[Voltron] Quasi affogare nella libertà
Feb. 28th, 2019 12:38 am![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cow-T, terza settimana, M2
Prompt: Sabbia a perdita d’occhio, tra le ultime colline e il mare. (Alessandro Baricco, Oceano mare)
Numero parole: 914
Rating: SAFE
Fandom: Voltron LD
Personaggi/Ship: Keith & Lance & Shiro
Note: AU con Pirata!Keith e Pirata!Lance (anche se io direi più mozzi) che si ribellano al Capitano Sendak e salvano il suo prigioniero, Tritone!Shiro. E poi que será, será.
(aka una cosa a random)
Keith e Lance trascinarono Shiro sulla battigia per pochi metri fuori dall’acqua, per poi svenire ai due lati di fianco a lui.
Avevano arrancato fino a quel momento con le ultime energie che avevano, ma alla fine avevano vinto la stanchezza e le ferite. Il mare, dietro di loro, lambiva loro i piedi, mentre di fronte, con un'ultima occhiata e il sole a picco, Lance vide soltanto sabbia e ancora sabbia.
"Cazzo" e perse i sensi.
Fu Keith a scrollarlo e chiamarlo per svegliarsi. La prima sensazione fu di freddo, seguita da uno starnuto poco promettente.
"Lance, avanti! Lance!"
"Ci sono, ci sono, piantala" protestò l’ex pirata, con la testa che vorticava come una trottola. "Mi viene da vomitare" aggiunse, sentendo il sapore della sabbia in bocca. Poi aprì finalmente gli occhi e al primo sguardo di fianco a sé, ricordò.
"Cazzo" ripeté, come qualche ora prima. Tentò di tirarsi su, ma ogni muscolo del corpo gli doleva al minimo movimento, anche respirare. Era anche probabile che avesse un paio di costole incrinate. Cercò tuttavia di alzare lo sguardo per riuscire a vedere quello di Keith, che non era messo meglio di lui. Sulla guancia aveva ancora i segni dell’ultima rissa con i loro ex-compagni, una ferita che sarebbe di certo diventata una cicatrice. Aveva anche lo zigomo tumefatto e il respiro lento e profondo, come se non fosse riuscito a riposare tutte quelle ore come lui.
"Dobbiamo fare qualcosa" disse e lo sguardo indicò chi stava tra di loro.
"Shiro" chiamò Lance, tentando di dargli una leggeva spallata. Ma nulla. Il tritone era ancora privo di sensi. O almeno così sembrava.
"Siamo sicuri che sia vivo, sì?" sussurrò Lance. I suoi occhi scattarono un paio di volte tra quelli di Keith e il viso di Shiro, così pallido. All'unisono, i due compagni fecero forza sulle proprie braccia e si mossero con la medesimo intenzione, che si concluse con un cozzare doloroso di teste sopra la creatura marina.
"Ahi! Ma sei un deficiente, che ti viene in mente!"
"Genio, la tua stessa idea!"
Si massaggiarono le fronti, guardandosi male.
"Non vorrei dirtelo, ma il cuore sta a destra, dove sono io" insistette Lance. Keith roteò gli occhi al cielo, anche se il solo movimento gli fece male, ma con un gesto scocciato a mo' di prego, incoraggiò l'altro a procedere.
Appoggiato l'orecchio sul torace di Shiro, Lance attese, trepidante. Era così teso da sentire il proprio di sangue, rombare nelle orecchie, e null’altro.
"Allora!?" incalzò Keith, vicinissimo.
Dopo averlo zittito, finalmente Lance lo sentì. Debole, ma c'era. Un tu-tum che quasi lo commosse. Annuì in maniera disordinata e frettolosa, senza spostare l'orecchio dal petto del tritone.
"Batte! E' vivo!"
Keith ricadde sul fianco con un enorme sospiro di sollievo.
Erano stati degli incoscienti e si erano marchiati a morte da soli, ma entrambi lo avrebbero rifatto a occhi chiusi. Non solo si erano ammutinati (se si poteva parlare di ammutinamento, visto com'erano trattati da schiavi a bordo della Predator), ma avevano portato via al Capitano Sendak forse la cosa più preziosa che avesse: Shiro, un tritone come non se ne vedevano da anni in mare.
Non erano riusciti a rimanersene con le mani in mano, dopo aver assistito impotentemente alle sevizie subite da Shiro, costretto a combattere contro gli squali incattiviti di Sendak per il divertimento delle folle, o dopo che il Capitano stesso si era messo a blaterare di leggende riguardo la carne di sirena in grado di donare l'immortalità. Keith e Lance avevano agito anche sapendo che sarebbero potuti morire.
Poco ci era in effetti mancato, tra il riuscire a liberare Shiro, rubare una piccola nave dal porto e poi buttarsi allo sbaraglio verso l'orizzonte. Ma la prima ventata aveva portato con sé un sapore che da tempo nessuno dei due assaporava: la libertà.
Peccato fosse durato tutto troppo poco. Non solo erano riusciti a rintracciarli, ma erano stati colti da una tempesta che li aveva affondati.
Shiro aveva cercato di aiutarli, ma ancora debole per le ferite e i soprusi, era stato in grado solo di indirizzarli alla terra più vicina. Lance e Keith, rifiutandosi di cedere, e trascinando la creatura svenuta, avevano nuotato fino alla costa sfruttando fino all’ultimo briciolo di energia rimasta loro.
Il resto, era una breve storia per cui avrebbero dovuto ingegnarsi a trovare un seguito alla svelta per non finire con un epilogo nero.
"Siamo liberi e siamo fottuti" disse Lance con sarcasmo.
"Siamo liberi" rimarcò Keith, tirandosi di nuovo su per vedere il compagno. "Qualcosa faremo."
"Hai visto sì?" indicò lance, puntando il dito sopra la sua testa, senza neanche guardare davvero la direzione. Gli era bastato lo sguardo prima di svenire "C'è solo sabbia. Sabbia ovunque a perdita d'occhio.”
Keith seguì la direzione indicata, ma rimase in silenzio, prima di smentirlo. "Io vedo anche delle colline."
"Cosa!?" e Lance, scattando in ginocchio, dovette ricredersi.
"Sta calando la notte... dobbiamo inventarci qualcosa" continuò Keith stancamente, poggiando una mano sulla spalla di Shiro.
"Sì, tipo una macchina del tempo per tornare indietro ed evitare questo disastro."
"Lance!"
"Ok ok. Ci pensa Capitan Lance, non preoccuparti. Mio padre mi ha insegnato a sopravvivere a situazioni come queste. Possiamo cavarcela! Ed essere finalmente liberi."
Nonostante tutto, forse per colpa della stanchezza in primo luogo, Keith gli sorrise, fidandosi.