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COW-T 11, sesta settimana, M3
Prompt: 004. And when our children tell our story, they’ll tell the story of tonight.
Numero parole: 668
Rating: SAFE
Warning: … major character death? Non descritta.
Note: … ma è talmente corta che non se piagne. 



And when our children tell our story,
they’ll tell the story of tonight.

[Hamilton, il musical]



«Si può sapere che cazzo hai da ridere!?»

Quello di Chuuya sembrò in tutto e per tutto un latrato, ma si fermò a essere quello. Era troppo stanco, troppo al limite, troppo arreso per poter pensare di afferrare l’ex partner per il colletto e farlo smettere. Lui, di divertente, non ci trovava proprio niente. 

Erano spacciati, nel senso letterale del termine. Il capolinea. Non c’era più alcuna via di fuga e lo avevano scelto volontariamente. 

E Dazai rideva, asciugandosi le lacrime dagli angoli degli occhi e guardandolo con un sorrisino. 

«Quando i cuccioli parleranno di noi, racconteranno la storia di questa notte.» 

Chuuya fu abbastanza certo di aver capito male per il fischio del vento, se vento si poteva chiamare. Erano al centro del ciclone, o di qualsiasi insieme di forze fosse l’agire del Libro. Non importava che fossero riusciti a fermare Kamui e Dostoevskij dai loro piani di ristrutturazione egoistica della realtà, avevano innescato l’abilità probabilmente più distruttiva al mondo ed erano rimasti anche i soli a poter mettere un freno a tutto. Non senza sacrificio. 

Chuuya lo aveva accettato nel momento in cui l’aveva letto negli occhi di Dazai. Avevano iniziato insieme e, per quanto sperasse nel contrario, avrebbero concluso fianco a fianco la loro esistenza. Quello che Chuuya avrebbe desiderato risparmiarsi era un’ultima chiacchierata non sense con quel decerebrato del suo ex partner, il tutto mentre, intorno a loro, il mondo si stava sfaldando e sgretolando come un foglio che veniva consumato dalla fiamma. 

«Ora chi diavolo sono i cuccioli?» borbottò il rosso, passandosi una mano nei capelli arruffati. Aveva perso il cappello ore prima. Avrebbe dovuto prenderlo come un presagio di cattivo auspicio. Come se avere Dazai intorno già non fosse stato abbastanza. 

Il suo ex partner lo guardò con un sorriso raggiante. Alzò l’indice. 

«Atsushi!»

Poi alzò il medio. 

«E Akutagawa!» 

Chuuya lo guardò come avrebbe guardato un clown poco divertente o un paziente fuggito da un manicomio. 

«Perché li chiami-» si interruppe. «No, non lo voglio sapere.»

«Eddai! Sono i nostri ultimi istanti! Non sei minimamente curioso neanche adesso?»

«Ho la sensazione che mi darai il tormento anche nell’aldilà. O nella prossima vita.»

«Sei uno di quelli che crede nella vita dopo la morte e nella reincarnazione!?»

Lo sguardo di Chuuya esprimeva il dubbio di rispondergli, cercando il tranello. 

«Se anche fosse...»

«Sei così romantico!» e nel dirlo, Dazai gli afferrò una mano nelle proprie, fissandolo con le stelline negli occhi. Chuuya non avrebbe mai immaginato che sarebbe morto col voltastomaco. 

«Lasciami stare, idiota! Non riesci a essere serio neanche quando stai per crepare!?»

«Che gusto ci sarebbe? Vuoi ricordare gli ultimi istanti stando in una qualche posa plastica da eroe? Non c’è nessuno ad ammirarti!» 

«Deficiente, non intendevo questo!» brontolò l’altro, incrociando le braccia con stizza e cercando di nascondere il rossore. 

Dazai gli punzecchiò un fianco, facendolo saltare ed evitando al volo un morso, tornando a ridere. Questo ricordò a Chuuya della frase senza senso per cui avevano iniziato a battibeccare. 

«Stavi pensando a Jinko?»

La piega delle labbra di Dazai si ammorbidì e si fece più sincera. 

«Può darsi.»

«Ti sei sacrificato per lui.»

Chuuya non era scemo. Lo aveva capito nel momento in cui aveva tacitamente accettato di seguire Dazai in quella follia. Atsushi, o meglio, la Tigre Mannara, da sola, con quei suoi artigli, probabilmente avrebbe messo fine a tutto, ma allo stesso prezzo che stavano pagando ora loro. E Dazai aveva preferito andare avanti al suo posto e permettergli di vivere. 

«Mi dispiace» mormorò il suo ex partner, così piano che il frastuono intorno a loro rubò le sue parole quasi per intero. Tuttavia, Chuuya non aveva bisogno davvero di sentirle. 

«È stata una mia scelta, e preferirei che mi chiedessi scusa per altro.»

Dazai lo guardò senza capire. 

«Tipo?»

«Avermi reso la vita un incubo.»

L’ultima cosa che Chuuya sentì prima della fine fu, di nuovo, quella risatina che neanche la morte poteva cancellare. 

«Prego, partner.»

April 2025

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