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Cow-t, terza settimana, M2

Prompt: Mitologia Celtica e Irlandese

Numero Parole: 1272

Rating: SAFE



Tara era una città particolare. Anche se non tutti lo sapevano, era stata la prima nel suo genere, ossia la prima comunità mista di umani, meta umani e creature sovrannaturali a trovare un accordo di pace e condivisioni di luoghi e quotidianità reciproca. 

Le cose non erano mai state rose e fiori, nonostante le premesse e, soprattutto, le promesse. Il razzismo viaggiava sottopelle in tutte e tre le fazioni, che si erano amalgamate per forza di cose, ma bastava una scintilla per accendere la miccia. Un omicidio con fin troppe prove di natura non umana, per esempio. La Supernatural Special Squad ci lavorava notte e giorno, ma questo non impediva ai cittadini di Tara di congetturare, di seguire altre piste, o rimanere coinvolti in eventi solo all’apparenza slegati. 

Come la situazione in cui si erano trovati i gemelli Farrell la sera prima, quando avevano quasi assistito alla morte di una delle loro due madri. Madre in questione - Andrea - che ora godeva di ottima salute, come se lo scontro con una creatura non identificata e che l’aveva ridotta a brandelli sanguinolenti non le avesse fatto in realtà soltanto che solletico. 

La notte era stata lunga e i due non avevano chiuso occhi per fare ricerche su ricerche online, smessaggiato con un paio di conoscenze mantenendosi sul vago, finché alle otto del mattino la biblioteca non aveva aperto e si erano catapultati dentro alla sezione folklore per avere conferma delle poche informazioni che erano riusciti a ottenere. 

La leggenda più accreditata vede il Dullahan (“uomo oscuro”) come un folletto irlandese riconoscibile per la mancanza della testa. Solitamente cavalca un cavallo nero e porta il proprio scalpo sotto il braccio o, talvolta, in alto, per vedere a grandi distanze. In alcune leggende brandisce una spada, in altre una frusta ricavata dalla colonna vertebrale di un cadavere umano. Quando il Dullahan si ferme e scende da cavallo, è certo che qualcuno morirà. Quando il Dullahan pronuncia un nome, la persona a cui questo appartiene… muore immediatamente.” 

Ezra terminò di leggere il paragrafo con voce monocorde e l'espressione accigliata, in parte dalla lettura scabrosa, in parte dalla nottata in bianco. Dall'altro lato del tavolo della biblioteca, Esme sembrava aver appena leccato la suola di una scarpa. 

"Spero sia uno scherzo" esordì, ma la convinzione non faceva da padrone alle sue parole. Si guardò intorno per constatare che non ci fosse nessuno intorno a loro, prima di appiattirsi sul tavolo verso il gemello. "La mam- Andrea" si corresse. "Non può essere questa cosa qua." 

Ezra si tolse gli occhiali per passarsi le mani sugli occhi con stanchezza. Non dormiva dalla sera precedente per tutti i casini che c'erano stati e per cui lui e Esme avevano avuto bisogno di cercare risposte. Ma mentre il gemello sembrava aver convertito la stanchezza in ansia, e questa lo teneva sveglio come un orologio a cucù pronto a scattare, lui cominciava ad avere seriamente bisogno di dormire, o svenire. Più guardava l’immagine del Dullahan nel libro di folklore che avevano trovato, più l'oblio del sonno sembrava la risposta a tutto. 

"Credo invece che sia così" replicò Ezra, tornando a inforcare gli occhiali. "Senti qui: secondo leggende minori, il Dullahan in origine nascerebbe come essere umano o di fattezze umane, senza segni riconoscibili se non la capacità di sopravvivere a incidenti mortali o qualsiasi atto violento nei suoi confronti. Finché a un Dullahan umano non viene tagliata la testa, questo continuerà a vivere in eterno, fermo a un'età imprecisa, ma segnata da un trauma. Tuttavia, una volta separata la testa dal corpo, la reale natura del Dullahan si impossesserà del corpo ospite." Scorse con gli occhi anche le righe seguenti, ma preferì ometterle.

La replica di Esme fu di prendersi il viso tra le mani, soffocandoci un gemito, mentre Ezra chiudeva il libro e lo lasciava cadere sulla pila di fianco a sé. "Con questo possiamo concludere la ricerca. Abbiamo una risposta." 

"Dio" biascicò Esme, rimanendo confinato nella sicurezza dei propri palmi. "Non potevamo fermarci ad avere una madre vampiro? Ora ci tocca anche una madre Cavaliere Senza Testa? Uuh" con l'ultimo verso sembrò dovesse avere un conato di vomito, però per fortuna non successe. "Ma non è che siamo così anche noi? Insomma, Andrea ci ha messo al mondo." 

Ezra riaprì stancamente il libro mentre si stropicciava un occhio senza togliersi gli occhiali. Anche con questi sbilenchi, diede un'altra letta al seguito del paragrafo che aveva solo scorso. "No, qui dice che non è qualcosa di trasmissibile. Non ci tedierai con la tua presenza anche da morto fratellino, tranquillo" concluse sarcastico, buttandosi contro lo schienale della poltrona e piegando il collo all'indietro. "Io invece voglio morire, ora, di sonno."

"Come fai a pensare di dormire!?" 

"La mamma ha ancora la testa attaccata al collo e finora è sopravvissuta a tutto. Adesso sappiamo il perché. Non penso che proprio ora la gente di Tara inizierà a sospettare che sia un Cavaliere Senza Testa." 

Gli occhi di Esme sembravano dover schizzare fuori dalle sue orbite. 

"Non siamo gli unici ad averla vista quasi morire e tornare senza un graffio! Non pensi che qualcuno si farà delle domande!?" 

"Certo. Ma da qui a capire quale delle mille mila creature del mondo sia, troppo avranno da cercare. Siamo a Tara. Anche un sasso può rivelarsi avere i denti. Non penso che da domani qualcuno tenterà di tagliarle la testa, anche perché uno, Andrea non si farà ammazzare tanto facilmente, due, Eva ora non le toglierà gli occhi di dosso e presumo anche papà, e tre, chi ci prova non farebbe una bella fine. In generale, non penso che qualcuno voglia un Cavaliere della Morte a spasso. E poi noi abbiamo avuto un indizio." 

"Già, da un altro Cavaliere della Morte. Che fortuna! Bella gente che frequenti." 

"Disse quello che si fa scopare da un Lupo Mannaro, un Kitsune e un Tritone."

"Nessuno di loro ha mai tentato di uccidermi!" rincarò Esme, tirandosi indietro i capelli che avevano visto tempi migliori e ora erano tutti scompigliati e quasi del loro riccio naturale. "Qui invece la nostra madre biologica potrebbe farlo solo chiamandoci per nome!" 

"Smettila con questa paranoia, nessuno ammazzerà nessuno. Men che meno te. Chi ci ricaverebbe qualcosa dalla tua morte? A parte il silenzio. Il che-" 

"Dici così perché otto anni fa non ci sei finito tu quasi strangolato dalla tua stessa madre!" rincarò Esme, portandosi di riflesso una mano al collo, dove una sottile cicatrice ancora testimoniava quella violenza. 

Ezra fu a un passo dal bestemmiare e mandare al diavolo il suo gemello. Non poteva dargli torto, ma non intendeva neanche dargli ragione. Avevano problemi ben più grandi di cui preoccuparsi e la vera natura della loro madre biologica, per quanto fosse uno shock, non era ancora una questione per cui allarmarsi. Anzi, probabilmente non la sarebbe mai stata finché qualcuno non ne fosse venuto a conoscenza. 

Questo perché Ezra aveva omesso un piccolo particolare dalla lettura di poco prima e dubitava che Esme sarebbe andato di propria sponte a leggersela, per il momento. Tuttavia, quelle parole continuarono a rimbomargli in testa in tono infausto. 

Chiunque riesca a sottrarre la testa al Dullahan ne diventa immune e, al tempo stesso, ne rivendica l’asservimento. In questo caso il Dullahan, finché non riavrà il proprio scalpo, eseguirà ogni ordine impartitogli e ucciderà qualsiasi persona aggradi il proprio padrone.

Era un’eventualità remota, continuò a ripetersi Ezra, mentre le chiacchiere del fratello si facevano più ovattate e chiudeva gli occhi. Andrea non sarebbe diventata un Dullahan, non così facilmente. 

Allora perché Ezra aveva una fastidiosa sensazione alla bocca dello stomaco che lo metteva in guardia?  


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