[Bungou Stray Dogs] Veglia
Mar. 5th, 2022 05:41 pm![[personal profile]](https://www.dreamwidth.org/img/silk/identity/user.png)
COW-T 12, terza settimana, M4
Prompt: Beautiful Dreamer
Numero parole: 511
Rating: Verde
Warning: ambientata in The Day I Picked Up Dazai; menzione di suicidio e vago underage?
Odasaku chiuse il libro quando capì che il misterioso ragazzo si era addormentato. Per davvero, constatò osservandone il respiro più profondo e i muscoli del viso rilassati. Erano le tre di pomeriggio e “Port Mafia”, come aveva deciso di definirsi senza altri convenevoli, aveva continuato a lamentarsi e tirare le corde con cui era legato senza fermarsi un momento. Non sembrava importargli dei segni che queste gli lasciavano sui polsi e le caviglie, e che invece avrebbero dato ulteriore lavoro all’uomo per sistemargliele.
Gli scostò un poco il polsino della camicia e constatò il rossore sul polso, lì dove aveva sciolto alcune bende e dove c’erano anche chiari tentativi passati di suicidio. Le cicatrici erano sottili, leggere, quasi non si percepivano se non ci si passava il dito sopra a sentirne il rilievo. Era la seconda volta che lo faceva. La prima volta le aveva sfiorate mentre gli medicava altre ferite e se ne era accorto così, mettendole in secondo piano per dedicarsi a quelle più gravi. In quel momento lo fece con curiosità e interrogativi che si esaurirono nello stesso mare di domande dove erano finiti tutti i dubbi legati a quel ragazzo appartenente alle ombre.
Odasaku sospirò, indeciso sul da farsi. Avrebbe dovuto svegliarlo per cambiargli i bendaggi, ma vederlo così rilassato dopo tutte le lagne post pranzo gli stava restituendo un po’ di pace. E poi… c’era qualcosa che continuava a richiamargli lo sguardo su quel viso non ancora ben definito dall’età, morbido dove un giorno, a breve, i tratti si sarebbero affilati, rendendolo un adulto.
Non aveva problemi ad ammettere che qualcosa lo stesse intrigando più di quanto fosse lecito. Era giovane, quel Port Mafia, ma l’ingenuità e la fanciullezza non erano caratteristiche che gli si addicevano. Lo conosceva da pochi giorni, manciate di ore, eppure gli era bastato leggere tra le righe quanto di più ci fosse oltre la sua apparenza, oltre fare la voce grossa come membro dell’organizzazione più spietata della città, oltre le sue proteste o richieste assurde.
Era presto per dire cosa fosse, ma Odasaku capì che non se ne sarebbe liberato facilmente. Che non avrebbe voluto lasciarlo andare come se non fosse accaduto nulla e tornare a essere due estranei - e lo erano ancora, in fondo: anche lui non si era ancora presentato. Un’altra scena buffa in quel teatrino cominciato sulle scale di casa.
Si avvicinò al letto e, molto piano, gli scostò i capelli dalla fronte. Il disordine di quelle ciocche era intrigante quanto quelli occhi profondi come pozzi. Era uno sguardo che si poteva affrontare solo se non si aveva paura del buio, o se si possedeva un coraggio molto idiota. Restava il fatto che fossero affascinanti e che Odasaku ne sentisse quasi un po’ la mancanza a non averli fissi su di sé, capricciosi e, silenziosamente, bisognosi di capire.
Decise di lasciarlo dormire, ma scelse anche di non allontanarsi da lì e godersi quella vista, innocente nel sonno e intrigante nelle possibilità, mentre rileggeva, per l’ennesima volta, il suo libro preferito.