sidralake: (Default)
 

COW-T 13, seconda settimana, M3

Prompt: 08. Due personaggi che si trovano ai lati opposti di un conflitto trovano un punto in comune.

Numero parole: 1221

Rating: SAFE

Note: 2 anni dopo la Dark Era, 2 anni prima del presente. 



Sai dove.

Ango lesse il sintetico messaggio in quella che, alle due e un quarto di mattina, sarebbe dovuta essere la sua pausa sonno in un turno alla Divisione che era iniziato due giorni prima.

Guardò l'orologio al polso e poi l'ultima scartoffia da firmare. 

Il trillo di un secondo messaggio gli levò ogni esitazione.

Ora.

Ango sospirò, alzandosi e recuperando la giacca. 



Yokohama era piena di magazzini abbandonati, di moli da ristrutturare e cantieri che promettevano da anni di concludere i lavori. La metà appartenevano alla Port Mafia - tramite società di facciata - mentre la metà dell'altra metà erano in subappalto ad alleati della Port Mafia. Riguardo i restanti, il municipio di Yokohama si impegnava a stanziare presto nuovi fondi - probabili futuri prestiti o gare che sarebbero finite in mano a società della Port Mafia. Non sembrava esserci scampo a quel girotondo.

Ad Ango era venuto lo sconforto la prima volta che aveva scoperto di quei giri, all'epoca del suo periodo come spia nell'organizzazione. Questo però gli aveva insegnato come muoversi in quei luoghi abbandonati, quali lo fossero realmente e quali nascondessero ulteriori segreti.

E dove lui e un certo Dirigente della Port Mafia avevano costruito una zona franca.

Perché chiamarla in altro modo sarebbe stato… imbarazzante.



Quando Ango sfilò dalla tasca la chiave rimase per qualche istante a sentirne il peso nel palmo. Era semplice, senza fronzoli e senza targhette attaccate. Se non si conosceva la porta in cui infilarla era inutile, se fosse stata lanciata in mezzo ad altre sarebbe stata impossibile da riconoscere. Era un segreto tanto quanto era una promessa.

La porta scattò docilmente. Per avere l’aspetto di un posto usurato dal tempo e dal passaggio umano, i cardini scivolarono senza nessun cigolio. L’aria fredda e odorosa di salsedine esterna si scontrò con un ambiente più mite, una luce calda e un sentore di casa. Richiuso l’uscio, ad Ango bastò un attimo per sentire gran parte della stanchezza crollargli addosso come una mensola montata male.

Non ci sarebbe stato bisogno di porre domande perché conosceva già le risposte. Anzi, la risposta.

La bottiglia vuota - e rotta - di Pétrus sul pavimento gliene diede la conferma.

«Tu lo sapevi.»

L’accusa. Un primo approccio prevedibile. 

Ango poggiò il sacchetto della spesa e la propria borsa su un tavolino di servizio. Si spinse gli occhiali sul naso in un gesto lento, per riordinare le idee. Non che ci fosse davvero molto da dire.

«Sapevi che… lo sapevo.»

Ridondante e stupido, ma uno, era la base di quella verità rampicante come edera velenosa, due, Chuuya era ubriaco. C’era una sfumatura rossastra ad avvolgerlo, un alone, quasi più il miasma della sua abilità. Un monito che non aveva bisogno di spiegazioni.

«Sapevi… che sarebbe successo oggi

«L’ho saputo ieri. Come lo ha saputo lui. I due anni sono scaduti-»

«Tre giorni fa» ringhiò il dirigente della Port Mafia.

Anche il bicchiere che aveva usato per bere andò in frantumi, accompagnato da un’imprecazione. Il silenzio che si lasciò dietro andò gonfiandosi fino a inglobare l’aria e renderla pesante.

«Vi detesto» esordì Chuuya più calmo, ma stringendo i pugni. «Voi e i vostri magheggi del cazzo. Tu e quello Sgombro del cazzo, amichetti nel continuare a fregare tutti. Un’Agenzia di Detective, eh? Che buffonata sarebbe!?»

Ango avrebbe voluto esprimere un sorrisetto, un po’ di compatimento, un po’ perché era concorde, molto perché era stanco. 

Un comune accordo tra lui e Chuuya era di lasciare fuori da quelle mura segrete qualsiasi impiccio implicasse le loro vite. Il che riduceva drasticamente gli argomenti di conversazione, ma era lo scopo di quel rifugio costruito in un antro abbandonato. Un luogo dove potevano essere loro, ma spogliati di ruoli e responsabilità.

Chuuya non era sempre stato d’accordo, ma aveva accettato quella bolla che permettesse ad Ango di respirare. Che permettesse a entrambi di… vedersi.

Rimanere scottati da qualcuno era un’esperienza che Ango avrebbe preferito evitare. L’aveva fatto quasi uccidere, gli aveva fatto male in modi che non aveva mai preso in considerazione e aveva riempito di insonnia le sue nottate.

Per fortuna o sfortuna, quella stessa scottatura si era impressa diametralmente uguale anche nella controparte.

Chuuya era andato a cercarlo dopo il caso della Mimic. Quando ogni inganno era stato svelato e la verità vagava nuda per Yokohama, il futuro Dirigente era ricorso a ogni metodo e informatore per stanarlo. Ango se lo era ritrovato davanti e non aveva tentato di reagire. Era a pezzi. Aveva ancora la morte di Odasaku fresca tra le mani e il pensiero di essere ammazzato dalla persona che amava non gli dava l’idea di un finale così tragico.

Le cose non erano andate in quel modo. Nulla sembrava più seguire i binari della logica. Sì, qualche urla, una piccola contusione e diversi lividi, ma niente era andato come chiunque avrebbe potuto prevedere. Come Ango aveva quasi auspicato e come Chuuya aveva minacciato.

Quello che ne era nato quella notte era un segreto e una promessa. Con poche parole, molti sguardi e troppe riserve. Eppure, erano ancora lì. Sotto gli occhi di tutti, ma con una chiave anonima ciascuno e un posto sicuro dove andare, quando le cose andavano storte. Quando avevano bisogno l’uno dell’altro.

«Lo hai già incontrato?»

Chuuya lo occhieggiò schifato, passandosi un palmo sulla guancia accalorata dall’alcool.

«Diavolo, no! E non intendo incrociarlo nemmeno per sbaglio finché non sarà lui a tornare in ginocchio! Ci ha traditi!»

Mi ha tradito, dicevano i cocci del Pétrus sul pavimento.

«Anche io l’ho fatto.»

L’istinto di conservazione di Ango adorava giocare partite a carte scoperte con masochismo, punzecchiando Chuuya e facendogli arricciare la labbra con un retrogusto di pentimento.

«Seh e dovresti solo baciare dove cammino per non averti spaccato la faccia.»

La spia del governo lasciò andare quel sorrisetto stanco trattenuto fino a quel momento. Era svuotato dal lavoro, dalla mancanza di sonno e dalla prospettiva di riavere Dazai Osamu a spasso sotto la luce del sole. Sarebbe successo presto qualcosa. Forse non subito subito, ma di lì a qualche mese sicuramente… qualcosa sarebbe andato storto.

La mancata discussione con Chuuya gli aveva fatto scendere di colpo tutta la tensione. Non che avesse preferito litigarci, ma si sentì una gelatina incapace di stare in piedi.

Il Dirigente dovette accorgersene dal passo che fece e da come barcollò, perché in un attimo gli andò incontro, sorreggendolo.

«Ohi. Da quant’è che non dormi?»

Da quant’è che non stacco la testa?, sarebbe stata la domanda appropriata.

«Ho portato degli onigiri» sviò l’altro, stringendosi il ponte del naso e strizzando gli occhi per una leggera fitta alla tempia. Era esausto, ma non vedeva Chuuya da troppo per cedere proprio in quel momento.

Lo sguardo del Dirigente fu colmo di scetticismo, con un barlume di comprensione solo sul finire.

«Spero almeno tu abbia preso quelli al salmone» borbottò, mentre si chinava leggermente. Con una presa sicura e agile, strappò un Ah! sorpreso all’ex spia e se lo caricò in braccio. «Prima voglio il dessert però. Ho troppa incazzatura da sfogare.»

«C-Chuuya io non credo di-»

«Dormirai come un angioletto morto dopo, promesso. O forse sverrai. Ma ti fidi, no?»

Ango non fu sicuro di quale parte di quella prospettiva dovesse rassicurarlo. 


April 2025

M T W T F S S
 1234 56
78910111213
14151617181920
21222324252627
282930    

Syndicate

RSS Atom

Most Popular Tags

Style Credit

Expand Cut Tags

No cut tags
Page generated Aug. 28th, 2025 09:08 pm
Powered by Dreamwidth Studios