(Voltron) Sperimentazioni
Mar. 10th, 2018 10:13 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
Prompt: NSFW (Het)
Numero Parole: 2683
Keith non aveva voluto vedere nessuno per quasi l'intera giornata. Shiro era stato d'accordo a dargli tempo e spazio per accettare i momentanei (si sperava) cambiamenti di cui era stato, letteralmente, vittima. C'era stata empatia da parte di tutti, per almeno mezza giornata. Questo nei primi giorni, e nei successivi, finché, al passare del tempo e al non trovare soluzioni, Lance, bicchiere di milkshake alla mano arrivato alle ultime gocce succhiate rumorosamente, non aveva intrapreso una strada pericolosa.
« Ma dite che Keith tornerà com’era… prima che arrivi quel periodo? »
Pidge respirò più sonoramente, senza smettere di digitare.
« Intendi, prima che abbia le mestruazioni? »
Lance smise di rigirarsi il bicchiere in mano, fissando la compagna come se si stesse ricordando di nuovo che anche lei era una ragazza.
« ... Yep » assentì.
Fu il turno di Hunk di sbuffare.
« Amico, non puoi volergli così male da augurarglielo »
La faccia di Pidge concordava con un’espressione che era il riassunto dell’ingiustizia femminile dall’alba del tempi ma non aggiunse altro.
Lance quasi si strozzò col resto del milkshake.
« No no no! » divenne vagamente pallido al pensiero, proiettandolo su di sé. Ok, Keith non era la persona più simpatica del mondo, ma non voleva certo vederlo a contorcersi per i crampi o i dolori come aveva più volte visto con le sue sorelle. Non quando una cosa del genere sarebbe potuta capitare anche a lui. « Pensavo solo che… ormai sono passate quasi tre settimane che, ecco, è in questo stato e… » deglutì, ma senza sapere cosa aggiungere.
C’era una postilla di cui Hunk e Pidge, o chiunque altro nel castello, non era a conoscenza. Ossia il fatto che lui e Keith da qualche tempo avessero… qualcosa.
Lance trovò Keith nella sala allenamenti, come sospettava. Era tardi, forse le due, se fossero stati sulla Terra, e Keith aveva piluccato qualcosa per cena prima di sparire. Non era molto di compagnia, e questo non era una novità, ma evitava tutto e tutti come la peste, anche in quei momenti in cui erano riuniti, e lui sembrava ranicchiarsi sulla sedia nel cercare di far notare il meno possibile quanto il suo corpo fosse cambiato.
Lance ci aveva provato a interagire, a fargli vedere qualche lato positivo ( « Pensavo saresti stato più piatta da donna, ma quella è sicuramente una terza! » ) ma non sembrava avesse funzionato. Anzi, Keith lo guardava anche peggio di prima, se lo guardava e non rifuggiva il suo sguardo.
Tuttavia, Lance non riusciva più a stargli lontano. Voleva almeno parlare, senza necessariamente riprendere in mano discorsi che avevano intrapreso qualche tempo prima, tipo finire per fare sesso prima negli hanger dei Leoni e poi sotto la doccia e ancora in cambina. Erano, Lance ci pensò grattandosi la nuca sentendo la familiare sensazione delle farfalle nello stomaco, cose successe, ecco. Sempre amici-rivali come prima, solo togliendosi qualche sfizio. O almeno, così si ripeteva sulla scia delle belle sensazioni che quel consumare momenti insieme gli aveva dato. Ok, aveva anche pensato che poteva esserci di più, soprattutto scoprendo quanto Keith, una volta esausto, fosse così incline a farci coccolare, senza lamentarsi.
Il punto era che gli mancava.
Era colpevole di essersi fatto qualche pensierino (più qualche domanda) sull’attuale corpo di Keith… insomma, erano pur sempre due tette e, da che Lance aveva memoria, erano state un punto debole per lui. Ora che il suo… scopamico, poteva chiamarlo così? Ne aveva un paio, immaginarsi come potessero essere, conoscendo il corpo del proprietario, era stato un pensiero su cui non aveva avuto voce in capitolo, semplicemente era apparso nella sua mente. Ma questo era stato all’inizio di quella vicenda.
Ora, dopo tre settimane in cui Keith se ne stava praticamente sempre sulle sue, con la faccia di uno che stava pensando a come torture nei modi più cruenti il primo seccatore di passaggio, Lance avvertiva il bisogno almeno di una chiacchierata che non finisse con qualche ringhio. Non che le parole fossero proprio il loro forte; tre o quattro frasi e finivano con lo sfidarsi su qualcosa o litigare o, basandosi sul passato recente, concludevano baciandosi voracemente e strappandosi i vestiti di dosso.
Quel pensiero lo riportò al primo, in un circolo vizioso che non riusciva a togliersi dalla testa, neanche scrollandola.
Nel mentre, si ritrovò nella sala allenamenti, e gli venne quasi un colpo quando vide Keith a terra e uno dei robot da sparring pronto a calare l’asta contro di lui. Fece a malapena in tempo a comporre la prima sillaba del suo nome, che con uno scatto fulmineo e deciso, Keith piantò la propria spada nel petto del droide, terminando la sessione.
Quello che non sembrò calcolare fu che il rottame gli piovve addosso.
« Ouch » sbottò, per imprecare un attimo dopo. Le mani di Lance per lui apparvero dal nulla, tirandogli via la carcassa inanimata.
Keith lo fissò come un animale spaventato messo all’angolo, negli occhi gli si poteva leggere chiaro Che diavolo ci fai qui!?, ma la sua bocca non pronunciò mezzo tono, restandosene ostinatamente chiusa.
« Prego eh. Hai finito col masochismo? »
Lance allungò la mano per aiutarlo a rialzarsi, ma Keith lo ignorò, voltando la testa, ma neanche provandoci da solo a rimettersi in piedi. Era esausto - poco abituato a quel corpo - e ancora meno incline a farsi aiutare.
Il silenzio era carico di aspettative che furono disattese, ma il paladino blu non voleva andarsene senza che almeno avessero parlato.
« Va bene, preferisci restartene a terra? Perfetto » e si mosse d’istinto, agì come avrebbe fatto in qualsiasi altra occasione tra di loro, tenendo a mente che sarebbe potuta finire molto male. Era un azzardo; poteva già immaginare la lama del bayard rosso fendere l’aria e fargli rotolare la testa a minimo tre metri di distanza, ma lo fece ugualmente.
Gli salì a cavalcioni sul ventre, piantando le ginocchia in terra, ai lati dei fianchi, e si sistemò in modo da impedirgli di muoversi, dritto con la schiena e le braccia incrociate - e un vago rossore a sfumargli le gote mentre si imponeva di non indugiare lo sguardo sul rigonfiamento dei seni.
Keith fece una faccia che per un attimo fece sperare a Lance che fosse troppo sorpreso dalla sua contromossa per mozzargli il capo; i campanelli d’allarme pericolo nella testa del paladino blu erano tutti attivi e gli intimavano di darsi una mossa e sfruttare il momento di disorientamento.
« Bene, ora che ho la tua attenzione e che non puoi fuggire da nessuna parte… » la minaccia andò sfumando perché, stringendo, Lance non aveva proprio idea di cosa volesse. Cioè, sì, voleva parlare, ma non sapeva di cosa, da dove iniziare.
Keith lo fissò dritto negli occhi, avvertendo la sua titubanza, e intimandogli, sempre e solo con l’espressione, di alzarsi. E Lance avrebbe anche ceduto volentieri, visto in che casino si stava cacciando.
« Senti… » si concesse un tentativo, prima di lasciar perdere. « Ho provato a immaginare come potesse essere per te questa - gesticolò, indicandolo - situazione, e - Non pensare al suo corpo nudo, sii serio, non pensare alle sue tette - e non deve essere facile. Cioè, no, amico, non lo è, è--- terrificante? Grottesco? Ti svegli la mattina e niente alza-bandiera? No, ok, quello che intendevo è che… è frustrante, perché già io e te non… non parliamo come le persone normali, ma, be’, facciamo quel che facciamo, però… insomma, come te lo posso dire... mi manchi. Quando ci alleniamo e ci copriamo le spalle a vicenda, anche se ultimamente non ce ne è stata occasione… ma questo non cambia che quello che stavamo avendo, io e te, mi manca… e a-anche, non vorrei che passassi da solo questa condizione. Ecco, p-posso aiutarti. Ne so parecchio di donne! La mia è una famiglia piena di donne! Mia madre, mia nonna, le mie sorelle, zie e ziette acquisite, mia nipote, qualche dozzina di cugine… p-potrei essere una fonte inesauribile di conoscenza p-per te ora! Non credo tu voglia andare a chiedere a Pidge, spero? » Lance riabbassò lo sguardo, perché per tutto il tempo dello sproloquio aveva guardato ovunque meno che il viso di Keith - viso che non era cambiato molto, ma nei dettagli, qualcosa nella rotondità delle labbra, nell’infoltimento delle ciglia agli occhi, e le sopracciglia più piccole, lo rendevano delicato e-- e impossibile da non rimirare. Anche in quel momento in cui Keith aveva gli occhi sgranati, le labbra socchiuse, e in generale l’aria di uno messo all’angolo.
Senza realmente volerlo, lo sguardo di Lance scivolò dal suo mento a più in basso, in un’attrazione fatale che gli mandò completamente in pappa il cervello e lo fece pensare a voce alta, troppo alta, tanto da risultare quasi un falsetto.
« U-ultima cosa, p-poi s-scappo… m-ma credo di avere una c-crush per il tuo… le tue… » si detestò un po’, ma si giocò anche l’ultima speranza di salvare la testa, mimando le rotondità del seno di Keith. « Non hai i-idea di q-quanto i-io… mi dios, non uccidermi ma-- vorrei così tanto v-vederle... »
Keith, ancora muto come un pesce, divenne semplicemente paonazzo.
Finirono nelle docce. Se Lance ci avesse pensato era la conclusione più logica: Keith si era allenato fino a poco prima ed essendo così tardi non avrebbero trovato nessuno. Non che Lance ragionasse sul serio, non più dal momento in cui Keith era tolto la maglietta.
« Quello è un reggiseno » fu la constatazione più stupida della sua vita.
Keith guardò altrove, incrociando maldestramente le braccia a causa dell’ingombro a cui non era abituato.
« mme lo ha dato Allura » bofonchiò, per poi dargli le spalle. « Datti una mossa >>
E Lance tremò come se fosse la prima volta, e in effetti un po’ lo era, se si escludeva le volte che aveva aiutato, con non poco imbarazzo, le sue sorelle.
Sganciò i gancetti, ripetendo è Keith, stai calmo ma il risultato fu solo di sentire i pantaloni sempre più scomodi e un’eccitazione sempre più evidente. Se Keith se ne fosse accorto…
Ma appena Lance ebbe davanti il seno nudo di Keith, i pensieri andarono a zero. Era una terza generosa, soda (con tutte le flessioni che faceva Keith era il minimo) e… perfetta.
« … Lance »
« …. Cosa? »
Ma nonostante l'espressione di disappunto di Keith, quest'ultimo non aggiunse altro. Anzi, al contrario sembrò rimuginarci su per un po’, prima di fare un passo avanti ed entrare nello spazio vitale di Lance, quasi con la pretesa di essere guardato negli occhi. Lance deglutì l’aria. Keith abbassò di nuovo lo sguardo da un'altra parte.
« … puoi toccare, ma io… Non sono sicuro di essere a… Mio agio »
Lance dovette impegnarsi per registrare il resto del discorso oltre il “puoi toccare”. Non avrebbe mai fatto niente che Keith non volesse, ma quel permesso aveva appena aizzato tutto l’aizzabile che aveva.
Non si fece attendere e alzò entrambi i palmi, ben aperti, le dita lunghe alla massima distanza l’una dall’altra. Keith fece appena in tempo a sollevare le sopracciglia che si ritrovò entrambi i seni stretti dalle suddette dita. Gli sfuggì un verso a metà tra la sorpresa e un gemito per la nuova sensibilità a cui non era abituato, e Lance lo guardò come se avesse appena sgarrato, ma non allentò la presa.
Si fissarono, ed entrambi erano arrossiti fino alla punta dei capelli. Ma da lì al resto fu un attimo.
Fu Keith a slanciarsi in avanti e baciarlo per primo, e Lance gli palpò di nuovo il seno, spingendolo verso la parete e incastrando una gamba tra le sue. La sensazione lasciò entrambi senza fiato, perché Keith provò sia piacere, inaspettato, nello strusciarsi contro la coscia di Lance, sia quel senso di mancanza a cui non si sarebbe abituato facilmente. Lance-- Lance era un tale subbuglio di emozioni che indagarle lo avrebbe portato lontano dalla beatitudine che stava provando.
Si spogliarono di tutto quello che rimaneva loro e si infilarono in uno dei cubicoli della doccia, che, nonostante l’acqua calda, rallentò un po’ il galoppare di entrambi.
« Vuoi… uhm, continuare? »
Keith si tolse i capelli bagnati dal viso, ansimando appena - non fissare il sobbalzo del seno era chiedere troppo a Lance. Annuì lentamente, abbassando gli occhi sul membro svettante di Lance, e poi riportandolo nei suoi con una muta domanda. Una domanda che rimbalzava anche nella mente di Lance, ma che lui tenne per sé. Sapeva cosa fare? Forse. Voleva farlo? Assolutamente.
« S-senti… » iniziò titubante, gli indici premuti insieme, molleggiati per l’incertezza. « P-pensavo che potrei… uhm… prenderti da dietro… » lo aveva detto sul serio. Il che, in una loro classica situazione, se Keith non avesse avuto quella trasformazione in donna per le oscure ragioni che solo i Druidi di Zarkon potevano concepire, non avrebbe cambiato molto. Lo avevano fatto, entrambi, diverse volte. Ma ora era tutto nuovo per entrambi.
In realtà, Keith non si fece pregare. Si voltò faccia al muro, premette i palmi sulle piastrelle umide e si piegò leggermente in modo da esporre il fondoschiena agli occhi di Lance. Fondoschiena diventato improvvisamente il motivo di sopravvivenza per il paladino blu. Se prima era attraente, ora con quel tocco di morbidezza dato dai fianchi era la cosa più bella dell’universo. Ed era impossibile stargli lontano.
Keith avvertì l’erezione di Lance strusciarsi contro il solco delle sue natiche, i palmi di lui tornare sui suoi seni, pizzicandone i capezzoli e la bocca chiudersi alla base del collo, vezzeggiando la pelle tra baci, morsi e frasi mormorate che Keith colse a malapena, troppo preso dai riflessi di piacere che vibravano diversi nei suoi muscoli.
I gemiti riempirono le docce, soprattutto quando Lance fece scivolare la propria eccitazione tra le cosce di Keith, senza spingersi dentro, ma solo strusciandosi avanti e indietro.
« L-Lance! » mugolò Keith, tremante, rovesciando la testa all'indietro contro la spalla del compagno, allargando le gambe e spingendosi contro il suo ventre. Aveva vagamente idea di cosa gli stesse facendo provare così piacere, in quell nuova parte di sé. E sembrava solo l’avvisaglia di qualcosa di più.
E Lance si spinse dentro di lui, dandogliene conferma. Non fu come lo facevano di solito; le sensazioni che lo colsero furono un terremoto tra piacere e un’ondata di dolore che gli mozzò il respiro.
Il paladino blu non si mosse, se non per stringergli di nuovo il seno e spostare le labbra contro il suo orecchio.
« K-Keith » ansimò, vibrante, praticamente addosso a Keith, che reggeva entrambi. « P-possiamo f-fermarci… »
« No » fu il rantolo, fermo, dell’altro. Era la prima volta che voleva esplorare il suo corpo e non fermarsi a quella punta di dolore che stava già scivolando nella marea del piacere. « Voglio- voglio andare fino in fondo »
Lo fecero.
Lance mantenne una mano sul seno di Keith, senza smettere mai di massaggiarlo, e una scese seguendo le gocce d’acqua sull’addome, fino al ventre e poi ancora più giù, i loro corpi erano uniti. Seppe di aver trovare il punto giusto da stimolare quando Keith si lasciò andare a un gemito più forse e a uno spasmo. Continuò a spingere, scivolando fino quasi fuori e poi di nuovo dentro fino in fondo, inglobato in quella guaina calda che lo stava facendo impazzire.
L’orgasmo li colse impreparati, troppo presto per il nuovo gusto che stavano provando.
Si accasciarono l’uno sull’altro; Lance cercando malamente di non gravare troppo a peso morto su Keith, e Keith che finì col cedere, scivolando in ginocchio sul pavimento della doccia, totalmente scosso, nel più profondo, dalle ondate di piacere che non si placavano. Ritrovò la lucidità solo per accorgersi che Lance, di nuovo, gli stava solleticando il seno. Quando lo guardò in faccia, il suo classico cipiglio corrucciato, anche se le sopracciglia ora erano più delicate, Lance riuscì solo a replicare con un:
« Secondo round? Ho in mente un’altra cosetta… o due. Per favoreee »
A conti fatti, anche a Keith non dispiacque proseguire quella sperimentazione.