Cow-T, settima settimana, M5
Prompt: Acqua
Numero parole: 1323
Rating: SAFE
Fandom: Haikyuu!!
Personaggi/Ship: Iwachan/Oikawa/Kageyama
Note: … povero Iwachan
Fu il termometro ad avere l’ultima parola.
« Trentasette e nove » e la voce di Iwaizumi aveva un che di poco piacevole e molto di rassegnato. Tooru, seduto nel lato di fronte del kotatsu, infagottato in un plaid e le mani a reggergli il viso arrossato, si espresse in un ghigno di trionfo degno di un idiota.
Kageyama, lì di fianco e centro dell’attenzione, lo ignorò, guardando fisso e computo Hajime. Una visione commovente e fanciullesca con le guance completamente rosse.
« Sto bene » affermò senza esitazione, come stesse cercando di far capire al coach che era ancora in grado di giocare.
Iwachan lo guardò di sottecchi, per niente convinto, mentre riprendeva ad agitare il termometro per passarlo a Oikawa.
L’amico di infanzia lo guardò senza capire.
« Sto già male, che bisogno c’è? »
« Controllare che tu non stia peggio. Avanti »
« Va bene Mamma Iwachan, come vuoi tu »
Il risultato fu trentotto e due. La faccia di Hajime passò definitivamente al funereo mentre i suoi coinquilini iniziarono a bisticciare come cane e gatto.
« Povero Tobio-chan, l’ho contagiato. Niente pallavolo nei prossimi giorni ~ »
« Sto bene! » ripeté con veemenza il più giovane.
« Sembri una lanterna cinese » ridacchiò l’ex setter dell’Aoba Johsai, risistemando i lembi della coperta addosso mentre faceva il giro del basso tavolino per avvicinarsi a Iwaizumi che stava ignorando entrambi immerso in riflessioni proprie.
« Sto bene »
« Quanto sei ripetitivo Tobio! Rassegnati, sembra che anche i Re prendano la febbre » continuò a cantilenare l’altro con fin troppo entusiasmo per il suo stato. Quando fece per appoggiare la testa alla spalla di Hajime si ritrovò con la brutta sorpresa di essere spinto indietro.
« Cos- Rude, Iwachan! »
« Non ci pensare per niente » brontolò l’unico sano, squadrandolo malissimo mentre si alzava e si dirigeva alla porta dell’ingresso per mettersi la giacca.
Sia Kageyama sia Oikawa, con le gote in fiamme in tandem, lo fissarono sorpresi e smarriti.
« Dove stai andando!? »
« Iwaizumi-san? »
Hajime, sciarpa e berretto sistemati ad affrontare la neve esterna, aveva la faccia poco amichevole di un martire lungi dal provare uno spassionato sentimento di sacrificio.
« A procurarvi la cena e degli antipiretici. E a dormire da Matsukawa e Hanamaki finché non sarete guariti »
« Ci abbandoni così!? »
La porta si chiuse su un drammatico e ridondante “Sei disumano, Iwachan!” seguito dal tonfo della fronte di Kageyama sul kotatsu.
Seguirono tre giorni in bilico tra realtà e allucinazioni.
Hajime aveva lezione all’università la mattina, un breve part-time il pomeriggio e gli allenamenti al club di pallavolo poco prima di cena. Una serie di impegni che nella normale routine quotidiana era in grado di attendere arrivando a sera con la giusta dose di stanchezza e soddisfazione.
In quei tre giorni il suo sistema nervoso fu messo a dura prova.
Fare da balia a Oikawa non era mai stato realmente problematico; anni passati insieme ormai avevano quasi automatizzato i suoi gesti e riusciva anche a interpretare in anticipo quanto male stesse dalle gradazioni diverse di rosso o pallido del suo corpo. Sapeva quali medicinali avrebbero fatto più effetto, quali cibi avrebbe preferito mangiare, come convincerlo a starsene buono e paziente. Se alle superiori non avesse capito che tutte quelle sue premure avevano radici in sentimenti più profondi, probabilmente, in retrospettiva, si sarebbe consigliato da solo un terapista.
Tolto Oikawa, nemmeno Kageyama era un problema. La prima volta era stato un po’ scioccante, perché Tobio da un attimo all’altro, sulla porta della cucina, dopo un “ho bisogno di un tè, non mi sento molto bene” gli era letteralmente svenuto tra le braccia - e sorreggere un ragazzo alto poco più di sé, crollato a mo’ di sacco di patate addosso, non fu una passeggiata. Quel bastardo di Tooru si era anche scompisciato dalle risate, prima di aiutarli.
Non erano loro la rogna, non se presi singolarmente, con un dispendio di forze nella norma.
Ma ammalati entrambi, insieme, fece passare a Hajime la voglia di avere figli in futuro, oltre che riconsiderare le sue opinioni sull’omicidio.
Iwachan entrò in casa alle sei e tre quarti di mattina, busta del kombini al braccio, la posta e un paio delle riviste a cui era abbonato Oikawa in mano. Era distratto da queste ultime, leggendo i titoli del magazine sullo sport e togliendosi le scarpe, quando mise il piede sul bagnato. Si aprì la visuale scostando le braccia per constatare la pozza d’acqua sul pavimento. A realizzarla ci mise anche di più - era sveglio da più di un’ora e solo per riuscire ad arrivare a casa in tempo per sfamare e controllare i due malati.
Dopo un paio di scettici battiti di ciglia, il suo sguardo finalmente si mosse a cercare l’inizio della chiazza, ma man mano che alzava la testa quella proseguiva e si perdeva nel corridoio buio. Nel silenzio della casa si accorse alla fine dello scorrere dell’acqua proveniente dal bagno, in cui scattò l’attimo successivo, abbandonando zaino, buste e quant’altro in terra.
Iwachan non gridò un’imprecazione solo perché il buon senso era ancora forte in lui, come anche l’incredulità alla vista della vasca colma, della piccola cascatella che veniva giù dal bordo, le piastrelle offuscate da almeno due centimetri d’acqua per tutta la stanza.
Chiuso tutto, coi calzini zuppi, marciò verso la camera da letto sua e di Oikawa senza preoccuparsi delle impronte lasciate in giro. Spalancò la porta e dentro era totalmente buio; la tapparella abbassata e solo la fioca luce del corridoio delineavano due lunghi bozzoli di coperte, pacificamente addormentati. La luce della lampadina esplose non dissimile a una granata accecante e mugolii scontenti salirono dal letto.
« … che succede? » borbottò Oikawa, tastandosi intorno alla ricerca del cuscino da premersi sulla faccia. Da sotto il piumone, tirato fin sopra i capelli, Kageyama articolò qualcosa di indecifrabile.
La replica di Iwachan fu manuale, non verbale. Le coperte finirono frullate per aria, rivelando un intontitissimo Tobio, ancora rosso sulle gote, accoccolato contro Oikawa, mentre quest’ultimo lottava per trattenere il cuscino sulla faccia contro la presunta - a sua detta - prepotenza di Hajime.
« Che vuoi Godzilla, qui siamo malati, che ti prende » farfugliò il setter castano, con la voce ovattata dalla federa.
« Chi di voi due idioti ha lasciato l’acqua della vasca aperta!? Avete allagato il bagno! Fino all’ingresso! »
« … eh? » il viso stupito di Tooru, con gli occhi ancora accartocciati dal sonno e dalla luce invadente, non intenerirono Iwaizumi. Soprattutto quando la realizzazione si fece strada fin troppo chiaramente sui lineamenti, seguita da un ops.
Il cuscino tra le mani di Hajime assunse improvvisamente l’aspetto di un’arma contundente.
« No no no, fermo! Questa notte- aspetta! Non sommmpphh »
Kageyama grugnì stranito dal tafferuglio; combinò lo stringersi inconscio a Oikawa con lo stiracchiarsi, e questo tolse definitivamente al più grande il fiato, rischiando di farlo soffocare sul serio sotto il guanciale.
« Vi ho lasciati da soli una notte! » ruggì Hajime rimettendosi in piedi dopo aver mollato la presa. Masticando improperi iniziò a tirarsi su le maniche della camicia e a saltellare verso lo sgabuzzino delle scope togliendosi i calzini inutili.
Districandosi da Tobio, che finì con le braccia a penzoloni fuori dal letto, Tooru lo rincorse sbatacchiando a destra e sinistra; alzarsi in tutta fretta con ancora i sintomi della febbre e un capogiro poco piacevole non lo aiutarono a mantenere l’equilibrio, soprattutto sul bagnato del corridoio. Evitò di scivolare, ma più perché fu inchiodato dallo sguardo assassino di Hajime.
« Posso spiegarti » pigolò aggrappato allo stipite del bagno, rabbrividendo per il contatto dei piedi con l’acqua fredda.
« Sparisci a letto, ora »
Iwachan passò la mattinata ad asciugare mezza casa, senza smettere di borbottare improperi contro Shittykawa - che a sua discolpa lamentava che era anche colpa di Kagebaka, ancora addormentato (o svenuto) nel letto.