(Haikyuu) Andare avanti
Feb. 25th, 2017 11:53 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Prompt: Vuoto
N° Parole: 993
Quando Iwaizumi lo raggiunge di nuovo, il suono metallico del palo sta riecheggiando nella stradina insieme a un vago lamento trattenuto tra i denti serrati. Sembra un dong quasi comico, ma ne segue un altro, e un piede batte sull’asfalto con irritazione.
Oikawa sta per sbattere di nuovo la fronte sul lampione quando si sente afferrare per i capelli e tirare. Fa anche più male, perché non c’è alcuna delicatezza.
« Ahiahiahiii » gli esce con due lacrimucce agli angoli degli occhi, che spera la sua frangia copra. « Rude, rudissimo Iwachan! Mi fai male! »
Hajime lo lascia andare di colpo e poco ci manca che risbatta la fronte. Non c’è nulla di divertente con cui spezzare l’atmosfera.
« Sei un idiota » lo accusa Iwachan e c’è ancora del senso di colpa e della delusione nella propria voce, sotto lo strato irritato. Vorrebbe più dire “è inutile che continui”.
« Lasciami fare il melodrammatico quanto mi pare! » ribatte Oikawa, guardando la base del palo della luce, dandogli un calcetto con cui si fa solo che male. Scrolla le spalle, infilandosi le mani nelle tasche della tuta. Ha ancora il sudore addosso delle partite di tutta la giornata, più quella extra all’Aoba Johsai di quasi venti minuti prima, dove l’idea era quella di scaricare la tensione e la sconfitta. Ma la verità è un’altra; è tutto così schifosamente sbagliato. Non sa accettare il risultato di quei tre anni di allenamento duro e intenso, tre anni che si sono portati il peso di tutte le più piccole aspettative che ha maturato da quando gioca a pallavolo.
Si è sfogato prima, con i suoi compagni, tra lacrime e promesse di fare di più, ma non si ancora salvato dal bordo del precipizio che si sta sgretolando. Continua a scappare, perché ogni giorno un altro pezzo si è staccato, verso l’inevitabile cambiamento del presente a un futuro che ora sta arrivando troppo presto e lui non è pronto. Sente che lo sarebbe stato se fosse arrivato sul palcoscenico delle Nazionali, con al fianco le persone in cui ha riposto piccole parti della propria fiducia e questo lo ha fatto sempre sentire sia invincibile che mai da solo.
Ora invece, a poche ore dal suo desiderio di gloria spezzato dal rumore di un pallone che rimbalza fuori dal campo, Tooru ha nel petto questa sensazione di fallimento su tutta la linea. Perché già si sente solo. Già sente che dovrà ricominciare da capo tante, troppe cose, e in quel preciso momento vorrebbe solo essere inghiottito dal terreno e dimenticare le spine che nascoste dei suoi sogni, dei suoi obiettivi. Quei rovesci della medaglia che speri di non guardare mai. Lo sa che poi si rialzerà, ma non sarà quella sera.
Poi c’è Iwachan, lì di fianco a lui, e lui vorrebbe solo dirgli ancora che non è stata colpa sua, che anzi, lui avrebbe dovuto allungare meglio e tenere saldo quel bagher, rimettere in gioco la palla e farlo schiacciare ancora. Quello sarebbe stato giusto. Perché loro erano più forti, più organizzati, più…
Più niente, perché se avessero sconfitto i corvi poi sarebbe stato uguale a qualche mese prima; di nuovo faccia a faccia con la Shiratorizawa, e ora come ora Oikawa realizza con un realismo che ha il sapore delle sconfitte in partenza, di uno svuotamento totale di propositi, che avrebbero perso di nuovo. Chi vuole prendere in giro dicendo che era destino per loro arrivare a Tokyo?
Appoggia la fronte sulla superficie fredda del lampione, le dita artigliate alla stoffa interna delle tasche, e sopprime la voglia di sfogare la frustrazione lasciandosi andare a un qualche verso di gola eccessivamente incivile. Urlerà quando sarà a casa, in camera sua, con la faccia affondata nel cuscino.
« Scusa » mormora, ricordandosi che non è solo e che il suo Iwachan è ancora lì di fianco, in una situazione interiore forse meno pietosa della sua magari, perché lui è davvero troppo drammatico a volte, mentre l’ace, be’, lui è il vero pilastro della squadra ai suoi occhi. Senza Iwachan la sua voglia di giocare diventerebbe più un dovere a volte, e già solo il pensarlo gli chiude la bocca dello stomaco. Anche perché a breve sarà proprio così… nuova città, nuovo corso di studi, nuova pallavolo… il compagno di una vita che diventerà un appunto sull’agenda perché non lo vedrà tutti i giorni come adesso. Anzi, se riuscirà a incrociarlo per caso saranno i giorni in cui il karma gli vorrà dire che presto ci sarà una magagna all’orizzonte.
Niente, il suo cervello non vuole dargli tregua quella sera, elaborando tutte le possibili sfaccettature di depressione che lo aspetteranno dal giorno dopo. « Scusa » lo dice di nuovo, più petulante, mollando il nascondiglio delle tasche per disfarsi i capelli, scompigliandoli nel voler grattare via tutta quella melma in cui si sta impantanando da solo.
Quando riapre gli occhi nota qualcosa che, in un lampo, come un mago che fa sparire l’oggetto di scena sotto il proprio mantello, azzera qualsiasi pensiero. E rimane con la bocca stupidamente aperta.
Hajime è ancora lì di fianco, molto di fianco, perché non si accorto che anche lui ha poggiato la fronte contro il palo della luce, gli occhi chiusi, insomma, nelle sue stesse condizioni. Non gli ci vuole molto a interpretare dai suoi lineamente accartocciati che anche lui abbia la testa proiettata altrove, forse anche lui troppo lontano, troppo infelice. Ma con lui.
Chiude la bocca, e gli angoli si alzano un po’, in un piccolo e confortato sorriso che risponde a una sensazione altrettanto minuscola e che mai si è mossa dal suo posto, con le sue radici così saldamente affondate in lui che neanche altre cento sconfitte potrebbero estirparla.
Con un piccolo passo di lato, più un aggiustarsi che un reale vuoto da colmare, Oikawa appoggia la propria spalla a quella di Iwaizumi, e rimane così, la fronte contro il palo vicino al suo migliore amico.