[Bungo Stray Dogs] Pancake per tre
Apr. 1st, 2020 11:26 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cow-t, settima settimana, M3
Prompt: Polyamory
Numero Parole: 784
Rating: SAFE
Note: Dazai/Odasaku/Chuuya
Quella nottata iniziò con una telefonata.
«Ehi, Odasaku.»
«Dazai.»
«Sei per caso dalle parti del Lupin? Per essere precisi, tre isolati a nord-ovest.»
Odasaku non rispose subito, in un iniziale tentativo di comprendere la situazione, ma il solo fatto che dall’altro lato ci fosse Dazai non lasciava largo spazio a una prospettiva realistica. Poteva anche essere in corso l’apocalisse.
«Sono al Lupin» replicò asciutto, alzandosi dallo sgabello, lasciando una banconota di fianco al bicchiere ancora pieno e infilandosi la giacca, passandosi il cellulare da un orecchio all’altro. «Sei nei casini?»
«Non proprio, ma avrei bisogno di un paio di mani in più.»
Odasaku fece un segno di saluto all’oste e salì le scale per uscire nell’aria tiepida della sera. La voce di Dazai era allegra, un altro segnale non facilmente interpretabile. «Ho solo un caricatore di scorta con me» ci tenne ad aggiungere Odasaku, cauto ma pronto.
«No, no, non mi serve quel tipo d’aiuto. E nel caso so che ti basterebbe a sedare una rivolta. Ma non è quel tipo di serata.»
Di quale tipo di serata fosse, Odasaku non lo scoprì finché non ebbe raggiunto Dazai. Seguì le sue indicazioni continuando una chiacchierata di quelle che avrebbero potuto fare al Lupin davanti ai soliti bicchieri di whiskey, discorsi senza davvero un capo e senza una reale volontà di fine.
«Yoo~» salutò Dazai, chiudendo il cellulare quando vide Odasaku avvicinarsi. Anche se sapeva di essere stato visto sventolò comunque la mano con quella sua allegria priva di fondamenta. «È stato facile, no?»
Odasaku non si espresse, non quando la sua attenzione era dedicata a capire la situazione. Il vicolo era sgombro e i rumori delle strade laterali rimbombavano attutiti. In giro non c’erano corpi o segni di lotta, ma addosso a Dazai c’era qualche segno che dava almeno l’idea di una scazzottata.
«È vivo?»
La domanda fu per Chuuya, la figura stesa di fianco a Dazai, la testa su una delle cosce di quest’ultimo. Odasaku non riusciva a vederne il capo, coperto dal familiare cappello che il giovane agente della mafia indossava sempre.
Senza alcun preavviso o premura, Dazai diede due colpetti, neanche troppo leggeri, alla testa del ragazzino inerte.
«Chi, Chuuya? Certo, chi lo ammazza. Se ti ho chiamato è per lui, non ce la faccio a trascinarmelo in giro e se lo lascio qui chi la sente Ane-san» mugugnò Dazai con lo stesso tono lamentoso di un bambino che non vuole responsabilità.
Nel mentre Odasaku si era acquattato di fronte ai due, levando il cappello al ragazzo rosso e constatando coi proprio occhi che stesse davvero bene. Corrucciò la fronte, fissando il compagno di bevute. «Dove sono i vostri uomini? Cos’è successo?»
«Parliamo mentre torniamo indietro. Vorrei levarmi da questo vicolo.»
L’uomo annuì. «Vi porto agli uffici-.»
«Non mi va» lo anticipò Dazai, sapendo che stava per dire “quartier generale della Port Mafia”. Si tirò in piedi e si stiracchiò, lasciando vedere bene le bende che gli stringevano polsi e braccia. «Vorrei riposarmi qualche ora lontano da tutto questo» e “tutto questo” non sembrava avere una valenza tangibile, quanto metaforica, anche se Dazai allargò le braccia e sollevando lo sguardo verso la cima dei palazzi che delimitavano il vicolo, e da cui si intravedeva appena uno spiraglio di cielo troppo luminoso anche per le dieci di sera.
Lasciando la parola al silenzio, Odasaku assentì alla richiesta, sia per dovere sia per comprensione, e nel mentre tirò su da terra il corpo svenuto di Chuuya.
«Sicuro che stia bene?» indagò ancora, notando sulla pelle lividi e piccoli graffi.
«Dovresti vedere i suoi avversari. E comunque ha cominciato lui, gli sta bene. Deve imparare a calmarsi.»
Odasaku sospirò, finendo col sistemarsi il ragazzo in braccio.
Dazai rise, tirando fuori di nuovo il cellulare e scattando una foto prima che l’altro potesse protestare.
«Si vede che hai a che fare con dei ragazzini, Odasaku. Sei proprio tagliato. Chuuya in braccio a te sembra un moccioso che ha litigato a scuola» ridacchiò Dazai, digitando qualcosa al cellulare prima di riporlo in tasca. «Ora basta indugi, andiamo? Ti è venuto in mente un posto dove potremmo sistemarci qualche ora?»
Il maggiore annuì.
«Ho la macchina vicino al Lupin. Vi porto a casa mia.»
«Oooh~ mi piace come idea! E sono certo che piacerà anche a Chuuya, anche se non lo ammetterà. È un po’ che non passiamo una notte tutti e tre insieme, eh?»
Odasaku annuì. «Potremmo andare a mangiare pancake per colazione.»
«Facciamo come le coppiette felici a un appuntamento? Anche se coppietta è riduttivo. Uhm… non c’è un termine per relazione a tre?»
Odasaku fece spallucce.
«Non mi addormenterò finché non troverò una parola adeguata!» promise Dazai, aggiungendo un saluto militare totalmente fuori luogo.