Feb. 12th, 2019

sidralake: (Default)

Cow-T, prima settimana, Missione Speciale

Prompt: Capelli

Numero parole: 904

Rating: Safe


Fandom: Voltron LD

Ship: Lance/Lotor

Note: da qualche parte prima della fine della S6, soprattutto nei miei headcanon.



Mentre l’acqua in bagno continuava a scorrere, Lance si sgranchì le braccia, restandosene sul letto a gambe incrociate e avvolto nel suo confortevole pigiama blu, che dopo l’ennesima giornata (di una durata media di quarantotto ore) ingabbiato a sudare nella tuta e nell’armatura da paladino era proprio quello di cui aveva bisogno. E quella serata sarebbe stata dedicata solo al comfort e ai suoi rituali di benessere personale messi da parte troppo a lungo nell’ultimo periodo.

Aveva sistemato tutto l'occorrente su un asciugamano adagiato a sua volta sulla coperta, in ordine di utilizzo, anche se aveva la tentazione di mettere il tutto per gradazione di colore, mentre aspettava che il suo complice di beauty care uscisse dal bagno.

Si sfregò le mani, impaziente, finendo davvero col risistemare i barattolini e i tubetti, finché non sentì chiudere il rubinetto del lavandino.

Dalla soglia del bagno fece capolino Lotor, in un pigiama viola confezionato in pandant con quello del resto degli inquilini del Castello dei Leoni per consolidare i rapporti, a detta di Lance. (Che, a dirla tutta, aveva tossicchiato qualcosa che somigliava a “bonding moment” giusto per vedere Keith triggherarsi).

Lotor aveva tutti i capelli tirati indietro, compreso il ciuffo ribelle, leggermente gonfi dall’uso del phon, mentre la pelle del viso era appena umida sui lati, pronta per essere impiastricciata di creme dalle sapienti mani di Lance.

Lo stesso Lance lo accolse con un sorrisone, dando dei colpetti al copriletto di fronte a sé per far sedere il principe Galra dove voleva. Nel farlo, Lotor gli porse una fascia per capelli.

« L’avevi lasciata in bagno » disse con una nota decisamente stanca nella voce. Quella giornata era stata lunga davvero per tutti.

Lance la usò subito per tirarsi indietro le ciocche dalla fronte - che a differenza di quelle dell’alleato non stavano al loro posto - e si armò prontamente della prima cremina sfoggiando il suo sorriso più largo.

« Posso? Vado? » trillò, come se avesse recuperato tutte le energie solo per quell’occasione. C’era poco da fare: i momenti dedicati al beauty care riuscivano a risvegliarlo anche dopo le battaglie o le missioni estenuanti. L’aver trovato in Lotor (sia) un amante (che un amante!) delle sue stesse routine aveva reso quelle serate più elettrizzanti, oltre a fargli scoprire un repertorio di prodotti di bellezza alieni che non si era minimamente immaginato, e ottimi per sopperire alla mancanza di quelli terrestri.

« Vai » concesse Lotor, senza mai perdere il suo tocco elegante, anche se sorrise brevemente prima di chiudere gli occhi e affidarsi al tocco del Lover Boy.

Le chiacchiere non tardarono ad arrivare (altra cosa che Lance amava e che Lotor sorbiva in silenzio), iniziando da un semplice « Adoro l’odore di questa crema, anche se non voglio sapere cosa ci sia dentro » e proseguendo fino a perdersi, col principe che ogni tanto non faceva mancare qualche breve commento, palesando il suo prestare attenzione dopo tutto.

La fase viso e mani durava in media una trentina di dobosh, manciata di tick in più o in meno, ma quella che Lance aspettava davvero era la parte finale, quando tutti i prodotti venivano infagottati nell’asciugamano e riportati in bagno, e lui tornava armato di spazzola, pettine e un amore così profondo per la candida e serica chioma di Lotor che il principe Galra a volte si chiedeva se dovesse mostrarsene geloso.

Non ci fu neanche bisogno che Lance dicesse nulla: Lotor si risistemò sul letto, dandogli le spalle, in modo che il paladino blu, restando in piedi, avesse libero accesso alla sua cascata di capelli.

« Voglio farti una treccia. »

« No. »

Uno scambio di battute diventato esso stesso un’altra abitudine, preludio a Lance che si perdeva a pettinare ciocca per ciocca, trovando ogni volta un modo diverso per descrivere quella setosità a cui pareva essersi votato come un poeta con l’amata.

« Sembra di immergere le dita nel latte » se ne uscì quella sera, mentre i capelli scivolavano tra le sue dita e lui seguiva rapito ogni sinuoso movimento.

« Latte? » domandò con scetticismo il principe, cercandolo con la coda dell’occhio.

« La base dei milkshake che ti tracanni quando non ti vediamo! »

Lotor non negò né confessò, ma si prese qualche momento di riflessione, mentre il pettine in mano a Lance districava piccoli nodi.

« Stai paragonando i miei capelli alla sostanza prodotta dal vostro animale pezzato? »

« Oh sì! » tubò Lance, che non aveva minimamente percepito la diffidenza, con una malcelata punta di disgusto, nel tono del principe. E continuò imperterrito. « Ora che ci penso, quando torneremo sulla Terra ti farò provare un bagno al latte, la tua pelle mi ringrazierà. »

« Dovrai essere più convincente di così per farmi immergere in quel... liquido. »

Lance emise un suono che voleva essere un assenso, ma uscì attutito dal pettine che si era infilato in bocca per liberarsi entrambe le mani.

Qualche istante dopo, Lotor, troppo rilassato da quelle coccole di bellezza, realizzò cosa avesse combinato il paladino blu, e fu quando questi gli adagiò sulla spalla una lunga e perfetta treccia, chiusa in fondo a più ritorni dalla fascia che gli aveva tenuto indietro i ciuffi castani, ora sparati ovunque.

« La prossima volta te ne faccio una alla francese. »

Lotor roteò gli occhi al soffitto. Diecimila anni di vita e si lasciava infinocchiare da un ragazzino dalla parlantina rintronante.  


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Cow-T, prima settimana, Missione Speciale

Prompt: Dita sporche

Numero parole: 421

Rating: Safe


Fandom: Voltron LD

Ship: Shiro/Adam

Note: ai tempi della Garrison, quando era ancora tutto rosa e fiori.




Sentendo qualcuno schiarirsi la gola alle proprie spalle, Shiro si alzò di istinto e, concentrato com’era, diede una bella botta al cofano dell’hoverbike. Si tenne ben stretto tra le labbra il gemito di dolore per una questione di principio: succedeva tutte le volte e non aveva ancora imparato. Si meritava di fare la figura dell’idiota davanti a chiunque fosse venuto a cercarlo.

«Puoi anche bestemmiare, non mi scandalizzo» fu la risposta ai suoi pensieri, di una pacatezza che rasentava la rassegnazione, come se il proprietario della voce spingesse per una reazione del genere.

Shiro sorrise prima ancora di voltarsi e tirarsi su completamente - e con più cautela, riemergendo dal motore anteriore.

«Ah, giusto, il comandate Takashi Perfezione Shirogane è impeccabile nel linguaggio pure quando non è in servizio» sbottò Adam, e ancora una volta, le parole non furono venate dal tono che ci si sarebbe aspettato, ma da una non troppo sottile esasperazione.

Shiro ridacchiò.

«Lascio spazio ad altre cose quando non sono in servizio, tipo...» e gli fu sufficiente un passo per eliminare la distanza tra di loro, ma a pochi istanti dalla meta, Adam lo spinse indietro con fermezza, piantandogli una mano sul petto e sgusciando dal suo abbraccio prima che si chiudesse intorno alle sue spalle.

Shiro rimase ancora più spaesato quando gli fu buttato in faccia un asciugamano a coprirgli la visuale sull’espressione da “Non credo proprio” del compagno.

«Sei incredibile. Sei un signore quando si tratta di non imprecare, ma poi pensi di toccarmi con quelle dita sporche di grasso? Non ci provare» sottolineò, incrociando le braccia ma senza andarsene. Aspettò che Shiro finisse di pulirsi con la pasta lavamini e l’acqua del secchio che si era preparato per quando avesse concluso con la manutenzione dell’hoverbike, mentre se la rideva per conto proprio neanche Adam gli avesse raccontato una barzelletta.

«Vuole ispezionarle, signore?» lo scimmiottò Shiro rialzandosi e mostrandogli per bene le mani, con la pelle di nuovo immacolata e le maniche arrotolate fino ai gomiti a mostrare per bene anche gli avambracci. «Ho il permesso di avvicinarmi ora?»

Adam replicò inarcando prima un sopracciglio - perché doveva tenere fede alla sua fama di “persona orribile che giudica ogni tua azione”, come Matt amava dire di lui - per poi sollevare anche un angolo della bocca.

«Permesso negato.»

Di fronte al broncio dell’eroe della Garrison, fu Adam stavolta a fare un passo ed entrare nello spazio personale di Shiro, tra le sue braccia ancora alte.

«Riposo, soldato» sussurrò, prima di chiudere gli occhi e baciarlo.


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Cow-T, prima settimana, Missione Speciale

Prompt: Capelli

Numero parole: 690

Rating: Safe


Fandom: Voltron LD

Ship: Keith/Lance

Note: post S8 -- SPOILER?? -- ispirata a » questa fanart «




Era quell’ozioso orario tra il pomeriggio e la sera, quando il lavoro era concluso ma non era ancora ora di cena.

Si erano presi un tè, spizzicato qualche biscotto mandato da Hunk, parlato di questo e quell’altro che succedeva in giro per la galassia, ma ora Lance sentiva la noia salire mentre se ne stavano sbracati sul letto. Avvertiva addosso la sensazione dell’attesa, ma non avevano nulla in programma se non il relax - e solo Keith sembrava aver preso alla lettera quell’intento.

Dando le spalle al compagno, il mezzo galra era rannicchiato scompostamente su un fianco, del tutto rilassato, mentre con una mano scorreva il display del cellulare.

Lance produsse qualche sbuffo, qualche verso gutturale e diede sfogo a vari tic nervosi, ma nessuno sembrò funzionare nell’attrarre l’attenzione di Keith. Provò a raccontare qualcosa, a inventarsi delle storielle, perché aveva la testa così vuota da sentire l’eco, ma di nuovo, dall’altro, non ottenne nulla se non qualche assenso sovrappensiero.

«Non ignorarmiii» si lamentò, girandosi a sua volta su un fianco per squadrare il profilo dell’altro. L’attenzione fu catalizzata subito dai capelli.

Il mullet era ormai un ricordo, sostituito da una chioma che Keith stava lasciando crescere senza attenzione e per cui Lance si era auto-assegnato il compito di sistemargli almeno le doppie punte, perché non riusciva a convincerlo a tagliarli. Li fissò intensamente, seguendo le curve delle ciocche acconciate in una lunga treccia.

«Chi te li ha pettinati?» domandò curioso e un po’ invidioso. Era vero che blaterava ogni volta contro quella “cascata di pigrizia”, ma era anche per poterne parlare (e fissare) senza ammettere quanto fossero belli.

«Ezor» biascicò Keith, il viso illuminato da colori diversi mentre guardava un video. Aggrottò la fronte al ricordo di un pensiero fugace, che comunicò senza però voltarsi o ragionarci davvero. «Ha detto che saresti stato geloso.»

«Cosa?!»

«Ha detto qualcosa sul fatto che non sei capace di ammettere che ti piacciono i miei capelli.»

Lance rimase a bocca spalancata senza emettere un suono, ma arrossendo. Tuttavia Keith era voltato e non sembrava neanche prestare attenzione a quello che stava dicendo. In un altro tipo di discussione, faccia a faccia, Lance dubitava si sarebbe fatto sfuggire un pettegolezzo del genere, più perché Keith reggeva malissimo l’imbarazzo.

A Lance venne l’idea di tastare il terreno.

«Perché dovrei ammettere che mi piace questo disordine che hai in testa? La mattina a colazione sembri andartene in giro con un nido per uccelli» buttò lì, afferrando la parte finale della treccia per giocherellarci.

«Ha detto qualcosa sul fatto che ricoprirmi di insulti sui capelli è il tuo modo per dire che ti piaccio.»

Ok. Colpito e affondato. L’idea di interrogare Keith quando era così perso a fare altro non era stata poi così geniale come aveva creduto, non quando gli si era appena ritorta contro.

L’assenza di repliche sagaci, oltre al sentirsi tirare i capelli, fece breccia nella concentrazione di Keith.

«Ohi?» borbottò l’ex paladino rosso, voltando la testa per trovare un Lance che teneva stretta in pugno la sua treccia, mentre nascondeva il viso paonazzo nell’altra mano. «Che ti prende?»

«Sei un idiota con un mullet troppo cresciuto» lo accusò stridulo Lance, con un occhio che fece capolino tra due dita per comunicargli qualcosa tipo “disonore su di te”. I marchi azzurri alteani sulle sue guance brillavano in contrasto col rossore.

Keith non fece mancare il suo broncio incompreso, ma che, tuttavia, durò il tempo di ricordare cosa si fosse appena fatto sfuggire e ricollegare l’espressione di Lance al tutto.

Fu il suo turno di spalancare la bocca, farsi scappare un suono strizzato e incomprensibile, e poi lasciare cadere il cellulare sul letto per tuffare il viso nelle proprie mani.

«Sei un cretino di proporzioni cosmiche!» puntualizzò Lance, ancora con un’ottava di troppo nel tono.

«Smettila di tirarmi i capelli! Fai male!»

«E tu non ignorarmi proprio ora che hai capito!»

«Vorrei seppellirmi, ma mi stai facendo venire voglia di ucciderti.»

«Oh oh, Raperonzolo qui ha problemi a gestire i propri sentimenti!»

Quella bislacca dichiarazione proseguì in una lotta a cuscinate e insulti sul pavimento, mentre le gradazioni di rosso sulle loro guance andavano incendiandosi.


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