[Bungo Stray Dogs] Write down your guilt
Mar. 7th, 2020 09:38 pmCow-t, quinta settimana, M4
Prompt: Storie in formati non convenzionali (diario)
Numero Parole: 1588
Rating: SAFE
Warning: //
Nota 1: Riferito agli eventi della Dark Era. Le date le ho inventate ops.
Questo resoconto personale è stato richiesto dallo psicologo della Divisione per il Controllo delle Abilità Soprannaturali in relazione al mio incarico di infiltrato nella Port Mafia, Yokohama, degli ultimi tre anni. Pertanto, le informazioni riportate in questo documento non potranno ritenersi congrue per un rapporto ufficiale. A titolo informativo, nel caso queste dichiarazioni vengano impugnate nei miei confronti o nei confronti della Divisione, negherò ogni singola parola qui di seguito, attenendomi esclusivamente alla versione ufficiale depositata in data 28 Aprile dell’anno venti dell’era Heisei. Altresì, le dichiarazioni a carattere persone in questo documento non potranno essere oggetto di argomentazione sul mio operato e sono vincolate dal segreto professionale.
Il direttore Taneda mi ha ordinato cinque sedute extra presso lo psicologo della Divisione, ritenendo che i precedenti cinque incontri previsti dallo statuto interno non fossero abbastanza.
Quanto seguirà è un resoconto sintetico degli eventi degli ultimi tre anni. Mi è stato richiesto di scrivere sotto forma di diario personale, ma non posso astenermi dalla realtà dei fatti.
Il quattro Marzo dell’anno diciassette dell’era Heisei sono stato incaricato dal direttore Taneda di infiltrarmi nella Port Mafia per poterne monitorare i traffici e censire, dove e quando possibile, i membri attivi.
L’attuale Boss della mafia, Mori Ogai, mi ha affidato sia compiti di spionaggio e intermediazione, sia, successivamente, su mia proposta, per adempiere allo scopo datomi dalla Divisione, di relazione dei principali intercorsi dell'organizzazione. Questo è stato possibile, e avallato, dalla mia abilità speciale “Discorso sulla Decadenza”, che mi ha permesso di redigere resoconti più accurati sia di traffici sia delle vite umane all’interno della mafia.
In un documento attualmente secretato e di cui faccio menzione unicamente a scopo di completezza, perché relativo a un altro caso, è riportato il resoconto sulla mia infiltrazione, per ordine di Mori Ogai, all’interno dell’organizzazione europea di mercenari Mimic, rilevante per quanto segue. Per questioni di riservatezza non mi è concesso di parlare di questi eventi neanche in via personale, a causa di un mio coinvolgimento nel caso del soggetto dotato di poteri A5158. Tuttavia, come voluto dal Boss della mafia, sono diventato una spia anche per conto della Mimic, portando i miei incarichi di spionaggio a tre.
In seguito, sono stato osservatore esterno di quanto avvenuto durante il Conflitto della Testa di Drago, dove ottantotto membri attivi della Port Mafia, incluso uno dei Dirigenti - conosciuto come “Il Colonnello” - hanno perso la vita.
Di quanto segue, non ho prove tangibili per affermare che sia stato voluto da qualcuno o sia stata solo una sequenza di eventi casuali, ma durante le giornate di sangue del Conflitto sopra menzionato, ho conosciuto altri due componenti della Mafia. Dazai Osamu, attualmente scomparso, ex Dirigente della mafia, e Oda Sakunosuke, privo di un ruolo specifico nell’organizzazione.
Ai fini del resoconto ufficiale mi trovo a nominare Dazai e Odasaku in quanto coinvolti nel teatro che ha portato alla conclusione del mio incarico come infiltrato.
Quanto successo
Quanto segue
Gli eventi
Non è facile scrivere queste righe.
Prima di infiltrarmi sapevo unicamente che la Port Mafia fosse un’organizzazione capace di prevaricare le vite delle persone, di operare sporchi traffici a scopi egoistici e che il mio compito fosse quello di trovarne i punti deboli.
Ho avuto mio malgrado il confronto con una realtà ben diversa, anche se il confine rimaneva macchiato di sangue. Nessuno mi aveva messo in guardia sul fattore umano.
Con la mia abilità avrei dovuto aspettarmelo, ma sono stato cieco e mi sono ritrovato ad aprire gli occhi proprio toccando gli oggetti appartenenti a quanti morivano in quel giro di vite fatto di oscurità.
Erano persone. Persone che sbagliavano, che soffrivano, che tentavano di difendere quel poco che la vita gli aveva dato. Mi sono ritrovato a fare i conti con me stesso su tutti quelli che fino a quel momento avevo ritenuto scarti della società. Ciò, tuttavia, era posto anche sul piano delle scelte personali, perché nondimeno anche quelle avevano valore. Il fatto che queste persone avessero scelto di porsi sotto l’ala oscura dell’organizzazione criminale e diventarne pedine, senza provare altrimenti.
Mi chiedo dov’è che si possa intervenire in questo senso. Me lo sono domandato più volte durante questi anni sotto copertura, e mai avrei pensato che avrei parlato di argomenti simili proprio con due esponenti di quella stessa organizzazione che stavo spiando.
Dazai e Odasaku.
Il più alto rango e il più basso.
Due visioni della vita antitetiche che si rincorrevano, quando avrebbero solo dovuto trovarsi.
Lo dico con amarezza.
Il senso di colpa che ho nei confronti di entrambi temo sia il motivo per cui il direttore Taneda ha richiesto queste sedute supplementari.
Mi sono sempre ritenuto una persona in grado di stimare i sentimenti e metterli da parte quando necessario. Ho intenzione di continuare il mio lavoro nella Divisione e utilizzare le informazioni ottenute in questi anni senza farmi coinvolgere da alcuna emotività.
Tuttavia, concluso l’orario di lavoro, quando è sera, mi trovo colto da una nostalgia da pensieri non richiesti.
Avevamo un punto di ritrovo, con Dazai e Odasaku. Era un posto dove ci recavamo con la speranza insita che fosse “una di quelle serate”, come dicevamo. Lo erano più spesso di quanto ci accorgevamo. A volte non eravamo tutti e tre, a volte eravamo in due, eppure la compagnia era sempre gradita, un argomento veniva sempre fuori. Filosofia, storia, donne, abilità, scelte di vita. Non posso affermare di aver afferrato in pieno il pensiero o la vita di entrambi, ma è stato piacevole.
So che avrei potuto. Mi sarebbe bastato sfiorare un oggetto appartenente a l’uno o all’altro, un semplice allungare la mano. Non l’ho mai fatto. Probabilmente per rispetto, non ne sono sicuro. Per quanto sia stata un’amicizia una conoscenza iniziata contro la mia volontà, era diventata anche il contrappeso al buco nero che era il mio incarico. Le serate passate con loro erano una zona grigia, neutra, in cui ero semplicemente Ango Sakaguchi, un uomo con i propri pensieri, il libero arbitrio, la possibilità di una conversazione dove potevo esprimere la mia.
Ora sento solo i sensi di colpa.
Ho concluso il mio incarico di infiltrato nella Port Mafia prima del previsto. Gli eventi sono precipitati. Dalla ricostruzione postuma è emerso che Mori Ogai tenesse le fila di ogni evento, confermando la sua pericolosità.
L’ingresso della Mimic in Giappone e lo scontro con la Port Mafia non sono stati altro che mezzi per l’ottenimento del documento per l’uso delle abilità riconosciuto dal governo. Per quanto possa ammettere che il Boss della mafia sia stato scaltro e mi abbia usato come lama a doppio taglio, mettendo la mia vita in pericolo, l’unico pensiero che riesco a nutrire nei suoi confronti è la rabbia. Non provo alcuna ammirazione per come sia riuscito a rigirare ogni pedina nelle proprie mani.
A causa sua, e conseguentemente mia, non essendomi accorto per tempo di essere stato usato, Oda Sakunosuke ha perso la vita.
Dovrei pensare che era soltanto un uomo della mafia, che aveva scelto la propria strada in una organizzazione criminale. Non basta, perché è solo parte della verità.
Odasaku era un uomo buono. Non mi importa di conoscerne il passato. Ho potuto intuire dalla sua persona che fosse oscuro, ma lui ne ha fatto la forza del proprio carattere.
Una volta che eravamo solo noi due, Odasaku mi ha parlato del suo voler diventare un romanziere. Quella sera ho un po’ scherzato su questo desiderio così strano per un membro della mafia, ma ne abbiamo parlato fino a notte fonda con la leggerezza che solo una conversazione tra amici può dare.
Non credo di essere ancora pronto a parlare anche di questo.
In veste di funzionario governativo non avrei dovuto, ma ho portato dei fiori alla sua tomba qualche giorno fa. E questo mi fa pensare all’altra persona cui mi sono trovato mio malgrado coinvolto.
Dazai Osamu.
Non penso basterebbe una vita per afferrare in pieno il suo essere. È, mi trovo ad affermare, l’individuo più unico che abbia mai conosciuto. E ora non ho idea di dove sia. Ho trovato una foto sulla tomba di Odasaku. Una foto che ritraeva noi tre, l’ultima sera che siamo stati insieme. Una sera in cui le parole di Dazai sono state profetiche. Ho la sensazione che se non facciamo ora una foto, non ci sarà niente per dimostrare che siamo stati qui insieme.
Mi chiedo dove sia ora e cosa sia successo.
Ho delle ipotesi, ma sono più speranze che certezze.
Vorrei chiedergli scusa. Vorrei
Il mio lavoro non è qualcosa di facile, lo comprendo adesso dopo questi tre anni da infiltrato.
Finché si è seduti a una scrivania, tutti i nomi sono numeri. Avevo l’idea che non fosse così già da prima, sempre per via della mia abilità, ma si trattava più di un pensiero senza concretezza. Quello che mi hanno insegnato tre anni nella Mafia, nel gradino più basso della società, è che non è così. Che il vero volto delle persone è sepolto sotto strati di paure, incertezze e commiserazioni, bugie e promesse. Non è facile. Ma sono esseri umani. Siamo esseri umani.
Questo mi dà la spinta a impegnarmi ancora di più nella protezione di questo paese. Nel trovare una soluzione anche quando la via è avvolta dalle tenebre.
Non sono sicuro di poter scrivere altro in questo resoconto per adesso.
Potrei continuare a trarre conclusioni, ma non riescono a liberarmi del tutto la mente e rileggendo quanto scritto fino a ora trovo troppe parentesi aperte e punti non spiegati.
Rimando alla seduta con lo psicologo altri pensieri.
Ango Sakaguchi.