[Bungo Stray Dogs] I'm back where I belong
Mar. 7th, 2020 09:46 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Cow-t, quinta settimana, M1
Prompt: Colpo di scena
Numero Parole: 702
Rating: SAFE
Note: alla fine.
Al Lupin Bar esistono solo serate tranquilla. La musica di sottofondo, gli avventori anonimi che fumano negli angoli della sala, il barista con un una espressione statica ma sempre cordiale, non importa la domanda, i discorsi, le promesse.
Dazai scende la scalinata con un sorriso già preparato. Ha le mani nelle tasche del trench chiaro, un motivetto appena accennato a labbra chiuse e la tensione nelle spalle di chi non si sente padrone della situazione, ma dissimulata bene grazie ad anni di esperienza.
"Yo, Odasaku!" saluta, passando dietro all'uomo e prendendo posto di fianco a lui. "Da quanto sei arrivato?"
Odasaku poggia il whiskey con ghiaccio senza berlo. "Ho perso la cognizione del tempo" ammette con un'occhiata a nulla in particolare.
"Avrai avuto la solita giornata impegnativa" ridacchia Dazai, ignorando il bicchiere che l'oste gli mette meccanicamente davanti.
All'affermazione Odasaku replica facendo spallucce e prendendo un sorso del proprio drink. "Tu? Un altro caso all'Agenzia?"
"Non mancano mai" cincischia Dazai, stiracchiandosi più per cercare di allentare l'irrigidimento dei muscoli che per reale stanchezza. "È sempre un treno in corso, ci si ferma raramente."
"Non dovresti perdere tempo così allora" è il consiglio dell'altro, lanciandogli un'occhiata con la coda dell’occhio mentre continua a bere.
"Nah, siamo nella fase in cui io non servo per adesso. Se la caveranno."
Odasaku si volta a fissarlo apertamente con un'espressione così delle sue da fare male. Non aggiunge altro, fa spallucce, e Dazai tenta di riderne, ma fa solo un suono spezzato e molto lontano dall'allegria.
"Dovresti stare più attento" riprende l’amico. "Tutto questo - e gli occhi spaziano il locale bloccato nel tempo - è una debolezza che potrebbero usare contro di te."
"Stai parlando come avrebbe voluto Ango. Mi stai facendo la predica" replica Dazai con un sospiro. "Speravo potesse essere una delle nostre serate. E poi, anche se le proiezioni irrompessero dall'ingresso, mi proteggeresti, non è così?"
Ancora una volta, con quell'innaturalezza portata avanti dal cercare di dare contorni netti ai ricordi, riempendo quei buchi di trama che Dazai si convince non possano esistere, perché sono memorie preziose e non vuole doverle mettere in dubbio, Odasaku lo fissa con un'espressione che sembra stampata da una fotografia, statica, sospesa in un momento che glitcha. Bloccata nel petto di Dazai, tanto da togliergli il respiro.
Non replica. In realtà, non c'è bisogno di repliche.
Quell'Odasaku, creato per metà dai ricordi, per un quarto dalla malinconia e per il resto dal desiderio, farà quello che il subconscio di Dazai gli ordinerà.
Non agirà mai di propria volontà. Mai. Perché quello alla fine è un sogno. Un sogno simulato, il che riduce ancora di più le possibilità di speranza che soltanto uno spazio onirico genuino potrebbe regalargli. Ma tra il vivere di una menzogna che si infrangerà al mattino, aprendo gli occhi con un respiro sgretolato, e la menzogna data da un sogno simulato dove si possono comporre e vivere coscientemente i propri ricordi, Dazai ha scelto quest'ultima alternativa. Ha scelto di lasciare le briglie dell'inconscio e ricreare quello che non esiste più.
Lo sa che sta lavorando. Lo sa che, oltre le porte del Lupin Bar, c'è un altro livello del sogno dove i suoi compagni stanno preparando tutto il necessario per la fase successiva. Tuttavia, il desiderio di essere lì, in quello spazio che potrebbe implodere su se stesso da un momento all'altro, fagocitando anche quella brutta copia di Odasaku, è più forte.
"Dazai-san?"
Atsushi appare in cima alle scale. Non è più titubante come la prima volta che è venuto a chiamare il proprio mentore. Ormai anche lui conosce quell'illusione. "Siamo pronti." Non può esimersi dal lanciare un'occhiata a Odasaku e fargli un cenno di saluto. Atsushi è troppo ben educato e timoroso verso i ricordi di Dazai. Ha un che di rispettoso e dolce.
"Uffa, avete fatto prima del previsto" sbuffa Dazai, alzandosi in piedi, di nuovo le mani nelle tasche del trench, come se fosse stato seduto alla fermata dell'autobus e non nel suo posto preferito di sempre.
Supera di nuovo Odasaku e solo quando è davanti al primo gradino per andarsene si gira verso di lui. "La prossima volta chiacchieriamo di qualcosa di più piacevole."
Odasaku non può fare altro che annuire.
Noticina conclusiva: solo per dire che ho preso ispirazione da Inception. La base è sempre Bungo, ma con la tecnologia di Inception.