Cow-t, settima settimana, M4
Prompt: Warning: Alternate Universe – Pirates/Mermaid
Numero Parole: 1337
Rating: SAFE
Note: Lio e Galo versione pirata e sirenetto.
Lio comprese di essere spacciato prima ancora di cadere in acqua.
La tempesta sopra le loro teste era ancora nel pieno della sua ferocia. Il ponte della nave era impraticabile senza funi di sicurezza a cui legarsi. Alcune casse del carico si erano rotte, riversando il contenuto ovunque e intralciando ulteriormente i movimenti. Non c'era un singolo membro dell'equipaggio pirata che potesse permettersi di rimanere con le mani in mano o che non stesse già rischiando la vita.
Lio era uno di questi, appeso alle sartie con una mano e tutte le sue vane speranze. La corda che aveva stretto intorno alla vita come tutti, e che avrebbe dovuto evitare che finisse in mare senza la possibilità di ritornare a bordo, giaceva sul ponte come un serpente a cui era stata tagliata la testa. Una cima recisa e non accidentalmente: il capitano aveva appena riposto un piccolo pugnale all’interno del proprio pastrano, fermo in piedi sotto la sartia al pari di una montagna che non teme la furia del vento e della pioggia. Il ghigno di Kray era la realtà sotto la maschera da capitano benevolo che indossava quotidianamente mentre era in mezzo al suo equipaggio.
Lio lo sapeva. Si era imbarcato con l'intento di rovesciare Kray, di fermarlo una volta per tutte dallo sfruttare le isole dove la sua gente viveva, di rapire i suoi compagni per rivenderli come schiavi, e, allo stesso tempo, far credere a tutti di essere un benefattore.
Tuttavia, e si odiava per questo, Lio lo aveva sottovalutato. Aveva preso sotto gamba la perfidia con cui l'uomo era capace di sfruttare a proprio vantaggio qualsiasi situazione. Aveva sottovalutato che potesse sapere chi fosse, smascherarlo senza sforzi, e prevedere le sue intenzioni. E fermarle prima che potesse attuarle, ovviamente.
"Saresti uno schiavo perfetto, Lio Fotia. Capitani, nobili, borghesi faranno a gara per comprare il tuo bel faccino e il tuo corpo minuto, ma resistente" disse Kray, allungando una mano verso Lio, il ghigno che deformava la sua faccia. "O questo o la morte."
Lio seppe in quel momento che sarebbe morto.
Sarebbe morto pur di non diventare l’ennesima vittima delle ambizioni di Kray. Aveva come unico rimpianto quello di non essere riuscito a piantargli un coltello nella gola quando avrebbe potuto, credendo di avere tempo per portare a termine il proprio piano e sopravvivere. Era stato un ingenuo.
Così, Lio scelse la morte. Non avrebbe permesso a Kray di metterlo in ginocchio e ricavare qualsiasi guadagno dalla vendita della sua libertà.
Il gesto fu il più stupido che avesse mai fatto. Si lasciò andare all’indietro, accettando il proprio destino che lo attendeva tra il vento e flutti impietosi del mare, sotto gli occhi attoniti di alcuni dei compagni. Per un breve momento, Kray recitò ancora la propria parte, mettendo su un’espressione allarmata, tentando all’ultimo di afferrare quel pezzo di corda che lui stesso aveva reciso e che, con la stessa teatralità, si fece sfuggire dalle mani.
Lio non prestò orecchio alle grida, ma chiuse gli occhi.
Infranse la superficie agitata dell’oceano e sparì in questo, con la consapevolezza di aver fallito e che nulla sarebbe cambiato.
"UOMO IN MARE!"
Galo gridò a pieni polmoni, accorrendo verso la paratia di fianco a Kray e agitando le braccia verso i compagni.
"Capitano! Dobbiamo fare qualcosa!" urlò il ragazzo per sovrastare il fischio del vento e il rumore dei tuoni. "La sua cima di sicurezza! Possiamo ancora salvarlo!"
Kray lo fissò con il viso impassibile, con qualcosa che avrebbe voluto imitare del rimpianto.
"La sua corda si è spezzata, non c'è niente da fare" disse, abbastanza forte da farsi sentire anche dagli uomini intorno che erano accorsi. "Ormai è morto. Con questa tempesta si resiste poco e il suo corpo non era forte” continuò, col tono di un requiem addolorato, per alzare lo sguardo subito dopo. “Uomini! Per onorare la sua memoria dobbiamo sopravvivere!" concluse, voltandosi verso l'equipaggio per infondere maggior passione nel discorso.
Galo non si diede per vinto.
"Capitano! Posso salvarlo!" disse, guardando in mare e poi Kray. "Posso riportarlo qui!"
"Vuoi morire anche tu? Che capitano sarei a lasciartelo fare? Sarebbe un suicidio" replicò Kray, con un'enfasi simulata.
Galo sorrise sicuro, anche troppo.
"Lasci fare a me!"
E furono le ultime parole che disse prima di saltare fuori bordo.
I compagni accorsero increduli, richiamandolo, mentre Kray non credeva alla propria fortuna nell'essersi liberato in un colpo solo delle due maggiori seccature del proprio equipaggio.
La sensazione dell’aria nei polmoni fu dolorosa tanto quanto l’acqua salata che gli aveva riempito e bruciato la gola fino a poco prima. Lio non capì cosa stesse succedendo. Non distingueva il sotto dal sopra, non aveva più forza nel proprio corpo. Sapeva solo che qualcosa, o meglio, qualcuno lo stava stringendo con fin troppa foga, tenendogli la testa fuori dall’acqua e gridandogli di rimanere sveglio.
Ma chiedergli di restare cosciente era troppo, non dopo che aveva accettato di aver fallito e che la morte fosse la ricompensa adeguata.
Era stanco e voleva solo che la sofferenza finisse.
Quando Lio riprese i contatti con la realtà fu per una sensazione tiepida e bagnata alla bocca. I suoi polmoni si gonfiarono senza che lui facesse niente, se non sentire l’acqua ingoiata riemergere e provocargli un conato.
Se prima era stremato, ritrovarsi vivo su una battigia fu anche più surreale dell’aver accettato la morte. Ci mise diversi dolorosi respiri a riprendere il controllo del proprio petto e della testa che gli esplodeva. Le onde del mare arrivavano a lambirlo, ma più con carezze e quasi un senso di scuse, che con la violenta con cui poco prima lo avevano fagocitato.
Lio alzò gli occhi per guardarsi intorno, nonostante pure quel gesto risultasse doloroso.
“Ehi! Sei vivo! Lo sapevo!” disse una voce alle sue spalle e Lio si voltò per rimanere completamente spaesato.
Davanti a lui c’era Galo che sorrideva come un bambino felice. Lo stesso Galo che aveva pregato di essere preso a bordo, e l’aveva avuta vinta più per approvazione generale della ciurma che per volere del capitano (perché Lio lo aveva capito che Kray odiava quel ragazzo quanto odiava lui, se non di più).
Lio non aveva nulla contro Galo se non per la sua profonda e insensata ingenuità. Un’ingenuità letale a bordo di una nave pirata, il tutto per seguire il proprio idolo, senza rendersi conto del male che questo faceva.
Ma quello che al momento stava lasciando Lio senza parole, oltre al gesto di averlo salvato, era qualcosa che mancava a Galo.
“Tu-” provò a dire Lio, ma aveva la gola bruciata dall’acqua di mare e si ritrovò a tossire di nuovo. Galo gli batté una mano sulla schiena, facendo quasi più danni per la troppa forza.
“Ti ci vorrà ancora un po’ per riprenderti, te la sei vista brutta! Ti credevo morto!” ridacchiò Galo come se non fosse successo niente.
Lio riuscì a fermargli il braccio prima che lo uccidesse a suon di “colpetti” per aiutarlo.
“Tu” ricominciò, più se stesso, anche se rauco, ma lo sguardo di nuovo padrone di sé, anche se scettico. “Tu sei… una sirena?”
“Un tritone!” ridacchiò Galo, imbarazzato, sbattendo sulla sabbia la propria coda con l’allegria di un cane scodinzolante. “È così che sono riuscito a salvarti” continuò, con un altro sorrisone.
“Che cosa ci fai su una nave pirata!? Kray lo sa che cosa sei!?”
“Volevo dirglielo, ma non c’è stata occasione. Ero troppo felice che mi avesse preso sulla sua nave. Sai, ho sentito così tanti marinai parlare di lui! È come una leggenda! Volevo troppo salpare con la sua ciurma! Ora dobbiamo solo trovare il modo per tornare alla nave. Saranno tutti felici di sapere che sei vivo!”
Lio desiderò stesse scherzando. Non poteva essere così ingenuo. Scosse la testa.
Se il lato positivo era essere ancora vivi e poter, quindi, riprendere la propria missione, dall’altro Lio si chiese come potesse salvare anche Galo, a cominciare dalla propria fiducia mal riposta nell’uomo peggiore di tutti.
E solo perché gli doveva la vita.
Sarebbe stata una lunga storia.