(One Piece) Gli Eredi - Sezioni Fantasma
Mar. 20th, 2017 11:08 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cow-t, settima settimana, M3
Prompt: Allegro/Afflitto
Parole: 2518
La grande sala adibita a refettorio pullulava di marines in pausa. Chiacchiericci dai toni vivaci, schiamazzi, racconti di imprese o noiose elencazioni di compiti per il pomeriggio veleggiavano da un angolo all’altro in un clima pressoché allegro.
Altri due ufficiali si aggiunsero al caos dell’ambiente; il primo alto, dai lineamenti spigolosi e i capelli bianchi, aveva due marcate borse sotto gli occhi, l’intenzione di mordere il primo sventurato rompiscatole, e due vassoi pieni di cibo che oscillavano pericolosamente per la stanchezza.
« Ti ho chiesto scusa » puntualizzò il secondo, entrando dietro di lui con l’aria offesa di una principessina.
Lambert Kohitsugi mugugnò un verso incomprensibile, senza ascoltarlo davvero e occhieggiando i dintorni per un tavolo libero. Nonostante fossero già le tre, la mensa era sempre piena.
« Kokochan, non ignorarmi! » uggiolò Sage D. Dashiell, alias Raven, pestando un piede ma senza che nessuno lo considerasse, men che meno il diretto interessato.
Lambert non ricordava neanche perché fosse incavolato con quel petulante del suo Capitano per l’ennesima volta. Anche quando non spiccava un motivo lampante per avercela con lui, bastava aspettare un’oretta e quello avrebbe tirato fuori l’ennesima grana. Ormai era una costante della sua vita, qualcosa che all’occorrenza, come in quel momento, poteva ignorare facendogli credere di essere ancora offeso. Erano le misere rivincite che riusciva a prendersi con Dashiell – il che la diceva lunga su quanto fosse caduto in basso negli anni – ma almeno per un po’ sarebbe stato buono a crogiolarsi nel chiedergli scusa.
Che poi, ora che ci pensava, quella volta l’aveva davvero fatta grossa. C’era mancato poco che la sera prima, a San Faldo, durante l’Asta organizzata dai Raiders, fossero smascherati e dati in pasto ai pirati presenti, o peggio, riconosciuti dai colleghi marines accorsi per il macello orchestrato da Ruba Nome.
Ma era troppo stanco per pensare a particolari simili, nel naufragio costante che era la sua vita al fianco di quel cerebroleso di Raven. Contando che erano tornati da San Faldo in volo fino a Marine Ford appena due ore prima, e che lui non si sarebbe mai abituato a viaggi simili – era fatto per sguazzare in acqua, non per sfrecciare tra le nuvole! – di motivi per essere arrabbiato all’inverosimile ne aveva.
La stanchezza prevalse.
Uno scorcio di tavolo vuoto attirò la sua attenzione dalla sala comunicante con la prima. Avanzò verso l’ampio arco ricavato dalla parete facendosi tampinare da un lamentoso Raven che stava cercando di rigirare la frittata.
Giunto al posto, la prima cosa fu poggiare i vassoi, la seconda accorgersi che il tavolo non era effettivamente vuoto.
« Capitano Armstrong » mormorò sorpreso, ma un travolgente quanto smielatissimo « Love-chan! » gli rimbombò nelle orecchie. In un nano secondo Raven era saltato in braccio a Lewis come un cucciolo festoso, tempestandolo di domande varie ed eventuali – come stai? Che brutta faccia! Vuoi mangiare con noi? Oh quando andiamo da qualche parte insieme? Mi sei mancato! Non sai quanto mi sono divertito ieri sera!
Nel tempo Lambert aveva capito che quando Dashiell si attaccava a cozza a qualcun altro, lui, anche se in veste di suo secondo e probabilmente unica fonte di coscienza e ragionevolezza che Raven avrebbe mai avuto nella vita, non aveva il benché minimo obbligo a salvare lo sfortunato di turno. Non era così masochista, un po’ di amor proprio lo aveva imparato; ma quei momenti non lo distoglievano del tutto dal rimuginare su come soffocare nel sonno quella piaga sociale.
Purtroppo le eccezioni esistevano per qualsiasi regola. Quando si trattava di Lewis Armstrong, per lui un tentativo lo doveva fare. Più perché entrambi, alla fine, erano sulla stessa barca.
« Raven scendi e lascialo stare » borbottò, non sedendosi ancora per intervenire fisicamente se fosse stato necessario.
Ora che lo guardava meglio, il Capitano Armstrong non aveva una bella cera. Pallido e con gli occhi, l’iride, vagamente più cupa e ferina. Conosceva il suo potere, e sapeva anche che di giorno era quiescente, ma in quel momento sembrava pronto a sfociare. Non che temesse di vederlo attaccare Dashiell – e una vocina dentro di lui sospirò rassegnata, pensando che quell’idiota avrebbe anche gradito – ma qualcosa non andava.
E anche Raven se ne accorse.
« Cos’è successo, Love-chan? » chiese prendendogli il viso tra le mani e sondandoglielo senza né timore né decenza. « Hai… pianto? » gli passò il pollice sulla gota.
Lewis si destò dal suo stato di afflizione, senza convenevoli.
« No » replicò, per poi sciogliere gentilmente la presa dell’amico. « Sono incazzato nero »
« Chi è tanto pazzo da far arrabbiare il Sonnambulo? »
Lewis sorvolò sullo stupido nomignolo affibbiatogli, ma anche se la preoccupazione di Raven l’aveva scosso un po’ non aveva voglia di parlarne. Shirami aveva scatenato in lui una matassa ingarbugliata e incandescente a cui preferiva non avvicinarsi per il momento. Troppi fattori erano in ballo, primi fra tutti Bonnie e sua madre. Aveva bisogno di fare chiarezza, ma non in quel momento.
Pietoso, Lambert si allungò e agguantò per la collottola quel cucciolo molesto di Raven e lo mise a sedere, facendo altrettanto anche lui e iniziando finalmente il proprio pasto.
« Quando vorrai parlarne… » tentò ancora Dashiell, più serio e dolce di quanto mai fosse.
Il Capitano Armstrong si prese il volto tra le mani, cercando di mitigare la crisi di nervi ma mettendo sul chi vive i due colleghi.
« … dicevi che ieri sera ti sei divertito? Che hai combinato stavolta? » cambiò discorso, ma senza sciogliere la presa sul proprio viso.
Raven esibì un sorriso smagliante, anche se non si estese agli occhi.
« Oh, sapessi! Io e Kokochan siamo stati a questa festa incredibile! Gente pericolosa, un salone da fiaba, e il tema era vestirsi da animali! »
Con la fronte corrugata, un po’ meno impensierito dai propri drammi, Lewis buttò un occhio a Lambert per conferma. Sapeva che la prima vittima delle trovate di Sage era sempre il suo vice; dall’aspetto scombussolato doveva essere vero, ma il Sergente seguitò a fissare i propri piselli e purea come se stesse ragionando su qualcosa. O cancellando immagini dalla sua memoria in maniera meticolosa.
Intanto Raven riprese a blaterare.
« Ho ordinato questo vestito fantastico – anche Kokochan ha detto che sembravo una principessa ♥ – e ho ballato tutta la sera e chiacchierato con soggetti che neanche ti immagini! »
Trovare una donna in grado di spettegolare come Dashiell era complicato. La sua parlantina zuccherosa trapanava il cervello, e tutto con un tono appena maschile che puntualmente faceva ricordare agli ascoltatori chi avessero davanti. Ma Raven si faceva scivolare addosso battutine e critiche con una nonchalance ammirabile; al resto ci pensava Lambert, quando qualcuno pensava di potersi spingere oltre solo perché il Capitano della 69° era diverso e suscitava in taluni il diritto di spingersi oltre.
Lewis conosceva storie piuttosto spiacevoli a riguardo, alcune vissute anche in prima persona che avevano avvalorato ancora di più la sua convinzione che la Marina non facesse per lui. Raven era uno dei pochi che gli aveva reso la vita sopportabile lì dentro, sicuramente molto più convinto di lui nella causa Giustizia.
A modo suo.
Il ché gli fece rammentare il progetto squinternato del suddetto soggetto.
« Questa cosa della festa centra col tuo proposito di… » prima che finisse la frase, Lambert gli lanciò un’occhiata supplichevole, qualcosa che gridava “Ti prego, non ricordarglielo!”, ma Armstrong non riuscì a mordersi la lingua per tempo. « … diventare il Re dei Pirati? »
Lo sguardo scintillante di Dashiell fu una risposta concreta. Anzi, tutto il suo essere parve illuminarsi.
Al suo fianco, le spalle di Kohitsugi ebbero un cedimento rassegnato.
Tra tutte le pazzie, le trovate surreali, le stupidaggini immature, quella le batteva una per una.
Un marine che affermava di voler essere il Re dei Pirati.
Raven, capriccioso e frivolo, alla ricerca del One Piece.
Lambert aveva realizzato a lungo andare che non stesse scherzando. Che il suo Capitano era serio e intenzionato a unirsi alla corsa per quel titolo.
« … perché? » si lasciò sfuggire abbandonando le posate nel piatto. « Perché questa assurdità? » il suo tono era molto vicino alla crisi di nervi. Sfumatura che Dashiell non parve cogliere.
« Insomma, ancora non ci arrivi, Kokochan? Perché se io divento Re dei Pirati allora tutti i pirati rimarranno con un pugno di mosche e ribalteremo l’equilibrio a nostro favore! »
Non faceva una piega. Quasi non faceva una piega.
Se non fosse stato che un marine non doveva pensare a diventare Re dei Pirati e che Dashiell era in assoluto la persona meno indicata a quel ruolo.
E che, in generale, fosse un’idea folle.
« Perché non puoi essere un capitano normale e cercare di arrestare i pirati nella maniera classica!? » ringhiò Lambert, e Lewis comprese quanto fosse al limite. Non era da lui lasciarsi sfuggire certi pensieri, ma doveva aver capito che a Sage non facevano né caldo né freddo.
Lo stesso Raven gli stava dando colpetti incoraggianti sulla spalla, facendo orecchie da mercante alle rimostranze espresse nei suoi confronti.
L’umore di Lewis ne giovò un po’ di quel siparietto, perché si lasciò scappare un risolino che Dashiell accolse festante.
Questo prima di essere raggiunti da un ufficiale con un messaggio urgente.
« Cos’è? Sembra una cosa importante »
« Mh, sarà la comunicazione sulla sparizione del mio nuovo Sergente… »
« Sparizione? »
« Nacchan dice che non si è ancora pre… »
Lewis fissò il foglio ammutolendo. Era scritto a mano, fresco di inchiostro, con tanto di timbro, firma e un EFFETTO IMMEDIATO sottolineato in maniera fin troppo prepotente. Non si riferiva a nessun nuovo membro del suo equipaggio.
« Ma è una… notifica!? Love-chan, che hai combinato!? » si allarmò Raven, spiando le scritte vergate con una calligrafia rigida e, a suo dire, poco fashion.
« Guai? » si interessò anche Lambert, abbandonando il baratro di catastrofismo della sua esistenza.
La lettera finì accartocciata sul tavolo con un ringhio del diretto interessato.
« Quel figlio di puttana di Shirami » si lasciò sfuggire.
Raven ripeté il nome al suo Vice in un sussurrò dubbioso, ma questi scosse la testa.
« Hai fatto incazzare qualcuno se ti mandano in vacanza ad Aisu Kingdom » commentò Dashiell, prendendo il messaggio e dispiegandolo di nuovo. Crucciò la fronte, decifrando la firma. « Il Sovrintendente Mouke è quello che di recente ha dato del filo da torcere ad Akainu, burocraticamente parlando »
« Mi stanno levando dai piedi »
« Sembra di sì… Love-chan, se c’entra con quello che ti è successo oggi, be’… fa come ti dicono. Questo è un avvertimento. La prossima notifica potrebbe essere un’accusa di insubordinazione »
Lewis si passò una mano tra i capelli, guardandosi intorno per la sala. Tutti sembravano intenti a farsi gli affari propri e non a seguire i loro discorsi. Cacciò un’altra imprecazione, reprimendo la voglia di spaccare tutto.
« Non capisci, Raven. Sono tornato a Marine Ford perché devo trovare una persona. Non posso andarmene così »
« Se finisci dietro le sbarre non sarai di aiuto a questa persona » replicò paziente Raven, nonostante tutti quei segreti non gli piacessero. « È molto importante? »
Dashiell sostenne lo sguardo dell’amico senza battere ciglio.
« Sì, è questione di vita o di morte » replicò in un sussurro, e non fu esagerato. Un codice per dire che si trattava di pirati.
« Possiamo aiutarti? »
Ponderò l’offerta, osservandoli entrambi. Tre anni di conoscenza gli dicevano che poteva fidarsi, ma poi pensò a Bryan. Era un argomento troppo scottante. Raven si sarebbe prodigato a occhi chiusi per un amico, ma non poteva condividere con loro i suoi retroscena. Il suo legame con gli Eredi doveva rimanere, per il momento, segreto. Così optò per una mezza verità.
« Questa » e prese la lettera stropicciata. « Me la sono beccata per aver fatto domande sulla Sezione 92… che non esiste, lo so Lambert » lo anticipò con una smorfia amara. « Ma non è vero. Esiste e questa notifica è un punto a favore. Anche la Sezione 98 non è segnata da nessuna parte, eppure vi assicuro che era molto reale quando hanno creato il mio Frutto del Diavolo. Lì per lì non ci avevo fatto caso all’epoca, ma… - ripensò alla telefonata con Bryan, Gloryanne e Rudy dopo il disastro della 74° - ho avuto motivo di ricordarmene, diciamo così »
« Stai indagando sulle Sezioni Fantasma? »
Lewis rizzò il capo all’improvviso e Raven diede un’occhiata in giro per sicurezza. Assumendo il suo miglior atteggiamento civettuolo, che di solito provocava repulsione nei maschi vicini, si chinò all’orecchio dell’amico come un amante spudorato, carezzandogli una guancia come tocco di classe. Intorno a loro la reazione fu immediata, tra battutine e fischi che Kohitsugi, quella volta, sfruttò per creare abbastanza casino e permettere al suo Capitano di parlare con Armstrong in tutta calma.
« Le Sezioni Fantasma sono quelle dalla 90° alla 99°. Non se ne sa nulla e i ficcanaso sono spediti in vacanza esattamente come te. Sengoku stesso negherà, ma ti assicuro che non tutte le operazioni sono approvate da lui. Questo Mouke… mi sono giunte voci che di recente ha le mani in pasta in un progetto che coinvolge il Governo Mondiale: il Cleansing. Un nome poco rassicurante, eh? Ma essendo un Sovrintendente, non deve per forza fare rapporto alle alte spere della Marina e questo gli da una certa libertà »
« Come sai queste cose? » chiese incredulo Lewis di fronte a tanta serietà così teatralmente dissimulata.
Dashiell ridacchiò e si concesse di dargli un bacio sulla guancia, data la posizione e gli animi chiacchierini dei commilitoni. Lambert stava discutendo con alcuni di questi, facendo rimangiare loro battutine omofobe che Raven non si filò di striscio.
« Perché qualcuno delle Sezioni Fantasma è coinvolto nella morte di mio padre. Quando mia madre iniziò a fare domande la allontanarono mandandola a fare da mediatore a Marijoa e minacciandola di prendersela con me se avesse insistito »
Lewis sgranò gli occhi, afferrando l’altro ragazzo per il polso e fissandolo in un moto di incredulità. Dashiell colse l’attimo per poggiargli la mano sulla guancia e dargli un bacio sull’angolo della bocca, che dalla prospettiva del pubblico sembrò a tutti gli effetti uno vero. Perfino il suo Vice rimase spiazzato.
« Ops, se questo arriva alle orecchie di tuo nonno Augustus saranno guai per me » scherzò Raven, ma l’altro era troppo impegnato ad assimilare le informazioni per sconvolgersi e dare peso al gesto. « Love-chan, se la persona che cerchi è in una di quelle sezioni posso scoprirlo e, prima che tu ti preoccupi, starò attento. Mia madre al momento è al sicuro tra le teste agghindate, come le chiama lei, al Reverie. Mentre io ho Lambert a proteggermi ♥ »
« Sei certo di quello che vuoi fare? »
« Sono un ribelle per natura » concluse, togliendosi la soddisfazione di rubargli un bacio vero davanti a tutti con tanto di elegante dito medio alla platea.
In un attimo fu il caos.
Prompt: Allegro/Afflitto
Parole: 2518
La grande sala adibita a refettorio pullulava di marines in pausa. Chiacchiericci dai toni vivaci, schiamazzi, racconti di imprese o noiose elencazioni di compiti per il pomeriggio veleggiavano da un angolo all’altro in un clima pressoché allegro.
Altri due ufficiali si aggiunsero al caos dell’ambiente; il primo alto, dai lineamenti spigolosi e i capelli bianchi, aveva due marcate borse sotto gli occhi, l’intenzione di mordere il primo sventurato rompiscatole, e due vassoi pieni di cibo che oscillavano pericolosamente per la stanchezza.
« Ti ho chiesto scusa » puntualizzò il secondo, entrando dietro di lui con l’aria offesa di una principessina.
Lambert Kohitsugi mugugnò un verso incomprensibile, senza ascoltarlo davvero e occhieggiando i dintorni per un tavolo libero. Nonostante fossero già le tre, la mensa era sempre piena.
« Kokochan, non ignorarmi! » uggiolò Sage D. Dashiell, alias Raven, pestando un piede ma senza che nessuno lo considerasse, men che meno il diretto interessato.
Lambert non ricordava neanche perché fosse incavolato con quel petulante del suo Capitano per l’ennesima volta. Anche quando non spiccava un motivo lampante per avercela con lui, bastava aspettare un’oretta e quello avrebbe tirato fuori l’ennesima grana. Ormai era una costante della sua vita, qualcosa che all’occorrenza, come in quel momento, poteva ignorare facendogli credere di essere ancora offeso. Erano le misere rivincite che riusciva a prendersi con Dashiell – il che la diceva lunga su quanto fosse caduto in basso negli anni – ma almeno per un po’ sarebbe stato buono a crogiolarsi nel chiedergli scusa.
Che poi, ora che ci pensava, quella volta l’aveva davvero fatta grossa. C’era mancato poco che la sera prima, a San Faldo, durante l’Asta organizzata dai Raiders, fossero smascherati e dati in pasto ai pirati presenti, o peggio, riconosciuti dai colleghi marines accorsi per il macello orchestrato da Ruba Nome.
Ma era troppo stanco per pensare a particolari simili, nel naufragio costante che era la sua vita al fianco di quel cerebroleso di Raven. Contando che erano tornati da San Faldo in volo fino a Marine Ford appena due ore prima, e che lui non si sarebbe mai abituato a viaggi simili – era fatto per sguazzare in acqua, non per sfrecciare tra le nuvole! – di motivi per essere arrabbiato all’inverosimile ne aveva.
La stanchezza prevalse.
Uno scorcio di tavolo vuoto attirò la sua attenzione dalla sala comunicante con la prima. Avanzò verso l’ampio arco ricavato dalla parete facendosi tampinare da un lamentoso Raven che stava cercando di rigirare la frittata.
Giunto al posto, la prima cosa fu poggiare i vassoi, la seconda accorgersi che il tavolo non era effettivamente vuoto.
« Capitano Armstrong » mormorò sorpreso, ma un travolgente quanto smielatissimo « Love-chan! » gli rimbombò nelle orecchie. In un nano secondo Raven era saltato in braccio a Lewis come un cucciolo festoso, tempestandolo di domande varie ed eventuali – come stai? Che brutta faccia! Vuoi mangiare con noi? Oh quando andiamo da qualche parte insieme? Mi sei mancato! Non sai quanto mi sono divertito ieri sera!
Nel tempo Lambert aveva capito che quando Dashiell si attaccava a cozza a qualcun altro, lui, anche se in veste di suo secondo e probabilmente unica fonte di coscienza e ragionevolezza che Raven avrebbe mai avuto nella vita, non aveva il benché minimo obbligo a salvare lo sfortunato di turno. Non era così masochista, un po’ di amor proprio lo aveva imparato; ma quei momenti non lo distoglievano del tutto dal rimuginare su come soffocare nel sonno quella piaga sociale.
Purtroppo le eccezioni esistevano per qualsiasi regola. Quando si trattava di Lewis Armstrong, per lui un tentativo lo doveva fare. Più perché entrambi, alla fine, erano sulla stessa barca.
« Raven scendi e lascialo stare » borbottò, non sedendosi ancora per intervenire fisicamente se fosse stato necessario.
Ora che lo guardava meglio, il Capitano Armstrong non aveva una bella cera. Pallido e con gli occhi, l’iride, vagamente più cupa e ferina. Conosceva il suo potere, e sapeva anche che di giorno era quiescente, ma in quel momento sembrava pronto a sfociare. Non che temesse di vederlo attaccare Dashiell – e una vocina dentro di lui sospirò rassegnata, pensando che quell’idiota avrebbe anche gradito – ma qualcosa non andava.
E anche Raven se ne accorse.
« Cos’è successo, Love-chan? » chiese prendendogli il viso tra le mani e sondandoglielo senza né timore né decenza. « Hai… pianto? » gli passò il pollice sulla gota.
Lewis si destò dal suo stato di afflizione, senza convenevoli.
« No » replicò, per poi sciogliere gentilmente la presa dell’amico. « Sono incazzato nero »
« Chi è tanto pazzo da far arrabbiare il Sonnambulo? »
Lewis sorvolò sullo stupido nomignolo affibbiatogli, ma anche se la preoccupazione di Raven l’aveva scosso un po’ non aveva voglia di parlarne. Shirami aveva scatenato in lui una matassa ingarbugliata e incandescente a cui preferiva non avvicinarsi per il momento. Troppi fattori erano in ballo, primi fra tutti Bonnie e sua madre. Aveva bisogno di fare chiarezza, ma non in quel momento.
Pietoso, Lambert si allungò e agguantò per la collottola quel cucciolo molesto di Raven e lo mise a sedere, facendo altrettanto anche lui e iniziando finalmente il proprio pasto.
« Quando vorrai parlarne… » tentò ancora Dashiell, più serio e dolce di quanto mai fosse.
Il Capitano Armstrong si prese il volto tra le mani, cercando di mitigare la crisi di nervi ma mettendo sul chi vive i due colleghi.
« … dicevi che ieri sera ti sei divertito? Che hai combinato stavolta? » cambiò discorso, ma senza sciogliere la presa sul proprio viso.
Raven esibì un sorriso smagliante, anche se non si estese agli occhi.
« Oh, sapessi! Io e Kokochan siamo stati a questa festa incredibile! Gente pericolosa, un salone da fiaba, e il tema era vestirsi da animali! »
Con la fronte corrugata, un po’ meno impensierito dai propri drammi, Lewis buttò un occhio a Lambert per conferma. Sapeva che la prima vittima delle trovate di Sage era sempre il suo vice; dall’aspetto scombussolato doveva essere vero, ma il Sergente seguitò a fissare i propri piselli e purea come se stesse ragionando su qualcosa. O cancellando immagini dalla sua memoria in maniera meticolosa.
Intanto Raven riprese a blaterare.
« Ho ordinato questo vestito fantastico – anche Kokochan ha detto che sembravo una principessa ♥ – e ho ballato tutta la sera e chiacchierato con soggetti che neanche ti immagini! »
Trovare una donna in grado di spettegolare come Dashiell era complicato. La sua parlantina zuccherosa trapanava il cervello, e tutto con un tono appena maschile che puntualmente faceva ricordare agli ascoltatori chi avessero davanti. Ma Raven si faceva scivolare addosso battutine e critiche con una nonchalance ammirabile; al resto ci pensava Lambert, quando qualcuno pensava di potersi spingere oltre solo perché il Capitano della 69° era diverso e suscitava in taluni il diritto di spingersi oltre.
Lewis conosceva storie piuttosto spiacevoli a riguardo, alcune vissute anche in prima persona che avevano avvalorato ancora di più la sua convinzione che la Marina non facesse per lui. Raven era uno dei pochi che gli aveva reso la vita sopportabile lì dentro, sicuramente molto più convinto di lui nella causa Giustizia.
A modo suo.
Il ché gli fece rammentare il progetto squinternato del suddetto soggetto.
« Questa cosa della festa centra col tuo proposito di… » prima che finisse la frase, Lambert gli lanciò un’occhiata supplichevole, qualcosa che gridava “Ti prego, non ricordarglielo!”, ma Armstrong non riuscì a mordersi la lingua per tempo. « … diventare il Re dei Pirati? »
Lo sguardo scintillante di Dashiell fu una risposta concreta. Anzi, tutto il suo essere parve illuminarsi.
Al suo fianco, le spalle di Kohitsugi ebbero un cedimento rassegnato.
Tra tutte le pazzie, le trovate surreali, le stupidaggini immature, quella le batteva una per una.
Un marine che affermava di voler essere il Re dei Pirati.
Raven, capriccioso e frivolo, alla ricerca del One Piece.
Lambert aveva realizzato a lungo andare che non stesse scherzando. Che il suo Capitano era serio e intenzionato a unirsi alla corsa per quel titolo.
« … perché? » si lasciò sfuggire abbandonando le posate nel piatto. « Perché questa assurdità? » il suo tono era molto vicino alla crisi di nervi. Sfumatura che Dashiell non parve cogliere.
« Insomma, ancora non ci arrivi, Kokochan? Perché se io divento Re dei Pirati allora tutti i pirati rimarranno con un pugno di mosche e ribalteremo l’equilibrio a nostro favore! »
Non faceva una piega. Quasi non faceva una piega.
Se non fosse stato che un marine non doveva pensare a diventare Re dei Pirati e che Dashiell era in assoluto la persona meno indicata a quel ruolo.
E che, in generale, fosse un’idea folle.
« Perché non puoi essere un capitano normale e cercare di arrestare i pirati nella maniera classica!? » ringhiò Lambert, e Lewis comprese quanto fosse al limite. Non era da lui lasciarsi sfuggire certi pensieri, ma doveva aver capito che a Sage non facevano né caldo né freddo.
Lo stesso Raven gli stava dando colpetti incoraggianti sulla spalla, facendo orecchie da mercante alle rimostranze espresse nei suoi confronti.
L’umore di Lewis ne giovò un po’ di quel siparietto, perché si lasciò scappare un risolino che Dashiell accolse festante.
Questo prima di essere raggiunti da un ufficiale con un messaggio urgente.
« Cos’è? Sembra una cosa importante »
« Mh, sarà la comunicazione sulla sparizione del mio nuovo Sergente… »
« Sparizione? »
« Nacchan dice che non si è ancora pre… »
Lewis fissò il foglio ammutolendo. Era scritto a mano, fresco di inchiostro, con tanto di timbro, firma e un EFFETTO IMMEDIATO sottolineato in maniera fin troppo prepotente. Non si riferiva a nessun nuovo membro del suo equipaggio.
« Ma è una… notifica!? Love-chan, che hai combinato!? » si allarmò Raven, spiando le scritte vergate con una calligrafia rigida e, a suo dire, poco fashion.
« Guai? » si interessò anche Lambert, abbandonando il baratro di catastrofismo della sua esistenza.
La lettera finì accartocciata sul tavolo con un ringhio del diretto interessato.
« Quel figlio di puttana di Shirami » si lasciò sfuggire.
Raven ripeté il nome al suo Vice in un sussurrò dubbioso, ma questi scosse la testa.
« Hai fatto incazzare qualcuno se ti mandano in vacanza ad Aisu Kingdom » commentò Dashiell, prendendo il messaggio e dispiegandolo di nuovo. Crucciò la fronte, decifrando la firma. « Il Sovrintendente Mouke è quello che di recente ha dato del filo da torcere ad Akainu, burocraticamente parlando »
« Mi stanno levando dai piedi »
« Sembra di sì… Love-chan, se c’entra con quello che ti è successo oggi, be’… fa come ti dicono. Questo è un avvertimento. La prossima notifica potrebbe essere un’accusa di insubordinazione »
Lewis si passò una mano tra i capelli, guardandosi intorno per la sala. Tutti sembravano intenti a farsi gli affari propri e non a seguire i loro discorsi. Cacciò un’altra imprecazione, reprimendo la voglia di spaccare tutto.
« Non capisci, Raven. Sono tornato a Marine Ford perché devo trovare una persona. Non posso andarmene così »
« Se finisci dietro le sbarre non sarai di aiuto a questa persona » replicò paziente Raven, nonostante tutti quei segreti non gli piacessero. « È molto importante? »
Dashiell sostenne lo sguardo dell’amico senza battere ciglio.
« Sì, è questione di vita o di morte » replicò in un sussurro, e non fu esagerato. Un codice per dire che si trattava di pirati.
« Possiamo aiutarti? »
Ponderò l’offerta, osservandoli entrambi. Tre anni di conoscenza gli dicevano che poteva fidarsi, ma poi pensò a Bryan. Era un argomento troppo scottante. Raven si sarebbe prodigato a occhi chiusi per un amico, ma non poteva condividere con loro i suoi retroscena. Il suo legame con gli Eredi doveva rimanere, per il momento, segreto. Così optò per una mezza verità.
« Questa » e prese la lettera stropicciata. « Me la sono beccata per aver fatto domande sulla Sezione 92… che non esiste, lo so Lambert » lo anticipò con una smorfia amara. « Ma non è vero. Esiste e questa notifica è un punto a favore. Anche la Sezione 98 non è segnata da nessuna parte, eppure vi assicuro che era molto reale quando hanno creato il mio Frutto del Diavolo. Lì per lì non ci avevo fatto caso all’epoca, ma… - ripensò alla telefonata con Bryan, Gloryanne e Rudy dopo il disastro della 74° - ho avuto motivo di ricordarmene, diciamo così »
« Stai indagando sulle Sezioni Fantasma? »
Lewis rizzò il capo all’improvviso e Raven diede un’occhiata in giro per sicurezza. Assumendo il suo miglior atteggiamento civettuolo, che di solito provocava repulsione nei maschi vicini, si chinò all’orecchio dell’amico come un amante spudorato, carezzandogli una guancia come tocco di classe. Intorno a loro la reazione fu immediata, tra battutine e fischi che Kohitsugi, quella volta, sfruttò per creare abbastanza casino e permettere al suo Capitano di parlare con Armstrong in tutta calma.
« Le Sezioni Fantasma sono quelle dalla 90° alla 99°. Non se ne sa nulla e i ficcanaso sono spediti in vacanza esattamente come te. Sengoku stesso negherà, ma ti assicuro che non tutte le operazioni sono approvate da lui. Questo Mouke… mi sono giunte voci che di recente ha le mani in pasta in un progetto che coinvolge il Governo Mondiale: il Cleansing. Un nome poco rassicurante, eh? Ma essendo un Sovrintendente, non deve per forza fare rapporto alle alte spere della Marina e questo gli da una certa libertà »
« Come sai queste cose? » chiese incredulo Lewis di fronte a tanta serietà così teatralmente dissimulata.
Dashiell ridacchiò e si concesse di dargli un bacio sulla guancia, data la posizione e gli animi chiacchierini dei commilitoni. Lambert stava discutendo con alcuni di questi, facendo rimangiare loro battutine omofobe che Raven non si filò di striscio.
« Perché qualcuno delle Sezioni Fantasma è coinvolto nella morte di mio padre. Quando mia madre iniziò a fare domande la allontanarono mandandola a fare da mediatore a Marijoa e minacciandola di prendersela con me se avesse insistito »
Lewis sgranò gli occhi, afferrando l’altro ragazzo per il polso e fissandolo in un moto di incredulità. Dashiell colse l’attimo per poggiargli la mano sulla guancia e dargli un bacio sull’angolo della bocca, che dalla prospettiva del pubblico sembrò a tutti gli effetti uno vero. Perfino il suo Vice rimase spiazzato.
« Ops, se questo arriva alle orecchie di tuo nonno Augustus saranno guai per me » scherzò Raven, ma l’altro era troppo impegnato ad assimilare le informazioni per sconvolgersi e dare peso al gesto. « Love-chan, se la persona che cerchi è in una di quelle sezioni posso scoprirlo e, prima che tu ti preoccupi, starò attento. Mia madre al momento è al sicuro tra le teste agghindate, come le chiama lei, al Reverie. Mentre io ho Lambert a proteggermi ♥ »
« Sei certo di quello che vuoi fare? »
« Sono un ribelle per natura » concluse, togliendosi la soddisfazione di rubargli un bacio vero davanti a tutti con tanto di elegante dito medio alla platea.
In un attimo fu il caos.