[Bungo Stray Dogs] Centimetri inaspettati
Mar. 7th, 2020 09:44 pmCow-t, quinta settimana, M1
Prompt: Colpo di scena
Numero Parole: 1052
Rating: SAFE
Nota 1: ispirata a https://twitter.com/kumori_nochi123/status/1232710044002598913
Le cose non cambiavano mai davvero. Potevano passare gli anni, ma a volte non ce ne si accorgeva. Succedevano casini, quelli non mancavano mai. Rovesciamenti di potere momentanei, nemici che sfondavano la metaforica porta di Yokohama e venivano a fare il bello e il cattivo tempo. Tuttavia, a conti fatti, sempre a una scrivania si finiva, a compilare rapporti, firmare verbali, approvare budget per ricostruzioni, rimborsi, scartoffie su merci varie e certificati per questo o quello. Insomma, a volte non importava che fino al giorno prima ci si era massacrati per le strade della città, si era rischiata l'apocalisse o la cancellazione del paese dalle mappe geografiche. Anche se si era un membro della Mafia - e in particolare uno dei Dirigenti - il dovere veniva prima di ogni altra cosa.
Così, prossimo ai venticinque anni, ma dimostrandone ancora forse sedici o diciassette, Chuuya stava finendo di controllare l'ennesimo plico di documenti, con una penna tra le dita con cui giocherellava indolente e una tazza di caffè vuota che già faceva sentire la propria mancanza.
E mentre stava apponendo la propria firma per approvare quanto aveva letto - tre volte per la noia, continuando a dimenticarsi cosa ci fosse scritto - un'ombra si proiettò sopra i fogli e sopra di lui.
C'erano poche regole nel suo ufficio: mai entrare senza prima aver bussato, anche fosse in atto una rivolta; mai nominare Dazai per nessun motivo che non fosse questione di vita o di morte; mai ergersi sopra di lui.
Tolta la clausola su Dazai, le altre due regole erano appena state ignorate del tutto. La penna nella mano di Chuuya rischiava di fare una pessima fine, anche se a entrare era stata Kouyou, accompagnata da qualcun altro di cui non riconobbe la voce.
"Non fare quella faccia" disse la donna, ridendo da dietro la manica del kimono. "Puoi prenderti una pausa. Guarda chi è venuto a trovarti, ha insistito così tanto!"
L'ultima persona al mondo che Chuuya poteva aspettarsi nel proprio ufficio era Dazai e, per fortuna, la persona in questione non era il suo ex partner. Ma se Dazai era all'ultimo posto, e a salire c'erano un po' tutti i membri dell'Agenzia, di certo sempre in fondo a quella ipotetica lista c'era anche quel "chi" che ora lo guardava dall'alto verso il basso.
Già. Dall'alto verso il basso. Una costante nella vita di Chuuya. Ma in quel momento il pensiero passò in secondo piano.
"È uno scherzo" si lasciò sfuggire, facendo cadere la penna sui documenti.
"Ciao Chuuya" salutò il nuovo arrivato con una voce più profonda di quanto il Dirigente ricordasse, e che chiariva una volta per tutte diversi interrogativi pregressi. Gli anni passavano, alla fine. Se Chuuya era rimasto uguale, non si poteva dire lo stesso per altri. Come in quel caso.
"Q!?"
Il tono della voce con cui Chuuya lo chiamò era completamente esterrefatto. L'ultima volta che aveva visto il bambino (e doveva sottolineare bambino, perché ora era meno confondibile) era stato circa tre anni prima durante lo scontro con la Gilda. Da allora sapeva fosse stato prima rinchiuso e poi trasferito, ma non aveva indagato.
Di certo non si aspettava di ritrovarselo davanti così cresciuto, soprattutto in altezza. E anche di carattere. Da come sembrava imbarazzato, Q dava l'idea di essere un'altra persona, anche se era difficile fidarsi.
"Hai visto quanto è diventato? E alto?" ridacchiò ancora Kouyou, ripalesando la propria presenza e mettendo il dito nella piaga. "Potreste sembrare fratelli! Poi ora si controlla molto di più, non è vero, Yumeno-kun?"
Q si grattò la nuca con le dita, assentendo, le gote rosse.
Chuuya, nel mentre, non sapeva se essere spaventato o chiedersi se si fosse attivato il potere Dogra Magra e fosse tutta un'illusione. Non riusciva a pronunciarsi.
"Avanti, digli perché sei qui." Kouyou incoraggiò il ragazzo a parlare e lui si schiarì la voce.
"Ecco..." Q cercò con gli occhi quelli di Chuuya e il giovane uomo cercò di ricomporsi davanti al neo sedicenne. "Non ricordo molto dall'ultima volta che Mori-san mi ha permesso di uscire. So di aver creato molti problemi... ma ho saputo che siete stati tu e Dazai a salvarmi quella volta. Volevo ringraziarti" e lo disse con un inchino davvero molto profondo, quasi da fargli sbattere la fronte contro la scrivania. "Ho delle questioni in sospeso con Dazai e so che è ancora dalla parte del nemico... però con te, Chuuya-kun, posso sdebitarmi" proseguì il ragazzo con convinzione e una punta di allegria. Cosa che spiazzò ancora di più il Dirigente, tanto da farlo annuire con espressione smarrita, finché un'occhiata di Kouyou non lo riportò coi piedi per terra.
"Dovere" gracchiò Chuuya, per poi schiarirsi la voce. "Sei... cresciuto davvero un sacco" aggiunse, ed era l'unico pensiero intelligente che gli venne.
"Sì" annuì Q, ridacchiando, ma non con quella risatina tipica di qualcuno che ha dei secondi fini. Un riso più tranquillo e contento. "Mori-san ha trovato chi poteva aiutarmi e ora riesco a controllare meglio il mio potere... e la mia mente, soprattutto. Potrà essere d'aiuto!"
"È... grandioso?"
Se a Chuuya avessero detto che Babbo Natale esisteva veramente forse sarebbe stato meno scioccato da tutto quell'incontro totalmente inaspettato e destabilizzante. Era un giorno qualsiasi, nessuno lo aveva preparato.
"Chuuya-san, vorrei offrirti un caffè!" continuò Q, speranzoso, guardandolo con quegli occhi e le pupille così particolari.
"Io dovrei-"
"Dovresti proprio prenderti una pausa dalle scartoffie!" esclamò Kouyou giuliva, spingendolo ad alzarsi quasi rovesciandolo dalla sedia. "Un caffè sarà un'ottima occasione per ricominciare! Avete tanto da raccontarvi!"
Chuuya guardò la donna malissimo, sapendo che si stava divertendo come una volpe in quel teatrino surreale. Ma quando poi rialzò lo sguardo, ritrovò di nuovo Q a guardarlo con quella faccia nuova, più matura - era pur sempre nel pieno dell'adolescenza - ma anche molto meno inquietante di tre anni prima. Dava l'idea si essere proprio qualcun altro. Qualcun altro però che era cresciuto in altezza un po' troppo.
Chuuya sbuffò, mettendosi il cappello e recuperando la giacca. Si avviò alla porta con Q alle calcagna, che si muoveva come se fosse stato ancora un ragazzino, ma con decisamente centimetri in abbondanza su braccia e gambe e risultando un po' invadente.
"Dovreste smetterla di superarmi tutti in altezza, è frustrante" borbottò Chuuya, ma Q stava già raccontando la sua storia, senza prestargli ascolto.