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COW-T 12, sesta settimana, M5
Prompt: Cascata
Numero parole: 1112
Rating: Verde
Warning:
Note: ispirata ad ATOCAD della socia (Ode To Joy)



Non avrebbero negato di essere di nuovo scappati.

Lo avrebbero rifatto altre dici, cento volte, se avessero potuto. Ogni volta fosse stato necessario - e la necessità era allontanarsi da quel mondo soffocante e che imponeva loro di incarnare qualcosa o qualcuno che non sempre si sentivano di interpretare.

Tooru amava essere un Re e Hajime era fiero del proprio ruolo come Primo Cavaliere.

Nessuno avrebbe potuto privarli di questo orgoglio verso ciò che, da un lato, erano stati destinati a essere, dall’altro, avevano ottenuto passo dopo passo.

Semplicemente, c’erano giornate in cui la burocrazia soffocava Tooru al punto da spingerlo ad afferrarsi la corona e gettarla in un angolo; o c’erano giorni in cui Hajime sentiva più forte i bisbigli dei nobili ricordargli quanto fosse solo un fortunato brutto anatroccolo in una corte che era stata magnanima ad accoglierlo.

In entrambi i casi, l’unico sollievo a quella stretta alla gola era trovarsi. Con la mente, con le mani.

E decidere, con una sola occhiata, di scappare.

Per poche ore, per pochi respiri da condividere lontani da tutto e tutti nel loro posto speciale.

Alla loro cascata.



“A volte penso che dovremmo costruire una piccola casa qui.”

Tooru passò le dita tra i capelli del proprio cavaliere, umidi dell’acqua della sorgente e scompigliati per il piacere appena consumato.

“Niente di complesso. Una stanza grande… anzi, due stanze. Porteremo le provviste di volta in volta, insieme alla biancheria del letto, al cambio e alla legna per il camino… ma potremmo venire qui anche quando piove e fare l’amore all’asciutto, mentre una tempesta infuria intorno a noi. Ti guarderei costruirla e sarebbe bellissimo.”

Hajime emise un sospiro che a metà si trasformò in uno sbuffo. Era esasperato, ma anche divertito.

“Era una bella idea, finché non sei arrivato alla parte in cui a faticare sono solo io.”

“Non vorrai che qualcun altro venga qui a profanare il nostro posto segreto, no? Non posso ingaggiare una squadra di falegnami e portarli qui!” lo riprese Tooru, crucciando lo sguardo mentre fissava le stelle di quella notte tersa, ascoltando il suono della cascata che li cullava.

“E poi io sono un Re. Rovinarmi le mani è fuori discussione.” 

Tooru passò le dita lungo tutta la schiena dell’amante, anche dove gli aveva lasciato qualche segno rosso, aggrappandosi alle sue spalle mentre esistevano solo loro e il bisogno del piacere. 

“Aggiungerei che guardarti faticare è uno dei miei passatemi preferiti. Mi accende così tanti pensieri lascivi che potresti chiedermi qualunque cosa…” continuò, per poi ridimensionarsi.

“Quasi qualunque cosa.”

Quasi?

Tooru si schiarì la gola, come a voler mettere subito via suddetti pensieri lascivi.

“Esiste sempre un barlume di decenza da rispettare.”

Hajime si alzò sui gomiti, fissando il suo Re con un’espressione ironica e sfacciata.

“Ma se io ti costruissi questa casetta, tu poi faresti tutto quello che ti chiederei?”

Tooru abbandonò le stelle per guardare negli occhi Iwachan - alla fine, la sensazione ultima era la stessa.

“Una casetta in legno qui alla cascata in cambio di un desiderio” soppesò. “Possiamo parlamentare."

Il cavaliere gli solleticò un fianco, lì dove sapeva che avrebbe potuto riaccendere quel lato lascivo appena nominato. Il Re Demone si morse il labbro inferiore, ma non scostò lo sguardo.

“Non mi sembra uno scambio così equo” replicò Hajime, ma senza imprimere al tono quella nota contrariata, tutt’altro. Era roco, morbido, e Tooru si impose di interpretare come una suggestione del recente amplesso il fatto che potesse far divampare di nuovo la voglia di averlo dopo appena pochi minuti.

“Un Re che si concede per realizzare un desiderio. Cosa ci può essere di più… più-!”

Tooru perse le parole perché Hajime gliele soffocò in bocca con un bacio. Non si fermò a quello, nell’invertire le posizioni e far sistemare il demone a cavalcioni sopra di sé, tenendo le loro dita intrecciate.

“Ti stai approfittando di me. Rude, Iwa-chan” lamentò Tooru ansando sulle labbra del compagno, che lo spinse gentilmente verso la propria eccitazione. Inarcando la schiena e liberando un gemito che solo il cielo e la cascata testimoniarono, il Re Demone tornò a essere una cosa sola col proprio Primo Cavaliere.

Si strinsero le mani a vicende, rinfornzando quel vincolo mentre la carne rispondeva agli impulsi e i cuori tentavano di scardinare le gabbie in cui erano confinati.

“H-Hajime…”

“Sono qui. Sarò sempre qui…”

Lo disse mentre si tirava su e stringeva tra le braccia ciò che di più prezioso la vita gli aveva dato da proteggere.

Gemettero, si chiamarono, si tolsero il fiato di baci, mentre i loro corpi generavano piacere come se avessero potuto creare un’altra stella, una loro, una che fosse la somma di tutto quell’amore che troppo spesso non riuscivano a tradurre a parole.

Tooru chiuse le mani sul viso dell’amante, senza mai fermarsi, ma guardandolo con la volontà di imprimersi ogni dettaglio, e ognuno di questi era un tassello da amare.

“Che cosa desideri, mio Cavaliere?” chiese, premendogli il viso contro la guancia, sentendo il calore montargli nel basso ventre come le onde di un maremoto. “Che cosa posso concederti che ancora non ti ho dato?”

Hajime ansimò e scelse l’attimo prima dell’orgasmo per sussurrargli all’orecchio poche sillabe. Una manciata di suoni che solo loro potevano tradurre. 

Il Re Demone non fu neanche certo che fossero più parole, ma più vicine a un desiderio, che suonò come una promessa. Qualcosa che lo commosse - diede colpa alla seconda ondata di piacere e alla stanchezza - e che lo portò a frignare abbracciando il proprio Primo Cavaliere, senza permettergli di distriscarsi e rimanendo uniti - nel tentativo di realizzare da subito quella richiesta. 

“R-Rude, I-Iwa-chan” lamentò, stringendolo tanto da poterlo strozzare.

“Sei la solita lagna, non ti sta mai bene niente” sospirò Hajime, lasciandosi scivolare di nuovo sulla veste che avevano steso in terra, troppo provato per poterli reggere entrambi. Nonostante questo, neanche lui fece niente per separarsi dal demone a cui, alla fine, aveva donato metà della propria anima, promesso la propria vita e affidato il proprio cuore.

Le regole non giocavano a loro favore. Il mondo intero non li vedeva per ciò che semplicemente erano. Eppure, questo non aveva impedito a entrambi di stringere più forte la presa e continuare a resistere e restare l’uno al fianco dell’altro, al di là delle incomprensioni, delle parole che restavano sospese, dell’orgoglio.

Una modesta casetta lì, nel loro posto speciale, sulle rive della cascata che da sempre aveva custodito i loro momenti più importanti, sarebbe stato un bel sogno. Tuttavia, la verità risiedeva in qualcosa di ancora più semplice.

In un desiderio che suonava come una promessa.

Per sempre


April 2025

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