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COW-T 13, seconda settimana, M1

Prompt: un personaggio si prende cura di un altro personaggio infortunato, malato, e/o bisognoso di conforto.

Numero parole: 1105

Rating: Verde

Note: Post Canon. Headcanon in cui Deku riesce a salvare Tenko Shimura e torna indietro con lui, ma questo è ridotto a un neonato. Ispirata a questa immagine di Sailor Moon: https://www.pinterest.es/pin/715579828284530193/
È un headcanon che mi è troppo a cuore ;;  




Deku si svegliò di soprassalto. Concesse appena ai suoi sensi di capire dove si trovasse - era in camera, nel suo letto - prima di tentare di scendere. Si trattò di un tentativo perché una mano lo afferrò per un braccio, smorzando lo slancio e riportandolo tra le lenzuola.

Izuku.

“Devo andare, Kacchan. Torno subito.”

Bakugou sbuffò, ributtandosi contro i cuscini e imprecando qualcosa che suonò come Hai bisogno di dormire, Nerd, ma l’altro lo ascoltò di striscio, infilandosi al volo le ciabatte e correndo in corridoio.



Tutto era finito e iniziato sei anni prima, nell’ultima guerra contro All For One. Deku a volte aveva ricordi sfocati di come fossero andate le cose. Capitava soprattutto quando qualcuno gli faceva domande dirette, lui si perdeva a cercare la risposta in mezzo a flash ed emozioni che si erano stampati nella sua mente come polaroid buttate insieme alla rinfusa. Non c’era mai un filo logico. Tutto era semplicemente successo.

Aveva la sensazione che per la sua mente fosse un meccanismo di difesa, una grata sopra un pozzo di cui non si vedeva il fondo e in cui rischiava di precipitare, senza poter riemergere. E andava bene così. Ne erano usciti a pezzi - qualcuno letteralmente - e con ferite che ancora si stavano cicatrizzando.

Ma erano vivi e avevano vinto.

Vinto più di quanto avessero sperato, salvando più di una vita.

E ora Deku, a ventidue anni, si stava prendendo cura di una di quelle mani che si era tesa verso di lui e che avevano silenziosamente detto Aiutami.



“Sono qui. Ehi, sono qui.”

De… ku…”

“Non ti preoccupare, sono qui. È stato solo un brutto sogno.”

Il pianto del bambino non si placò, anche quando Izuku lo sciolse dal groviglio di lenzuola e se lo tirò verso il petto. Si sistemò seduto sul letto, passandogli la mano sulla schiena per cercare di mitigare i singhiozzi.

“Va tutto bene Tenko, sei al sicuro. Siamo a casa, insieme. Sono con te e Kacchan è di là, nessuno ti farà del male.”

Deku…

Il bambino nascose il viso nell’incavo del suo collo e Izuku gli passò le dita tra i capelli scuri, continuando a mormorare parole di conforto.

Non erano bugie, non erano la verità. Il confine che avevano tracciato dopo la guerra era un vaso rotto rimesso insieme al meglio delle loro possibilità. La forma originale c’era, era quella, ma erano visibili i punti dove la realtà era stata distrutta e limando i bordi o senza ritrovare tutti i frammenti.

Tenko era stato il principio di quei cambiamenti. Il modo in cui la società aveva dovuto riconoscere, ammettere e accettare che ci fosse un marciume di fondo alimentato da troppo tempo di falsi ideali, speranze millantate e tanta, troppa polvere nascosta sotto patine di perbenismo.

Quando Deku ripensava a quello che aveva vissuto durante l’ultimo scontro contro All For One e Shigaraki la sua memoria sfumava, i suoni si facevano ovattati, il dolore diventava uno strato solido e tangibile. Flash caleidoscopici. Sensazioni. Il buio.

Poi era apparso Shimura Tenko nel suo campo visivo ed era stata l’ultima cosa che ricordava con una certa coerenza. Quel bambino restio, diviso tra il dolore e la rabbia di essere rimasto inascoltato e abbandonato, che stava scomparendo fagocitato da forze più grandi di lui.

Aiutami.

Ti prego, io non volevo tutto questo.

Ho sbagliato.

Ma non volevo fare loro del male.

È colpa mia. È tutta colpa mia.

Aiutami… ti prego…

Quello che era successo in seguito glielo aveva raccontato - a modo suo - Bakugou , dopo che si era risvegliato in ospedale da settimane di coma.

Ce l’hai fatta, cazzo. Lo hai salvato. ‘Fanculo Nerd, ci hai messo una vita a riprenderti, sei completamente rotto. Fallo di nuovo e ti ammazzo, hai capito?

Se Izuku ne avesse avute le forze, gli avrebbe rinfacciato di essere morto prima del suo arrivo, ma avere Kacchan vivo a sbraitargli contro era un sollievo. Come lo fu apprendere la storia in una ricostruzione a grandi linee, che mancava di particolari che nessuno avrebbe più ricordato.

Izuku aveva riportato con sé Shimura Tenko in un fagotto di stracci, ridotto a un neonato che si lamentava sommessamente e che aveva aperto nuovi occhi incolore su un mondo non pronto ad accoglierlo.

Deku, però, aveva fatto di tutto per proteggerlo. Di tutto per averne la custodia una volta raggiunta la maggiore età. Perché avrebbe fatto qualsiasi cosa per costruire al meglio quella seconda opportunità per Tenko, anche e soprattutto contro un’opinione pubblica che lo vedeva come un mostro. Non importava che fosse un bambino fragile e spaesato che stava imparando a camminare di nuovo.

“Ho fatto male… a tutti… a te…” mormorò Tenko quando si fu calmato un po’.

I brutti sogni su quella vita passata non mancavano e Izuku dubitò sarebbero mai finiti. Erano incisi nelle sue ossa, come in quelle di chiunque altro, ma questo non li rendeva più reali di un ricordo passato. E potevano andare avanti fianco a fianco, facendosi forza a vicenda.

“Sono qui ora. Siamo insieme.” Lo strinse con più forte, sapendo di togliergli un po’ il fiato. “Va tutto bene.”

“Ma se io diventassi di nuovo-”

“Ma piantala, moccioso. Non succederà.”

Sia Izuku sia Tenko sobbalzarono appena, rivolgendo lo sguardo verso la porta. Appoggiato allo stipite, in vestaglia e con la faccia scontrosa di chi aveva dormito troppo poco, Katsuki ricambiò l’occhiata con un grugnito.

“Alzate il culo e venite in cucina. Spuntino veloce e poi torniamo a dormire. Tutti e tre.”

Deku rise appena, seguendo con gli occhi la schiena di Bakugou andarsene, per poi abbassarsi a dare un bacio in mezzo ai capelli neri di Tenko.

“Scommetto che ha preparato il latte caldo con miele e cannella.”

Il bambino gli strinse le dita sulla maglietta e si percepì chiaramente come la nuova prospettiva stesse sgomitando per avere più attenzioni degli incubi.

“P-Posso avere anche… un biscotto?”

Izuku ridacchiò, alzandosi e risistemandosi il ragazzino contro il fianco per vederlo meglio.

“Perché non due?”

“… perché Kacchan dice che poi mi viene la carie e che tu mi vizi…” borbottò Tenko, sottolineando entrambe le argomentazioni con un broncetto scontento.

“Allora dovremo fare gioco di squadra” bisbigliò Deku, ghignando. Erano sulla porta della cucina a osservare il Grande Dio dell’Uccisione Esplosiva intento a preparare tutto, tra uno sbadiglio e l’altro.

“Io distrarrò Kacchan e tu prenderai tutti i biscotti che riesci.”

Il bambino sgranò lo sguardo, sconvolto e intrigato.

“Tutti tutti?

“Ohi, che avete da bisbigliare lì dietro?”

Izuku fece un occhiolino complice al più piccolo.

“Nulla, Kacchan! Ci chiedevamo quanto miele e cannella ci andasse in una tazza di latte…” 


April 2025

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