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COW-T 12, seconda settimana, M1
Prompt: Punto di non ritorno
Numero parole: 1167
Rating: Verde
Warning: sappy


“Dazai.”

Il nome fu consumato dalla lieve brezza serale che carezzava le guance lievemente.

Il ragazzo espresse appena un mh, senza staccare gli occhi dalla rivista che stava leggendo alla scarsa luce dei lampioni. Odasaku fece un passo avanti, gli occhi che si interessarono appena al magazine e tornarono invece sulla figura del giovane Dirigente.

“Stasera è più freddo. Dov’è il tuo cappotto?”

Dazai non si mosse se non per un solo braccio e un indice, che puntò alle proprie spalle, verso la spiaggia. Gli occhi di Odasaku individuarono una forma nera ammucchiata e lambita dalle onde sulla battigia, non abbastanza per essere portata via. L’uomo lanciò uno sguardo di striscio prima al ragazzo, poi di nuovo al povero cappotto abbandonato. Valutò se andare a recuperarlo, ma era stanco e provato dalla giornata appena conclusasi, con impegni che lo avevano portato a girare mezza Yokohama. Un cappotto fradicio poteva aspettare lì dov’era, finché la marea non si fosse intensificata.

Si sedette di fianco al ragazzo, sul muretto che separava la strada dalla spiaggia, ma a differenza di Dazai, non diede le spalle al mare. Un po’ per tenere d’occhio che il soprabito che il Boss aveva donato al giovane Dirigente non sparisse tra le onde da un momento all’altro, un po’ perché il mare era un orizzonte che lo avrebbe sempre attirato a sé.

Come se fosse scattato un meccanismo, Dazai scivolò verso la spalla di Odasaku, appoggiandosi a lui, senza mai distogliere l’attenzione dall’articolo tra le sue dita.

“Sapevi che questa è una settimana fortunata per i Gemelli?”

Odasaku corrugò la fronte, guardando Dazai, ma potendone osservare solo i capelli scuri.

“Segui l’oroscopo?”

“Vuoi sapere cosa dicono degli Scorpioni?”

“Non credo a queste cose.”

“Neanche io, ma sono divertenti. Ogni tanto le leggo a Chuuya e lui finisce col crederci, lo si capisce da come si comporta il resto della giornata. È come guardare un film con un pacchetto di popcorn.”

Il tuttofare sbuffò divertito, senza nasconderlo.

“Cosa dicono degli Scorpioni?”

Porterete i Gemelli in qualche bel posto, come la prima volta.

La fronte dell’uomo si corrugò di nuovo. Questa volta, quando abbassò lo sguardo, trovò l’occhio non bendato del ragazzo a ricambiarlo.

“Vuoi andare da qualche parte?” chiese accondiscendente, cedendo anche a un sorriso piccolo come una margherita.

“Magari più tardi…”

“Già… qui non è male” constatò Odasaku, tornando a soffermarsi sulle onde spumose e alla notte che si rifletteva sul mare. “Dice altro?”

Gli Scorpioni e i Gemelli faranno qualcosa che stanno rimandando da un po’ di tempo…”

“Hai beccato un oroscopo molto specifico.”

“Sembra parlare proprio di noi, vero? Che coincidenza.”

“Un qualcosa che stiamo rimandando da un po’ di tempo, eh?”

Odasaku si sporse all’indietro senza preavviso e Dazai, appoggiato alla sua spalla, scivolò contro il suo petto, ritrovandosi ad appoggiare la testa nell’incavo di un braccio lì apposta per sorreggerlo. La rivista gli cadde dal muretto sull’asfalto con un suono netto, come di un orologio che batteva una nuova ora. L’occhio vigile del giovane Dirigente osservò il viso che lo sovrastava. Odasaku sfoggiava un nuovo, placido sorriso. La posizione non era comoda, ma Dazai non si mosse.

“Ci ho pensato a lungo” iniziò il tuttofare. La sua voce si mescolava al rumore del mare e le dita con cui stava accarezzando la guancia del più giovane avevano la stessa premura delle onde in una giornata di sole con poco vento.

“Cosa hai concluso?” lo seguì piano Dazai, così piano che se non fossero stati tanto vicini non si sarebbe potuto ascoltarlo. Non c’era esitazione nel tono, ma la delicatezza di una speranza.

“Che lo voglio” disse altrettanto piano Odasaku, perché quello era a tutti gli effetti un segreto, la chiave per un giardino segreto che poteva pesare quanto una roccia legata alle caviglie, se le cose non avessero funzionato. Eppure, in quel momento, tutto era leggero come una piuma nell’aria.

“Non si torna indietro” lo avvertì Dazai, perché era suo dovere, lui che da sempre stava a guardia di un futuro che dipingeva le pareti di lilla come di rosso sangue. “Non potremo più essere quello che siamo ora…” Non c’era, di nuovo, alcuna esitazione, ma i demoni amavano i contratti perché non credevano nei sogni. Le braccia in cui Dazai era stretto erano un sogno troppo consistente per essere reale.

“Non mi piace guardarmi indietro” fu la replica di Odasaku, vicino alle sue labbra. “Quello che ho ora è quello che voglio. Tu lo vuoi?”

Dazai scelse il bacio come risposta.

Entrambi scoppiarono a ridacchiare di sollievo, stringendosi tra loro e nascondendo il viso nella confusione di braccia e petti rumorosi di battiti.

“Quindi… è iniziato il capitolo due della nostra storia?” chiese Dazai all’orecchio di Odasaku, inspirando l’odore della sua pelle mischiato alla colonia.

Mpfh… forse è più l’inizio di un seguito…”

Sentire Odasaku ridere senza vederlo portò Dazai a stringerlo più forte.

“La scriveresti mai, la nostra storia? Nero su bianco, cambiando i nomi dei protagonisti, cambiando città, cambiando vita… quelle cose da scrittori che si ispirano.”

“No” replicò il tuttofare, districandosi e tornando a cullare il ragazzo tra le proprie braccia. Anche se sulla sua bocca c’era una negazione, gli stava regalando un sorriso come mai Dazai l’aveva visto. “Se scrivi una storia prima o poi la devi anche concludere… Non mi piacerebbe scrivere un finale su di noi.”

“Siamo già passati alla fase romantica?” scherzò Dazai. “Vorrei crogiolarmi ancora un po’ in quella intellettuale. Mi piace parlare con te…”

“Anche a me” concordò Odasaku. Prese il giovane Dirigente e lo sistemò meglio dalla posizione assurda in cui era, portandolo a sedere tra le sue gambe. Dazai si accoccolò contro il suo petto, incastrando la testa tra la spalla e la gola. “Ma se mentre parliamo ti tocco ti darebbe fastidio?”

Dazai riuscì a mascherare il groppo di saliva che ingoiò, mentre la sua mano ricollegava le parole a un gesto, andando a intrecciare le loro dita.

“Intendi… tipo così?”

“Più o meno…” assentì Odasaku, anche se il suo tono nascondeva qualcosa che fece corrucciare la fronte al ragazzo.

“Hai in mente cose sconce?”

“Anche.”

“Puoi baciarmi di nuovo” cincischiò Dazai, osservando le loro mani strette. “O puoi toccarmi. Puoi togliermi le bende.”

La mano libera di Odasaku si strinse intorno alla sua vita a quelle parole e Dazai fece scivolare il viso finché le sue labbra non trovarono nuovamente l’orecchio del più grande.

Puoi spogliarmi l’anima” sussurrò, per poi ridacchiare appena. “Questa segnala per il tuo libro.”

Odasaku si svuotò i polmoni dall’aria, iniziando a capire cosa significasse siglare un contratto con un demone.

“Dazai… se fai così la fase intellettuale finirà a breve.”

“Chi ha detto che non potremmo parlare durante-”

“Questo.”

Odasaku lo baciò di nuovo, zittendolo.

Quando si separarono, Dazai gli picchiettò un dito sul petto.

Mh, potresti avere ragione… ma non sfidarmi.”

Entrambi risero, rubando di nuovo la scena a quella notte e al mare. 


April 2025

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