[Vanitas no Carte] Sleeping in your warm
Mar. 26th, 2022 04:01 pmCOW-T 12, sesta settimana, M5
Prompt: Neve
Numero parole: 582
Rating: Verde
Warning:
Note:
Il dormiveglia in cui Vanitas versava si interruppe per colpa di uno starnuto. Un suo starnuto.
Come la mente riprese possesso della consapevolezza, così lo fecero i sensi e il freddo pungente della notte morse le guance al ragazzo, insieme ai minuscoli fiocchi di neve.
Mugugnando contrariato, si stropicciò gli occhi e si rannicchiò meglio, cercando un po’ di calore nonostante tutto il suo corpo fosse intirizzito. Sbuffò, osservando il respiro condensarsi e mettendo su un broncio sconsolato che nessuno avrebbe potuto contestargli.
Non voleva rientrare in camera, ma fu ragionevole nel constatare che non potesse neanche dormire sul tetto e rischiare l’assideramento. Strusciò la guancia contro l’interno del cappuccio, cercando ancora un po’ di tepore, ma ottenne solo il pizzicore gelido di un fiocco di neve sulla punta del naso. E un nuovo starnuto che lo fece smuovere.
Calarsi dal tetto e aprire la finestra della stanza fu semplice anche con le tegole sdrucciolevoli e le parti in metallo del tetto così fredde da bruciare. Riuscì a fare anche poco casino, o almeno quei rumori per cui i sensi assopiti di Noé non si sarebbero svegliati di soprassalto. Era una routine consolidata la loro, finché Vanitas non urtava per sbaglio qualcosa, mettendo in allerta il vampiro e finendo col ricevere un cuscino in faccia.
Successe qualcos’altro.
Qualcosa per cui prima gli prese un colpo, poi realizzò.
Ma, per l’appunto, all’inizio, quasi cacciò un urlo.
Noé lo afferrò per un braccio, così repentinamente e al buio che il cuore di Vanitas sprofondò nello stomaco. Era già pronto a graffiarlo con il proprio guanto - e urlargli contro - quando si rese conto che il vampiro era ancora profondamente immerso nel mondo dei sogni.
Fu una scena comica, quanto tragica.
Il corpo di Noé era sporto dal letto e sembrava reggersi in equilibrio per miracolo, pochi centimetri e sarebbe finito sul pavimento - se, per esempio, Vanitas si fosse liberato con uno strattone.
Non lo fece, restando invece a fissare il compagno di avventure con un’espressione indecifrabile - guardandosi allo specchio si sarebbe compatito da solo - e indecisa.
C’erano vari modi per cui quella scena, quasi un siparietto comico, si sarebbe potuto concludere.
Vanitas scelse quello che non gli passò per la testa, ma che svicolò da più in basso, da un petto che stava battendo più forte di quanto avrebbe dovuto.
Con un poco di sforzo, ma anche con delicatezza, fece riscivolare Noé all’interno del letto e ci salì a propria volta. Le molle cigolarono appena, disturbando il manto silenzioso portato dalla neve oltre le imposte.
Vanitas percepiva ancora il freddo, sapeva di avere la pelle mezza congelata, e probabilmente l’idea - l’immagine - che aveva in testa avrebbe spezzato quel breve segreto che si stava formando, ma preferì continuare a dare retta all’istinto che stava parlando direttamente a quei sentimenti burloni.
Scostando le coperte, si stese di fianco a Noé e gli appoggiò la fronte contro la schiena.
Era bollente. O almeno, la sensazione fu quella, anche quando appoggiò i palmi, per sentire quel calore pervaderlo.
Noé mugugnò qualcosa, ma non si scostò. Vanitas lo prese come un silenzioso - e del tutto inconsapevole - assenso, e gli circondò la vita con un braccio, accostandosi a lui del tutto.
Il tepore che ne sbocciò fu meglio di qualsiasi ninna nanna avesse mai potuto accompagnarlo nel sonno. Si sarebbe solo dovuto svegliare per primo per non dover dare alcuna spiegazione, ma fu un pensiero che si perse nel sonno.