima cosa che Lio ricorda è il sangue di Galo sulle mani. Caldo, una sensazione strana per lui che è stato molto simile al fuoco - se non peggio - per tanto tempo. Ma il sangue di Galo bruciava tra le sue dita, mentre il fiato si riduceva fino a essere un filo sottile. Quello stesso filo sottile che ha tenuto Galo in vita nella corsa verso l'ospedale, attraverso il corridoio e in barella, fino a sparire in sala operatoria e lasciare Lio lì, fuori da due semplici porte, bloccato da un “faremo tutto il possibile” e poi solo una luce rossa a gettare una sfumatura di tensione su tutto l’ambiente.
Sono passate quasi settanta ore da quel momento. Lio le sta contando tutte perché ha bisogno di tenersi impegnato, ha bisogno di non sentire il sangue correre nelle vene e ascoltarlo urlare vendetta, inneggiare a una risposta uguale e doppia a quello che hanno fatto a Galo. Sente i morsi della rabbia divorarlo nell’attesa, mentre Galo è lì a occupare un letto che non sembra abbastanza grande per lui, in una posa così immobile che sembra innaturale. Anche quando dorme Gallo riesce a essere vivo, riesce a dare l'impressione di star facendo tutto meno che riposare. Lio è immobile di fianco a quel letto da quando è uscito dalla sala operatoria e lo riconosce a stento, come se gli avessero restituito un guscio vuoto. 
Ha bisogno che Galo si svegli. Ha davvero necessità di sentirlo, di ascoltare una sua qualche uscita stupida, di volersi muovere dal letto contro il parere del medico, di dire che va tutto bene, che è un graffio, che non è successo niente. Lio ha davvero bisogno di sapere che riavrà Galo di fianco a sé.
E poi c'è questa vocina che pensa a quanto sia pericoloso per Galo stargli accanto. La gente lo odia ancora, a Lio. Ci sono persone lì fuori pronte ad alzare un’arma contro di lui in nome di un passato che ha visto tanta, troppa umanità combattersi e odiarsi e mai trovare pace. E Lio ha incarnato quel simbolo.
Mentre Galo… no, Galo era l'eroe. Galo non ha smesso di esserlo. Galo ha trascinato Lio al suo fianco, lo ha portato dal lato dove si ride, dove si organizzano serate di pizza e film, dove dormire di fianco a qualcuno che si vuole bene non è sinonimo di protezione contro un nuovo giorno che sorge, ma la più semplice condivisione di tempo e spazio e affetto.
Lio lo sa perché Galo si è sacrificato senza pensarci due volte, perché si è gettato sulla traiettoria di un proiettile destinato a lui in nome dell'odio. Lio lo sa, ma se ci pensa, se lo realizza, il respiro si spezza in un singulto, in un suono che Lio detesta, perché significa dare spazio all’angoscia, al cuore che non riesce a contenere l’angoscia, agli occhi che si fanno lucidi e alla gola che balbetta una preghiera.
Lio non vuole più sentire il sangue di Galo sulle mani. Lio vuole solo che Galo apra gli occhi e torni tutto come prima. 


 
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COW-T 13, sesta settimana, M4
Prompt: Omegaverse
Numero parole: 2660
Rating: Safe
Warning: Omegaverse. Mpreg. Beta Deku e Omega Bakugou in dolce attesa.



Tell me now, how do I do this heavyweight that I can't pull?
Tell me now, do I look stupid?
Chasing dreams that are far to reach
Tell me now from your point of view
That you're still here and you'll always be
You'll always be

[Always Be 2.0 - Caleb Hearn]



“Kacchan! Che stai facendo!?

“Giardinaggio” fu la risposta sarcastica, con un lieve rimbombo.

Deku lasciò andare il borsone dove aveva ammassato la tuta da Hero insieme ad almeno due cambi che si riprometteva di lavare da giorni. Coprì la distanza che lo separava da Katsuki con un paio di falcate, abbassandosi di volata per infilare la testa nell’armadietto spalancato.

“Kacchan!” ripeté allarmato, ricevendo uno sbuffo. “Che cavolo stai-”

“C’è una perdita, idiota! Cosa credi che stia facendo qua sotto!?”

Nonostante lo spazio angusto e la torcia che proiettava la luce quasi unicamente sul sifone, i due incrociarono brevemente lo sguardo.

Quello di Katsuki diceva chiaramente Non ci provare, stai zitto, non dire-

“Kacchan sei al sesto mese! Perché non hai chiamato un idraulico!?”

La pinza a pappagallo che aveva in mano Bakugou fu pericolosamente vicina a incontrare la testa di Deku.

“Perché non c’è bisogno di pagare un fottio di soldi per una cavolata del genere! Va solo stretto il tubo.”

Sarebbe dovuto essere un lavoretto da cinque, dieci minuti massimo. Katsuki era lì da più di mezz’ora solo perché, come Deku aveva amato sottolineare, aveva un impedimento formato palla da spiaggia che lo rallentava in ogni - fottuto - aspetto del quotidiano. Aveva dovuto fare pure una prova anche solo per essere sicuro di riuscire a rialzarsi da solo - tenendo tuttavia il cellulare a portata di mano per chiamare Kirishima, l’unico con cui avrebbe potuto condividere quella vergogna, neanche con sua madre o suo padre. 

Nelle sue intenzioni, l’ideale sarebbe stato concludere il tutto prima che il responsabile della sua attuale situazione psico-fisica, aka Deku, rientrasse. Proprio per evitarsi quella manfrina dal sapore ansioso, come se lui non fosse già abbastanza sulle spine all’idea di fare qualche cazzata che nuocesse alla Sgorbia.

Inginocchiato, ma ancora curvo sotto il lavello, Izuku congiunse le mani davanti la faccia, respirandoci dentro profondamente.

Tutta la pazienza che hai, Deku, ok? Finché la bambina non sarà nata, dovrai fare appello a tutta la tua pazienza. Conta fino a dieci, se necessario.

Il consiglio di Uraraka suonava più come un Rassegnati, ok?

Stavano parlando del Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva in dolce attesa. Era come armare una bomba di un timer difettoso, poteva esplodere come poteva non esplodere. Deku si complimentò tra sé per il paragone azzeccato, tornando quindi a concentrarsi sul compagno.

“Lo so cosa stai pensando, bastardo!” ringhiò Bakugou, lasciando perdere i suoi intenti da idraulico e piazziandogli un dito medio in faccia.

“Allora esci da lì! Ci guardo io!”

“Oh, non iniziare! È il mio lavandino! Lo riparo io!”

“Sei davvero impossibile.” Non che sottolinearlo a voce servisse a qualcosa. Deku non rammentava un Kacchan così testardo neanche all’età di cinque anni.

“Cazzi tuoi.” Come volevasi dimostrare. Ma era già tanto che la pinza a pappagallo non gli fosse stata conficcata in testa per quel commento.

La gravidanza stava trasformando Bakugou Katsuki sotto diversi aspetti e quello fisico era solo il punto che si coglieva per primo per ovvie ragioni - e Deku avrebbe voluto poter esprimere a parole quanto fosse divino col pancione, ma a detta dei più stava sperimentando quella combo micidiale di “sei cieco di amore” unita a “stai per diventare padre” per cui la sua voce in capitolo non contava.

Escluso quello, la sfera emozionale dell’omega biondo continuava a eseguire le più complicate evoluzioni in aria dal trampolino più alto, per poi tuffarsi in una piscina di frustrazioni, ansie e, talvolta, ma raramente, previsioni catastrofiche sul futuro che finivano col trascinare dentro anche Deku.

A conti fatti, loro due si stavano frequentando come coppia da poco meno di tre mesi quando Katsuki si era ritrovato a fare un test di gravidanza. Era stato solo del sesso fine a se stesso fino a quel momento, qualche parola un po’ più intima buttata qui e lì a fronte di una conoscenza che durava da tutta la vita, ok, ma non con il pensiero Ehi, che ne dici di un figlio? Proprio no. 

Izuku aveva sperimentato il significato dell’espressione essere al settimo cielo quando Katsuki lo aveva sfiorato per la prima volta privo della solita irruenza e si era preso un bacio senza preamboli. Da lì erano iniziate le montagne russe, incluse quelle due linee che avevano stravolto il loro quotidiano. Ma perfino arrivati al sesto mese non erano ancora in grado di determinare cosa fossero.

Una coppia?

Una coppia di amanti barra futuri genitori per sbaglio?

Una coppia di futuri genitori che per caso si frequentavano? (Aveva anche solo senso dirla al contrario?)

Deku a volte si chiedeva se ancora si frequentassero, tra l’altro. Se l’intento iniziale - che era solo del sesso!? O c’era stato altro ed erano successe talmente tante cose che se ne era dimenticato? - fosse ancora presente.

Erano quasi cinque mesi che dormiva sul divano dell’appartamento di Katsuki perché era stato bandito dalla sua camera da letto - il che era ok, come gli aveva spiegato Uraraka, visto che gli omega tendevano a essere estremamente territoriali nei riguardi nei loro nidi. A questo si aggiungeva il fatto che non avessero un legame - anche perché Deku era un Beta e non un Alpha - e nelle condizioni in cui si trovava Bakugou, non era poi così scontato che, nonostante tutto, Katsuki non lo volesse nella propria safe zone. Deku era capace di accettarlo, anche se l’amaro in bocca glielo lasciava lo stesso. Non poteva pretendere, e meno che mai voleva farlo. Non c’erano promesse tra di loro. Se Bakugou avesse voluto farsi una vita per conto suo… 

Ma chi voleva prendere in giro. 

Lui era conscio di volerci essere. Conscio che Kacchan fosse il suo punto di inizio da che avesse memoria e che sarebbe stato la sua fine, in qualsiasi senso il fato volesse interpretarlo.

Quella bambina - la Sgorbia, come Katsuki stesso l’aveva rinominata - per lui era un dono che non aveva osato chiedere, ma che era già prezioso quanto il legame che aveva con Kacchan. Era letteralmente la forma tangibile di ciò che li legava. Non aveva dubbi sul fatto che ci sarebbe stato per lei in ogni modo possibile.

Avrebbe voluto esserci anche per Katsuki, ma quella era una decisione che non spettava a lui. 

Si era perso nei propri pensieri, ma la smorfia che fece schioccare la lingua a Bakugou lo riportò alla realtà. Per avvicinarsi si acquattò di più all’interno nel mobiletto, mosso dalla preoccupazione.

“Che hai?”

Bakugou gli piantò il palmo contro il mento, spingendolo indietro.

“Levati! La Sgorbia mi sta prendendo a calci!” e seguì un’altra smorfia per cui si morse il labbro, soffocandoci un’imprecazione.

Deku recepì solo la parte del messaggio che, come ogni volta, gli ricordava con una schicchera mentale Stai per diventare papà! Sì! Proprio tu! Con niente meno che Kacchan…!

Gli si aprì un sorrisetto idiota sulle labbra e Katsuki fu diviso tra il volergli infilare le dita negli occhi o tirarselo addosso per baciarlo. Odiava gli ormoni.

“Cazzo.”

Izuku guardò verso il pancione, l’espressione da beota nel vederlo tremare.

“Ci sa fare, eh? Sarà lo Shoot Styl-”

Bakugou si agitò, cercando di uscire da sotto il lavello.

“Piantala di sparare stronzate e aiutarmi ad alzarmi! Devo andare in bagno!

Fine della magia. Midoriya ricollegò i neuroni e realizzò che fosse un momento da Colpo basso - quelli alla vescica, insomma - e quindi sinonimo di emergenza. Ma tra l’epifania, l’urgenza e il corpo che si mosse in autonomia, il piccolo particolare dello spazio angusto fu ignorato, così il retro della sua testa ebbe un incontro ravvicinato col sifone. Lo stung fu abbastanza sonoro. Le gocce d’acqua che caddero una conseguenza evitabile.

Deeeekuuuu!” ululò Katsuki. “Sei un defi-”

La Sgorbia ebbe da dire la sua con un altro calcetto ben piazzato.

LEVATI!"

Riuscirono a coordinarsi decentemente. Midoriya saltò in piedi e tirò su Bakugou come se non pesasse quasi sette chili in più. Detestando il mondo ed esprimendolo a suon di imprecazioni, Katsuki sparì in bagno.



“Non farlo di nuovo” borbottò Bakugou a mezza voce, fissandosi la pancia. Non ci furono responsi. Niente nuovi calcetti, non finché non passò la mano sulla curva prominente un paio di volte e avvertì una leggera pressione.

“Vedi di stare buona…”

Non ricordava il momento preciso in cui aveva iniziato a parlare con la Sgorbia. Ricordava invece vivido l’attimo in cui il fagiolino, come lo aveva chiamato Eijirou per mesi, era diventato una lei e qualcosa di più concreto.

Sarà una bambina!

Lo avevano ripetuto tutti. Con emozione, con commozione, con parole di festa. A Katsuki era sembrato che urlassero perché lui non riusciva ad accettarlo.

Era complicato. Era tutto fottutamente complicato.

Ci aveva messo degli anni a rigirare i suoi sentimenti per Izuku e trovare il verso giusto. Trovare quel lato che continuava a nascondere o soffocare, dicendosi che non fosse possibile.

Amore. Gli veniva l’urticaria solo a pensarci, eppure aveva avuto tutto il tempo del mondo per sperimentare il resto e scartarlo miseramente: l’invidia, la rabbia, persino l’odio. Nessuno di questi aveva resistito. Dei cartelloni pubblicitari che si erano sciolti con la prima pioggia, non importava quanti strati applicasse. 

Alla fine, ciò che c’era sotto era venuto a galla, ma aveva dovuto sfiorare i ventitre anni per capirlo e accettarlo. Per dare una chance a quel sentimento che era cresciuto di pari passo con lui, che si era alimentato in segreto di ogni attimo passato con Deku, che aveva avuto pazienza, facendo capolino solo di tanto in tanto per farlo esitare, ma il momento non era mai stato davvero maturo.

E non lo era stato neanche quando Katsuki si era davvero deciso a fare sul serio.

Tre fottuti mesi.

Avevano iniziato dal sesso perché Bakugou non sarebbe stato capace di mettere a parole qualcosa di diverso da un insulto nei confronti di Deku. Ed era andata alla grande. Superati i primi impacci, l’intesa era stata devastante, quasi superiore al piacere stesso.

Katsuki avrebbe preferito almeno un anno di quel sesso vorace e solo dalla parvenza occasionale, prima di muovere un altro passo ed essere più concreto. Invece no. No. Il fottuto destino aveva deciso che un qualche preservativo si sarebbe dovuto bucare, o un birth control non mantenere la promessa dell’effetto per cui era stato inventato.

Sentite anche voi questo odore dolce? Sembra… latte?

Ricordava ancora le parole del Bastardo a metà negli spogliatoi dell’Agenzia di Endeavor. Lui e il suo maledetto olfatto da Alpha che avevano fiutato la gravidanza prima ancora che il Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva potesse anche solo ipotizzare che fosse il motivo dei suoi malesseri recenti.

E ora eccolo lì, cinque mesi dopo, con il baricentro andato a puttane e un quantitativo di sentimenti che facevano giornalmente a botte con gli ormoni. Una tortura senza fine e preferiva pensarla tale, perché l’alternativa era guardare il calendario e accettare che di lì a tre mesi avrebbe tenuto tra le braccia il risultato di tre giorni di sesso no stop con il suo amico di infazia barra rivale barra amante barra… padre di sua figlia.

Dio, cosa aveva fatto di sbagliato nella vita?



Quando tornò in cucina rimase impalato sulla porta, la mano ancora appoggiata sul ventre, ma i pensieri completamente spariti.

Non c’era niente di imprevedibile in quello che stava guardando, eppure gli consegnò le ennesime emozioni contrastanti. O meglio, emozioni che avrebbe dovuto mettere in fila insieme alle altre, ma il processo di accettazione andava così a rilento dentro di lui che stava solo stipando a manciate cose che chiunque altro nella sua situazione probabilmente avrebbe elaborato in un lampo con… gioia? Gli venne la nausea e per una volta non fu colpa della Sgorbia.

Non ce l’aveva con Izuku.

Non riusciva a metterlo a parole, ma non lo riteneva responsabile, colpevole o qualsiasi altra sfumatura simile. Quella situazione l’avevano creata in due - e, neanche sotto toturlo lo avrebbe ammesso, non vedeva l’ora di replicare quei tre giorni di puro e semplice piacere insieme. Non era il tipo da incolpare seriamente il partner o cazzate del genere.

Era complicato. E odiava ripetersi, ma venire a patti con se stessi era un percorso tortuoso e pieno di buche o di mine.

Vuoi essere felice con Deku?

Cristo, quante volte gli era stata fatta quella domanda negli ultimi mesi?

E perché dire era tanto difficile?

Lui lo aveva spinto nel fango Izuku, letteralmente e metaforicamente, più di una volta.

Izuku era tornato da lui ogni volta. Con quel suo sguardo che sembrava in grado di fagocitare ogni cosa nell’essere preoccupato per il prossimo, con quella sua mano tesa pronta ad aiutare.

Kacchan stai bene? Riesci a rialzarti?

Anche nel presente che stavano vivendo Katsuki era ancora restio ad accettare quelle dita, più per abitudine che per reale ritrosia, ma questo non cambiava quello che per anni aveva fatto.

Quindi come poteva ammettere di desiderare qualcosa di bello con la persona che per tutta la vita aveva antagonizzato?

Come faceva Izuku a trovare la felicità con lui?

Perché Testa a punta, Ghiacciolo caldo e Guance tonde avevano tutti più volte sottolineato quanto Deku fosse al settimo cielo. Era semplicemente assurdo.

Il tempo passava e il recipiente dove Bakugou stava ammucchiando tutti i pensieri, le sensazioni e i respiri stava diventando un torchio e prima poi avrebbe dovuto decidere cosa distillare. Aveva sulle spalle i battiti di cuore di tre persone. Il proprio, quello di Izuku e quello della Sgorbia. Come si faceva ad avere in carico il cuore di altri due esseri viventi oltre al proprio? Proprio a lui doveva capitare una situazione del genere? Lui che con le mani faceva esplodere le cose?

Forse più che destino quello era il fottuto karma e Deku sarebbe continuato a essere la sua croce e la sua redenzione per tutta la vita.

Si mosse, lasciando la cornice della porta ed entrando in cucina. Era stanco di pensare, di mettersi le mani al collo da solo e soffocarsi. Voleva uscirne e voleva pensare ad altro.

Fissò ancora una volta Izuku, ma cambiò prospettiva, soffermandosi sul lato puramente sensoriale. Aveva addosso l’ennesima tuta - un’abitudine che aveva preso da qualche mese al posto di vestiti più decenti perché, a detta sua, erano più comodi, poteva dormirci, correrci in giro se necessario. Non gli rendevano per niente giustizia.

Tuttavia, la solita maglietta stupida era leggermente tirata su, lasciandogli scoperti gli addominali. Katsuki li fissò e li fissò ancora, prima di sfilare un piede dalla ciabatta e piantarglielo sullo stomaco.

Kacchan!” sussultò Deku, finendo col dare una gomitata al mobiletto per la sorpresa.

Mpfh. Hai finito? Quanto ti ci vuole? Mi serve il lavandino per fare la cena.”

Deku tentò di tirarsi meglio su, ma Bakugou insistette con fermezza a tenerlo dov’era, stirando un risolino vagamente di sfida.

“Ehm… togli il piede?” tentò Izuku.

“Perché dovrei? Non mi pare tu abbia finito e ti servono le mani lì sotto, mica i tuoi stupidi addominali.”

Il beta sospirò, lanciandogli un’occhiata incerta, ma tornò a sdraiarsi, pinza alla mano.

“Potremmo ordinare qualcosa stasera? Non hai voglia di, non so… pizza?”

Che era il modo scontato di Izuku per chiedergli di non affaticarsi. Katsuki roteò gli occhi esasperato, ma non ribatté.

Sì, aveva voglia di fin troppe cose, ma non si sarebbe ingozzato solo perché la Sgorbia giocava con il suo appetito e gli faceva venire voglie assurde in orari altrettanto assurdi.

Fu però pensando proprio a quello di cui avrebbe potuto avere voglia che Bakugou si distrasse e il piede gli scivolò più in basso, incontrando qualcosa di, be’, duro. Izuku si irrigidì di botto e allo stesso tempo scattò. Un nuovo stung risuonò brevemente nell’aria, insieme a un Kacchan! esalato.

Kacchan non se lo fece ripetere due volte e tastò con più consapevolezza.

Gli si aprì un ghigno perfido sul volto.

“Non mi dire che stai pensando al mio Katsudon, Deku.”


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COW-T 13, sesta settimana, M6
Prompt: Tema libero
Numero parole: 400
Rating: //
Warning: //




L’ultima settimana Dazai la ricordava col sapore di Odasaku. 

Con il suo odore - colonia che si mischiava a quello di una pelle abituata a muoversi di continuo, agli sforzi, alla veglia, insieme al tabacco e a quel sentore di whiskey che rimaneva sulle labbra. 

Ricordava le notti con la sensazione delle sue mani, dei suoi muscoli, del suo cuore premuti contro di sé. 

La vista era un senso pigro. A Dazai la realtà non piaceva, eppure ogni cosa diventava autentica, curiosa, se posta vicino a Odasaku. 

«… devi andare?» 

Dazai aprì l’occhio non bendato. O almeno, alla parte che aveva udito. Guardò Odasaku e si mosse, spostandosi su un fianco. Il letto cigolò, ma il giovane dirigente avvertì solo la stoffa della camicia che indossava strusciare contro la pelle. 

«No» replicò soltanto, ma il tuttofare corrugò la fronte. 

Dazai ripensò a cosa si potesse essere perso della domanda. Un Quando, per esempio. 

«Resto. Non ho impegni» riformulò, aggiungendo un sorrisetto. 

Odasaku allungò le dita e gli scostò un ciuffo dalla fronte. Quei polpastrelli davano a Dazai la sensazione di aver trovato nuovi modi per morire dolcemente. 

«A cosa stavi pensando?» domandò il tuttofare, sistemandosi meglio tra i cuscini. La sua camicia la indossava Dazai e non faceva così freddo da avere bisogno di stropicciarne un’altra. Una situazione che lo sguardo del Demone Prodigio apprezzava molto. C’erano cicatrici su quel petto e le aveva percorse in più di una maniera - occhi, dita, lingua, mente - in più di un’occasione. La sazietà non era ancora arrivata. 

«Quanto credi che siano fallaci i sensi dell’uomo?» 

Si formò una ruga al centro della fronte di Odasaku. Dazai la toccò con le dita, come un bambino che non sapeva tenersi la curiosità in tasca.

«Il nostro cervello elabora le immagini percepite dagli occhi, altrimenti ribaltate. Se ora avessi la febbre, la tua pelle mi sembrerebbe fresca, quasi fredda. Se mi baciassi…» 

Lo sguardo di Odasaku si assottigliò, seguendo il flusso di parole. 

«… sentirei il sapore del whiskey o il mio?»

Il tuttofare si chinò in avanti e lo baciò. 

Dazai udì della musica e si ricordò del vecchio giradischi ancora acceso. 

«… mh, whiskey» concluse. 

«Io sento te.» 

Non era nelle intenzioni di Dazai rabbrividire, ma fu colto impreparato.  

Quell’affermazione - tre sole parole - non lasciarono più la sua testa. Si umettò le labbra e sentì anche lui un solo sapore. Odasaku.


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COW-T 13, sesta settimana, M6
Prompt: Tema libero
Numero parole: 300
Rating: //
Warning: //



Quando le mani di Lio tremavano, Galo gliele stringeva. 

La prima volta era successo in un momento di tensione. Lio non era direttamente sotto accusa - le sue colpe, i suoi crimini, la sua vita da Burnish era già stata posta sotto processo - ma ogni parola trasudava di "se" e di "ma" che lo riguardavano.

Se i terroristi avessero... Ma purtroppo i Burnish non hanno... 

Parole, parole... 

"Non sanno quello che dicono" aveva concluso Galo con un'altrava di spalle, stringendo le loro dita e trascinandolo via. "Non ti conoscono."

Lio non si era imposto. 

Era successo in altri momenti che le mani di Lio tremassero e quelle di Galo, due, tre volte più grandi, erano sopraggiunte puntuali ad afferrarle. 

"Stai tremando! Hai freddo?" 

"Ehi, hai la febbre? Accidenti, scotti!" 

"Hai sbattuto il gomito!? Ahah, ti formicolerà per ore!" 

"Ehi, Lio, cos'hai? Vuoi che torniamo a casa?" 

Ormai convivevano da quasi tre anni. L'ex Burnish aveva accettato una vita sedentaria, stabile, una vita che, nel cuore della notte, quando non riusciva più a chiudere occhio, gli permetteva di tracciare le linee sulle mani gigantesche di Galo. Quelle dita che lo avevano salvato in più di un'occasione, goffamente o con poca delicatezza, ma che non si erano mai sottratte dal dargli calore. A stringere quando il mondo pretendeva da lui un senso di colpa inzuppato di ricordi, di dolori, vividi ma lontani. Se non era bruciato fino a diventare cenere, Lio lo doveva a quelle mani e alla testardaggine che erano in grado di trasmettere. 

"... hai freddo?" 

Lio sussultò appena, sentendo il respiro di Galo tra i capelli cianciare quelle due parole. Gli strinse la mano che stava osservando tra le proprie, come un bambino che ha trovato un tesoro, il più prezioso al mondo. 

"No... è tutto perfetto. Buonanotte."


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COW-T 13, sesta settimana, M6
Prompt: Tema libero
Numero parole: 200
Rating: //
Note: Soulmate (grazie Shiroi)



Iwachan grugnì nel sonno, cercando di muoversi in una posizione più confortevole, ma non riuscì a spostarsi neanche di un centimetro. Si primacciò gli occhi con una mano per rimettere a fuoco la realtà. Era tardo pomeriggio a giudicare dalla luce. Ricordò vagamente di essersi messo a studiare, ma non ricordò che ci fosse anche OiBaka. E più precisamente, non ricordò che si fossero messi a dormire l'uno sull'altro. 

Quando affondò le dita nei capelli dell'alzatore, l'intento di svegliarlo e cacciarlo si infranse miseramente. Il collo di Tooru era esposto e si scorgeva il tatuaggio sotto il colletto. 

Inizio. 

Vergato dalla mano del destino, e apparso solo di recente - molto tardi rispetto ai coetanei - era il sigillo che il tempo aveva dato loro, senza sapere che fosse inutile. 

Nello stesso punto, sulla propria nuca, Hajime aveva la parola Fine. 

Un suono nefasto, soprattutto se hai appena otto anni e ti compare prima di tutti gli altri bambini. Un modo bislacco del fato per prendersi gioco del loro legame, forse testarlo. 

Iwachan non credeva alle anime gemelle. Aveva saputo fin dal primo momento che Tooru sarebbe stato sempre la sua Fine. 

Richiuse gli occhi e si riaddormentò.


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COW-T 13, sesta settimana, M6
Prompt: Tema libero
Numero parole: 100
Rating: SAFE
Warning: //



Katsuki chiuse le guance di Izuku tra le dita senza preavviso. Allo sguardo aggrottato e in parte allarmato, replicò con un cipiglio affilato. Assorto. I polpastrelli strinsero e si rilassarono un paio di volte, come a testarne la...

"Perché sono così morbide?"

Deku provò a dire qualcosa, ma uscirono suoni neanche vagamente comprensibili. Bakugou lo lasciò andare senza preavviso. 

"Kacchan, perché-" 

Un morso. Sulla guancia. 

Il cuore di Izuku saltò un battito, mentre i nervi gli rimandarono un vago senso di fastidio. Nulla comparabile però al brivido che lo irrigidì. 

Katsuki lo lasciò andare, leccandosi le labbra.

"Sai di mochi."


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COW-T 13, quinta settimana, M2
Prompt: Taboo
Numero parole: 1138
Rating: Safe
Warning: //




“Lo fanno le puttane.”

Il silenzio durò davvero troppo poco anche solo per elaborare mentalmente la frase.

“Battere!”

La carta seguente era già nella mano di Sero.

“Lo è Draco Malfoy.”

“Purosangue!”

“Tette e culo!”

“Curve!”

Un guizzo dell’occhio di Hanta insinuò il dubbio in Denki che si corresse all’istante.

Curva!

Il tempo nella clessidra si esaurì nell’esatto istante in cui l’ultima a lasciò le labbra di Kaminari. Lui e Sero si diedero il cinque l’attimo successivo.

“Grande! Abbiamo fatto dodici punti! Un record!”

Deku divise i sessanta secondi di un minuto per dodici.

“Una risposta in media ogni cinque secondi… wow” mormorò meditativo, tirandosi il labbro inferiore tra due dita. “Questa rapidità può essere utile nello scambio di informazioni sul campo. Se c’è intesa tra due Hero, allora si guadagna del tempo prezioso. Questo può valere per sidekick in una stessa Agenzia, ma in un TeamUp c’è da considerare più variabili, soprattutto il non conoscersi a fondo e quindi-”

Katsuki si allungò a dare uno scappellotto a Izuku.

“Gioca, invece di cianciare cavolate! È il tuo turno e di Testa a punta!”

“Yoo! Tocca a te, Midoriya! Sono prontissimo!” si esaltò Kirishima, mettendosi in posizione manco stesse per scattare e correre i cento metri.

Sero mollò in mano a Deku il mazzo e Denki stirò un sorrisetto, afferrando la clessidra.

“Pronti… via!”

Izuku aveva calcolato anche un attenti, quindi incespicò e si fece cadere la prima carta di mano. Bakugou sbuffò, roteando gli occhi.

“A-Allora…”

Lesse la parola. Coadiuvare.

Gli prese un leggero panico.

Aiutare. Contribuire. Lavoro. Ostacolare. Collaborare.

“È u-un verbo…” Un’azione, lo corresse la mente, ma le labbra non stettero al passo. “Q-Quando, ecco, insieme ad altri…” rilesse il più velocemente possibile le parole taboo. “… porti aiu-” Sero premette il Buzzer che emise una pernacchia di avvertimento. Deku cercò di correggersi al volo. “Porti s-soccorso a qualcuno…?”

Non era la stessa cosa e stava andando fuori strada, ma Kirishima proruppe in un mezzo urlo.

“Hero!”

Stavolta Bakugou lo scappellotto lo diede a lui.

“Ti ha detto che è un verbo, cretino! E siediti!”

“Fare l’Hero!” provò di nuovo Eijirou, che se avesse avuto una coda avrebbe scodinzolato.

“Io cambierei parola” suggerì Hanta, scuotendo la testa. “Dubito che la conosca questa.”

Izuku non ci pensò due volte. Seguì il consiglio e ne pescò un’altra.

Cleopatra.

Ingoiò il vuoto. Sero si trattenne dallo scoppiare a ridere.

“V-Viveva nello stesso paese di Salaam!” tentò, inchiodando il rosso con il proprio sguardo come se avesse potuto parlargli con gli occhi. “Molto, moooolto tempo fa! Al tempo delle piramidi!”

Hanta e Denki si erano ribaltati dalle risate. Bakugou si stava massaggiando le palpebre imprecando tra sé e Shouto, l’ultimo giocatore, in coppia con il dinamitardo, stava guardando con intensità un punto imprecisato, dando l’idea di prendere molto seriamente la questione.

“È stata il capo del suo governo!” Sero sembrò aver bisogno di una bombola di ossigeno. “Ed era una- ecco… Era un’ammaliatrice di uomini!”

“Cristo, Deku…” mormorò Katsuki avendo pietà delle sue spiegazioni. “Nessuno indovinerebbe così.”

“Una danzatrice del ventre…?” tentò Kirishima del tutto confuso.

La clessidra ebbe pietà di loro e fece cadere l’ultimo granello.

“Fine tempo!” dichiarò Denki, asciugandosi le lacrime dagli angoli degli occhi. “Siete stati fenomenali!”

Sero ebbe bisogno di un bicchiere di coca cola per riuscire a tornare in sé.

“Se la carriera da Hero non dovesse andare in porto, potreste tentare e mettere su un duo comico!” rise ancora, passando il Buzzer a Deku, che a sua volta passò il mazzo a Shouto di fianco a lui con un sospiro sconfitto.

“Mi dispiace” si scusò verso Eijirou, che scosse con forza la testa.

“È anche colpa mia! Ci rifaremo al prossimo giro sicuramente!”

“Speraci” borbottò Katsuki, che invece fissò il suo compagno di squadra come avesse avuto davanti un pranzo cucinato con ingredienti male assortiti. “Cerca di non impappinarti e di essere comprensibile, Ghiacciolo caldo.”

Shouto annuì.

“Vediamo se riuscite a batterci” buttò lì Hanta con un ghignetto, la mano sulla clessidra. “Via!”

Il più giovane dei Todoroki girò la carta e poi guardò Bakugou negli occhi.

“Nelle favole, il cavaliere salva dal pericolo la…?”

Il Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva parve essere stato colto alla sprovvista, nonostante la concentrazione.

“Principessa.”

Shouto scosse la testa. Katsuki ringhiò.

“Damigella.” Un altro diniego. “Dama.”

“Corretto.” Todoroki pescò un’altra carta. “Seconda metà della giornata.”

“Pomeriggio.”

Deku si chinò verso Sero con un bisbiglio. “Giornata vale se c’è scritto giorno?” ma entrambi si distrassero a seguire il successivo scambio.

“Quando arrivi terzo classificato.”

“Bronzo.”

“Le prime a spuntare a primavera.”

“Margherite.”

“Arrivare a un appuntamento dopo l’orario.”

“Tardi.”

“Quando un Villain tiene degli ostaggi e ha delle richieste.”

“Negoziatore.”

“Ohi, ohi” ridacchiò nervoso Kaminari, passando lo sguardo dall’uno all’altro. “Cos’è questa intesa?”

Ma la concentrazione tra i due era così serrata che neanche lo sentirono. Kirishima stava facendo un tifo muto, agitandosi neanche stesse seguendo una partita di tennis, girando la testa a seconda di chi stesse parlando. Deku era a bocca aperta, affascinato.

“Ha cinque punte e vive nell’acqua salata.”

“Stella marina.”

“Ci tieni al sicuro ciò che possiedi di import-”

“Cassaforte.”

Shouto sembrò uscire dalla trance per essere stato interrotto.

Non distrarti, Bastardo a metà!” saltò su Katsuki, anche lui perdendo l’andamento del momento.

“Tic, tac!” aggiunse Sero, indicando la clessidra.

“La lasci nella neve-” Todoroki ebbe un ripensamento, mordendosi appena il labbro. “Nella sabbia quando cammini.”

Bakugou esitò un attimo e lanciò un’occhiataccia a Denki e al suo Che peccato, avete perso il ritmo!

“Impronte!”

“Una.”

Impronta, cazzo! La prossima!”

“Qualcosa da superare.”

Katsuki si guardò un attimo intorno in cerca della parola.

“Ostacolo!” saltò su, squadrando la clessidra. “Avanti!”

“È molto grande e vive nell’oce-” Deku premette il Buzzer.

“Pochi secondi!”

“Taci, Faccia piatta! Deku, ti ammazzo se lo rifai! Una merda di balena! Muoviti!

“Quello che fanno due persone che si amano.”

Bakugou si bloccò su una sillaba indefinita, fissando l’espressione imperscrutabile di Shouto, mentre la sua arrossì leggermente. Kaminari e Sero trattennero il fiato, prima di scoppiare a ridere in simultanea. Anche Izuku, fissando prima la carta, poi la faccia impietrita dell’amico di infanzia arrossì, capendo a cosa stesse pensando e scuotendo la testa come a volerlo aiutare.

Todoroki lasciò cadere la carta, guardando la clessidra.

“Peccato, ce l’avevamo quasi fatta.”

“Ah, era facile questa!” constatò Kirishima, girando la carta verso di sé. “Perché ti sei bloccato?”

“Lo so io” ridacchiò Sero, lanciando un’occhiata significativa al dinamitardo e poi in direzione di Deku e Shouto, che ricambiarono senza comprendere. “Perché non riesce a parlare delle cose che non riesce a fa-”

Il tavolino esplose e tutte le carte si sparsero per aria, mentre Katsuki, rosso in viso, urlava che era solo un gioco di merda. 


sidralake: (Default)
 

COW-T 13, quinta settimana, M3
Prompt: La quadriglia
Numero parole: 4070
Rating: NSFW (ma non esplicito)
Warning: Odasaku / Dazai / Chuuya / Ango (POV Ango). In un ipotetico futuro in cui Odasaku è (redi)vivo. 


La scrivania era un disastro. Le penne erano rotolate in terra, i fogli fuori dalle cartelline erano sparsi come foglie su un vialetto dopo una forte raffica di vento. Ango si era sentito come una di queste quando Chuuya era piombato nel suo ufficio alle quattro di notte e non aveva voluto sentire ragioni.

“… te lo avevo detto, Quattrocchi…” ansimò il rosso, sfilandosi l’ultimo dei guanti con i denti, l’altra mano già occupata sul basso ventre dell’ex spia. “… se avessi di nuovo fatto le ore piccole saremmo arrivati a questo.”

Ango gemette, inarcando la schiena e premendosi un braccio sugli occhi. Non aveva idea di dove fossero volati gli occhiali, sperava solo non si fossero rotti come l’ultima volta.

“… devo finire-”

“So io cosa devi finire” lo stroncò sul nascere il Dirigente, chinandosi a baciargli e mordicchiargli la base del collo. “Finirla di ridurti a fare questi orari assurdi e dimenticarti di mangiare.”

La risposta di Ango non fu minimamente coerente, ma un insieme di ansimi e gemiti nel sentire le mani del rosso su di sé.

Anche se il suo senso del dovere stava protestando, il resto di sé - che ormai apparteneva a Chuuya in più di una forma - accolse quell’interruzione con sollievo e una certa dose di risposta, nonostante la stanchezza.

Cercò il viso del rosso attraverso la patina con cui vedeva il mondo in quel momento e lo chiamò debolmente, conscio di star viaggiando sulla linea dell’incoerenza. I contorni di ogni cosa erano sfuocati e i colori macchie che si fondevano, ma la sua ancora rimasero quei capelli di un fuoco pallido.

“Sei con me, Quattrocchi?” gli chiese Chuuya a un passo dalle labbra, facendo resistenza a quel bisogno inconscio con cui Ango lo stava attirando come una parte essenziale di sé.

“S-Sì…” balbettò in risposta l’ex spia, nonostante si sentisse a un passo dal cedere. Voleva Chuuya, voleva il sollievo che era in grado di dargli, ma la spossatezza gli stava calando tutta insieme. Il piacere delle dita del rosso prima, e il sesso vero e proprio a seguire, diedero il colpo di grazia alle sue quasi trenta ore di veglia.

Non era la prima volta e non sarebbe stata l’ultima che si riducevano così. A quell’ora della notte, chiusi nel suo ufficio personale, riempiendo la stanza di gemiti e ansimi e trasformando il lavoro di una giornata in una costellazione di fogli da riscrivere, umidi del loro piacere.

C’era stato un tempo in cui Ango non sarebbe riuscito a immaginare una scena del genere neanche per gioco - cominciando dal fatto che non si ritenesse una persona così fantasiosa, soprattutto in campo sessuale, per finire con un classico Non potrei mai fare una cosa del genere dove lavoro.

Poi Chuuya era tornato nella sua vita e, come in passato, più di quattro anni prima, l’aveva stravolta. Era successo tutto talmente in fretta che la spia non era neanche sicuro di come fossero arrivati a quel punto. Che era solo uno dei due più importanti sconvolgimenti degli ultimi mesi, ma Ango in quel momento aveva le facoltà mentali solo per pensare al Dirigente. E alla sua lingua.

“C-Chuuy-ah” gemette, quando il rosso lo stuzzicò, conscio della sua ipersensibilità dopo averlo portato all’estasi appena due minuti prima. Si tese per uno spasmo involontario e chiuse le dita su un braccio del più giovane, con una presa che avrebbe voluto essere serrata, ma che perse di mordente dopo pochi secondi.

Chuuya si stava ancora dedicando alla sua pelle sensibile, ma con meno malizia e più premura, sciogliendo tutta la tensione residua. Intrecciò le proprie dita alle sue e risalì fino al collo di Ango, alla mandibola, con baci insistenti, fino a quando non si trovarono l’uno nelle labbra degli altri.

Con un ghigno, il rosso rimise gli occhiali alla spia.

“Sono ancora integri” scherzò, per poi scrutarlo con un’occhiata più di rimprovero. “Hai dormito almeno un’ora?”

Ango sospirò, non sforzandosi nemmeno si alzare la testa per guardarlo meglio.

“Ho preferito farmi una lunga doccia durante la pausa” confessò, riflettendo vagamente che il suo inconscio doveva essere stato lungimirante dove Ango proprio non aveva immaginazione.

Chuuya però non risultò particolarmente contento della risposta.

“Sei un coglione” gli disse senza mezzi termini.

“Sto lavorand-aah

Il rosso non lo fece finire, mentre le sue dita sapevano dove e come toccarlo per interromperlo e farlo contorcere.

“Io so che dopo il secondo orgasmo dormi come un bambino per almeno dieci ore di fila” e a modo suo fu una minaccia. “Puoi decidere se qui o a casa.”

Sulla faccia di Ango si leggeva un chiaro Ho del lavoro da finire, ma serrò le labbra prima che una sola parola potesse firmare quella condanna. Anche se erano amanti, Chuuya rimaneva un mafioso che manteneva la parola data e la ex spia voleva evitarsi altre pessime figuracce con i colleghi (e con la fortuna che aveva, sarebbe incappato certamente in Tsujimura, la cui fantasia non aveva nessuno dei limiti che Ango percepiva della propria. Era anche l’unica persona a sapere realmente tutta quella storia e a tifare per il suo superiore).

“… a casa.”

“Ottima risposta, Quattrocchi” e gli stampò un bacio sulla guancia, prima di tirarlo su così velocemente, con la leggerezza con cui avrebbe raccolto un giocattolo rovesciato in terra, che ad Ango girò la testa. Ma Chuuya non si mosse, restando in mezzo alle sue gambe e sostenendolo. Lo guardò dal basso verso l’alto con un sospiro più pacato.

“Hai una cera orribile e il mio intervento ti ha solo ridato un po’ di colore, ma sembri sul punto di una febbre da stress” mormorò, passandogli la mano sulla fronte. Era tiepida e sudaticcia per l’attività recente, ma anche bianca come il latte. Ango chiuse gli occhi, lasciando andare la testa contro quella carezza.

“… mi prenderò un giorno di ferie…” mormorò poco convinto, come se al contempo stesse cercando di fare i conti per capire se potesse permetterselo. “… o chiederò di sbrigare qualche lavoro da casa.”

“Lo sai che non sono la stessa cosa? Vedi di prenderti almeno due giorni di ferie, così festeggeremo come si deve.”

Ango lo guardò senza capire.

“… Festeggiare?”

Era sicuro che il Capodanno fosse passato da un mese abbondante.

“Domenica? Il quattordici? Ti dicono niente?” sbuffò Chuuya, scuotendo la testa. “Hai detto che te lo sei segnato anche in agenda.”

E nel dirlo, recuperò quest’ultima dal casino sulla scrivania, mettendogliela in mano. L’agente del governo la sfogliò cercando di ricordarsi che giorno fosse. Quando vide l’appunto per quel fine settimana, anche il resto del colore sulle guance impallidì.

Abbandonò la fronte sulla spalla del rosso con un mezzo singhiozzo di miseria verso se stesso, lasciando cadere l’agenda.

Ohi! Ti senti male?”

“… portami a casa” lamentò debolmente Ango.

Non voleva pensare. Voleva dormire. Possibilmente per un mese intero, così da saltare quell’incombenza che aveva tutti i tratti distintivi di una catastrofe annunciata.

Lui non era fatto per quelle cose.

Erano eventi per persone normali e né lui né i suoi compagni lo erano.

Eppure, avevano deciso di festeggiarlo ugualmente.

Avevano deciso che avrebbero passato San Valentino tutti insieme. Il primo San Valentino in cui si sarebbero presi del tempo per loro, per quella relazione bislacca che li aveva visti avvicinarsi, pezzo dopo pezzo, disgrazia dopo disgrazia. Se avessero raccontato la loro storia - di come almeno tre di loro avessero cercato di ammazzarsi l’un l’altro, uno fosse effettivamente morto e risorto, e poi, non sapevano neanche loro come, si fossero riavvicinati, al punto che ora non si poteva fare il nome di uno senza pensare agli altri tre… be’, probabilmente qualcuno ci avrebbe scritto un film solo per come suonasse tutto inverosimile.

Nonostante tutto, quella Domenica avrebbero coronato quel legame, quell’affetto senza un nome definito. 

E Ango non era pronto.




Dazai si adagiò contro il bordo della vasca con un sospiro estatico, completamente immerso nella sensazione piacevole dell’acqua calda.

“La Lumaca aveva ragione quando ha detto che - cito testualmente - Sei un deficiente stacanovista che meriterebbe di essere licenziato in tronco e non sapere più cosa fare nella vita.” Aggrottò la fronte, riaprendo gli occhi e dando la chiara impressione di essere stato colto da un secondo, fugace pensiero. “Non sapevo fosse così sadico. So che a sedici anni aveva escogitato un numero inutile di torture nei miei confronti, ma… Oh!”

Si alzò d’improvviso, schizzando un po’ di acqua tutto intorno. Un’epifania.

“Allora forse è questo che significa vero amore!? Ti ama così tanto che ti augura ogni disgrazia, se fosse almeno utile a farti stare bene!” Ci ragionò su un attimo, picchiettandosi il mento con un dito. “Potrebbe essere il motivo per cui mi augura sempre di morire?” 

Ango non si mosse di un millimetro a quei discorsi insensati - come se fosse diventato un tutt’uno con l’altro lato della vasca. Strinse appena gli occhi neanche Dazai lo avesse pungolato con una forchetta in un fianco. In più, senza occhiali poteva solo immaginare l’espressione del compagno.

“È lavoro, devo farlo…”

“Ma tu ci credi nella vita dopo il lavoro?”

Ango aggrottò la fronte, guardandolo senza capire. Dazai non si spiegò e raccolse un po’ della schiuma nella vasca e ci soffiò sopra, per poi liberarsi del residuo e riscivolare nell’acqua calda. Urtò le gambe di Ango e cercarono una posizione più comoda, finché il detective non appoggiò un piede fuori, sul bordo.

“Qual è l’ultimo libro che hai letto?”

Ango emise un verso sofferto, piegando la testa di lato. Questo lo fece sentire davvero misero.

“Potresti fregarne uno di poesie alla Lumaca, se ti possono interessare i poeti maledetti. Oppure aiutarmi a capire dove Odasaku tiene i suoi appunti segreti. Voglio sapere la trama del libro che sta scrivendo.”

“Non potresti consigliarmi qualcosa da comprare?” invece di coinvolgermi in qualche illecito.

“Dove starebbe il divertimento?”

Con le dita Ango si massaggiò gli occhi. Sprimacciò le palpebre con il bisogno di mitigare la stanchezza. Anche se il bagno caldo era rilassante, non riusciva a lasciarsi andare.

Quando tornò a fissare davanti a sé, trasalì. Dazai si era spostato - possibile che anche in mezzo all’acqua riuscisse a essere tanto silenzioso? O era lui a essere totalmente tra le nuvole? - e ora era ad appena qualche centimetro da lui.

Il detective non gli diede tempo di dire nulla che gli lasciò un bacio sulle labbra.

Ne seguì un altro. E un altro ancora e a ognuno Ango sentì un nodo venire meno.

L’acqua sciabordò contro i bordi, finendo anche fuori, quando si risistemarono l’uno contro l’altro. Anche immerso quasi del tutto nella vasca, Dazai riusciva ad apparire come un gatto, riempiendo uno spazio senza occuparlo davvero e dando l’idea di fare le fusa. Quando lasciò andare la bocca dell’agente del governo si leccò le labbra, con espressione soddisfatta.

“Meglio?”

Se qualcuno, più di quattro anni prima, avesse avvertito Ango che la sua vita sarebbe stata stravolta e rivoltata e che si sarebbe trovato in quella situazione intima con un ex Dirigente della Port Mafia ora detective, un Dirigente attuale e un ex mafioso tuttofare che ora si divideva tra fare il detective occasionale e aspirava invece a essere uno scrittore… faceva già ridere così. Ed era tutto capitato a lui - in senso buono…? - un’ex spia, probabilmente la categoria peggiore tra tutti e tre.

“Meglio” sospirò arreso all’emozione calda che Dazai gli aveva fatto scivolare dentro letteralmente a suon di baci.

“Allora… il pensiero di San Valentino ti pesa così tanto?”

Ango fissò Dazai come si guarda qualcosa in bilico e lo si prega con tutte le forze di non cadere, ma è inutile. Era la costante sensazione che aveva con l’ex Dirigente e, ancora una volta, non era stato smentito. Guardò altrove.

“… non è qualcosa da me.”

“Non ti senti all’altezza di mangiare cioccolatini a forma di cuore e bere uno o due bicchieri di qualsiasi alcool comprerà la Lumaca?”

Messa in quel modo sembrava molto semplice.

“Non ne ho mai festeggiato uno” e si sentì sciocco ad averlo detto nell’esatto momento in cui Dazai ridacchiò.

“Escluso Chuuya, che ha ricevuto dei cioccolatini da presunte ammiratrici segrete…” e il suo sguardo era troppo candido per essere innocente. “Nessuno di noi l’ha mai neanche preso in considerazione credo. Ce lo vedi Odasaku a festeggiare San Valentino?”

Ango ci pensò un attimo.

“In realtà… sì. Con te.”

Si scambiarono un’occhiata. Dazai sbatté un paio di volte le palpebre come se non avesse realmente recepito le parole dell’ex spia. Ango si strinse leggermente nelle spalle.

“Be’ pensavo che, insomma, all’epoca della Port Mafia… voi due aveste già passato almeno un paio di San Valentino insieme. Davate quell’idea di… intimità.

Dazai ridacchiò di nuovo e si risistemò contro il bordo della vasca, guardando al soffitto.

“Sarebbe stato interessante…” Scosse la testa, come a liberarsi dell’idea sciocca, anche se rimase chiaramente appesa al bordo dei suoi pensieri. “Chissà se mi avrebbe preparato dei cioccolatini.”

“Credo che li avrebbe comprati. Più per questione di tempo.”

Ango rispose prima di rendersene davvero conto, seguendo quel filo di pensieri insieme a un piccolo sorrisetto all’idea.

“Avrebbe di certo cercato la cioccolateria migliore” continuò, spostandosi qualche ciocca umida dalla fronte. “Quelle che fanno anche dei bei pacchetti.”

“Sarebbe venuto a chiedere a te, uomo dell’intelligence, non credi?”

L’ex spia ci rifletté un attimo prima di annuire, troppo preso per soffermarsi sulla battuta.

“Penso che avrei stilato una lista di possibilità e alla fine gli avrei proposto la migliore tra le meno care.”

Dazai espose il labbro inferiore.

“Sempre troppo razionale.”

“Be’, anche se era nella Port Mafia il suo stipendio-”

“E perché per Domenica non segui proprio questa idea invece di farti prendere dal panico?”

Oh. Ango si sentì di nuovo uno stupido. Non aveva realizzato come quel giro di ipotesi riguardasse il suo essere restio sulla faccenda e un modo per dargli un esempio da seguire.

“Ma spero che al governo paghino abbastanza perché tu possa comprarci i cioccolatini più costosi” concluse Dazai schizzandolo con l’acqua ed esibendo un ghignetto. “Non vorrai darla vinta alla Lumaca che si presenterà solo con cose ultra lussuose per ricordarci che siamo degli scappati di casa.”

Quell’auto ironia rasserenò internamente Ango.

La vita era davvero insensata e imprevedibile, ma cercò di non pensarci finché gli scaldava il petto.




Da qualche tempo Ango stava scoprendo lati di sé che la sua mente non aveva mai preso in considerazione. Ed erano tutti aspetti che, a farne una lista, sarebbero razionalmente rientrati in Cose da non fare mai, assolutamente, piuttosto la morte. Questo per una serie di motivi che spaziavano da quella vergogna che non ti fa più incrociare lo sguardo di qualcuno, al semplice quanto radicato imbarazzo di compiere certe cose in certi luoghi totalmente inappropriati.

Eppure, Ango non sentiva di avere la fermezza per dire stop a se stesso. Se si fosse visto da fuori, si sarebbe biasimato e accusato senza remore, ma vivendo il momento… la scusa più blanda era attribuire quel tipo di frenesia e irragionevolezza al quadro generale. La vita gli aveva già mostrato cosa significasse perdere tutto, per poi restituirglielo. Ma questo non implicava che, dall’oggi al domani, sarebbe potuta succedere una seconda Mimic.

Quindi, quando le mani di Odasaku lo trovarono infilandosi sotto la giacca, dopo quasi un’ora passata a girovagare per librerie alla ricerca di qualcosa per ricominciare a leggere e di un paio di regali, Ango interiormente si sciolse come se non avesse aspettato altro.

Non parlarono, non subito. Ango appoggiò il libro che aveva in mano sulla prima pila disordinata che gli capitò - era una libreria vecchia, labirintica, ordinata senza senso logico, piena solo di usato e di storie da raccontare o, nel suo caso, da vedere tramite Discorso sulla decadenza. Inclinò il collo per lasciare spazio all’ex tutto fare e ricevere i suoi baci, la barba sfatta e ispida a pizzicargli la pelle.

“Dazai mi ha detto che stai cercando qualcosa di nuovo da leggere.”

Ango sospirò, lasciando fluire un gemito altrimenti rumoroso. Le dita di Odasaku stavano conquistando parti di lui senza impegno, accendendo un desiderio inappropriato - ma la vocina si spense con un altro bacio dietro l’orecchio.

“Hai… qualcosa da consigliarmi?”

Ma la mente del quasi scrittore sembrava da tutt’altra parte e non giunse risposta, nonostante la conversazione l’avesse accennata lui. Voltò Ango e lo spinse, senza irruenza ma con decisione, contro la scaffalatura. Era inchiodata a terra e così stipata che neanche scricchiolò nel sostenere il loro peso. Le dita dell’ex spia, coperte dai guanti di pelle - una precauzione necessaria circondato com’era di ricordi impressi nei libri usati - si strinsero sulla camicia, mentre il resto di lui accoglieva quel fuori programma.

Sul serio, Ango si sarebbe auto denunciato se avesse dato retta alla ragione. Lasciò invece le redini all’istinto, alla voglia di sentire invece che di pensare. Avrebbero potuto essere beccati, ma in quel caso Odasaku lo avrebbe visto con cinque secondi di anticipo - sarebbe stata poi intenzione dell’ex tuttofare dare retta o meno a Flawless. Erano adulti da molto tempo - troppo tempo - ma in quel momento entrambi non davano l’idea di conoscere alcuna regola o pudore.

Abbandonarsi al piacere in una libreria doveva però essere uno di quei guilty pleasure che Ango non sapeva di avere. L’odore di Odasaku mischiato alla carta, all’idea della letteratura, dei manuali, della saggistica immobile lì ad accogliere i pochi e soffocati gemiti che si lasciavano sfuggire, era qualcosa che riempiva la parte di mente ancora cosciente dell’agente del governo.

Era come con Dazai, quelle rare volte che si incrociavano all’Agenzia di Detective e fatalmente l’infermeria era vuota, o come con Chuuya, quando irrompeva nel suo ufficio e la scrivania diventava l’unico sostegno a cui aggrapparsi. Luoghi e momenti del tutto inopportuni, sbagliati, scovenienti in una misura tale che, a posteriori, era meglio non pensarci o sarebbe stato addirittura peggio - emozioni che correvano libere, arrossando guance e generando un calore poco utile più in basso.

Ango aveva fatto a meno di tutto quello per la sua intera esistenza, eppure l’impressione era quella di un albero che aveva aspettato troppo per donare i propri frutti e ora ci fosse solo abbondanza, tanto, troppa. Era strano, era probabilmente un comportamento in cui ricercarne cause, eppure l’ex spia riusciva solo ad addentare quei doni insperati e lasciare che la polpa gli macchiasse anche i vestiti.

Perdere tutto ti cambia la vita.

Era banale quanto era una verità così semplice da non lasciare spazio a no, forse, ma.

Un tempo aveva vissuto quasi esclusivamente di bugie per far quadrare tutto. Era lavoro, era una missione. Il lato umano lo aveva colto alla sprovvista prima con una sequenza di graffi minimi, giustificabili, finché non era affondato un arpione. Lo squarcio era stato doloroso, netto ma dai bordi frastagliati. Aveva perso Odasaku, Dazai e Chuuya in una sequenza tanto veloce quanto ricca di errori, sbagli, di se mai realizzati.

Con quale razionalità poteva affrontare il ritorno, negli anni a seguire, di tutto quel bagaglio emotivo? Come una valigia persa in aeroporto e inaspettatamente riconsegnata dopo anni, senza neanche un bigliettino di preavviso.

Ango l’aveva accettata senza pensarci due volte. Ci sarebbe potuta essere dentro una bomba, non gli era importato. Andava bene così. Andava bene chiudere gli occhi al buio, vagare alla cieca e, semplicemente, fidarsi.

Quando Odasaku li portò entrambi al piacere, lì contro la libreria stipata di romanzi, fiabe e biografie, lasciarono entrambi un’altra storia impressa nel silenzio e nella memoria. Forse qualcosa da raccontare, un giorno, sperando di essere ancora insieme.

In quel momento, tornando in loro, si concessero soltanto una breve risata e un sospiro nel districarsi, risistemarsi e salvare le apparenze al meglio.

“Hai trovato qualcosa da leggere?” sospirò Odasaku, passandosi una mano tra i capelli e guardandosi intorno come se fosse appena entrato.

“Non ancora…”

L’ex tuttofare accennò un piccolissimo sorriso, che per chi lo conosceva voleva dire molto.

“Meglio così. Il mio regalo di San Valentino non sarà un di più.”

Ango a volte si chiedeva come meritasse tutto quello che aveva. 




Domenica - e quindi San Valentino - arrivò in un battito di ciglia.

Per Ango fu come rivivere il giorno di un esame. L’ansia di non essere all’altezza, di impappinarsi davanti al professore, ricevere un voto poco soddisfacente. Appena varcò la soglia della suite deluxe affittata per l’occasione, Chuuya pensò bene di fargli passare subito il pensiero mettendogli in mano un calice di vino.

“Bevi e cerca di rilassarti. Qui l’unico a cui può succedere qualcosa di brutto e inevitabile è lo Sgombro.”

“Sempre carino nei miei confronti” borbottò Dazai, arrivando alle spalle di Chuuya e lasciando scivolare le braccia intorno al suo collo. “A me non lo hai offerto il vino e sono qui da prima!”

“Fottiti.”

“Di già?” e il detective cercò di afferrare il suo bicchiere, ma il Dirigente si oppose in tutte le maniere, finendo col mettere su un teatrino dei loro. Ango ebbe così il tempo di appoggiare la busta con le scatole di cioccolatini sul piano della cucina e dare poi una chance al vino. Non si stupì di come scivolò sulle sue papille gustative inondandolo di un sapore inebriante e sciogliendo quei nervi annodati stretti.

“Il piano della Lumaca è farti ubriacare prima del dessert, io ci andrei piano” scherzò Dazai, arrivandogli vicino e scrutando la busta che si era portato dietro. Era trasparente ma elegante, con stampato il nome della cioccolateria in oro e dentro si potevano scorgere tre scatole incartate finemente. Le guardò con uno sguardo indecifrabile, con una storia negli occhi mai raccontata. “La consiglieresti a Odasaku la prossima volta?”

Ango ricordò la conversazione nella vasca e comprese quell’occhiata dal sapore malinconico.

“Se le vendite del suo primo libro andranno bene non avrà problemi a comprarle.”

Entrambi risero. Suonarono alla porta e Chuuya marciò verso l’uscio con un cipiglio contrito. Era Odasaku.

“Toglimi dalle scatole lo Sgombro o giuro che lo butto di sotto” minacciò il Dirigente come saluto. Nonostante questo, Odasaku si chinò a dargli un bacio mentre entrava e Chuuya sembrò calmarsi subito - e anche arrossire leggermente. 

La loro dinamica era probabilmente la più particolare, quella che lasciava sempre sia Ango sia Dazai incuriositi. Sembrava di vedere un domatore di tigri alle prese con un cucciolo particolarmente riottoso e messo all’angolo a soffiare. Ma, come tutti avevano sperimentato almeno una volta, la calma e le mani di Odasaku sapevano risolvere ogni situazione.

“Ho portato il dolce” disse quando si staccò, come se non fosse successo nulla, alzando una delle buste che aveva con sé. Ma quella che attirò di più l’attenzione fu la seconda, piena di pacchetti regalo. Fu Dazai il primo ad avvicinarsi, già ridacchiante.

“È San Valentino, non Natale.”

“Non riuscivo a decidermi.” L’ex tuttofare aggrottò la fronte, fissando lui stesso la busta. “È la prima volta che lo festeggio.”

In maniera forse sciocca, Ango si sentì meno sulle spine dopo quella confessione. Bevve il resto del vino e trovò lo spirito per avvicinarsi.

“Cosa prevede il programma? Scendiamo a cena al ristorante?”

Erano nell’hotel più lussuoso di Tokyo - era inutile soppesare l’idea che fosse la Port Mafia a pagare quella serata, visto che aveva organizzato tutto Chuuya - e sarebbe stato uno spreco non approfittare dello chef stellato per cui era ulteriormente famosa la struttura. Il vino doveva avergli messo un certo coraggio per farlo pensare così a ruota libera.

Chuuya stirò un sorrisetto molto vicino a essere un ghigno.

“Perché mescolarsi alla plebaglia quando possiamo avere il servizio in camera senza venire disturbati. Se dovessi per sbaglio ammazzare Dazai avrei pochi testimoni di cui occuparmi.”

“Odasaku, difendimi tu!” e il detective finse di svenire tra le braccia dello scrittore, che lo afferrò nonostante le mani ancora impegnate a tenere le buste.

Ango si concesse di stirare le labbra e lasciarsi trascinare dalla situazione allegra.

Era il suo primo San Valentino e ci era arrivato facendosi una serie di paranoie inutili perché sarebbe stata una serata come un’altra in compagnia delle persone su cui si reggeva il suo mondo. Cioccolatini, vino, regali, piani a parte, poteva solo rilassarsi e lasciarsi andare e godersela.


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